lunedì 30 agosto 2021

Tristi attualità

Afghanistan. All'indomani dal ritiro delle truppe NATO dai territori e delle conseguenze di ciò, un telegiornale nazionale ha mandato in onda un interessante servizio - ho scattato alcune delle seguenti foto allo schermo mentre andava in onda - sulla principale "produzione agricola" del paese: il Papaver Somniferum


La pianta deve il suo nome al fatto che l'oppio, il liquido lattiginoso che geme incidendo la parte superiore della pianta, contiene molti alcaloidi, alcuni dei quali capaci di indurre sonnolenza, se assunti.

Per questo era utilizzato per preparare il laudano, un estratto idroalcolico addizionato di miele per mascherare il sapore amaro, usata un tempo come antidolorifico e antispastico.

Il primo alcaloide dell'oppio ad essere isolato puro, nel 1806 da Sertuner, è la morfina, che deve il suo nome a Morfeo (il dio greco di sogni) con il suffisso -ina (riservato un tempo ai farmaci). 

Così Alberto Cavaliere ne descrisse le proprietà:

L'azione ch'essa esercita sull'organismo umano,
non solo al morfinomane, è nota anche al profano.

Ha proprietà narcotiche, ma è tossico letale:
son molto preferibili un libro od un giornale...

Altri alcaloidi hanno una struttura morfino-simile, con il nucleo fenantrenico variamente sostituito e l'atomo di azoto terziario; tra queste ricordo la codeina, capace di calmare la tosse, e la tebaina - sostanza molto tossica che è utilizzata come punto di partenza per ottenere, attraverso una serie di trasformazioni, sostanze (ossicodone, naloxone, etc.) impiegabili in formulazioni farmaceutiche. 

La tebaina deve il suo nome all'antica città di Tebe, centro del commercio dell'oppio e delle piante medicinali nell'Egitto dei faraoni.

Vi sono poi molecole appartenenti alla classe delle benzilisochinoline, come la narcotina (il primo ad essere scoperto, nel 1817, da Pierre Robiquet) e la papaverina - un antispastico che trova - al pari degli altri alcaloidi nominati - vari impieghi farmaceutici.

L'oppio fu usato come stupefacente da tempo immemorabile; stessa sorte toccò alla morfina da esso ricavata (memorabili i racconti in merito scritti da Bulgakov e da Freud - che tentò di salvare un collega dalla morfina somministrandogli cocaina), e all'eroina, che si ottiene dalla morfina per acetilazione, come dissi QUI.


Il servizio sul papavero da oppio in Afghanistan si concludeva mostrando in un grafico (sopra) l'andamento della produzione annuale, che ha toccato il massimo nel 2017, con 328000 ha coltivati.


Seguendo i viaggi di Michael Portillo intorno al mondo, trasmessi da Rai 5 - canale 23, ho potuto osservare la più antica piantagione di papavero da oppio in India: il prodotto è oggi destinato all'industria farmaceutica (e non al commercio illegale degli stupefacenti, come quello afgano), ma un tempo occorreva per le guerre commerciali contro la Cina - anche queste raccontate ne "I bottoni di Napoleone", libro che sto citando a più riprese nei post di questo periodo. 

Invece, il video originale di Portillo potete trovarlo QUI dal minuto 12ca.


Per chiudere il post, vi propongo un altro servizio, assai più datato (risale al 2000) ma per questo non meno drammatico: esso è dedicato ai centri di recupero per la dipendenza da eroina, attivi in Russia.

Gli ospiti in trattamento sono quasi tutti giovani - ventenni, per lo più - che entrano in queste strutture per intraprendere un severo percorso di rinascita.


All'inizio del video, un giovane si prepara ad essere ammanettato al suo letto per due settimane al fine di sconfiggere una volta per tutte la sua dipendenza dall'eroina. In poche ore inizieranno la sudorazione, il dolore e l'ansia da astinenza.


Per le due settimane seguenti, lui e centinaia di eroinomani come lui rimarranno incatenati ai loro letti e saranno nutriti con pane ed acqua. Per quanto brutale possa sembrare, questa è stata una disperata risposta di base all'escalation del problema della droga in Russia

Sono trascorsi oltre vent'anni dal video: chissà che nel frattempo qualche metodo più soft possa essere stato introdotto, visto che il problema della dipendenza da eroina permane tuttora. Uno dei tanti articoli sul tema potete trovarlo QUI.

domenica 29 agosto 2021

Un video per "I bottoni..."

