E anche novembre ci sta lasciando, regalandoci qualche sorpresa. L'altra mattina il cielo si è acceso, e non per merito dell'azienda elettrica, nonostante il traliccio, quasi al centro della foto.
martedì 29 novembre 2022
Rosso di mattina...
lunedì 28 novembre 2022
Alla regina Elena
Il 28 novembre 1952, a Montpellier, morì la Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III e madre di Umberto II, l'ultimo sovrano d'Italia.
Serva di Dio per la Chiesa Cattolica, in vita si prodigò per l'assistenza ai malati e per la ricerca scientifica sulle malattie infettive e sul cancro - di cui morì.
Per ricordare questa figura, riporto alcuni versi del giornalista e poeta Diego Calcagno, composti in occasione della sua scomparsa, avvenuta settant'anni fa.
Bruna e severa nell'oleografia
della seconda classe elementare
illuminavi la mia fantasia
con il diadema dalle perle rare
San Rossore, Sant'Anna di Valdieri,
canne da pesca sopra la marina
i figli piccoletti, sembra ieri:
Giolitti, il terremoto di Messina.
[...]
Alta, serena, pare ancor che sali
sopra la nave nella dolce brezza,
Regina della nostra fanciullezza
e dei vegliardi risorgimentali:
Te ne sei andata, ma con Te scompare
tutta un'Italia dentro la voragine,
ci specchiavamo nella Tua immagine
dignitosa, felice e familiare.
Le tube, la fanfara, i bersaglieri
col fiocco, la sirena del vapore,
erano i tempi del bel suol d'amore,
del Polo Nord, dei limpidi pensieri.
Tutto è finito. Come nella vita
fosti discreta, silenziosa e assorta
così, Regina mia, Tu sei partita
e così, nell'esilio, Tu sei morta.
Il passato che odora di cedrina
oramai vibra dell'amor per Te...
Ma se si vive male senza il Re,
come si vive senza la Regina?
venerdì 25 novembre 2022
Senza titolo
giovedì 24 novembre 2022
La neve è arrivata...
Si avvia alla conclusione anche il mese di novembre.
Il freddo avanza, la stufa è accesa e le ultime rose languiscono e impallidiscono.
mercoledì 23 novembre 2022
La lettera di Einstein a Marie Curie
Paul Langevin (1872-1946) fu un fisico francese il cui nome è spesso associato alla biografia di Marie Curie. Egli, laureatosi in fisica nel 1897, si trasferì a Cambridge per lavorare con Thomson; poi, dal 1902, si stabilì a Parigi per collaborare con Pierre Curie.
Compì ricerche sulla piezoelettricità, sul diamagnetismo, sui raggi X, sui moti browniani, sulla teoria della relatività di Einstein, sugli ultrasuoni (che porteranno poi all'invenzione del sonar e dell'ecografo).
Il 19 aprile 1906 Pierre morì in un tragico incidente: Langevin fu molto vicino a Marie e l'amicizia tra i due si rafforzò a tal punto da diventare oggetto di scandalo. Nel 1911, la relazione divenne oggetto di chiacchiere e maldicenze, alimentate dalla stampa nazionalista francese, che indicava Marie come una rubamariti (Langevin era sposato e padre di quattro figli), una "ebrea" polacca (erano gli anni dell'Affaire Dreyfus), un'immorale.
Anche l'Accademia di Svezia, che in quell'anno le assegnò il Premio Nobel per la chimica, le consigliò tuttavia di non presentarsi per la cerimonia della consegna al fine di non alimentare inutili polemiche. Lei rispose candidamente che il premio le era stato riconosciuto per i suoi innegabili meriti scientifici e non per la sua vita privata. E a dicembre fu a Stoccolma, accompagnata dalla figlia maggiore Irene, per presentare un'appassionante riflessione sulla chimica dell'imponderabile.
Qualche settimana prima, le fu recapitata, quale segno di stima, la seguente lettera scritta da Albert Einstein in data 23 novembre 1911.
