mercoledì 30 settembre 2020

lunedì 28 settembre 2020

BRIGHT

Richard Bright Jr. - medico britannico - nacque a Bristol, nel Gloucestershire, il 28 settembre 1789. Egli era il terzogenito di Sarah e Richard Bright Sr. - un ricco mercante e banchiere. Il padre condivise l'interesse per la scienza con suo figlio, incoraggiandolo a considerarla come una possibile strada da intraprendere per una carriera professionale.

Nonostante la vivace intelligenza, i primi anni di studio furono funestati da una salute malferma e da una inclinazione ad abbattersi; solo un fortuito trasferimento in campagna, nella pace della natura, gli permise di rimettersi e di prepararsi agli studi universitari. 

Nel 1808, Bright Jr. si iscrisse all'Università di Edimburgo per studiare filosofia, economia e matematica: in poco meno di un anno e mezzo ottenne i gradi accademici in botanica e in geologia, necessari per accostarsi allo studio della medicina. 

Nel 1810, accompagnò Sir George Mackenzie in una spedizione estiva in Islanda dove condusse studi naturalistici. Rientrato in patria, Bright riprese e continuò ad applicarsi alla medicina presso il Guy's Hospital di Londra. 

Nel settembre 1813 tornò a Edimburgo per addottorarsi con una tesi sull'erisipela contagiosa.

Bright aveva un affetto speciale per l'Ungheria e nel 1815 visse nel castello di Festetics a Keszthely, dove oggi si trova una grande targa, che recita: “Alla memoria del medico scienziato e viaggiatore inglese che fu uno dei pionieri nell'accurata descrizione del lago Balaton". 

Durante gli anni Venti e Trenta, Bright lavorò nuovamente al Guy's Hospital, insegnando, praticando e facendo ricerca medica, accanto ad altri due celebri pionieri della medicina moderna, Thomas Addison e Thomas Hodgkin.

Dapprima si occupò di malattie infettive: vaiolo, tifo (che contrasse egli stesso - sopravvivendo), colera, tubercolosi e sifilide. Quest'ultima era curata con medicamenti a base di mercurio: praticando l'esame autoptico di pazienti luetici egli osservò un accumulo di mercurio nel fegato e nei reni - e per questo cominciò ad occuparsi maggiormente degli organi emuntori. 

La sua ricerca sulle cause e sui sintomi della malattia renale ha portato a identificare e descrivere quella che divenne nota come malattia di Bright: per questo è considerato il "padre della nefrologia". 

Nel 1837 tenne le Conferenze Lumleiane sui "Disturbi cerebrali" e le Conferenze Gulstoniane nel 1833 sulla "Funzione dei visceri addominali" presso il Royal College of Physicians

L'11 dicembre 1858, Bright si ammalò gravemente a causa di complicazioni di malattie cardiache e non fu in grado di riprendersi. Morì a Londra all'età di 69 anni e fu sepolto nel cimitero di Kensal Green. Un suo monumento si trova all'interno della chiesa di St. James, a Piccadilly .

Bright aveva due figli: il più giovane divenne medico; il maggiore, James Franck Bright, uno storico.

sabato 26 settembre 2020

COSMA E DAMIANO

Passeggiando sotto i portici di piazza Campedel, a Belluno, si giunge davanti alla porta d'ingresso della Chiesa di San Rocco. Ai lati della porta, due dipinti mostrano la Trinità tra i santi Rocco e Sebastiano e la Vergine Maria tra i santi Cosma e Damiano.

Di san Rocco di Montpellier ho scritto nell'ultima pubblicazione, frutto dell'ennesima e fortunata collaborazione con il professor Renzo Barbazza: del libretto che ne è scaturito ve ne parlerò in una prossima occasione.

Dei santi Cosma e Damiano cerco di dire qualcosa qui: tuttavia, le notizie sulla loro vita sono scarse. Gemelli e cristiani, nacquero in Arabia. Si dedicarono alla cura dei malati dopo aver studiato l'arte medica in Siria. Spinti dalla fede, praticavano la loro arte gratuitamente. Non facendosi pagare per le loro opere furono soprannominati anàrgiri (dal greco: «senza argento», «senza denaro»). 

Questa attenzione ai malati era per loro uno strumento efficacissimo di apostolato che costò la vita ai due fratelli. Essi furono martirizzati durante il regno dell'imperatore Diocleziano. Anche sulla loro morte le notizie sono confuse. Data e luogo sono incerti. Forse nel 303, il governatore romano li fece decapitare. Probabilmente successe a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria dove i martiri sono sepolti. Un'altra narrazione attesta invece che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. 

