29 aprile. La Chiesa ricorda Santa Caterina da Siena, compatrona d'Italia - insieme a San Francesco d'Assisi. L'Italia non ricorda nessuno dei due: un altro segno dei tempi che passano.
Se andiamo in giro per il mondo consultando l'atlante storico (questo sconosciuto!), il 29 aprile 1661 i Ming hanno occupato con le loro truppe l'attuale isola di Taiwan e tanto non sta che i cinesi attuali emulino con probabilissimo successo l'impresa.
In questo giorno, nel 1770, James Cook sbarcò a Botany Bay, in Australia; nel 1945, le spoglie mortali di Mussolini e Petacci sono esposte e vilipese a Piazzale Loreto; nel 1955, Giovanni Gronchi è eletto presidente della Repubblica (e chi lo ricorda? Forse qualche filatelico, per via del Gronchi rosa); nel 1965, Paolo VI pubblica uno scritto dedicato al culto mariano nel mese di maggio; nel 1975, gli americani iniziano ad evacuare Saigon.
Nel 1978, nella chiesa arcipretale di Mel, in questa data, si sono sposati i miei genitori: cerimonia e banchetto non saranno stati all'altezza di William & Kate, che fecero altrettanto 33 anni più tardi, ma sono stati comunque celebrati. Poco meno di un anno e mezzo da quella fatidica data sono nato io.
Il "consiglio superiore della famigliatura", che in un tempo ormai andato, nella domus dove muoio un po' al giorno, era formato dal genitore maschio, dai di lui genitori e dal parentame associato, emise la sentenza che mi avrebbe condannato alla stessa sorte. Matrimonio. Figli. Famiglia.
Non importa se avessi altri desideri per la mia vita e non importa se l'articolo 147, nel Codice Civile in vigore nella Repubblica contempli, nell'istruzione e nell'educazione da dare ai figli, il "rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni".
Mio nonno paterno era rimasto fermo al Codice Civile ante bellum, laddove nell'articolo 147 si legge invece che "l'educazione e l'istruzione devono essere conformi ai principi della morale e del sentimento nazionale fasc...". Lo spirito dei padri, dei padreterni e delle patrie mi pare non sia ancora svanito. Mi pare, eh...
Potrei quasi perdonarlo, mio nonno. Sicuramente provo tanta compassione per lui. Lo ricordo come un disorientato anacronismo, trovatosi a vivere in un mondo che non era il suo: e non per latitudine e longitudine - sempre quelle, a meno di poche decine di metri dalla casa dove nacque nel 1927 - classe di Papa Ratzinger. Lo era per cultura, un anacronismo: lui, cresciuto con le radio a valvole e il 73 giri a manovella, respirava con molta fatica nell'era dei cd rom e di internet.
A proposito di famiglia, invece, ascoltiamo quanto affermava nel 2016 l'onorevole Vittorio Sgarbi.
Da laico, liberale e materialista qual mi ritrovo ad essere, condivido pienamente la posizione. Il tema è complesso, un parlamento non può ricondurre il vissuto di ciascun cittadino nei confini di una legge, le consuetudini di matrice religiosa o ideologica hanno fatto il loro tempo, senza per questo negare a chi lo desideri e ci creda il diritto di abbracciarle: ma i diritti devono tuttavia essere tutelati per tutti. A cominciare dal diritto di non contrarre matrimonio.
Se ne facciano una ragione quanti sognavano per me il giorno più bello, tutto fuoco e fiamme: sapete, poi resta la cenere, buona per la lisciva o per concimare l'orto. O quanti speravano di vedermi nudo e calpestato, più o meno come il tipo della foto sotto: calpestati sono stati i miei sogni e i miei progetti e questo perché dovevo realizzare la volontà familiare e le consuetudini sociali di un piccolo mondo antico.
Non ho realizzato nulla: niente di ciò che volessi io per la mia vita e niente di ciò che avrebbero voluto gli altri. Ma sono ancora libero e libero morirò. Felicissimamente fallito, ma sempre fortissimamente libero: senza uniformi di sorta, signorsì e anelli al dito.