Non rida di me per averLe scritto senza avere nulla di sensato da dire. Ma sono così infuriato dal modo vile con cui il pubblico osa attualmente occuparsi di Lei che devo assolutamente dare sfogo a questo sentimento. Tuttavia, sono convinto che Lei disprezzi costantemente questa marmaglia, sia che prodighi ossequiosamente rispetto sia che cerchi di saziare la sua brama di sensazionalismo!
Sono obbligato a dirLe quanto sono arrivato ad ammirare il Suo intelletto, la Sua spinta e la Sua onestà, e che mi ritengo fortunato ad aver fatto la Sua conoscenza personale a Bruxelles. Chi non conta tra questi rettili è certamente felice, ora come prima, che abbiamo tra noi personaggi come Lei, e anche Langevin, persone reali con cui ci si sente privilegiati a essere in contatto. Se la marmaglia continua a occuparsi di Lei, allora semplicemente non legga quelle sciocchezze, ma la lasci al rettile per cui è stata fabbricata.
Con i più cordiali saluti a Lei, Langevin e Perrin.
A. Einstein"
Come finisce la storia? Paul e Marie alla fine si sono lasciati di lì a qualche tempo - lui si è trovato un'altra. Ma i loro nipoti (Helene Joliot-Curie e Michel Langevin, ambedue fisici) si sono sposati civilmente nel novembre 1948. Helene è vivente; Michel è morto di cancro nel 1985.
lunedì 21 novembre 2022
Oddi, chi era costui?
Anche quest'anno è stata celebrata la giornata mondiale del diabete, il 14 novembre scorso: ad esso ho dedicato una breve lezione nel pomeriggio di lunedì, prima di ritornare a casa e scoprire che avevo contratto l'influenza.
Non voglio soffermarmi tuttavia sul diabete, in questo post: sul web c'è tanto da leggere e vi lascio cercare volentieri notizie altrove.
In precedenza, ho già raccontato qualche notizia sul pancreas - ad esempio QUI, un organo che mi affascina per la sua complessa biochimica, che si esplica nella duplice funzione, endocrina (produce ormoni, come l'insulina, coinvolta nel diabete) ed esocrina - che ci porta alla scoperta del protagonista di questo post.
Questa grossa ghiandola produce il succo pancreatico per la digestione, riversato nel duodeno attraverso il dotto di Wirsung, il quale termina (con il coledoco che reca la bile dal fegato e dalla colecisti) nell'ampolla di Vater. La regolazione del passaggio del succo pancreatico (e della bile) nel duodeno è attuata dallo sfintere di Oddi, oltre che da sfinteri siti nei dotti stessi.
Ruggero Oddi (1864-1913): a lungo dimenticato in patria ma per la sola scoperta dello sfintere ritenuto esser stato un brillante anatomista e fisiologo. Egli si guadagnò la fama all'età di soli 23 anni con l'identificazione dello sfintere che da lui prese il nome; poi condusse una vita tumultuosa, piena di lutti e tragedie, culminata in una morte solitaria mentre era esiliato in terra straniera.
Solo nel 1984 Oddi, fu celebrato nella sua città natale, Perugia, con un monumento. Passiamo ora in rassegna la vita di questo collaboratore dell'anatomia moderna.
https://www.researchgate.net/publication/5942785_Ruggero_Ferdinando_Antonio_Guiseppe_Vincenzo_Oddi
LA VITA. Ruggero Oddi nacque da una famiglia modesta nella cittadina di Perugia. Giovane studente di medicina, identificò lo sfintere e ne caratterizzò inoltre le proprietà fisiologiche.
Alla giovane età di 29 anni, fu nominato direttore dell'Istituto di Fisiologia di Genova, ma una dipendenza da stupefacenti e alcune scorrettezze fiscali lo portarono ad essere sollevato da questa posizione eminente nella fisiologia italiana.
Successivamente cercò lavoro come medico nel Servizio coloniale belga e trascorse brevemente del tempo in Congo. Il deterioramento del suo stato fisico e il suo uso di Vitaline, un preparato omeopatico, hanno segnato la fine della sua carriera medica.
Per ragioni che non sono chiare, si è poi recato nell'Africa sahariana, dove è morto in Tunisia.
