venerdì 26 febbraio 2021

Libero e leggero come... l'etilene!

Quando si dice "Marghera", risuona quella "r" così caratteristica e inconfondibile che è impossibile da dimenticare, per chi l'ha udita almeno una volta: e io l'ho udita ben più di una volta, quella "r", anche in parole amorevolmente veneziane, come "spritz" (o meglio "spriss") e il classico intercalare "ghesboro".

Quando si legge "Marghera", normalmente è per qualche avvenimento connesso alla centenaria zona industriale, della quale molto è stato scritto e sulla quale non mi dilungo: come ogni luogo, anche Marghera ha i suoi poeti, i suoi cantastorie, i suoi fotografi, i suoi storici locali, i suoi studiosi, le sue leggende.

Ho letto in questi giorni il romanzo "Cracking" di Gianfranco Bettin, sociologo noto per i suoi studi e le sue pubblicazioni: è un'opera recente, pubblicata da Mondadori.

Al di là della storia, dei personaggi, delle descrizioni, delle ambientazioni su cui non mi dilungo (lascio al lettore il piacere di scoprire il romanzo, che si legge tutto d'un fiato) ho apprezzato molto il riferimento calcistico a Ivano Bordon - portiere dell'Inter e secondo di Zoff ai mondiali dell'82.

Vi regalo la foto di una pagina (che l'autore mi perdoni): quella dove è evocato l'impianto del Cracking per l'etilene, cuore del petrolchimico a partire dagli Anni Settanta e - per l'epoca - qualcosa di grandioso e di avveniristico.

Quei "pomodori", insieme alle "panoce" e alla "marijuana" sono evocati nel ritornello delle celebre canzone dedicata alla località veneziana dai Pitura Freska: Marghera sensa fabriche sarie pi sana...

L'ultimo pensiero va a un ricordo personale - molto personale - che ci sposta nel tempo a circa vent'anni fa e nello spazio in piazza Campedel a Belluno, presso il tavolino di uno dei tanti bar (ricordo bene quale, ma non importa). 

Ero intento a sorseggiare un caffè con una ragazza con cui mi vedevo allora, studentessa universitaria impegnata in un percorso di tipo tecnico, la quale mi raccontava che la settimana successiva sarebbe andata in visita al Cracking di Marghera come "viaggio d'istruzione" per il corso che stava seguendo. 

La cosa mi sorprese tanto (e anche per questo ricordo particolarmente l'episodio): come si poteva andare in "gita" in un posto simile? Preciso che allora, mentre cercavo di purgarmi da una certa visione delle scienze inculcatami negli anni del liceo, ero impegnato in studi filosofici e teologici: mai avrei immaginato che - molti anni dopo - mi sarei brillantemente laureato in Chimica e che in "gita" a visitare un impianto industriale ci sarei andato pure io (non il Cracking, però), animato da curiosità e rinnovato interesse per il mondo degli atomi, delle molecole e dei catalizzatori - mondo che si rivelò essere ben diverso da quello predicato nel nulla della città di provincia.

Quella fu l'ultima volta che la vidi - specie dopo che il prosieguo del discorso, il quale si era spostato dalla gita al Cracking ad argomenti come matrimonio e quant'altro. 

Fu un vero cracking di un rapporto che mi rese leggero, come l'etilene che si libera quando la virgin-naphta è riscaldata a 900°C per una frazione di secondo, poi raffreddata per subire un lungo e complicato processo di separazione in quella selva di tubi e di colonne che ammirate nella penultima foto sopra - mentre l'ultima è un'immagine aerea opera del caro amico Nicola

Il mio cracking è stato assai più semplice, anche se a quella ragazza - ormai donna - auguro di cuore tutto il bene e la felicità che desidera.

martedì 23 febbraio 2021

Keats, tra poesia e medicina

Ricorre oggi, 23 febbraio 2021, il bicentenario della morte di John Keats (1795-1821). Tale ricorrenza merita di essere celebrata sia dal mondo letterario sia da quello medico. Di lui, da liceali, avremo sicuramente letto "L'ode su un'urna greca":

Keats nacque a Londra da una famiglia modesta e scoprì la sua vocazione letteraria nell'adolescenza. Fu assistente medico al Guy Hospital, dove però non riuscì ad appassionarsi alla professione, che abbandonò nel 1817 per dedicarsi completamente alla poesia. 

