Sto apprezzando in questi giorni la fioritura della nuova pianta di Digitale - una specie della quale qualcosa dissi QUI.
Dico "nuova" perché le tre vecchie sono state falciate impunemente da chi non apprezza la botanica e vede erbacce dovunque. Ecco lo scempio...
La digitale lanata e la digitale purpurea contengono numerose sostanze cardioattive, tanto che si parla di effetto digitalico per descrivere l'azione di quelle molecole che inducono una serie di conseguenze una volta assunte: abbassamento della frequenza cardiaca, diminuzione del potassio nel sangue, fatica, anoressia, nausea, vomito.
La digossina e la digitossina sono le molecole più note: la prima ha un atomo di idrogeno H laddove la seconda presenta un gruppo ossidrilico -OH. Si differenziano quindi per un atomo di ossigeno.
Strutturalmente sono molto simili: comprendono una parte zuccherina (glicone) e una parte non zuccherina (aglicone). La parte non zuccherina, chiamata genina, si descrive come una struttura colestanica (alla base degli steroidi) alla quale è legato un lattone.
Molecole analoghe sono prodotte anche da altri vegetali, come quelli appartenenti al genere Strophantus - vedi elenco sottostante - e per questo prendono il nome di strofantine.
In particolare, i semi dello strofanto (contenuti nel follicolo legnoso del frutto raccolto a maturità) appaiono oblunghi, lanceolati, grigi, coperti di peli brevi e fitti; sono velenosissimi per la presenza delle strofantine e di altre sostanze, tanto che gli indigeni dell'Africa equatoriale, area geografica dove la pianta è particolarmente diffusa, ne ricavavano un veleno con il quale intingevano le punte delle frecce. Vi si sofferma, tra i tanti, Jean De Maleissye ne la sua "Storia dei veleni: da Socrate ai giorni nostri" (ed. Odoya)
Tra i primi europei ad osservare gli effetti dello strofanto vi furono Livingstone e il dottor Kirk durante la spedizione sullo Zambesi: lo stesso dottore assunse accidentalmente una piccola quantità di veleno - chiamato dai locali Kombé - finito sullo spazzolino da denti, avvertendone il sapore amaro e osservando un rallentamento della frequenza cardiaca.
Dal 1863, anno in cui Kirk portò in Inghilterra i semi di strofanto, cominciarono gli studi e gli esperimenti su di essi ad opera di Sharpey e di Hilton. Un'ampia trattazione sui glicosidi estratti da questa pianta e sulla loro storia è riportata QUI.
La tintura di strofanto e i preparati iniettabili sono stati utilizzati in passato; sono stati sostituiti oggi con altri medicinali più sicuri e meno gravati da effetti collaterali.
Sia digitale sia strofanto producono glicosidi cardioattivi con l'anello lattonico a cinque termini; piante del genere Scilla producono molecole simili con l'anello lattonico a sei termini, dette bufadienolidi (perché sono prodotte anche dalla pelle di certi anfibi del genere Bufo).
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