Agordo, comune di oltre 4000 abitanti, antico centro minerario, terra di santi (Papa Luciani; quasi sugli altari, padre Felice Cappello...), poeti e navigatori onestamente non lo so, scienziati sicuramente si (da Tito Livio Burattini che vi nacque a Mohs che vi morì) e altrettanto sicuramente di artisti, come può attestare il video seguente, con i font dei titoli molto Anni Ottanta - lo sono anche le luci e il montaggio.
venerdì 26 aprile 2024
L'ultima di Sami Fonsi: "mi son agordìn"
giovedì 25 aprile 2024
Un campanello, un colpo di fucile, un oceano
Oggi, 25 aprile, festa liturgica di San Marco Evangelista e festa nazionale della Repubblica Italiana, sono a casa. Ho ringraziato chi mi ha scritto per gli auguri di buon onomastico, ho fatto una frugale colazione e mi sono messo al computer a lavorare, sbrigando corrispondenza e burocrazia.
Un pensiero a Guglielmo Marconi (1874-1937) è d'obbligo in questo giorno in cui ricorrono i 150 anni dalla nascita: non si laureò in fisica ma vinse il premio Nobel per la fisica, nel 1909, ex aequo con Braun, per i suoi esperimenti sulla telegrafia senza fili.
Lo sviluppo e il perfezionamento di tali esperimenti portarono alla nascita e allo sviluppo delle radiotrasmissioni. Figlio di un facoltoso padre italo-britannico e di nobile madre irlandese, Marconi realizzò i primi tentativi nella villa della campagna bolognese dove abitava.
Dapprima, nella sua stanza, fece suonare un campanello collegato a un apparecchio radioricevente, azionandolo con una trasmittente posta sulla parete opposta.
Poi, con la collaborazione del maggiordomo Mignani, sperimentò una trasmissione oltre la collina della sua tenuta: un colpo di fucile attestò il positivo esito dell'esperimento.
Quindi, dopo ulteriori prove, nel 1901 decise di sperimentare la trasmissione su una distanza molto maggiore: dall'Inghilterra all'isola di Terranova in Canada e viceversa, convinto com'era che le onde elettromagnetiche seguissero la curvatura della superficie terrestre.
L'esperimento riuscì, ma si pose un problema di natura teorica che fu sviluppato all'incirca come segue:
- secondo Hertz e Righi, in un mezzo omogeneo, le onde elettromagnetiche viaggiano in linea retta;
- l'inglese Oliver Heaviside (allievo di Maxwell) e l'americano Kennelly immaginarono che nell'atmosfera terrestre, in alta quota, dovessero esistere degli strati riflettenti per le onde radio.
- L'esistenza di questi strati riflettenti fu dimostrata nel 1924 da Appleton e confermata da altri successivamente.
- Nel 1929, l'inventore Robert Watson Watt chiamò ionosfera questo strato.
- Nel 1931, Sidney Chapman ipotizzò la formazione della ionosfera per azione dei raggi solari UV sui gas rarefatti, ad alta temperatura.
Oltre questi interessanti aspetti, il successo inglese di Marconi risuonò anche in Italia - non so dirvi se per mezzo di un circuito LC o in altro modo - ma Marconi vinse il Nobel perché di sangue britannico per parte materna e l'invenzione della radio gli fu attribuita con una sentenza pronunciata nel Regno Unito nel 1991, in un'ancora non terminata diatriba con Thomas Alva Edison e soprattutto con Nikola Tesla. Per approfondire, invito a leggere QUI.
Tornato in Italia, Marconi aderì al fascismo. Il regime, dal 6 ottobre 1924, utilizzò le trasmissioni radio per entrare nelle case dei sudditi del Regno. Ricevette cittadinanze onorarie, varie onorificenze, lauree honoris-causa, la direzione del Consiglio nazionale delle ricerche (1928), la presidenza dell'accademia d'Italia (1930). Gli furono dedicati pure inni, come il seguente - opera del maestro Raffaele De Somma (1867-1947).