Dopo un anno creativo assai fortunato (1819), un rapido declino fisico lo costrinse a lasciare Londra e trascorse a Roma i suoi ultimi mesi alla ricerca di sollievo dalla malattia che lo stava uccidendo: la tubercolosi

Il medico che lo prese in carico fu Sir James Clark (1788-1870) che, durante un soggiorno a Parigi nel 1819, era diventato un precoce e convinto sostenitore dello stetoscopio di Laennec. Sicuramente ne ha portato una versione a Roma e molto probabilmente l'ha usata per auscultare i polmoni di Keats. Ciò non è stato sufficiente per impedire la morte del giovane poeta, avvenuta nel suo alloggio a Piazza di Spagna (26). 

Keats fu tumulato in una tomba senza nome nel cimitero acattolico di Roma, con il seguente epitaffio:

Nondimeno, Keats divenne uno strumento inconsapevole e sfortunato per quel primo passo diagnostico in avanti nella titanica lotta medica contro la consunzione. Come affermò Clark nel 1820, difendendo lo stetoscopio dalla critica: "Conoscere la natura e l'estensione di una malattia è sicuramente il primo passo nel nostro progresso verso l'adozione di mezzi razionali di cura".

FONTE: articolo di Luca Borghi.

domenica 21 febbraio 2021

Dall'eroe alla velocità...

Dedico un altro breve post ai G-Shock, la mia serie di orologi "preferiti", realizzata da Casio e molto apprezzata per la robustezza, le linee aggressive e le molteplici funzioni

Il primo g-shock immesso sul mercato è il DW-5000 e il secondo è il DW-5100: risalgono al 1983 - anno di nascita di mio fratello, tra l'altro. Il primo e - soprattutto - il secondo modello non hanno ottenuto il successo sperato in termini di vendite: il terzo modello, DW 5200, immesso sul mercato nel giugno 1984, invece è stato un trionfo commerciale, forse grazie a una bella pubblicità in cui un giocatore di hockey ha utilizzato il G-Shock come un disco da colpire. 

Il DW-5200 ha salvato la serie G-Shock dall'essere terminata: quindi è anche soprannominato "The Hero" in quanto è grazie a questo modello e al suo successo che abbiamo i G-Shocks anche oggi. DW 5200 è l'eroe salvatore di una linea fortunatissima!

Il DW-5200 è praticamente identico ai modelli precedenti, stesso modulo, dimensioni e tutto, l'unica differenza sussistente è che il design del quadrante differisce se paragonato ai modelli precedenti e successivi.

Oggigiorno sono pochissimi questi vecchi modelli anni Ottanta ancora al polso di qualcuno nell'uso quotidiano. 

Personalmente non ho mai incontrato qualcuno con un G-Shock così vecchio: il modello più vecchio in mio possesso è invece il DW 5600, chiamato anche "Speed" per il fatto che Keanu Reevs lo indossava nell'omonimo film. 

Uso questo modello nello stesso modo in cui uso tutti i miei orologi vintage: perché questo è il loro scopo e sarebbe una "tragedia" se lo mettessi via, dimenticandolo in un cassetto. 

Non è un orologio sensibile, quindi - batteria a parte - penso che sopravvivrà per altri 30 anni - forse 40 - con facilità. La versione in mio possesso è perfettamente funzionante; nonostante l'età, la cassa e il cristallo sono in buone condizioni: che ne dite?

sabato 20 febbraio 2021

Fenicotteri e ciminere


In settimana, nel ciclo di lezioni dedicate all'educazione ambientale e alla sostenibilità, ho dedicato una parte del mio tempo a raccontare la nascita dell'insediamento industriale di Priolo, tra industria "pesante" e inquinamento, tra lavoro e diffusione di tumori, tra ciminiere, colonne, tubi e serbatoi che si stendono lungo la costa per oltre 40 Km.

