Stanco di ascoltare neri corvacci che gracchiano: "matrimonio!", candide e caste galline che chiocciano: "co-co-co-co-co-co-co-convivere? Mai!", oche che starnazzano della vita degli altri e altra fauna di casa nostra, bisognoso di sentir parlare di cose spirituali e non di demografia spicciola, di piccoli moralismi a chilometro zero e del Vangelo visto e vissuto dalla parte dei farisei, mi sono immerso in qualche lettura che speravo più ritemprante.
Ho lanciato l'amo verso Oriente e ho ripescato dalla memoria dei miei vecchi studi religiosi qualche pagina sul Buddhismo, una realtà estremamente complessa, difficile da riassumere nello spazio di un libro, impossibile in quello di un povero post su di un piccolo blog.
La vita del principe Siddharta Gautama, la sua profonda riflessione sull'esistenza, l'illuminazione, le quattro nobili verità, l'ottuplice sentiero: e tanta arte, tanta bellezza, tanti gesti delicati e suoni lontani che nulla hanno da invidiare a quelli di altre tradizioni. Altro che chitarrine e uattanciù.
Ruote di preghiera e immagini sacre invitano alla contemplazione...
Bodhisattva, spinti dalla compassione, diventano guide per altri umani nel raggiungimento del Nirvana.
Volti sorridenti si affacciano dalle finestre, dipinte e decorate, dei monasteri.
Entrando, si scorgono sulle pareti di questi luoghi dello spirito alcune inquietanti raffigurazioni di esseri terrifici che un po' ricordano talune rappresentazioni occidentali degli inferi.