Eccone il testo, che trovate in calce al video di youtube, pubblicato QUI dal maestro Luigi Solidoro, pianista, concertista e storico della musica.
lunedì 22 aprile 2024
300 candeline per Immanuel...
Oggi, 22 aprile, Google festeggia la Giornata della Terra con un doodle che personalmente trovo molto accattivante. L'ho fotografato e lo riproduco qui sotto per chi se lo fosse perso:
sabato 20 aprile 2024
20 + 4 = 24
L'anno scolastico volge al termine ed è tempo di pianificare l'ultimo ripasso guidato per gli alunni delle classi terminali. E così, tra un limite qua e una derivata là, scorrendo il programma di fisica scopro che l'Arca dell'Alleanza sembrerebbe aver avuto la struttura di un condensatore, trattandosi di un parallelepipedo di legno d'acacia (dielettrico), rivestito internamente ed esternamente di lamina d'oro (armature).
Al di là di Talete e dell'ambra (elektron in greco, da cui elettricità), giungendo in epoche più recenti (ma non troppo) scopro che molti pionieri dei primi studi erano anche devoti cristiani, a cominciare dall'Abate Beccaria, ideatore di alcune macchine elettrostatiche, che corrispondeva con Alessandro Volta, il celebre inventore della pila.
Proprio sull'intenso rapporto di Volta con la fede cattolica (un ex seminarista e sacerdote mancato che non perdeva mai una messa quotidiana e la recita del rosario), il gesuita Piersandro Vanzan scrisse un documentato articolo pubblicato sulla Civiltà Cattolica il 3 luglio 1999, in occasione del bicentario della grande invenzione del fisico comasco. Lo potete consultare comodamente QUI.
Profondamente cattolici erano pure Galvani, le cui osservazioni e gli sviluppi successivi portarono alla nascita dell'elettrofisiologia, e Ampere, che potremmo considerare il padre dell'elettromagnetismo classico, di cui dissi QUI.
Furono ferventi cristiani evangelici Faraday, l'acuto sperimentatore che evidenziò l'esistenza dell'induzione elettromagnetica, e il geniale Maxwell, che riassunse tutte le conoscenze del tempo sui fenomeni elettrici e magnetici nelle leggi generali che portano il suo nome - anche se la forma riportata sui libri oggi si deve a un suo allievo, Oliver Heaviside. Secondo la teoria di Maxwell, anche la luce - oggetto delle mie lezioni presso l'UAA nello scorso mese di ottobre, QUI - è una manifestazione dell'interazione elettromagnetica...
Oggi le equazioni di Maxwell si ritrovano anche su felpe e t-shirt - che forse il serio, austero e barbuto professore osserverebbe con uno sguardo un po' corrucciato...
martedì 16 aprile 2024
Un pomeriggio con Schubert
Le malinconiche note della celebre "Serenata" di Franz Schubert (1797-1828) ben accompagnano la pioggia che continua a cadere e che mi costringe in casa.
sabato 13 aprile 2024
Un mezzo compleanno...
Un po' di buona musica per iniziare questo post fine-settimanale ci vuole. E la scelta cade sul concerto per oboe di Alessandro Marcello trascritto per clavicembalo solo da Bach: arie veneziane sono spirate verso la Sassonia, ormai tre secoli fa...
martedì 9 aprile 2024
Un domani migliore!
Dopo un fine settimana in grigio e un risveglio che definirei non proprio dei migliori, ho scoperto il valore terapeutico di una splendida mattinata di scuola trascorsa a raccogliere soddisfazioni nelle varie classi.
Piccoli fiori sembrano sbocciare qua e là in prati che rinverdiscono e si colorano di bianco, di giallo e di rosa: le nubi si diradano e ritorna il sereno!
Voglio sperare in un domani migliore: mi è lecito? Un po' di sole, nella vita, fa rinascere lo spirito e la fiducia in un futuro che devo pensare diverso, lontano da progetti minati, silurati e ormai naufragati, da relitti abbandonati, da volontà - umane o divine - alle quali non accordo nessun valore se non quello del tempo che mi hanno sottratto e mi hanno costretto a gettare alle ortiche.