Alla nascita di quegli impianti, il regista Ermanno Olmi aveva dedicato un film giovanile, di cui avevo parlato QUI, mentre alla ricostruzione degli stessi, dopo un grave incidente accaduto nel 1985, diversi artisti avevano partecipato alla realizzazione del film documentario Icam - 300 giorni.

E nel bel mezzo di quegli impianti, in un oasi naturalistica, nidificano pure i fenicotteri rosa: ecco qualche immagine dei fenicotteri, ripresa nella Riserva LIPU - Saline di Priolo durante la stagione riproduttiva del 2017. Si tratta di un piccolo video, dura circa 4 minuti, che riassume 5 mesi dei fenicotteri: dalla parata nuziale alla costruzione del nido, dalla schiusa delle uova alle lezioni di volo dei giovani fenicotteri...


Un boom di nascite di fenicotteri è stato osservato anche lo scorso anno (estate 2020) e la cosa salì alla ribalta dei tg nazionali. D'altronde, essi hanno scelto una delle zone più inquinate d'Italia per potersi riprodurre: evidentemente, solo là trovano la tranquillità necessaria. Forse.
 

lunedì 15 febbraio 2021

Harris, Rutherfordio e Dubnio

La scoperta di un elemento è un evento piuttosto raro. Sfidando le aspettative razziali e accademiche, James A. Harris ha svolto un ruolo di primo piano nella scoperta di ben due elementi.

Harris, nato a Waco il 26 marzo 1932, ha conseguito la laurea in chimica nel 1953 presso lo Huston-Tillotson College di Austin, in Texas. Ha poi prestato servizio nell'esercito degli Stati Uniti, guadagnando il grado di sergente. 

Dopo il suo onorevole congedo dall'esercito, ha lottato per trovare lavoro come chimico a causa della discriminazione razziale, poiché la maggior parte dei potenziali datori di lavoro non accettava che un uomo di colore, quale Harris era, fosse qualificato per lavorare nella scienza. Harris superò questi ostacoli e ottenne un lavoro come radiochimico presso Tracerlab, Inc. a Richmond, CA, nel 1955, dove lavorò per 5 anni.

Il suo lavoro più degno di nota è stato però al Lawrence Berkeley National Laboratory negli anni '60 e '70. Nonostante non avesse un dottorato di ricerca, Harris prosperò nel laboratorio nazionale, guidando il gruppo di produzione di isotopi pesanti come parte della divisione di chimica nucleare. 

Il suo compito principale era preparare i target per la scoperta di elementi pesanti. Questi sono i materiali che gli scienziati bombardano con particelle elementari e nuclei di altri atomi per forgiare nuovi elementi. Mentre lavorava con Harris per produrre elementi pesanti, il famoso chimico nucleare Albert Ghiorso una volta notò che il target di Harris era "il migliore mai realizzato per la ricerca sugli elementi pesanti". Un fattore importante nella sua preparazione di successo di questi target è stata la sua abilità nell'esecuzione di separazioni chimiche difficili. Grazie alla persistenza e all'acume scientifico di Harris, il suo team ha scoperto l'elemento 104, Rutherfordio, e 105, Dubnio.

Appassionato di golf, viaggiatore, divulgatore scientifico e devoto padre di famiglia, Harris si è ritirato nel 1988 dopo 28 anni di servizio presso LBNL. Morì nel 2000, lasciando la moglie e cinque figli.

Fonte: QUI

giovedì 11 febbraio 2021

Da Priestley a Darwin

- Per il Darwin Day 2021 -

I nonni di Darwin furono ambedue membri della Lunar Society, quell'associazione di uomini dotti che a Birmingham si ritrovava la sera del lunedì più prossimo al plenilunio: la luce della luna rischiarava il cammino notturno per il rientro a casa.


Oltre ai nonni del più celebre naturalista del XIX secolo, ne facevano parte James Watt, Joseph Priestley, il dottor Withering e altri. In quel circolo di intellettuali si coltivava l'interesse per le scienze naturali e per la politica (in chiave "progressista" e antischiavista, tanto da attirarsi prima il biasimo e poi le ire dei reazionari inglesi, che culminarono nel 1791 con il rogo della casa di Priestley e varie aggressioni ad altri membri).

