mercoledì 27 agosto 2025

Ricordi come biglie che corrono

Ogni tanto mi capita di sdraiarmi sul divano per passare un po' di tempo a guardare video su youtube: improbabili mete fuori porta, piccoli esperimenti, documentari utili per qualche lezione e, ultimamente anche giochi e passatempi. Tra i soggetti che preferisco, ci sono le gare con le biglie lungo piste fantasiose in plastica o in legno, ricche di scivoli, curve, imbuti, elevatori che spesso diventano veri e propri capolavori di arte dinamica.

Il video seguente potrebbe rivelarsi utile per spiegare l'idea di "occlusione intestinale"... guardatelo e capirete il perché, al di là del finale che viola palesemente il secondo principio della termodinamica.


Vorrei pensare che dietro a questi video ci siano dei ragazzini; in realtà finirei per lo scoprire che ragazzini lo sono solo nell'animo e non all'anagrafe. Poco importa. Vedendo quelle biglie scorrere, emergono ricordi d'infanzia, quando disegnavo - sui mucchi di sabbia appena scaricata - le piste per le biglie di plastica (quelle con i ciclisti, ve le ricordate?), con le gallerie che crollavano sempre. Dopo un paio di giorni, mia mamma mi proibiva saggiamente di giocarci; primo, perché il mucchio diventava la toilette privilegiata dei gatti; secondo perché quella sabbia serviva a mio nonno per preparare la malta necessaria a costruire i muretti del giardino e mio nonno era molto geloso delle cose che riteneva esclusivamente sue, fosse stato anche un mucchio di sabbia misto a deiezioni feline.

Per far correre le biglie di vetro usavo invece qualche vecchio tubo: ricordo di averne avuto uno in metallo, dal diametro di un paio di centimetri e lungo forse mezzo metro. Era la fine dell'estate (del 1982 o del 1983... mio fratello non era ancora nato): l'ho cercato per giorni quel tubo e non sapevo dove l'avessi lasciato. Mio nonno, dopo aver falciato l'erba in giardino, mi ha chiamato: "Marco, guarda qua il tuo tubo". 

Tutto contento, sono andato a raccoglierlo e ho inserito una biglia in un'estremità. Ho inclinato il tubo ma la biglia non usciva. "Perché non esce?" - mi sono chiesto. Ho preso il tubo, l'ho portato in alto e ho guardato al suo interno dal lato attraverso il quale sarebbe dovuta uscire la biglia: ho visto due occhietti che mi fissavano. Mi sono spaventato, ho gridato e ho lanciato il tubo che, dopo aver roteato in aria è ricaduto rumorosamente al suolo. Dal tubo è uscita la biglia, preceduta da un biacco che un po' intontito si è affrettato a scappare per la strada. "Nonno, la biscia!" - ho esclamato prima di raccontargli altri dettagli del piccolo episodio.

Conservo ancora qualcuna di quelle biglie in un vaso di vetro: potrebbero rivelarsi utili per fare qualche misura con il calibro, con la bilancia; o magari per farle correre su un piano inclinato e spiegare come l'energia potenziale gravitazionale diventi energia cinetica. O potrebbero semplicemente restare là, a suscitare piacevoli ricordi di quei giochi infantili che trovano nel Sogno di Schumann la colonna sonora migliore.