Negli ultimi 50 anni, l'uso di una sofisticata metodologia ha consentito di delineare aspetti dei meccanismi di regolazione neurale e ormonale dello sfintere. Il suo ruolo esatto in patologia non è stato determinato, sebbene sia stata suggerita la sua relazione con l'entità presunta della dis-cinesia biliare.
Sia lo sfintere sia la vita del suo scopritore celano ancora molti interrogativi a cui rispondere.
Arch Surg. 1994;129(5):549-556. doi:10.1001/archsurg.1994.01420290095014
LO STUDIO. Nell'ultimo articolo che richiamo è presentato un breve resoconto di teorie, metodi e dati sperimentali formulati e realizzati oltre un secolo fa da Ruggero Oddi, allora studente del 4° anno in medicina, in merito all'identificazione dello sfintere del dotto biliare comune.
Ne emerge un quadro storico che porta a pensare che Oddi non solo abbia scoperto lo sfintere del dotto biliare, ma abbia anche descritto la dilatazione del dotto biliare dopo colecistectomia ed eseguito per la prima volta la manometria biliare. Si citano anche il ruolo della serendipità e il contributo quasi sconosciuto di Arturo Marcacci (1855-1915), il “maestro” di Oddi.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1440-1746.2008.05417.x
domenica 20 novembre 2022
Anatomia, scultura e catechismo
Mi sono imbattuto in queste immagini scorrendo una pagina di storia della medicina e dell'antropologia. Forse uno degli aspetti antropologici più eclatanti delle religioni occidentali, soprattutto monoteistiche, è il fatto che il dolore e il piacere, associati principalmente al corpo, si traducono spesso, come stati della mente, nell'aldilà in una continuità senza fine tra naturale e soprannaturale. Ciò traspare anche in queste sculture policrome andine che presentano l'insegnamento cattolico sull'escatologia (la dottrina riguardante il destino dell'uomo dopo la morte).
Nella prima figura, uno scheletro rivela la decomposizione del corpo mentre i vermi strisciano su e sopra le varie ossa. L'artista ha reso i dettagli di ciascuno con grande abilità, dipingendo anche le delicate linee delle suture nel cranio: egli si conferma essere un profondo conoscitore dell'anatomia umana, come traspare anche da altre numerose sue opere ammirabili nella Cattedrale di Quito.
Secondo la dottrina, alla morte, sull'anima veniva dato un giudizio particolare: se fosse morta in peccato mortale, avrebbe sofferto le pene dell'inferno; se era morta in grazia ma non esente da colpa, veniva assegnata al purgatorio, luogo di sofferenza dove l'anima si purificava per divenire degna del cielo; se fosse morto libero dal peccato, godrebbe della beatitudine del paradiso.
Le tre figure nei riquadri più piccoli mostrano così i possibili esiti per l'anima. Le fiamme dell'inferno circondano la figura dannata che si artiglia squarciandosi il petto, strappandosi la carne, mentre urla e guarda in alto con gli occhi rossi spalancati. Lo scultore sottolinea gli orrori includendo un rospo che si arrampica su un braccio e un verme sull'altro.
Le fiamme avvolgono anche l'anima del purgatorio che indossa una corona di spine per indicare la sua sofferenza. Sebbene alzi lo sguardo con un'espressione addolorata, lo scultore suggerisce anche la contrizione dell'anima e l'attesa speranza per il paradiso. Le lacrime di vetro che sono state delicatamente aggiunte giocano quindi un ruolo importante nell'evocare il pentimento dell'anima.
Circondata da nuvole e vestita di una ricca veste, la figura in cielo raffigura la serena gioia delle anime beate. Da notare il fatto che, contemplando la grazia di Dio, l'anima assume connotazioni femminili che ricordano un po' il ruolo della grazia come attributo femminile nella "Commedia" di Dante in cui a Beatrice e non a Virgilio è affidato il compito di presentare al poeta l'eterna emanazione della bellezza divina.
giovedì 17 novembre 2022
Dall'influenza australiana al minestrone della Valbelluna
mercoledì 16 novembre 2022
Un aforisma per la Pace
domenica 13 novembre 2022
Buona domenica!