Erasmus Darwin, celebre filosofo, era il padre di Robert Darwin, medico;  quest'ultimo sposò Susannah Wegwood, figlia di Josiah Wegwood, fabbricante di porcellane con il pallino per la chimica delle argille. Dalla loro unione, il 12 febbraio 1809, nacque Charles Robert.

Le frequentazioni sopra riportate sono utili per ricostruire l'ambiente culturale dove Darwin si è formato ed è cresciuto: quello agnostico della famiglia paterna e quello unitariano da parte di madre - anche se Charles conseguirà una laurea in teologia anglicana a Cambridge (1831), dopo aver frequentato le scuole del tempo (improntate sull'insegnamento delle lingue - più morte che vive, dei classici, della storia e della geografia dei domini britannici) e aver fallito gli studi di medicina (impostigli dal padre) a Edimburgo. 

Durante i suoi anni di studio ebbe modo di conoscere il botanico Henslow, di leggere Lyell e Malthus, Herschel e Humboldt, di accompagnare il geologo Sedwick in una escursione nel Galles.

Il giovane Darwin intanto collezionava coleotteri e minerali e mostrava uno spiccato interesse per la chimica, compiendo degli esperimenti in una rimessa, facendosi assistere dal fratello e stando soprattutto lontano dal padre che non sopportava - tra le varie stramberie di quel figlio così fuori dalle righe - l'odore nauseabondo che si sprigionava dai suoi test-tube (odore per il quale lo stesso Charles fu soprannominato Gas).

Poi vennero il viaggio a bordo del Beagle (1831-1836) e una vita quieta in una vecchia canonica nella campagna del Kent, dove rielaborò pazientemente le centinaia di annotazioni che raccolse in cinque anni straordinari.

Oltre ai resoconti di viaggio, all'Origine della specie (1859), alla Discendenza dell'uomo (1871), all'autobiografia (pubblicata postuma), Darwin scrisse molte lettere ai colleghi naturalisti. 

In una di queste, indirizzata al collega e amico Joseph Hooker, botanico, egli ragionava sull'origine della vita. Il naturalista britannico si era convinto che tutto accadde "in una piccola pozza calda, in presenza di sali ammoniacali, fosforici e sotto l'effetto della luce e del calore... un composto proteico dovette formarsi per andare incontro a cambiamenti sempre più complessi". 


Il giovanile pallino per la chimica evidentemente ancora sopravviveva dentro di lui e lo ha accompagnato fino alla morte, avvenuta il 19 aprile 1882. Nonostante collaborasse alle attività della sua parrocchia (senza comunque partecipare alla funzione domenicale) e col tempo avesse preso le distanze dalla chiesa anglicana ufficiale, professandosi agnostico (cfr. lettera a John Fordyce, 1879), fu tumulato nell'Abbazia di Westminster.

sabato 6 febbraio 2021

Ioduro e catalisi: alcune sottolineature...

QUI, Chiusoli e altri autori approfondiscono il ruolo dello ione ioduro (I-) in alcuni cicli catalitici di reazioni di interesse pratico e speculativo.

Le proprietà uniche dell'anione ioduro gli consentono di essere coinvolto in molti modi diversi nelle reazioni catalizzate dai metalli di late-transition: nell'addizione ossidativa, nella migrazione e nelle fasi di accoppiamento /eliminazione riduttiva, nonché nell'attivazione del substrato

La maggior parte dei passaggi sono accelerati da I- (ad esempio attraverso una maggiore nucleofilicità del centro metallico), ma alcuni sono ritardati, perché un sito di coordinazione è bloccato. 

Lo ioduro soft si lega più fortemente ai metalli soft (nei quali il centro metallico è in basso stato di ossidazione, ricco di elettroni e polarizzabile) come i metalli di transizione più pesanti, rispetto agli altri alogenuri, o ai leganti N e O - donatori. 

Quindi in un ciclo catalitico che include il metallo in uno stato di ossidazione formalmente basso ci sarà meno tendenza per il metallo a precipitare (ed essere rimosso dal ciclo) in presenza di I- rispetto alla maggior parte degli altri leganti. 

