Il 5 novembre 1879 morì James Clerck Maxwell all'età di 48 anni, a due anni di distanza dalla diagnosi di un cancro addominale - lo stesso male per il quale morì la madre, alla sua stessa età, quando lui era ancora un bambino.
La prima biografia di Maxwell, pubblicata da Campbell e Garnett appena due anni dopo la morte dello scienziato e tradotta in italiano da Paola Magi (con la prefazione di Giulio Peruzzi), ha insieme il carattere di un epistolario e di un romanzo di formazione.
Raccogliendo le testimonianze di chi lo conobbe da vicino, Campbell ci mostra aspetti poco noti della personalità del grande scienziato scozzese, seguendone lo sviluppo e la fioritura a partire dalla prima infanzia e dall’età scolare (con i termini di oggi, potremo dire che fu vittima di bullismo) fino all’insegnamento a Cambridge e alla direzione del Laboratorio Cavendish.
Le numerose lettere di Maxwell lasciano trasparire l’originalità della sua personalità e del suo stile, la sua inclinazione all’umorismo, la profondità e l’ampiezza della sua vita intellettuale.
Notevoli le osservazioni che egli scriveva ai suoi amici, in modo informale, spesso ironico e incline al paradosso, riguardo alla sua visione filosofica dell’uomo e del mondo; originale il suo stile epistolare – di grande vivacità, a volte oscuro, ma sempre ricchissimo di spunti e di arguzia – che spinge il lettore a guardare le cose da un punto di vista non convenzionale, offrendo a tratti gustosissime descrizioni di tipi umani, di situazioni di cui Maxwell è sempre pronto a cogliere il lato comico e a volte quasi surreale, a illuminarle di una luce folgorante (e non potrebbe essere altrimenti, per colui che ha scoperto che luce e fenomeni elettrici mostrano due volti di una medesima forza): «così da veder giù a diverse profondità attraverso la grande macina del mondo».
Iniziato nel 1875, due anni dopo la pubblicazione del più oneroso Treatise on Electricity and Magnetism, il Trattato elementare di elettricità resta incompiuto per la prematura scomparsa dell'autore: nel suo status non-finito mi sembra di rileggere (e riascoltare...) la storia del celebre Requiem di Mozart, al quale il compositore mise mano dopo le vertiginose altezze raggiunte con la composizione del Flauto Magico (e non solo per quei Fa sovracuti imposti alla voce nella celebre aria della Regina della notte).
Come il mozartiano Requiem fu terminato da Sussmayr, così lo è anche il Trattato elementare di elettricità - in seguito completato e rivisitato, anche sulla base del Treatise stesso, dall'amico Garnett che lo pubblica infine nel 1881, con risultati di assoluto rilievo: si tratta di un 'aureo libretto' in tutto e per tutto degno di figurare accanto al prezioso Matter and Motion e al discusso Theory of Heat.
Con la sua impostazione intende contenere gli oneri matematici presenti nel Treatise, così da avere in cambio la possibilità di meglio focalizzare la fisica sottostante. In questo senso, per esplicito intendimento di Maxwell, l'aggettivo 'elementare' va inteso nel senso preciso proprio degli Elementi euclidei: l'essenza ed il fondamento.
Maxwell, sensibile alle letture geometriche della fisica, fu affascinato dagli Elementi di Euclide, ai quali sempre si ispirò. Nell'attesa di pubblicare una seconda e riveduta edizione del Treatise, gli argomenti di questo volume espressero appieno il suo orientamento metodologico. Recentemente ho acquistato e iniziato a leggere la prima traduzione italiana, che contiene quattro scritti dedicati alla vita e al lavoro di Maxwell, firmati da Adriano Paolo Morando.