Il culto di Cosma e Damiano è attestato con certezza fin dal V secolo. Il 26 settembre è la probabile data della dedicazione della basilica che a Roma porta il loro nome, edificata da Felice IV (525-530). 

Di loro si fa memoria nel Canone romano e il culto ebbe ampia fortuna fino a tutto il Rinascimento. 

Sono venerati quali patroni dei medici (con san Luca), dei farmacisti (con san Giovanni Leonardi), dei parrucchieri.

sabato 19 settembre 2020

QUALCHE SCATTO...

... dei nuovi inquilini a quattro zampe ...






... anche nel momento del bisogno!


E dopo un po' di allenamento... 




... ci si riposa un poco.


- To be continued -

giovedì 17 settembre 2020

Riassunto della prima settimana...

Ho cominciato "bene" la prima settimana di scuola. Lunedì mattina, lezione. Lunedì sera: febbre a 38°C. Si aggiungono altri sintomi - non respiratori ma intestinali. Martedì mattina avviso la scuola della mia assenza, chiamo il medico e parte la "trafila Covid" - anche se non di Covid si tratta.

Mercoledì mattina, coda in drive in all'ospedale per il tampone (che sarà negativo); nel frattempo mi sono chiuso nel mio appartamentino in campagna nel più completo isolamento, che ho trascorso tra il letto, il bagno e le immancabili puntate del dottor House.

Qua e là, qualche lettura leggera: libri a tenermi compagnia non ne mancano e ogni tanto poi un'occhiata a facebook la si dà, trovando anche là - strano ma vero - cose interessanti.

Riprendo in questo breve post il seguente appunto del prof. Enrico Galiano, di qualche giorno fa: 

"La questione è semplice: ci sono insegnanti negazionisti. Intendo proprio dire insegnanti che affermano che il virus non esiste, che è una bufala architettata per controllarci. Anche insegnanti di scienze, eh. Giuro."

Anche per il manzoniano don Ferrante la peste non esisteva: non era accidens, non era substantia, quindi non poteva esistere. E morì come un eroe di Metastasio maledicendo gli astri. 

Ah! Gli eroi di Metastasio muoiono più o meno come nel seguente video. Non dite che muoiono di noia: forse si dimenticano di respirare, tra una nota e l'altra.

Comunque sia, un insegnante non è un ricercatore e non è un legislatore: nel suo ruolo di funzionario/pubblico ufficiale non si interroga sull'esistenza del virus, ma deve applicare i regolamenti, far si che gli studenti interiorizzino le norme e, certamente, anche discuterne il perché in classe. 

Il Covid è un'occasione per parlare di storia e di geografia, per ritornare all'educazione civica, per approfondire alcuni concetti chiave della microbiologia medica, per imparare che i virus applicano alla lettera il principio dell'uguaglianza. Colpiscono tutti, indistintamente: il ricco e il povero, l'ignorante e il dotto, chi sta a nord e chi a sud, chi ad est e chi ad ovest... 

Noi possiamo difenderci e difendere il nostro vicino curando noi stessi con gesti semplici: la mascherina, il lavaggio delle mani, la distanza. Cose che non sono nuove ma che sono state dimenticate: costituiscono i medesimi suggerimenti che sui libri di scuola di nonni e bisnonni venivano prescritti per evitare la diffusione del mycobacterium tubercolosis

Poi c'è la questione vaccino, sulla quale si scrive di tutto e il contrario di tutto e per la quale ho già ricevuto insulti e minacce. Vi regalo questa perla dalla campagna elettorale delle scorse settimane:


Cosa sia la luciferasi, lo avevo accennato QUI: ebbene, come vedete leggendo il post, non ha nulla a che vedere con angeli ribelli e caduti che preferiscono regnare all'inferno piuttosto che servire in paradiso, come scriveva Milton nel satan's speech da The paradise lost

La precedente immagine si accompagna bene a questa:


Come sulla questione vaccino, anche sulla questione microchip glisso. Già se ne scrive su altri siti. Tuttavia, non faccio mistero del fatto che tutto l'entusiasmo tecnologico di Musk, con molte sue idee, non riesce a conquistarmi. Neanche un po'. Parafrasando Milton, meglio regnare in mezzo alla Natura che servire nella Tecnologia. O peggio, farsene schiavo.

sabato 12 settembre 2020

I sintagmi anatomici del Vesling

QUI trovate in forma digitale la versione integrale del "Syntagma Anatomicum", opera di Johannes Vesling (1598-1649), latinizzato in Veslingius. 

