Un breve brano del compositore rinascimentale inglese Thomas Tallis (1505-1585) mi introduce al clima di festa di questa giornata, che la Chiesa Cattolica dedica a celebrare il mistero della Trinità: la festa religiosa si annuncia come la luce di un arcobaleno che rasserena il cielo plumbeo sovrastante il mio atro umore.
Il testo musicato da Tallis e intonato dalle voci riprende un versetto del Vangelo di Giovanni: "Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre che vi mandi un Consolatore che rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità" (Gv 14, 15-16).
Le scale discendenti sembrano quasi invitare lo Spirito, dolce ospite dell'anima, a scendere e a consolare perfettamente: conforto nel pianto, riposo nella fatica.
Domine! Emitte Spiritum tuum et creabuntur. Et renovabis faciem terrae (et vitam meam...).
Diciassette secoli fa, i vescovi cristiani, riuniti a Nicea, iniziarono a elaborare una profonda riflessione sul mistero della Trinità come risposta all'eresia ariana, per la quale il Figlio era ontologicamente inferiore al Padre.
Il concilio affermò che il Figlio era "homoousios to Patrì" - "consubstantialem Patri" - "della stessa sostanza del Padre" ed elaborò il Symbolum, completato successivamente nel concilio di Costantinopoli e giunto fino a noi oggi: i cristiani lo recitano durante la messa dopo l'omelia. Credo in un solo Dio...
Che cosa credano i cristiani di oggi, non mi è dato saperlo e men che meno di giudicarlo e di commentarlo. Non tocca a me.
Ho detto altrove dell'orrore che provo da tempo di fronte ad un certo giuridismo ecclesiastico, che vorrebbe ingabbiare la vita di ciascuno in schemi preconfezionati: ordine sacro di qua, matrimonio di là e non ci sono altre possibilità. O prete o sposato con prole.
Ho detto anche della tristezza che mi assale a frequentare le cosiddette comunità, le quali hanno sedimentato nel tempo rapporti umani dettati più da dinamiche paesanotte che dal fuoco vivificante del Logos divino. Tali rapporti alla fine sono stati solo rami secchi da potare e da offrire sull'altare a un altro fuoco, quello purificatore.
Per farla breve e arrivare alla conclusione del post: lo Spirito soffia dove vuole e Dio è Amore.
Deus caritas est, scrisse Benedetto XVI il giorno di Natale del 2005. "Abbiamo creduto all'Amore di Dio"... afferma il papa, che ci ricorda come all'inizio dell'essere cristiano c'è un avvenimento: l'incontro con una Persona che dà alla vita un orizzonte nuovo. E non usi e costumi vecchi, travestiti da una morale spicciola e stanca, travolta da un'impetuosa cascata di precetti, precettini, commi e norme che fanno smarrire la strada e la ricerca del vero senso della vita.
Per alcuni, come per chi scrive, è rimasto lo studio della Natura come ultima consolazione: e qualcuno ha avuto modo di studiarla talmente a fondo di essersi dimenticato di Dio. A me è stato negato anche questo e nel frattempo qualcun altro attende ancora di rendere esecutiva la sentenza - già pronunciata - di condanna al matrimonio.
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