Se le letture bibliche della messa di oggi annunciano la venuta di un giorno rovente come un forno, io sono chiuso in casa ad alimentare il fuoco nella stufa a legna, mentre preparo alcune lezioni per questa settimana.
Si avvicina l'ora di presentare alcuni tra i miei argomenti preferiti: il ciclo di Krebs e la fosforilazione ossidativa, che mi riportano alle splendide lezioni del professor B. al secondo anno di università.
Mi piacerebbe molto che anche quest'anno qualche discepolo si applicasse un po' più del solito e imparasse bene questo groviglio di trasformazioni che le molecole subiscono all'interno dei mitocondri: il piruvato, proveniente dalla glicolisi, oppure gli acidi grassi diventano acetilcoenzima A, e questo è demolito in anidride carbonica, con la riduzione del NAD+ a NADH e la riossidazione successiva ad opera degli enzimi della catena respiratoria mitocondriale, che utilizzano l'energia liberata per sintetizzare l'ATP mentre l'ossigeno è ridotto ad acqua. Affascinante, non trovate?
Questo avviene continuamente in tutte le nostre cellule: non solo le mie o le vostre, ma anche in quelle del gatto, delle piante e dei funghi, il cui odore si percepisce nel sottobosco. Che lo percepisca anche il buon Rodio, visto lo sguardo sotto? O che gli interessi qualcos'altro?
Un po' di musica male non fa... anzi, forse tiene compagnia: come questa sonata in Do diesis minore di E.T.A. Hoffmann...
Buona domenica!
venerdì 11 novembre 2022
Da un Martino all'altro...
Oggi, San Martino, patrono della città di Belluno, sono a casa. Il lavoro comunque non mi manca: compiti da correggere e lezioni da preparare mi aspettano. Prima però voglio spendere qui due parole parlandovi di un altro Martino: non del santo di Tours, celebrato oggi, e nemmeno dell'omonimo riformatore di Eisleben - non mi occupo di religioni da tempo e lascio questo ambito ad altri. Il Martino cui accennerò in questo post è certamente tedesco (come Lutero), ma si tratta del chimico che per primo isolò l'uranio dalla pechblenda.
Martin Klaproth (1743-1817), figlio di un sarto, dopo aver frequentato le scuole si impiegò come apprendista presso una farmacia della sua città natale, Wernigerode. Ottenuto il titolo necessario, lavorò come farmacista privato fino al 1782, quindi fu assistente farmacista presso l'Ober-Collegium Medicum di Berlino, incarico che lasciò nel 1787 per iniziare ad insegnare chimica all'Accademia di artiglieria. Nel 1788 divenne membro dell'Accademia delle Scienze e nel 1800 direttore della stessa. Nel 1810 fu nominato professore di chimica presso la neonata Università di Berlino.
Pur esercitando per gran parte della sua vita la professione di farmacista, si dedicò a studi e ricerche nei campi della mineralogia e della chimica sotto la guida di Valentin Rose. Si oppose alla teoria del flogisto, e fu favorevole alla corrente più moderna iniziata da Lavoisier; infatti, Klaproth fu il primo a diffondere in Germania le nuove concezioni antiflogistiche di Lavoisier.
Proprio in relazione alla controversia tra le due posizioni, egli indagò intensamente i fenomeni della calcinazione dei metalli e della combustione, con metodologie che ne fecero il fondatore della chimica analitica. Sua è l'intuizione del principio fondamentale dell'analisi gravimetrica per via secca, con la calcinazione del campione a peso costante.
Eseguì anche una serie di analisi minerali, e scoprì numerosi elementi, come lo stronzio, lo zirconio, l'uranio, il cerio e il titanio; fu anche il primo a studiare il tellurio. Per tutti questi motivi, alla fine della sua carriera era considerato il chimico più illustre della Germania di inizi Ottocento.
Concludo il post con alcune slide sull'uranio reperite in rete, con qualche informazione utile anche a scopo didattico.