sabato 5 luglio 2025

Ostriche, scogli e tempeste


L'altro giorno, un noto quotidiano nazionale intitolava così un articolo dedicato alle immancabili uscite infelici che i commissari hanno udito anche all'edizione appena trascorsa dell'esame di maturità, alle quali aggiungerei i giovani Barilla, Giovanni (?) Volta e il premio Nobel a Giuseppina Cattani, di cui dissi QUI.

Al di là di ciò, agli orali degli esami di maturità, avrò ascoltato almeno otto volte su dieci qualche "collegamento" (più o meno serio, stavolta) con Verga e le sue opere: Rosso Malpelo, I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo e il Ciclo dei vinti. Questi titoli vi ricordano qualcosa?

Negli scritti dell'autore siciliano, la vita appare come una dura lotta per la sopravvivenza, secondo una legge immutabile e ingiudicabile, della quale lo scrittore fotografa la realtà, descrivendola in modo oggettivo. 

Il pessimismo di Verga è ben "espresso" dalla Provvidenza che cola a picco con il carico di lupini (e anche col povero Bastianazzo) e soprattutto nell'ideale dell'ostrica, secondo il quale ogni uomo sarebbe destinato alla condizione in cui è nato: chi tenta di uscirne è destinato a morire, come muore l'ostrica che si stacca dallo scoglio - e come muore il pescatore che vuol farsi mercante

Questo ideale non è troppo lontano da quella mentalità chiusa e paesanotta di certi miei ormai defunti consanguinei, nonostante tra loro e lo scrittore ci siano un secolo, qualche centinaio di chilometri di distanza e nessuna occasione di incontro. 

Meglio la certezza della quieta mediocrità, che la tempesta dell'esistenza; meglio morire lungamente giorno dopo giorno, che vivere brevemente sulla cresta dell'onda - come invece esortava a fare romanticamente il grande Lord Byron alla fine del terzo canto del Pellegrinaggio del Giovane Aroldo:

...eppure devo andare, perché sono come un'alga

strappata dalla roccia, sulla schiuma dell'oceano, per navigare

ovunque l'ondata la infranga, o il respiro della tempesta prevalga.


"Still must I on; for I am as a weed,

Flung from the rock, on ocean's foam, to sail

Where'er the surge may sweep, or tempest's breath prevail."

P. Mariani, Marina di Bordighera, part.

Così, se la famiglia è stata la tomba dei miei sogni e dei miei progetti, il matrimonio - a cui taluni parenti, certi pretonzoli e le mortifere consuetudini vorrebbero condannarmi - ne sarebbe la lapide. Io ho voglia di vivere, non di essere sepolto prima di morire: e lo dico apertis verbis

A dir la verità non voglio essere sepolto nemmeno dopo: desidero essere cremato e che le mie ceneri siano sparse in Natura, alla quale devo restituire fino all'ultimo atomo che ho preso in prestito. 

Intanto:

  • Rigetto i predicatori del quieto vivere.
  • Detesto chi fa della povertà culturale una virtù.
  • Non sopporto chi appiattisce tutto in nome dell'uguaglianza - senza sapere che cosa s'intenda pienamente con questo termine, che non significa tutti con la stessa tuta, la stessa ciotola di riso, le stesse ore dello stesso lavoro, la stessa metratura dell'appartamento nello stesso condominio o della baracca nello stesso villaggio...
  • E quando "uguaglianza" e "povertà culturale" s'incontrano, nasce la miseria materiale.

Mi chiedo solo: perché? 


Byron, op. cit. - canto IV



F. Mendelssohn, La calma di mare e il viaggio felice op. 27

giovedì 3 luglio 2025

Notizie recenti dal mondo dei microbi

Che cosa hanno in comune una bibita, un detergente e un bagno galvanico? Contengono tutti acido citrico, un composto organico polifunzionale del quale accennai QUI, usato per aromatizzare, per correggere il pH, per ridurre la durezza delle acque e come coadiuvante nel trattamento dei metalli. Vista la sua importanza industriale, come è possibile ottenere acido citrico in grandi quantità? Grazie ai microrganismi e alle biotecnologie, che consentono di produrre su larga scala questo e altri composti utili. [1]

Nel breve libro che ho dato recentemente alle stampe per i tipi di La Bussola, intitolato Convivenze difficili (link a lato, clikkando sull'immagine della copertina), richiamo alla fine qualche notizia sui nuovi metodi di produzione dell'acido l-ascorbico, noto come vitamina C, di cui dissi qualche notizia a carattere storico QUI.

La vitamina C può essere ottenuta dalle fonti vegetali che la contengono oppure tramite processi che sfruttano batteri opportunamente ingegnerizzati. Il più antico è il processo Reichstein, che parte dal glucosio, trasformato in sorbitolo, sorbosio, acido 2-cheto-l-gulonico e infine nel target desiderato attraverso passaggi con elevate rese, che ne hanno fatto la via più battuta per produrre industrialmente l'acido l-ascorbico, anche se ultimamente sono stati sviluppati nuovi metodi che adottano in modo esclusivo procarioti, lieviti e microalghe. [2]

L'impiego dei microorganismi per la produzione di birra, vino (QUI) e derivati del latte è antico ed ora è stato esteso e perfezionato. Ecco che cosa scriveva in merito un secolo fa Ettore Molinari, nel suo monumentale Trattato di Chimica: [3]

Oggi i batteri si sono evoluti (talvolta con qualche aiutino dell'ingegneria genetica) per degradare anche materiali non esistenti in natura e prodotti dall'uomo con le attività industriali. 