Ringrazio padri, padrieterni e patrie, ma adesso statemi a debita distanza, per favore. Di danni per cagion vostra ne ho subiti abbastanza. Evviva un domani migliore, senza di voi, senza la vostra spazzatura morale, senza le vostre mortifere consuetudini.
Che la vita, nei giorni a venire, riempia la vetrina dei miei ricordi di ore liete e di tante cose belle, di amicizie oneste e tante nuove idee da condividere e accrescere con chi ne vale la pena.
Quanto auguro a me, lo desidero dieci... cento... mille volte maggiore per coloro ai quali voglio bene! Un abbraccio e a presto!
MC
lunedì 8 aprile 2024
Indio, rame, lutezio...
Alla fine dell'estate ho chiuso il mio profilo su facebook e ho imparato che senza social network meglio si sta. Nei giorni scorsi mi sono avventurato ad aprire un profilo linkedin (link a fianco): l'ho trovato nient'altro che una specie di facebook in giacca e cravatta.
Me ne sono pentito subito e infatti ho disinstallato l'applicazione dal telefono nel giro di qualche ora, anche se il profilo è tuttora consultabile e lo resterà per qualche tempo.
Ho aperto il profilo non perché sia alla ricerca di un nuovo lavoro, ma per avere una panoramica più rapida delle case editrici: come ormai vi è noto, una volta abbandonata per ovvi limiti anagrafici l'idea di una laurea in farmacia o in medicina, l'unica cosa rimastami è la scrittura.
Tuttavia vorrei evitare di ricevere proposte di lavoro nell'ambito della chimica, materia nella quale ho ottenuto brillantemente l'ultimo titolo (di una serie) ormai diversi anni fa.
Di chimica ho imparato quanto mi è bastato per capire che svolgere una professione in quest'ambito non fa per me, anche se riconosco quanto questa scienza fornisca una chiave di lettura potentissima per comprendere molti aspetti del nostro vivere.
Tuttavia, lavorare in un laboratorio o in un capannone è una cosa che proprio non mi va, che mai mi è passata per la mente e che mi era chiara fin da quando mi sono iscritto in un'università statale, dopo aver studiato altro in altri contesti.
Ho lasciato, all'interno del mio profilo "poco aperto", le indicazioni circa il fatto che mi sono laureato in chimica, ma non voglio passare per "chimico" - che, ripeto, non sono e non voglio essere.
Io sono un insegnante che si diverte a scrivere nel poco tempo libero che ha e che ogni tanto dà alle stampe qualcosa. Devo e voglio essere onesto con me stesso e con gli altri. Inutile che mi proponga per un lavoro che adesso proprio non saprei fare, non voglio fare, ergo non devo assolutamente fare.
Come saprete, avendo letto qualche post di questo blog o il mio ultimo libro dal taglio più personale, devo dire che - in ultima analisi - mi dispiace aver studiato chimica e ancora di più mi dispiace invece non aver studiato Farmacia, che era quello che davvero mi interessava per un futuro lavorativo diverso.
Ormai me ne guardo bene dal tornare sui miei passi. Alla mia età non avrebbe più senso. E poi, cari lettori, dovreste aver imparato a conoscermi: quando chiudo, chiudo. Ho detto basta a musica, religione, fotografia; e con il conseguimento della laurea magistrale, anche alla chimica. All'inizio, un po' per decisione altrui (puzzi da prete... - ricordate?). Alla fine, molto per volontà mia.
La vita continua e indietro non torno. Solo - lo ribadisco ancora - mi dispiace (e tanto!) per Farmacia, a quel titolo avrei tenuto particolarmente e avrei creduto per un progetto a me caro che ormai resterà un sogno. Ma a quarantacinque anni, basta esami, tesi et similia. Non ho più voglia di menzogne. E neanche di inutili peripatetiche che da certi ambienti vengono a scrivermi che sarebbe ora di pensare al matrimonio (istituto per il quale non riesco a provare alcun interesse): sfoghino i loro fallimenti esistenziali altrove, non nella mia vita.