Nato a Minden in Vestfalia da una famiglia cattolica, fuggì verso l'Austria per non incorrere nelle persecuzioni religiose. Si laureò a Vienna e successivamente compì un viaggio nel Mediterraneo orientale, a Gerusalemme e in Egitto. Divenne medico personale del diplomatico Alvise Corner (1588-1641): nel 1628 ritornò con il nobile a Venezia ove si stabilì. 

Nella città lagunare tenne lezioni di botanica, forte delle conoscenze maturate osservando e catalogando la flora nei paesi che aveva visitato. Alle lezioni accorsero molti studenti dall'Università di Padova: tanto era il prestigio che aveva guadagnato e che si era diffuso nell'entroterra.

Nel 1632, dopo la terribile pestilenza che colpì anche i territori della Serenissima, Vesling lasciò Venezia per salire in cattedra a Padova, avendo come assistente Johannes Wirsung (lo scopritore del dotto pancreatico principale) e, tra gli allievi, Thomas Bartholino (che compirà importanti osservazioni sul sistema linfatico).

Nel 1648, compì un viaggio a Creta. Provato dalla fatica, ritornò a Padova e morì. Fu sepolto tra molti onori nel chiostro di Sant'Antonio.

Il suo trattato di anatomia, richiamato in apertura del post, completato dal frontespizio e dalle ventiquattro incisioni di Giovanni Georgi, ebbe molta diffusione e fortuna: fu tradotto in molte lingue.

La prima edizione in lingua italiana delle tavole anatomiche di Vesling, completata da una sintetica spiegazione dell'anatomia, fu pubblicata per i tipi di Conzatti, a Padova, nel 1745. Si trovano ancora edizioni di queste tavole agli inizi del XIX secolo.

Fonte delle informazioni: Enciclopedia Italiana.

PS: notate questa sezione dell'encefalo, che mette in evidenza gli ippocampi (H), il chiasma ottico (V) e altre strutture della "base del cerebro"...

venerdì 11 settembre 2020

Parigi, Hotel Dieu: tra chirurgia e chimica organica

"Hôtel Dieu" (letteralmente, "L'ostello di Dio") è un termine che in Francia era utilizzato - a partire dal VI sec. - per indicare strutture di accoglienza, gestite dal vescovo locale, tramite i suoi funzionari, e destinate prima ad accogliere viandanti, pellegrini e poi malati.

L'Hôtel Dieu di Parigi fu fondato nel 651 - è l'ospedale più antico della città - e si trova sul Parvis du Notre Dame, insieme al suo vicino più prestigioso, la Cathédrale Notre Dame de Paris, fondata tuttavia oltre quattro secoli dopo.

Conformemente al significato originale del termine "ospedale", l'Hôtel Dieu si occupava dei malati, anche se fu fondato più come rifugio per i poveri e continuò ad esserlo fino agli inizi del XIX secolo. A quel punto della sua storia, tuttavia, aveva guadagnato una terribile reputazione e al momento della Rivoluzione, nel 1789, un quarto degli ospiti ammessi morì spesso di malattie contratte all'interno delle sue mura.

Originariamente situato dall'altra parte del Parvis, l'Hôtel Dieu è cresciuto in modo non programmato e piuttosto caotico; distrutto da incendi più volte, evocati in diverse opere pittoriche, esso fu ricostruito per l'ultima volta nella sua posizione attuale, dall'altra parte del Parvis, tra il 1867 e il 1878, nell'ambito della ristrutturazione di Parigi curata dal prefetto Haussmann.

Fu solo nell'Ottocento inoltrato che l'ospedale iniziò a versare la sua reputazione come luogo per guarire le malattie e divenne il centro di riferimento dove le persone potevano essere trattate, curate e qualche volta guarite.

Nelle sale e nei corridoi dell'ospedale praticarono celebri chirurghi, come Ambroise Paré, e medici, come Pierre Joseph Desault, i suoi allievi Xavier Bichat (considerato il padre dell'istologia, introdusse l'idea di "tessuto") e Giuseppe Forlenza (celebre al tempo per il suo modo di trattare la cataratta), Guillame Dupuytren (chirurgo) e Joseph Recamier (il primo a parlare di "metastasi" per i tumori maligni); Armand Trousseau, noto per il segno di malignità collegato a certi tumori endoaddominali (che gli permise di diagnosticare a sé stesso il cancro al pancreas che lo portò alla morte: nel disegno sotto fu ritratto da Dieulafoy, un allievo accorso al suo capezzale); Dieulafoy e Hartmann (ambedue chirurghi e studiosi delle malattie del tratto gastrointestinale). 

