venerdì 11 ottobre 2024

Freddo, rose e speranze (quali?)

Il calar della sera, l'avvicinarsi del fine settimana e anche quelle nubi cariche di pioggia che si addensano sopra la Torre civica mi ricordano che sto invecchiando, accumulando anni, pancia e qualche rimpianto. I cassetti si riempiono di sogni infranti e di pezzi di carta - ma non di cambiali, per fortuna. 

Le rose sembrano lottare contro il freddo che avanza con largo anticipo, quest'anno; e con i loro colori rallegrano un poco il mio animo disilluso.

Così è: il sole cede il posto alla pioggia e il tepore di pochi istanti è travolto dall'umidità e dall'algore. Proserpina torna da Plutone - che almeno per i prossimi vent'anni non sarà più nemico della Libra e mi dicono che questa potrebbe essere una buona notizia. Chi vivrà, vedrà. Intanto io vedo la nebbia di mattinate sempre più grigie.

E andando verso ponente, tra i banchi emerge quel che resta del profilo del capoluogo: il sole non c'è e si è portato via le sue cime: i Monti del Sole da un lato e dall'altro la S'ciara.

Che dire... ogni tanto mi chiedo se posso ancora sperare che di veder sbocciare quella rosa che dovrò cogliere prima che appassisca insieme alle ultime speranze di poter realizzare almeno una favilla del fuoco, ormai estinguendo, che da giovane tanto si ravvivava in me... 


Illudersi fa male. Basta così. Mi accontento di un po' di serenità, di natura e di silenzio. 


Dvorak, Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", II mvt. Largo

3 commenti:

  1. Scusa Marco, forse avevi scritto all'inizio "Il calar della sera", poi hai corretto con "scendere" dimenticandoti però di cambiare l'articolo e mettere Lo invece che Il.
    Scusa se mi permetto... ma sono cose che sfuggono facilmente e stona un po' iniziare così un bel post come questo.

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    1. "Calar" era il verbo che dovevo usare e non "scendere"... Ho sostituito... Grazie.

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