Quest'anno, la stagione delle piogge è arrivata con un mese di anticipo: di solito inizia a fine ottobre e invece è stata anticipata a metà settembre. Ne risente il mio umore, già altalenante di suo; ne risentono le articolazioni, piuttosto doloranti; ne risentono tutti i miei programmi di cose da fare in giardino, che è appassito prima del solito.
Devo portare in casa l'oleandro, che soffre a causa del freddo e dell'acqua; e anche l'eucalipto. Intanto l'iperico, bagnato qua e là, mi tenta e provo a fotografarlo ancora coperto di gocce...
Attendendo il rosseggiare dell'amelanchier, godo i colori dell'acero contemplando la valle del Piave.
Ecco, per una sera sembra tornare il sereno: i noccioli si rischiarano...
... post nubila, Phoebus!
Troppo tardi per pensare a un ultimo giretto in montagna. Mi limito ad accendere la tv e, steso sul divano, contemplo il lago di Carezza abbracciato dal Latemar.
E pensare che quel luogo, decine di milioni di anni fa, era un isola tropicale, con una laguna e le scarpate che portavano al fondale. Di certo, non è una scusa questa per andare in montagna con le calzature infradito, specie in queste ore che è arrivata la prima neve.
E allora? Che fare? Io sono occupato a preparare lezioni e a tenere il mio solito corso autunnale di Scienze Naturali all'Università degli Adulti Anziani di Belluno, dedicato al mondo minerale.
Proprio ieri ho raccontato di Giovanni Battista Brocchi (1772-1826), il naturalista bassanese noto per la sua Conchiologia fossile subappenina, opera pubblicata nel 1814 che ha tanto ha dato al progresso della paleontologia. Fu tra i primi a intuire che le specie si estinguono, idea riportata da Lyell e attraverso costui ripresa e ampliata da Darwin.
Brocchi è inoltre autore di una memoria scientifica dedicata ai minerali della Val di Fassa, pubblicata nel 1811, in cui riporta tutte le specie note al tempo. In seguito ne furono scoperte altre due: la Gehlenite, nel 1815; e la Fiemmeite, nel 2018.
Brocchi, che per le sue simpatie napoleoniche era stato privato di incarichi amministrativi dopo la Restaurazione, terminò i suoi giorni a Khartum, nell'attuale Sudan, dove si trovava per cercare l'ubicazione delle antiche miniere dei faraoni, in una fase in cui l'egittologia era ancora agli inizi. Erano gli anni di Champollion e di Belzoni; e poi di Segato, di Caffi e di tanti altri che negli studi sull'Egitto hanno dedicato tanta passione, pur in ambiti diversi.
Se ne avessi l'occasione, non disdegnerei un viaggio in Egitto; ma se potessi scegliere, credo che la Rift Valley, il Kenya e la Tanzania sarebbero le mete che preferirei.
Intanto, mi tocca restare a Belluno a prendere la pioggia e il raffreddore. Per fortuna che hanno inventato il divano e la tv, le tisane e i libri da leggere, soprattutto!
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