venerdì 25 gennaio 2019

Parola del Signor G.

Non mi piace la troppa informazione
Odio anche i giornali e la televisione.

La cultura per le masse è un'idiozia.
La fila coi panini davanti ai musei
Mi fa malinconia.



E la tecnologia ci porterà lontano

Ma non c'è più nessuno 
Che sappia l'italiano.
C'è di buono che la scuola
Si aggiorna con urgenza
E con tutti i nuovi quiz
Ci garantisce l'ignoranza. 


G. Gaber
(da: "La razza in estinzione")



domenica 20 gennaio 2019

Il m° Giuseppe "Pino" Levanto

Presento, in questo breve post, un saggio dell'arte pittorica di Giuseppe "Pino" Levanto.


Le opere del maestro sono ricondotte da taluni critici alla corrente dell'iperrealismo. Egli predilige i soggetti femminili…


… rappresentati con gusto e spesso con attenzione al dettaglio.


Non disdegna animali e paesaggi, catturati nell'avvicendarsi delle stagioni.


Apprezzabilissima è, in particolare, la rappresentazione della neve, sia nei lavori su tela…


… sia nei murales.


Suggestionato forse da Van Gogh, anche Pino ama rappresentare i girasoli…


… pur non tralasciando temi religiosi ...


… o classici, come la mia amata Venezia (nel particolare sotto riportato).


Ecco l'autore accanto alla sua opera intera.


Le opere di Pino sono diffuse in diverse località - molte in collezioni private. E' possibile ammirare una selezione di alcuni dipinti esposti presso l'antica locanda di Cadola (BL).

NOTA: foto pubblicate previa autorizzazione del maestro.

mercoledì 9 gennaio 2019

Un video su Enrico Fermi


Ho cominciato a trattare, in questi giorni, uno degli argomenti che da sempre apprezzo: la radioattività

Ricordo ancora con piacere, a distanza di vent'anni, le lezioni del primario di medicina nucleare che a noi liceali aveva proposto alcuni approfondimenti sulla storia e sugli impieghi dei radionuclidi a scopo diagnostico e terapeutico - primo fra tutti il tecnezio 99, seguito dallo iodio 131.

Io, prima di accennare in classe alle applicazioni della radioattività, tuttavia, voglio approfondire la storia delle scoperte in merito a questo fenomeno: alcune tappe fondamentali si trovano nell'immagine in apertura. 

Qualcosa avevo accennato QUI, parlando di Marie e Pierre Curie, del radio e del polonio. Il termine radioattività fu introdotto proprio da Marie Curie per indicare la capacità mostrata da alcuni elementi chimici di emettere spontaneamente radiazioni.

Le prime ricerche dei coniugi Curie sono state continuate da altri scienziati e, tra questi, dalla loro figlia, Irene, e dal loro genero - marito di Irene, Frederic Joliot: essi scopriranno, nel 1934, la radioattività artificiale (ossia la possibilità di rendere radioattivi elementi che naturalmente non lo sarebbero).

In Italia, a interessarsi di questi fenomeni è il giovane fisico italiano Enrico Fermi (1901-1954), primo titolare della cattedra di fisica teorica presso l'Università della capitale e vincitore del premio Nobel nel 1938. 

A Fermi, uno dei massimi scienziati di ogni tempo, sono oggi intitolate molte scuole (licei scientifici, istituti tecnici) e sono stati dedicati molti libri, approfondimenti e documentari, come ad esempio il seguente.


Per questioni di tempo, purtroppo, non posso concedermi il lusso di mostrare in classe il lungo e meritevole speciale curato da Piero Angela su di lui; non posso nemmeno mostrare, per il medesimo motivo, il film "I ragazzi di via Panisperna", che racconta - con opportuni adattamenti nella sceneggiatura - una delle pagine più straordinarie della storia della scienza, contrappuntata con il dramma personale di Ettore Majorana, collaboratore di Fermi, scomparso in circostanze misteriose.


A lezione mi piace citare qualche passo tratto dagli scritti di Fermi e consiglio la lettura di "Atomi, nuclei e particelle", edito da Boringhieri.

Mi piace ricordare anche la sua genialità, mostrata fin da ragazzo: discutevo qualche tempo fa con un collega del modo sbalorditivo con cui egli calcolò la tangente di 35° usando solo carta e matita e questo all'età di soli 17 anni!


domenica 6 gennaio 2019

C'era una volta la vitamina B12

Agli inizi del XX secolo, gli studi sull'anemia perniciosa hanno portato alla scoperta di un fattore anti-anemico localizzato nel fegato (1926).