Nel post pubblicato l'ultima volta, ho citato nelle note bibliografiche "I bottoni di Napoleone": si tratta di un libro dall'intento divulgativo che ho ricordato molte altre volte sul blog, a cominciare da QUI.

Oggi voglio condividere il video che a questa pubblicazione è stato dedicato dal professor Dario Bressanini, chimico, accademico e divulgatore.


Nella seconda parte, il professor Bressanini ricorda un altro testo, Le regole della cura: la medicina è un racconto di Siddharta Mukherjee, oncologo e professore alla Columbia University. 

Qualche parola è stata poi offerta in merito all'autismo, alla chirurgia del tumore al seno (con la mastectomia radicale di Halsted criticata in seguito da Bernard Fisher: "Noi ci fidiamo di Dio, ma tutti gli altri portino dei dati"), agli inevitabili errori, alla differenza tra regola e legge.

sabato 28 agosto 2021

Domagk

Poco si sa della prima infanzia di Gerard Domagk (1895-1964), tranne che è nato a Lagow, nel Brandeburgo, il 30 ottobre 1895 e, a tempo debito, è diventato uno studente all'Università di Kiel poco prima della Prima Guerra Mondiale

Richiamato alle armi, fu ferito nel 1915 e fu trasferito dal suo reggimento di granatieri al Corpo medico. Domagk annotò come per i soldati fosse più facile morire a causa delle infezioni che per le ferite da combattimento, a causa in primis della cancrena gassosa (da Clostridium perfrigens), del tetano (da Clostridium tetani), da setticemia.

Tra le malattie più diffuse nelle trincee ricordiamo poi il tifo addominale (da Salmonella Typhi), il tifo petecchiale (causato da rickettsie e trasmesso dai pidocchi), il colera (dovuto al vibrione scoperto da Pacini nel 1854 e poi descritto da Koch trent'anni dopo) e la dissenteria (da Shigella o da amebe). 

Non ultime per importanza, vanno ricordate le infezioni da spirochete: la leptospirosi e la sifilide (che i soldati cercavano per essere allontanati dai luoghi di combattimento al fine di essere sottoposti a terapia, allora praticata con composti arsenicali derivati dal Salvarsan di Paul Ehrlich).

Finita la guerra, Domagk riprese gli studi laureandosi in medicina a Kiel nel 1921. Per qualche anno fu patologo presso le Università di Greifswald e di Münster.

Dal 1928 lavorò come direttore dell'Istituto di ricerche sperimentali in patologia e batteriologia di Elberfeld dove eseguì ricerche sul cancro e sull'azione antibatterica del prontosil.

Nel 1932, continuando le ricerche sulla via avviata da Ehrlich, scoprì che un colorante azoico, il prontosil rosso (o sulfocrisoidina), era dotato di proprietà antibatteriche, ossia in grado di distruggere agenti infettivi, gli streptococchi.

Domagk divulgò questi risultati tre anni dopo, quando ebbe la certezza delle sue osservazioni. Successivamente, fu precisato da Nitti, Bovet e collaboratori nel laboratorio di Fourneau all'Istituto Pasteur, che l'azione antibiotica proveniva dalla sulfanilamide che si formava nel metabolismo del prontosil, insieme alla crisoidina.

La via era aperta per la produzione di sulfamidici in grado di combattere e guarire una estesa varietà di infezioni. Una delle prime pazienti salvate dal nuovo farmaco fu proprio la figlia di Domagk.

Come riconoscimento della sua scoperta, nel 1939 Domagk ottenne il premio Nobel per la Medicina e la fisiologia. Il governo di Hitler gli proibì di accettarlo, in quanto ideologicamente avverso al regime; lo ritirò nel 1947.


Nel video della dottoressa Giulia Bovone, curatrice de La farmacia d'epoca, trovate una descrizione di come appariva il farmaco sul mercato italiano e del suo costo elevato.


Domagk scoprì inoltre l'efficacia del cloruro di benzalconio come antibatterico: tale composto è oggi usato nella formulazione di molti disinfettanti per uso esterno.

FONTI

- Grande enciclopedia medica Curcio, voce: Chemioterapico, Farmaco.