Lo ioduro è un buon nucleofilo ed è anche facilmente e reversibilmente ossidato a iodio elementare. Inoltre, atomi di iodio possono svolgere ruoli chiave nelle reazioni puramente organiche che si verificano come parte di un ciclo catalitico. Quindi per comprendere la funzione dello ioduro è necessaria un'analisi attenta, poiché due o talvolta più effetti si verificano in fasi diverse di un singolo ciclo. 

Nell'articolo, ciascuno di questi argomenti è illustrato con esempi dell'influenza dello ioduro da reazioni catalitiche omogenee in letteratura: carbonilazione del metanolo ad acido acetico e reazioni correlate; idrogenazione del CO; idrogenazione dell'immina; reazioni di coupling. Le caratteristiche generali sono riassunte nelle conclusioni.



martedì 2 febbraio 2021

Sentieri nelle Azzorre

Sentieri escursionistici si snodano attraverso la maggior parte del territorio delle nove isole dell'arcipelago delle Azzorre, che costituisce una regione autonoma del Portogallo al largo delle coste dell'Oceano Atlantico. Come arrivarci da turista, è spiegato QUI.

Gli straordinari paesaggi riflettono l'origine vulcanica delle isole, che sono in realtà le cime di dorsali laviche create dal movimento delle placche tettoniche. 

Sull'isola di São Miguel, caldere e laghi scintillanti sono adagiati ai piedi di coni frastagliati di antichi vulcani. Fumarole, sorgenti termali e piscine di fango caratterizzano la valle di Furnas, nella parte centro-orientale dell'isola. Il sentiero intorno alla caldera di Sete Cidades rivela panorami mozzafiato, come quelli nell'immagine.

lunedì 1 febbraio 2021

Back to the future... at school !?

E così oggi ritorniamo in classe, dopo quasi altri tre mesi di DAD - i quali si aggiungono a quelli della scorsa primavera, che ci hanno portato a concludere l'anno scolastico in modo nuovo. Se ci ricordiamo, circa un anno fa sono circolate le prime notizie in merito a un nuovo virus e a metà febbraio abbiamo cominciato a stare chiusi in casa. Da allora, per chi vive nel mondo della scuola, l'acronimo DAD è diventato familiare. Pane quotidiano.

DAD: Didattica A Distanza. Chi l'ha chiamata così, sapeva bene di cosa si trattava: si parla di "Didattica", non di "Scuola a distanza" (anche perché l'acronimo SAD è già triste di suo...). Su di essa è stato scritto di tutto e il contrario di tutto - e molto è stato scritto non sempre in modo pertinente, almeno per il mio modo di vedere - e soprattutto di vivere - quella che personalmente ritengo un'opportunità di imparare e di porsi dinnanzi all'inusuale.

La didattica a distanza si può fare, la scuola a distanza no. La didattica è solo una parte della scuola: una parte importante, ma non esclusiva. Scuola è didattica, ma anche esperienze, convivenza, regole da conoscere e da infrangere, rimproveri da comminare o da condonare, file per andare al bagno al cambio dell'ora, cartacce sotto il banco, esperimenti in laboratorio, provette rotte, uscite nei boschi, spettacoli a teatro, un primo amore, un bacio dopo l'altro, la mononucleosi, un successo che illude o un fallimento che delude, un incoraggiamento che stimola a dare il meglio. 

Io alla scuola (per come l'ho vissuta da discente, a suo tempo, e per come la ricordo oggi, non certamente per come la vivo da docente) rimprovero solo una cosa: la pretesa di essere un momento esclusivo nelle scelte esistenziali di un/una giovane. Non è così. 

E il "guaio" è che lo dico da insegnante: non dirò mai a un mio alunno di non iscriversi a medicina o a giurisprudenza o di andare a lavorare, ma mi limito a dare, della mia materia, la panoramica più ampia possibile per mettere il/la giovane nelle condizioni di scegliere quello che desidera per il suo futuro.

Come docente di Scienze naturali posso spaziare dalla geologia alla biologia, dalla genetica alla zoologia, dalla botanica alla microbiologia, dall'astronomia alla fisiologia umana. Quest'anno, forte del mio percorso formativo, ho ceduto alla tentazione e mi sono concesso una digressione sulla Green Chemistry e sulla chimica sostenibile.