Io godo la natura a cui appartengo, le piante, i fiori, gli insetti e gli altri animali; studio i miei amati microbi (lascio i patogeni ai medici, ce ne sono altri di altrettanto interessanti), intrattengo la mia corrispondenza, raccolgo idee, qualche cosa condivido qui, altre in contesti diversi. E ogni tanto riordino e scrivo. E assai rarissimamente do alle stampe: è sempre una fatica, sebbene sia ripagata spesso da più di qualche soddisfazione, pur consapevolmente effimera. E a chi vorrebbe negarmi pure queste rispondo affettivamente... beh... "indio, rame, lutezio".
venerdì 5 aprile 2024
Un po' di sole, finalmente!
Oh, qualche raggio di sole è arrivato, dopo tanta pioggia, giusto in tempo per apprezzare la fioritura del ciliegio!
Di fiore in fiore volano le api, che cerco di fotografare senza disturbarne il lavoro.
Il ciliegio non è l'unico a stagliarsi contro l'azzurro del cielo con un tocco di bianco: ecco il vecchio pruno...
... e infine l'Amelanchier canadensis.
Pure l'elleboro nero emette gli ultimi fiori, bianchi anch'essi...
... mentre il narciso si apre in tutto il suo giallo splendore.
Chiudo felicemente il post condividendo una foto di Lotus il gatto, che si accomoda nella cesta della legna per la stube.
Buon fine settimana a tutti e buona Dominica in albis! Con tutte queste candide fioriture, non poteva ricorrere festa più adatta, almeno dal punto di vista cromatico!
mercoledì 3 aprile 2024
Rinascere e riveder le stelle?
"Due cose mi riempiono l'animo di ammirazione e di venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me." Così scriveva Kant, accingendosi a concludere la sua "Critica della ragion pratica".
La pioggia di questi giorni ci ha impedito di ammirare il cielo stellato, che Margherita Hack ci ha insegnato a scrutare come "un immenso laboratorio di fisica srotolato sulle nostre teste".
Così, per quanto mi riguarda, la riflessione si è ripiegata su quel "dentro di me". Dante insegna che, smarrito nella selva oscura, bisogna scendere negli abissi dell'anima per uscire a riveder le stelle; San Giovanni della Croce, che la fede è notte oscura; il salmista mi ricorda che pur se andassi per valle oscura non dovrei temere alcun male.
Mi piacerebbe saper interrogare le stelle; non al modo di un astronomo o di un astrofisico, bensì seguendo l'esempio di Carl Gustav Jung, che introdusse l'astrologia nella psicanalisi.
Io sono ignorantissimo sia di astrologia, sia di psicanalisi (oltre che di tante, tante, tante altre cose) e devo rimettermi agli esperti, non senza i mille dubbi che usualmente accompagnano le mie lunghe (e spesso demolitive) riflessioni.
Così, dopo aver umilmente tentato di leggere e di ascoltare lezioni a tema, interpello un esperto del settore, collega e soprattutto amico (che ringrazio della sua presenza), chiedendo conferma: per la bilancia (sono nato in ottobre), aprile sarà un mese escremenziale per via di mercurio retrogrado dal 2 al 25, esatto?
Egli mi risponde che, a giudicare da quanto dice Simon(&the stars), aprile è un mese che rappresenterà per la bilancia un vero giro di boa. Un mese in cui prendere decisioni per il prossimo futuro.
Non credo che il mio futuro sarà tanto diverso dal mio presente. Ad essere diversa dovrà essere la chiave di lettura interiore di ciò che sono e di ciò che (mi) accade: vorrei trovare la forza di leggere il mio presente in modo diverso e farlo diventare da un lato meno ansiogeno e pesante; dall' altro, più gioioso e ricco di soddisfazioni personali.
Sono convinto che tutto ciò dipenda più da come io scelga di vivere il quotidiano, non tanto da ciò che costituisca il mio quotidiano - anche se dei progetti paterni per la mia esistenza faccio volentieri a meno, come faccio a meno di tanti altri rami secchi potati e potandi.