- M. La Placa, Microbiologia Medica, Edises

- P. Le Couteur e J. Burreson, I bottoni di Napoleone, ed. allegata al mensile Le Scienze

- E. Mascitelli, La lotta per la vita, AMZ editrice

- F. Pamato, Farmacologia speciale dalle lezioni del prof. A. Bruni, Facoltà di Med. e Chir. - PD.

venerdì 27 agosto 2021

Giardino di fine estate...

Il gatto che passeggia sotto il carpino nero mi ispira questo tour virtuale di fine estate attraverso il giardino di casa...


... tra le rose.







Fioriscono anche le melanzane...


... e i pomodori continuano a maturare!


Ecco il monte Dolada...


... e il monte Serva.


Ah! Dimenticavo i peperoncini che arrossiscono... e non per la timidezza!


Alla prossima!

sabato 21 agosto 2021

Fantasticando improbabili avventure...

Estate. Tempo di vacanza, di viaggi, di ristoro per alcuni. Per me non è stato così: ho lavorato fino a due settimane fa (per fortuna!), e i giorni che dovevano essere di riposo sono stati travagliati dai soliti problemi intestinali - che nella stagione calda si fanno sentire maggiormente e che mi hanno spossato, rendendomi più stanco e nervoso.

Ora sentirei davvero il bisogno di staccare e di andare via qualche giorno, nonostante mio padre si vanti di non aver fatto mai un giorno di vacanza in vita sua e pretenda che lo prenda ad esempio anche in questo: ma ho smesso di considerarlo un esempio da imitare già da molto tempo ed è noto che la pensiamo diversamente su tanti aspetti della vita.

Il vero guaio è che si avvicina l'inizio del nuovo anno scolastico e, nonostante rassicurazioni e promesse della politica, temo che non scapperemo alla DAD. Non chiedetemi perché, ma pensando a questa assai probabile evenienza, risuonano nella mia testa i versi di Attilio Bertolucci (1911-2000): 


Pensando al freddo dell'inverno e alle contrade del poeta, si accentua il desiderio di caldo, di sole, di mare. E anche di esotico. A questo desiderio non posso che corrispondere immergendomi nei libri (o guardando qualche documentario): un po' per la difficoltà di viaggiare dettata dal momento attuale, un po' perché il viaggio che desidero non si esaurisce col turistico safari di dieci giorni a vedere leoni e gazzelle. 

E così rispolvero i racconti dei vecchi - grandi - esploratori, Burton, Speke e Livingstone - ma anche di Franchetti e del Duca d'Aosta e non ultimo Darwin, fantasticando improbabili avventure in luoghi selvaggi che i miei occhi non vedranno mai se non attraverso fotografie e filmati.


La spedizione per esplorare lo Zambesi, compiuta da Livingstone tra il marzo 1858 e la fine di luglio del 1864, era infinitamente meglio organizzata dei precedenti viaggi solitari. Aveva un battello a vapore e il team comprendeva dieci africani e sei europei (incluso suo fratello Charles e un medico di Edimburgo, John Kirk, che sperimenterà e osserverà le proprietà dello strofanto). 

Che l'allora leggendaria leadership di Livingstone avesse i suoi limiti fu presto chiaro. Scoppiarono liti tra gli europei e alcuni furono licenziati. La delusione per Livingstone si diffuse tra i membri sia della sua stessa spedizione che della fallita Missione Universitaria che la seguì nell'Africa centrale. 

Si è rivelato impossibile risalire il corso dello Zambesi in nave, e i due tentativi di Livingstone di trovare una rotta lungo il fiume Ruvuma aggirando il territorio portoghese fino ai distretti intorno al lago Nyasa (Lago Malawi) si è rivelato poco pratico. 

Livingstone e il suo seguito erano stati i primi britannici a raggiungere (17 settembre 1859) questi distretti che promettevano la colonizzazione. Per aggiungere guai ai guai di Livingstone, sua moglie, che era stata risoluta ad accompagnarlo in Africa, morì a Shupanga sullo Zambesi il 27 aprile 1862. 

Il figlio maggiore, Robert, che avrebbe dovuto raggiungere il padre nel 1863, non lo raggiunse mai e si recò invece negli Stati Uniti , dove morì combattendo per il Nord nella guerra civile il 5 dicembre 1864.