Sotto a tutto questo stanno la chimica, con tutte le sue sfaccettature, la fisica e la matematica. Ce n'è abbastanza per vedere che il mondo della Scienza ha veramente le porte spalancate per tutti coloro che vogliono inserirsi, impegnandosi in studi "duri" ma appaganti. Poi un ragazzo può non appassionarsi a nessuna delle discipline precedenti e quindi decide di fare altro: giurisprudenza, lettere, sociologia, lingue... altri mondi affascinanti.

L'importante è dare gli strumenti per affacciarsi al mondo universitario (o a opzioni di altro tipo, sempre nobili se frutto di adesioni libere e consapevoli), ma mi ripeto sempre che la scelta del futuro dei miei studenti non compete a me: e mi ripeto ciò ricordando di come a suo tempo abbia subito troppo i condizionamenti di un certo contesto (non solo scolastico, ma anche geografico e familiare) del quale porto un pessimo ricordo.

Da ragazzino ero curioso e anche voglioso di studiare: ma studiavo altro, non quello che dovevo. Ore e ore passate in biblioteca a sfogliare libri su libri. E sono felice di averlo fatto. Non avrei tempo, oggi di leggere cose bellissime che ho letto e approfondito allora e che mi sono rimaste: dalle saghe mitologiche nordiche ai drammi di Ibsen, a pagine e pagine di filosofia ai maestri della spiritualità orientale. E anche la Storia della chimica curata da Antonio Di Meo (nell'edizione ENI, che ho trovato anni dopo in una bancarella e che ho acquistato) o certi scritti di Segré.

Da adolescente mi interessavano assai meno il DNA ricombinante, i trasposoni o improbabili teorie sulla mente o ancora indigeribili polpettoni di fisica quantistica e biologia (pseudo)evoluzionista. Non amavo molto neanche i motorini; preferivo spendere qualche soldo in musica: dischi, partiture, lezioni - anche se poi ho preso altre strade (e forse nessuna di esse era poi quella giusta, ma non importa).

E - questo lo scrivo per solidarietà con ... - in quanto ad "assenteismo", ero sempre al limite delle ore, ma mia mamma tollerava (mio padre molto meno), altrimenti somatizzavo in coliche, vomito e diarrea (qualche volta sanguinolenta): mali di cui soffro tuttora e che sono iniziati troppi anni fa: però l'aver sofferto allora mi aiuta oggi a capire adesso le sofferenze altrui, anche se passo per essere un docente abbastanza "rigido" e "severo". E mi sforzo di esserlo da un lato per l'amore alla mia materia e ai suoi contenuti e dall'altro per lo spirito di servizio che mi anima nell'esercizio della mia professione.

Confesso che l'unica cosa che mi riesce davvero difficile (ed è passato ormai un quarto di secolo) è accordare un briciolo di "compassione" - non posso certo dire: "stima", "riconoscenza", "gratitudine" - per certe persone che hanno sfogato le loro suppuranti "ferite esistenziali" seminando tanta amarezza in noi - adolescenti di allora e docenti e professionisti di oggi. La prima cosa che ho imparato dall'incontro forzato con costoro è che bisogna guarire da ciò che ci ha ferito per non sanguinare addosso a persone che non ci hanno tagliato.

Come ho ripetuto più volte in questo blog e altrove, la seconda cosa che ho imparato è a non essere come loro: ed è certo questo un grande tesoro, del quale spero beneficino prima di tutto quelle intelligenze alla crescita delle quali oggi ho l'onore di poter contribuire, cercando di lasciare in esse un'impronta con l'accortezza di non calpestare nessuno.

Per concludere il post e condividere uno spunto di riflessione, ecco una testimonianza autorevole, quella di Tomas Lindahl (n. 1938), chimico svedese e premio Nobel per la Chimica nel 2015 (accordatogli per i suoi studi sui meccanismi di riparazione del DNA).

"At school I had a teacher that didn't like me and I didn't like him. At the end of the year he decided to fail me. The ironic thing is that the topic was chemistry. I have the distinction of being the only Chemistry Laureate who failed the topic in high school!".