Nel 1948 tale fattore fu isolato e purificato sotto la forma di una polvere rossa cristallizzabile. Il lavoro fu condotto indipendentemente da Rickes e Smith, che pubblicarono in aprile i loro risultati su Science e su Nature, rispettivamente. Il composto ha formula bruta:

C63 H88 Co N14 O14 P


Successivamente sono stati chiariti altri aspetti che coinvolgono questa molecola, oggi nota come Cianocobalammina o Vitamina B12. Essa è necessaria (anzi: indispensabile) per una corretta formazione dei globuli rossi, la funzione neurologica, e la sintesi del DNA.

La vitamina B12 si trova naturalmente in prodotti di origine animale, compresi pesce, carne, pollame, uova, latte e prodotti lattiero-caseari.

Essa passa nel circolo sanguigno grazie al fattore intrinseco, prodotto dallo stomaco, che si lega alla vitamina formando un addotto: il complesso fattore-vitamina è assorbito a livello dell'ileo (la terza parte dell'intestino tenue, che segue al duodeno e al digiuno). 

La vitamina è prodotta anche dalla flora batterica nell'intestino crasso, ma non è assorbita a causa della mancanza del fattore intrinseco in questa parte del tratto digestivo.

Il 20 agosto 1955, Dorothy Hodgkin (1910-1994) e collaboratori pubblicarono un loro lavoro che mostrava la struttura molecolare della vitamina B12, ricostruita grazie all'impiego della tecnica di diffrazione ai raggi X.
Alla Hodgkin venne assegnato nel 1964 il Premio Nobel per Chimica con la seguente motivazione: 

“Per le sue determinazioni con tecniche a raggi X 
sulle strutture di importanti sostanze biochimiche“.

La  sintesi in laboratorio della vitamina B12 costituì una sfida per due chimici organici di valore: Robert Woodward (1917-1979), docente ad Harvard, e Albert Eschenmoser (1925), professore a Zurigo. 

Essi iniziarono la ricerca intorno al 1960 e coinvolsero nella definizione del percorso sintetico ben 91 post-doc (ad Harvard) e 12 studenti di dottorato (a Zurigo) provenienti da diciannove paesi differenti.

La sintesi totale della vitamina B12 fu annunciata nel luglio 1972 a Nuova Dehli, nel corso di un congresso di chimica organica e fu pubblicata l'anno successivo QUI

Il lavoro comprende circa un centinaio di passaggi sintetici e, nel complesso, riflette la grande capacità progettuale di Woodward (vincitore del Nobel nel 1965, per le sue sintesi organiche complesse). Nessun altra sintesi totale di questa molecola è stata presentata fino al 2016. 

Le osservazioni raccolte da Woodward sulle reazioni attuate per la sintesi totale della vitamina B12 e sui composti ottenuti sono servite a Roald Hoffmann (1937) per elaborare le regole (dette di Woodward- Hoffmann) che permettono di prevedere la stereochimica dei prodotti nelle reazioni pericicliche.

Woodward formulò le idee fondamentali, forte della sua esperienza di chimico organico sintetico, e chiese ad Hoffmann di verificarne la validità sul piano teorico, considerando l'importanza della simmetria degli orbitali. 

Woodward morì nel 1979; due anni dopo Hoffmann vinse il Nobel per la Chimica grazie a queste "regole", ex-aequo con Kenichi Fukuj  (1918-1998) che giunse ad analoghe conclusioni per altra via.

Grande divulgatore, Hoffmann ha pubblicato alcuni testi, tradotti anche in italiano: "La chimica allo specchio" (Longanesi, 2005) e "Come pensa un chimico?" (Di Renzo Editore, 2009). In questo secondo testo, egli racconta anche l'importanza della sua collaborazione con Woodward.


Nel XX secolo, i chimici organici e inorganici, che non avevano avuto alcuna educazione 
artistica, divennero maestri di comunicazione tridimensionale. (Hoffmann, op.cit. p.20)

giovedì 3 gennaio 2019

Un piccolo record per l'NMR del protone

QUI è riportata una notizia interessante, soprattutto per il cultori della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR): un gruppo di ricerca tedesco, ad Heidelberg, ha registrato il valore di chemical shift più "estremo" finora raggiunto per un protone.


Considerando un complesso planare quadrato di ferro (un idruro stabilizzato da un legante PNP), il valore calcolato e poi confermato (con le opportune correzioni) per lo shift del protone legato a Fe è dell'ordine dei 3500 ppm (a 25°C).

Come evidenziato dagli estensori del testo, il dato calcolato ed osservato può essere interessante come punto di partenza per caratterizzare, in futuro, composti chiave quali intermedi in processi catalitici omogenei.