Il governo britannico ha ricordato la spedizione nel 1863, quando era chiaro che l'ottimismo di Livingstone sugli sviluppi economici e politici nelle regioni dello Zambesi era prematuro. Nei tre decenni successivi la spedizione dello Zambesi si rivelò tutt'altro che un disastro. Aveva accumulato un prezioso corpo di conoscenze scientifiche e l'associazione delle regioni del Lago Nyasa con il nome di Livingstone e le prospettive di colonizzazione che prevedeva furono fattori importanti per la fondazione nel 1893 del Protettorato Britannico dell'Africa Centrale, che nel 1907 divenne Nyasaland e nel 1966 la Repubblica del Malawi.

Tornato in Gran Bretagna nell'estate del 1864, Livingstone, con suo fratello Charles, scrisse il suo secondo libro, Racconto di una spedizione nello Zambesi e nei suoi affluenti (1865). 

A Livingstone fu consigliato in quel momento di sottoporsi a un intervento chirurgico per le emorroidi che lo avevano tormentato sin dal suo primo grande viaggio in Africa. Rifiutò, ed è probabile che gravi emorroidi sanguinanti fossero la causa della sua morte alla fine del suo terzo e più grande viaggio africano, quello alla scoperta delle Sorgenti del Nilo sulle orme di Speke e di Burton.

venerdì 20 agosto 2021

Peregrinazioni lagunari


Cécile Collardey: voice and guitare Goran Jurésic: Bouzouki

Un canto veneziano del XVII secolo cantato da un duo "classico".

mercoledì 18 agosto 2021

... quel giorno ha cambiato la storia ...

«Gli americani scappavano con quegli elicotteri con i fari, la gente ci si attaccava e veniva ributtata di sotto. All'ambasciata americana c'era il caos. Quella notte sentivi la Storia. […] E quando vidi i primi carri armati entrare nella città, e la prima camionetta carica di ribelli, di vietcong, venire giù per rue Catinat con loro che urlavano Giai Phong! Liberazione! per me era la Storia. Piansi. Non soltanto all'idea che la guerra era finita, ma perché sentivo la Storia. Quella era la Storia. E infatti, a ripensarci trent'anni dopo, quel giorno ha cambiato la storia dell'Indocina.»

Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi 2006, p. 143

martedì 17 agosto 2021

Se "fiore" rima con "cuore"...

Sto apprezzando in questi giorni la fioritura della nuova pianta di Digitale - una specie della quale qualcosa dissi QUI.

Dico "nuova" perché le tre vecchie sono state falciate impunemente da chi non apprezza la botanica e vede erbacce dovunque. Ecco lo scempio...

La digitale lanata e la digitale purpurea contengono numerose sostanze cardioattive, tanto che si parla di effetto digitalico per descrivere l'azione di quelle molecole che inducono una serie di conseguenze una volta assunte: abbassamento della frequenza cardiaca, diminuzione del potassio nel sangue, fatica, anoressia, nausea, vomito.

La digossina e la digitossina sono le molecole più note: la prima ha un atomo di idrogeno H laddove la seconda presenta un gruppo ossidrilico -OH. Si differenziano quindi per un atomo di ossigeno.

Strutturalmente sono molto simili: comprendono una parte zuccherina (glicone) e una parte non zuccherina (aglicone). La parte non zuccherina, chiamata genina, si descrive come una struttura colestanica (alla base degli steroidi) alla quale è legato un lattone.

Molecole analoghe sono prodotte anche da altri vegetali, come quelli appartenenti al genere Strophantus - vedi elenco sottostante - e per questo prendono il nome di strofantine.


Lo strofanto deve il suo nome alla bizzarra forma del fiore (anthos, in greco), che appare ritorto (strepho). La pianta appare come un arbusto (o talvolta una liana) dalle foglie opposte, con i fiori riuniti in cime o pannocchie: sono proprio i prolungamenti filiformi delle corolle a formare quelle appendici che gli hanno meritato il nome.

In particolare, i semi dello strofanto (contenuti nel follicolo legnoso del frutto raccolto a maturità) appaiono oblunghi, lanceolati, grigi, coperti di peli brevi e fitti; sono velenosissimi per la presenza delle strofantine e di altre sostanze, tanto che gli indigeni dell'Africa equatoriale, area geografica dove la pianta è particolarmente diffusa, ne ricavavano un veleno con il quale intingevano le punte delle frecce. Vi si sofferma, tra i tanti, Jean De Maleissye ne la sua "Storia dei veleni: da Socrate ai giorni nostri" (ed. Odoya)

Tra i primi europei ad osservare gli effetti dello strofanto vi furono Livingstone e il dottor Kirk durante la spedizione sullo Zambesi: lo stesso dottore assunse accidentalmente una piccola quantità di veleno - chiamato dai locali Kombé - finito sullo spazzolino da denti, avvertendone il sapore amaro e osservando un rallentamento della frequenza cardiaca.