Un'altra laurea per resuscitare il cadavere dei sogni svaniti anni fa non ho la forza di farla. Ammesso che abbia senso. Di formare una famiglia (tradizionale o più moderna, che sia) continuo a non averne voglia. Meglio spendere i soldi in fiori, libri, viaggi e mangiate - prima che arrivi un qualche medico e ponga del tutto la parola fine anche a queste ultime, sebbene io prediliga la qualità alla quantità (che non reggo).
Qualche prete mi ricorda ancora che il segno della Croce è l'unico che davvero conta per il cristiano: la bilancia lasciamola al farmacista (e qui scende una lacrimuccia...) e i pesci nell'acquario. L'unica Vergine è Maria e il leone è solamente quello di San Marco.
Anche in questa ottava di Pasqua continuo a chiedermi chi sia il cristiano oggi. Non ritengo modelli da lodare e da imitare coloro che con molta disinvoltura si dicono tali; di alcuni dei quali ebbi esperienza diretta. Tommaso da Kempis mi inviterebbe all'Imitazione di Cristo, non all'imitazione dei cristiani - o sedicenti tali. Anche qua, molti dubbi, che mi portano prudentemente a sospendere ogni giudizio.
Intanto voglio chiudere il post con una citazione di Pablo Neruda, condivisa da una collega come augurio pasquale. "Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati. Ogni giorno". Nonostante tutto.
lunedì 1 aprile 2024
Sant'Ignazio: dalla chiesa alla fava...
Tanto per cambiare, continua a piovere. Gli alberi da frutto emettono i fiori, le api impollinano, ma tutto è reso immensamente triste da quest'acqua, fredda, eterna e greve - direbbe il Poeta - che continua a cadere sullo sfondo di un cielo plumbeo. E resto tranquillamente chiuso in casa a correggere verifiche, leggere o a guardare la tv. Ogni tanto mi alzo per governare il fuoco nella stufa e verso le quattro e mezza metto a scaldarsi l'acqua per il tè - l'infuso delle foglie di Camelia sinensis.
Mi piacerebbe accennare alla chimica del té, ricco di alcaloidi (caffeina, teofillina) e di polifenoli (tannini) che all'aggiunta di qualche goccia di limone sono coinvolti un cambiamento di colore: il liquido scuro diventa chiaro. E' un tipico viraggio di un indicatore acido-base naturale.
Intanto il gatto riposa rannicchiato sulla poltrona. Nel video sotto lo vedete giocare, mentre la voce in sottofondo - quella del doppiatore di un dotto personaggio di una serie tv americana - racconta l'importanza della cerimonia del tè nella tradizione del Giappone.
Dubito che in vita mia mi spingerò tanto lontano: primo, perché la famiglia mi ha condannato all'ergastolo nell'odiato e piovoso paesello; secondo, perché occorre una certa disponibilità economica e da insegnante non guadagno così tanto da pensare a un viaggio di piacere nel Sol Levante; terzo, perché il giorno che metterò da parte il tanto sospirato gruzzolo sarà per recarmi verso altri luoghi che hanno la priorità.
QUI parlavo delle Ande, una delle mete da me agognate, ma prima ricordavo il gesuita Kamel, missionario nelle Filippine, dal cui nome deriva quello del genere botanico Camelia. Non fu lui a scoprire tale genere, ma il buon Linneo volle ricordarlo per il suo impegno di botanico.
Kamel descrisse invece la fava di Sant'Ignazio (Strychnos ignatii), un'albero delle Loganiacee che emette dei fiori bianchi, profumati, a cinque petali. Il frutto ha forma e dimensioni piriformi; contiene dei semi bruni, di forma prismatica irregolare, noti come fave di Sant'Ignazio. Tali semi sono ricchi di alcaloidi quali brucina e stricnina.
Tali alcaloidi sono estremamente velenosi, causano convulsioni, opistotono e morte per asfissia, e per questo le piante che li producono, appartenenti tutte al genere Strychnos (es. Upas tieuté; Nux vomica), furono usate dagli indigeni per avvelenare le punte delle frecce.
Estratti delle medesime furono commerciati come topicidi e qualche volta impiegati a scopo omicida, per eliminare il coniuge o altre persone sgradite. Mia nonna ne storpiava il nome in un dialettale strachenina.