Si parla di biorisanamento per indicare un insieme di tecniche le quali sfruttano l'azione di microorganismi (batteri e funghi) o di piante per decontaminare acque e suoli contaminati da sostanze tossiche, trasformate dal metabolismo microbico in molecole meno dannose o innocue. Tra le sostanze tossiche figurano metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi

Un recente articolo, comparso su Nature [4], annuncia la scoperta di microbi che trasformerebbero la plastica in paracetamolo attuando una particolare reazione nota ai chimici organici in laboratorio come riarragiamento di Lossen, ma finora sconosciuta in natura. [5] Attraverso di essa è possibile trasformare gli acidi idrossamici o i loro esteri in isocianati e, per idrolisi di questi, nelle corrispondenti ammine.

Il fatto è curioso anche perché molti acidi idrossamici (e derivati) mostrano attività antimicrobica e sono studiati in tal senso, come si può evincere leggendo ad esempio QUIQUI oppure QUI. A proposito dell'articolo sopra citato, eccone l'abstract:

Apparentemente risolto il problema delle plastiche tradizionali, rimane quello dei PFAS. Una tempesta perfetta; annunciata da decenni, essa rientra bene nell'idea dell'inquinamento mondiale pronosticato da Limits to growth nel 1972. 

Oggi sappiamo che c'è, ne constatiamo continuamente l'estensione, ne conosciamo sempre meglio il peso sulla nostra salute, ma non riusciamo a porvi rimedio in modo efficace. Sul blog della SCI troviamo un recente aggiornamento sulla situazione nazionale in merito a questo problema, che in classe fu oggetto di approfondimento da parte di un mio alunno. [6]

Sembra che anche qui alcuni microbi potranno intervenire in nostro aiuto, già in un futuro non troppo remoto, come possiamo leggere su alcuni articoli riportati sia da agenzie di stampa [7] sia da quotidiani nazionali. [8]

Tuttavia, proprio quel legame C-F che i "batteri mangia PFAS" sembrano in grado di distruggere torna utile all'uomo in un altro versante, quello della lotta alla Tubercolosi. [9] Il legame C-F caratterizza infatti la molecola dei fluorochinoloni, una classe di antibiotici che è stata studiata per sostituire la rifampicina qualora alcuni ceppi del bacillo di Koch abbiano sviluppato per essa una qualche forma di resistenza. [10]

Per concludere la rassegna, rivolgo un ultimo pensiero agli Archea e a chi li studia, come il professor Giovannelli, ordinario di microbiologia all'università di Napoli, che possiamo ascoltare nel seguente video.

RIFERIMENTI:

[1] G. Fornari, M.T. Gando, V. Evangelisti, Microbiologia e chimica delle fermentazioni. Per le Scuole superiori, Ed. Zanichelli.

[2] C. Bremus e collaboratori, al seguente link: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S016816560600040X?via%3Dihub

[3] E. Molinari, Trattato di Chimica generale e applicata all'industria, vol. II, Chimica organica, tomo I.

[4] https://www.nature.com/articles/s41557-025-01845-5

[5] https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-50865-4_85

[6] https://ilblogdellasci.wordpress.com/2025/03/22/allarme-pfas/

[7] https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2019/09/18/trovati-i-batteri-mangia-pfas-ne-eliminano-fino-al-60-_4a883dde-81b7-42c2-8d1c-9d958acba0df.html

[8] https://www.repubblica.it/green-and-blue/2025/06/13/news/scoperti_in_un_suolo_veneto_batteri_mangia-pfas_gli_inquinanti_eterni-424662430/

[9] https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2400327

[10] https://ilblogdellasci.wordpress.com/2025/06/12/il-fluoro-che-mi-piace/

martedì 1 luglio 2025

Una fuga di Messiaen

In questo post interamente musicale, propongo il seguente ascolto: il brano vi porta via cinque minuti, non di più. D'altronde io stesso farei fatica a reggere ascolti più lunghi.

Dire che questa fuga di Oliver Messiaen (1908-1992) costituisca una rarità sarebbe un eufemismo: l'autore del video ed interprete, l'organista Thomas Dawkins, afferma di riuscire a trovarne sul web solo un'altra realizzazione, tratta da un file MIDI. Io mi sono fidato e non ho fatto ulteriori ricerche.

Questa fuga fu scritta dal celebre compositore francese all'età di 17 anni, quando era studente al Conservatorio Nazionale di Parigi, per un concorso del quale egli risultò vincitore insieme ad altri due compagni di studi. Le tre composizioni vincitrici del concorso del 1926 furono pubblicate in un fascicolo, che si può scaricare da QUI

Le condizioni in cui queste fughe furono scritte potrebbero essere definite molto dure. Traducendo dal volume pubblicato si legge che:

Per la composizione della fuga su un tema dato (prova del Concorso di Fuga del Conservatorio) gli studenti sono chiusi nell'edificio dalle 6:00 alle 23:30 e non possono usare alcuno strumento né consultare alcun libro di teoria.

Il soggetto è stato scritto da Henri Rabaud (1873-1949), allievo di Gedalge e di Massenet e direttore d'orchestra; Dawkins stesso, nelle note in calce al video, afferma di non riuscire a immaginare di scrivere una fuga su di esso senza potersi sedere al pianoforte e studiarlo. 

La fuga è scritta in partitura aperta in chiave di soprano, contralto, tenore e basso e non ha una strumentazione specifica. Per quanto riguarda Messiaen, credo che egli pensasse probabilmente all'organo, sebbene il brano sia interamente eseguibile (a parte i raddoppi di ottava per la parte del pedale) da un quartetto d'archi.