Dal 1863, anno in cui Kirk portò in Inghilterra i semi di strofanto, cominciarono gli studi e gli esperimenti su di essi ad opera di Sharpey e di Hilton. Un'ampia trattazione sui glicosidi estratti da questa pianta e sulla loro storia è riportata QUI.

La tintura di strofanto e i preparati iniettabili sono stati utilizzati in passato; sono stati sostituiti oggi con altri medicinali più sicuri e meno gravati da effetti collaterali.

Sia digitale sia strofanto producono glicosidi cardioattivi con l'anello lattonico a cinque termini; piante del genere Scilla producono molecole simili con l'anello lattonico a sei termini, dette bufadienolidi (perché sono prodotte anche dalla pelle di certi anfibi del genere Bufo).


Fonti principali consultate: 

AA.VV. Enciclopedia medica per tutti, vol. II, Edizioni Labor
J. De Maleissye, Storia dei veleni: da Socrate ai giorni nostri, Odoya
F. Pamato, Farmacologia speciale dalle lezioni di A. Bruni - vol I, pp. 51 e segg.
C. Trapella, Chimica delle sostanze organiche naturali, dispensa scaricabile QUI.

lunedì 16 agosto 2021

Lippmann

Chi di voi ha mai sentito parlare dello scienziato che ha presentato Marie Sklodowska al suo futuro compagno di vita e collega Pierre Curie?

Proprio nel suo laboratorio, Gabriele Lippmann, inventore e fisico - poi premio Nobel, supportava una giovane studentessa polacca nella sua ricerca, Marie Sklodowska. 

Lippmann presentò Marie a Pierre Curie, suo collaboratore nelle ricerche sulla piezoelettricità. Da quell'incontro nacque una coppia che si sarebbe rivelata col tempo una delle famiglie più premiate con il Nobel: due Nobel a Marie, uno a Pierre, uno alla figlia Irene e al di lei marito Joliot, uno ritirato dal marito della seconda figlia Eve.

Gabriel Lippmann nacque il 16 agosto 1845 in Lussemburgo. Studiò a Parigi e in diverse località della Germania. Divenne professore nel 1883. 

Qualche anno più tardi sarebbe diventato un pioniere della prima fotografia a colori. Nel febbraio 1891, Lippmann annunciò all'Accademia delle Scienze di Parigi: "Sono riuscito a ottenere l'immagine dello spettro con i suoi colori su una lastra fotografica per cui l'immagine rimane fissa e può rimanere alla luce del giorno senza deteriorarsi".

Il suo metodo, pubblicato interamente tre anni dopo, era difficile da usare e non è mai stato diffuso, ma la fattibilità di scattare fotografie a colori naturali ha stimolato il desiderio di possedere tali tecnologie. Lippmann ricevette il premio per la fisica nel 1908 per il suo metodo di produzione della fotografia a colori.

Morì il 13 luglio 1921.

sabato 14 agosto 2021

Cemento per il muro...

Nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1961 (sessant'anni fa, quindi) iniziava la costruzione del muro di Berlino, denominato Antifaschistischer Schutzwall - barriera protettiva antifascista. A occidente restava la parte filoccidentale, a oriente la parte filosovietica - la Berlino Est con l'Alexanderplatz resa famosa da una canzone di Battiato-Cohen-Pio, interpretata anche da Milva.

La Porta di Brandeburgo, lo stadio olimpico, l'autostrada del 1937 e anche il castello di Sans Souci a Potsdam hanno una cosa in comune: sono stati costruiti con la pietra calcarea estratta a Rüdersdorf bei Berlin, qualche chilometro a sud-est di Berlino.

L'estrazione del materiale da costruzione è documentata fin dal XIII secolo. Per cottura del calcare si ottiene la calce viva, che per reazione con acqua dà la calce spenta - importante legante usato in edilizia. Le operazioni erano condotte in caratteristici forni a bottiglia: quelli di Rüdersdorf sono oggi sede di un museo, adibiti a spazi espositivi.

Poco più in là fu costruito un cementificio, che fu ampliato per accogliere successive lavorazioni e diede vita allo stabilimento VEB Chemiewerk Coswig.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, in quei capannoni si lavorava anche la bauxite - da cui si estrae l'alluminio.