Infine, anche il chimico e farmacologo Marc Tiffeneau lavorò all'Hôtel Dieu come direttore della farmacia: egli è noto per aver scoperto la reazione con l'acido nitroso che trasforma un amminometil-cicloalcanolo a n atomi di carbonio in un chetone ciclico a n+1 atomi di carbonio, con eliminazione di azoto e di acqua.

Oggi l'Hôtel Dieu dispone di 350 posti letto ed è dotato di un importante pronto soccorso, di un reparto specializzato nella ricerca e nel trattamento del diabete e di un reparto di oftalmologia, che si occupa di emergenze oftalmiche, chirurgia e ricerca.

mercoledì 9 settembre 2020

FICATUM... :P

Esame. Il professore chiede: che organo è quello rappresentato (nella figura sotto)? Lo studente annuisce. Il professore cerca di dare un suggerimento: "F...". Lo studente annega lo sguardo nel vuoto. Il professore: "Fe...". Lo studente s'illumina, gli occhi lampeggiano e risuona la risposta: "FEMORE".


Lasciamo stare l'esito dell'esame e parliamo del fegato, risposta corretta al quesito posto dal professore: focalizziamo la nostra attenzione non tanto delle sue funzioni innumerevoli e della complessità delle reazioni che avvengono all'interno degli epatociti, che potete vedere in un'immagine al microscopio elettronico nella foto sotto (tratta da una mia presentazione)...


... sopra vedete invece le cellule di Kupffer, dei macrofagi che fagocitano i corpi estranei e i globuli rossi invecchiati. Al di là delle funzioni del fegato e della sua struttura microscopica, chiediamoci: donde proviene il termine "fegato" ? 
Il termine deriva dal latino ficatum, con riferimento al fatto che il fegato degli animali era cotto con i fichi per ottenere una pietanza prelibata: dico prelibata perché ho provato a prepararla questa sera, adattando la ricetta al gusto moderno. 

Ho impiegato quattro fettine di fegato di vitello, preventivamente lasciate a bagno in vino bianco e aceto con un rametto di rosmarino; tre cipolle bianche, sei fichi freschissimi e molto maturi; olio d'oliva e un bicchiere d'acqua, sale e pepe, un po' di farina.

Per prima cosa ho tagliato finemente la cipolla; l'ho messa in padella, cosparsa di olio d'oliva e bagnata con un bicchiere d'acqua. Poi l'ho lentamente fatta appassire, evitando accuratamente che soffriggesse.


Poi ho preparato i fichi: guardate che belli, colti freschi dall'albero e lavati.


Eccoli, ripuliti e tagliati a dadini piccoli, pronti per essere aggiunti alla cipolla una volta appassita e lasciati stufare con essa per un tempo sufficiente (circa 10-15 minuti), mescolando di quando in quando.


Ora è il momento del fegato, tolto dal bagno: osservate il tessuto di colore rosso e il rivestimento dei vasi sanguigni che lo attraversano, di colore più chiaro.


Questa foto rende forse meglio il contrasto cromatico e mostra l'intreccio dei vasi che si ramificano fino a raggiungere le cellule.


Le osservazioni anatomiche sono durate pochi minuti: ho tagliato il fegato a dadini di non più di un centimetro di lato. Ho raccolto i dadini in una fondina, ho spolverato il tutto con la farina e, dopo aver amalgamato ben bene, ho poi riversato i dadini nella padella con la cipolla e i fichi. Ho aggiunto foglie di rosmarino, sale e pepe e lasciato cuocere a fuoco lento, sempre mescolando, finché tutto non ha acquisito una consistenza cremosa.


Ho servito con delle semplici patate lesse. La mamma ha gradito, il resto della famiglia era disperso in affari che non mi riguardano.


Squisito!

venerdì 4 settembre 2020

Schweitzer e il rispetto per la Vita

Il 4 settembre 1965 è morto a Lambarené (Gabon) il grande Albert Schweitzer: musicista, filosofo, teologo, medico, filantropo, premio Nobel per la Pace 1953. 

Nato in un piccolo paese alsaziano novant'anni prima, mostrò fin da piccolo una notevole inclinazione per la musica: a cinque anni si accostò alla tastiera. 

Fu clavicembalista, pianista e organista: Charles Marie Widor gli fece conoscere e amare la musica di Bach - autore al quale dedicò una monografia ed edizioni critiche delle sue opere, tra le quali la celeberrima "toccata e fuga in re minore BWV 565". 