Gli studi sugli effetti fisiologici di queste sostanze furono condotti, per oltre trent'anni, anche all'Istituto Superiore di Sanità in Roma e meritarono al ricercatore italo-svizzero Daniel Bovet il premio Nobel per la medicina nel 1957.
Lo studio degli effetti convulsivanti della stricnina hanno permesso di chiarire il meccanismo dell'inibizione post sinaptica mediata dalla glicina, della quale l'alcaloide è un antagonista selettivo competitivo.
Analoghe considerazioni si possono formulare per la brucina, che per il chimico organico è una 2,3-dimetossi-stricnina: anch'essa compete con la glicina per i canali del cloruro, impedendone l'ingresso all'interno della cellula.
sabato 30 marzo 2024
Un respiro per l'anima...
Nell'affresco che domina il soffitto, il pittore Andrea Pozzo raffigura Gesù che, abbracciando la Croce, accoglie Sant'Ignazio in cielo.
La luce della Grazia risplende e riflettendosi attraverso il Santo e i suoi compagni si propaga con la Chiesa a tutti i continenti e a tutte le genti.
Tale luce giunge fino al confessionale di padre Felice Cappello, nato a Caviola un secolo e qualche giorno prima dello scrivente. Divenne sacerdote a Belluno, professore di diritto canonico e poi padre gesuita, all'età di quarantacinque anni. Morì all'età di quasi ottantatre anni guadagnandosi la fama di "confessò dde Roma".
Ecco, nel suo confessionale, la stola, l'abito e il ritratto che ne immortala il volto sorridente. Una serie di pannelli ne racconta la vita, l'opera e la carità che suggeriva anche al giovane sacerdote fresco di ordinazione: "... non usi mai la severità. Il Signore non la vuole. Dia sempre la soluzione che permetta alle anime di respirare".
Uno dei precetti generali della Chiesa, per le persone di oggi un po' desueto, invitava un tempo il fedele a "confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua". Dopo aver percorso il cammino quaresimale, l'anima muore al peccato con Cristo sulla Croce e risorge a una vita nuova nella grazia del sacramento. Così si insegnava una volta.
Quindi sono arrivate altre mode, per cui la confessione è stata ridotta a una scusa perché il prete possa sapere i tuoi affari o quelli di chi ti è vicino - e i confessionali si sono svuotati.
Poi è arrivato un aggiornamento della morale, per cui il peccato non esiste (e se non esiste il peccato, non esiste nemmeno la grazia, quindi non c'è redenzione...) ma bisogna imparare a comportarsi bene, a correggere i difetti, a non leggere i giornaletti, a non trastullarsi in solitudine, a non dire le parolacce, a non rubare la merenda al compagno di banco... e tutto intanto è finito là perché a tempo di uattanciù si sono svuotate anche le chiese - a meno che non ci siano opere d'arte da andare a vedere o concerti da sentire.
Chiedo ai veri cristiani (io notoriamente non lo sono e non lo posso essere): quale Pasqua festeggiate allora, domani? Per quale scopo Cristo sarebbe morto e risorto? Per fondare una multinazionale dell'immobile di lusso? Per offrire qualche occasione di vestirsi elegantemente e criticare con velenosa ma devota acrimonia chi non lo fa? Per stilare l'hit parade della predica più bella?
"Gagliardo don Fulgenzio, ma preferisco padre Galdino... ha una voce più gradevole e la tiene più corta! L'altro monsignore invece sputacchia e borbotta e non si può ascoltare, per non parlare del vecchio canonico che è davvero noioso... è proprio rimasto di una volta!"
Meglio il silenzio e la contemplazione. Di quello che volete e che più vi si confà. Magari ci aiuta in questo Domenico Zipoli, musicista e anch'egli gesuita e missionario, con la sua Prima Elevazione.
Pur essendo a casa, nel mio studio, io immagino di ascoltarla inginocchiato nella Cappella del Crocifisso presso la Chiesa di Sant'Ignazio a Roma in un giorno senza turisti che non esisterà mai. Almeno per me.