Al termine della guerra, gli occupanti sovietici iniziarono a smantellare l'impianto e portarono le macchine in Unione Sovietica. Tutto ciò che restava erano le impalcature e le sale vuote.

Negli anni Cinquanta fu tentato un nuovo inizio con l'impianto per lavorare i fosfati e produrre fertilizzanti. Successivamente, cemento (usato anche per costruire lo Schutzwall) e acido solforico furono nuovamente prodotti all'interno della Repubblica Democratica Tedesca e lo stabilimento riprese a vivere con il nome VEB Chemiewerke.

Dopo la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, il sito è stato abbandonato a se stesso e lasciato al degrado.

La ristrutturazione del sito industriale è stata possibile solo in parte, a causa dell'enorme impiego del cemento armato e di tutti i siti contaminati nell'area.

La parte ottocentesca è stata trasformata in un MUSEO; l'area della cava è un teatro naturale sede di concerti.

venerdì 13 agosto 2021

13 + 8 = 21

Tredici agosto. Una data che rimarrà in evidenza sul calendario e che sarà celebrata d'ora in poi nel ricordo di un chirurgo d'urgenza diventato costruttore di Pace

Secondo un racconto che ha tutto il sapore di un aneddoto moraleggiante, l'antropologa statunitense Margaret Mead (1901-1978) disse che la civiltà nacque quando qualcuno ha cominciato a prendersi cura dell'altro con un femore rotto: nel regno animale, un individuo con una gamba rotta è preda facile. Una gamba guarita significa che qualcuno è rimasto accanto, ha difeso, nutrito ed aiutato


Il dottor Strada è andato ben oltre al femore rotto: ha curato persone dilaniate da ordigni fabbricati qui, nei paesi occidentali - Italia inclusa; bambini con le mani spappolate dai pappagalli verdi (questo il titolo di un suo libro, in cui racconta la sua vita di medico in prima linea), ragazzi senza arti, senza occhi, senza volto...


Si tratta di rilanciare nelle coscienze di tutti una grande verità, che sembra lontana e dimenticata, che non bussa più alle nostre porte da tempo - perlomeno non nella veste della temuta cartolina che chiamava a indossare la divisa e a imbracciare un fucile


In questi giorni, mentre truppe di vari paesi lasciano l'Afghanistan e leggiamo le notizie in merito al ritorno del controllo talebano in molte aree del paese, rileggiamo questo pensiero.


E continuiamo con un monito che risuona severo, sia per chi fabbrica e commercia strumenti di morte, sia per i collettivisti da salotto che reggono le sorti dell'Unione Europea, sia per i populisti da battigia che ravvivano il fuoco di vecchi nazionalismi mai sopiti del tutto.


La diagnosi del medico giunge lapidaria:


E infine due parole per casa nostra, sempre più vuota e povera (non solo economicamente, ma demograficamente e anche più povera di valori ed ideali), ci aiutino a riflettere, soprattutto di fronte all'emergenza che tutti stiamo vivendo:

Luigi "Gino" Strada (1948-2021), medico, chirurgo; e ancora attivista del Movimento Studentesco, filantropo e fondatore di Emergency; tifoso (non sfegatato) dell'Inter

giovedì 12 agosto 2021

A pas de deux


P. I. Tchaikovskij, Pas de deux - da "Lo schiaccianoci"

Spero che ieri sera abbiate alzato gli occhi al cielo. Al di là delle Perseidi, che hanno dato spettacolo per chi si è recato ad ammirarle in luoghi non contaminati dalle luci artificiali, poco dopo il tramonto, guardando verso ponente, era possibile ammirare il pas de deux di Luna e Venere

Il fenomeno astronomico (una congiunzione, che impreziosisce i cieli di agosto, come potete leggere QUI) è durato una mezzora, dalle 20:50 alle 21:20 - momento in cui il pianeta si è nascosto dietro i Monti del Sole (che vedete sullo sfondo della fotografia). Potete clikkare sulle immagini per ingrandire.





Per concludere, uno scatto un po' pretenzioso, dove i protagonisti luminosi del nostro balletto si allineano su un arco di parabola discendente: le due luci naturali (partendo dall'alto: Luna e Venere) continuano nelle due luci antropiche (i lampioni in primo piano).


Immagini riprese con un comunissimo smartphone (la Nikon aveva le batterie scariche... mannaggia a me e alla mia pigrizia, è ora di tornare a sfruttarla di più).