Si dedicò agli studi di filosofia e di teologia, ricercando una nuova via, diversa da quella tracciata da Kant, alla quale si rifacevano i suoi maestri e gli autori a lui contemporanei. Divenne pastore e libero docente di teologia. Aveva tutto quel che desiderava: una posizione, un lavoro, la stima dei colleghi e l'ammirazione di molti per la sua attività musicale e pubblicistica. 

A circa trent'anni d'età, la lettura di un bollettino missionario lo folgorò... 

In otto anni, dal 1905 al 1913, Schweitzer compì gli studi di medicina specializzandosi in malattie tropicali. Durante gli anni di studio conobbe la futura moglie e con lei partì per il Gabon, allora una colonia francese. 

A Lambarené, nel vecchio pollaio di una missione, allestì il suo ambulatorio: visitava, prescriveva e distribuiva medicinali e operava. 

Fu proprio la riuscita di una difficile operazione su di un'ernia strozzata che gli guadagnò la fiducia delle genti alle quali offriva il suo servizio come medico: l'Oganga (= stregone) bianco aveva un coltello che guariva molti mali. Successivamente organizzò un ospedale nella giungla, costruito come un villaggio, dove uomini e animali convivevano: il rispetto per la vita in tutte le sue forme.

In quanto tedesco di origine, durante la Grande Guerra gli fu impedito di esercitare la medicina e fu dichiarato prigioniero. Tornò in Europa e solo dopo la fine dell'inutile strage riprese la sua attività missionaria. L'ospedale, abbandonato, era crollato: tutto doveva essere ricostruito. I finanziamenti? Musica, concerti, conferenze in Europa: e poi di nuovo in Africa a visitare e operare.

Gli amici gli regalarono un pianoforte costruito in modo da resistere al clima umido della giungla: così poteva continuare a studiare anche musica... quando il gatto glielo permetteva!

Con i proventi del premio Nobel costruì il lebbrosario per accogliere i malati del morbo di Hansen, che in Europa si sente nominare solo se si va in chiesa e si ascolta qualche passo del vangelo dove Gesù concede la grazia della guarigione a persone sfigurate da un male orribile ed emarginate dalla società: la lebbra.

mercoledì 2 settembre 2020

La dotòra...

Lunedì 31 agosto abbiamo ricordato i 150 anni della nascita di Maria Montessori, una delle prime donne a laurearsi in medicina in Italia - accanto a Giuseppina Cattani, alla quale ho accennato nel nuovo libro stampato di recente che spero di presentare a breve e di cui dirò in apposito post.

In realtà, molto prima delle dottoresse Montessori e Cattani, tra i monti a nord di Venezia, una donna ottenne l'ambito titolo, anche se in circostanze assai fuori del comune (oltre che quasi fuori dal mondo).

Maria Antonia Talamini (1753-1828) fu la prima donna ad esercitare la professione di medico in Cadore, nel paese di Vodo - che l'ha recentemente ricordata intitolando una via alla sua "dotòra", come riporta QUI la stampa locale.

Moglie di un medico, Gianantonio Talamini Minoto, sposato quando aveva appena diciannove anni, ella lavorò al suo fianco aiutandolo e imparando. 

La signora Talamini conosceva molto approfonditamente la botanica farmaceutica ed era in grado di preparare tisane, decotti, pomate in un'epoca nella quale i medicamenti si facevano attingendo sapientemente alla "farmacia del Signore" e non ancora alle risorse della moderna Chimica Industriale - che sarebbe nata qualche decennio più tardi. 

Dal 1781, rimasta vedova giovane, con tre figli da crescere, ella continuò a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti, curando i pazienti che in lei riponevano fiducia e a lei si affidavano. 

L'invidia di un flebotomo (una figura scomparsa, che potremmo descrivere come colui che praticava i salassi) fece in un certo qual modo la sua fortuna. Egli dapprima la denunciò al Consiglio dei Dieci della Serenissima. Il Consiglio convocò a Venezia la Talamini, la fece imprigionare per esercizio abusivo della professione e la rinviò alla Scuola di Medicina di San Giacomo dall'Orio in Venezia per essere interrogata. 

Maria Antonia dimostrò notevoli e amplissime conoscenze, sia sul piano pratico sia sul piano teorico, tanto di chirurgia quanto di medicina interna e di ostetricia; alla fine le fu accordata la Laurea in Medicina. Era il 19 marzo 1791. Tornata in Cadore, riprese l'esercizio della professione fino alla morte. Le subentrò il figlio Agostino, anch'egli medico.

Alle ragazze e ai ragazzi che domani sosterranno il test d'ingresso a Medicina: in bocca al lupo!