lunedì 30 luglio 2018

COROLLARI ALLA MEDIOCRAZIA



Sotto i nostri occhi, in silenzio, si è compiuta una "rivoluzione anestetizzante" e noi non ce ne siamo accorti: la "mediocrazia" ci ha travolti. I mediocri hanno raggiunto i vertici della società contemporanea e stanno costruendo una schiera di seguaci del tutto simili a loro. 

"Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia", dice Alain Deneualt, docente di Scienze Politiche presso l’Università di Montréal, "niente di comparabile all’incendio del Reichstag. Tuttavia, l’assalto è stato lanciato ed è stato un successo: i mediocri hanno preso il potere". 

Ma chi sono, questi uomini senza qualità? E come hanno fatto ad arrivare così in alto? La colpa è nostra. Ci siamo posizionati ai margini di ogni dibattito culturale e politico, con il timore di disturbare o, peggio ancora, di turbare l’ordine economico e sociale. E così la società si è standardizzata. La "media" è diventata la norma. E la "mediocrità" è divenuto il nuovo modello da seguire, una nuova categoria che si colloca tra i supercompetenti e gli incompetenti. 

Quali competenze possiede un mediocre? Prima di tutto deve "giocare il gioco", dice Deneault. Cioè deve accettare i piccoli compromessi che servono a raggiungere obiettivi di breve termine. Sottomettersi a regole sottaciute, magari chiudendo un occhio. E dimostrare fedeltà verso qualcuno. In una parola, devono apparire "affidabili e rassicuranti". Solo così otterranno un migliore posizionamento sullo scacchiere sociale. 

Con una prosa brillante, ben documentata e ironica, Alain Deneault ci indica una strada con cui opporsi alla mediocrità della società: dire di no ai compromessi e ai patti di convenienza. Un testo che riflette sulla morte della politica, sostituita negli anni Ottanta dalla "governance thatcheriana", sull’ossessione moderna del "problem solving" e su una nuova fase della società moderna in cui gli uomini ormai si distinguono solo in clienti e consumatori.

(dal sito: La Feltrinelli)



"Mediocri, ovunque voi siate: io vi assolvo"

(scena finale dal film: Amadeus, di M. Forman)

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