sabato 31 dicembre 2022

Lux aeterna...

Saluto questo 2022 non con il Te Deum, non con la marcia di Radetzki, non con un Valzer di Strauss ma con un toccante Lux aeterna corale adattato sulla musica di Nimrod, brando orchestrale scritto da Elgar per le sue Variazioni enigma.


Lux aeterna luceat eis, Domine:
cum sanctis tuis in aeternum quia pius es.
Requiem aeternam dona eis, Domine:
et lux perpetua luceat eis
cum sanctis tuis in aeternum quia pius es.

La dedica è a tutte le persone che quest'anno si è portato via: tra queste, ieri don Gemo, di cui potete leggere un mio breve grato ricordo personale (pubblicato su un mio social), e il papa Benedetto XVI - un pensatore che ho sempre particolarmente stimato per il rigore della sua riflessione teologica, vero argine contro mode culturali troppo fluide che si agitano all'interno della Chiesa ed esondano facendo danni anche altrove. A proposito, proprio nella prima lettura della messa di oggi, San Giovanni apostolo scrive (1Gv 2,18-21):

Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora.
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.
Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
 

Buon 2023 a tutti.

giovedì 29 dicembre 2022

Pasteur vs Pouchet


Félix Archimède Pouchet fu un medico e biologo francese, fautore della teoria dell'eterogenesi - una teoria della generazione spontanea opposta alle tesi di Louis Pasteur.

Figlio del metrologo Louis-Ezechias Pouchet, Felix nacque il 26 agosto 1800 a Rouen. Fu in gioventù lettore del naturalista Buffon (1707-1788), studiò medicina e ottenne il titolo di chirurgo a Rouen. Completò una tesi sulle solanacee e divenne botanico. Dopo alcuni trattati e memorie, lavorò sulla zoologia. 

Tornato a Rouen, nel 1828, fu nominato professore di botanica al museo cittadino, appena fondato. Nel 1829 tenne corsi di botanica al Jardin des Plantes di Rouen . Il 20 luglio 1834, ha aperto il Museo al grande pubblico secondo un approccio innovativo per l'epoca. Tra i suoi allievi più affezionati vi fu lo scrittore Gustave Flaubert.

Nel 1845 presentò all'Accademia delle Scienze la sua Teoria positiva dell'ovulazione e della fecondazione spontanea nei mammiferi e nella specie umana. Egli fu, con Charles Négrier, uno dei primi ricercatori ad aver descritto scientificamente il meccanismo dell'ovulazione nella specie umana e in altri mammiferi.

Difese poi una teoria della generazione spontanea ("eterogeneità") che sollevò una polemica con gli avversari guidati da Louis Pasteur. 

Nel 1865, dopo sei anni di ricerche, si riconobbe a Pasteur di aver dimostrato la non validità della tesi eterogenea,con un protocollo sperimentale ammesso da Pouchet che impressionò i membri dell'Accademia, tra i quali Claude Bernard - il padre della fisiologia sperimentale. Tuttavia, la controversia si concluderà realmente solo con la morte di Pouchet, avvenuta il 6 dicembre 1872: egli non rinuncerà mai alla sua teoria. 

Le idee di Pasteur trionfarono e quelle di Pouchet vennero screditate. Secondo lui, se i microrganismi fossero nell'aria, ci vorrebbero così tanti germi nell'aria che diventerebbe una fitta nebbia e sarebbe irrespirabile. Inoltre, per Pouchet, l'esperimento di laboratorio non dovrebbe giocare un ruolo essenziale nelle ipotesi scientifiche, anche se ha descritto in dettaglio molte prove effettuate per dimostrare la validità della sua posizione. 

Inventò l'aeroscopio, uno strumento utilizzato per concentrare la polvere, per apprezzarne la natura e per contarla (da non confondere con una telecamera aerea che porta il medesimo nome). 

Nonostante la sua ostinata difesa della generazione spontanea, ha espresso una lungimiranza innovativa in alcune applicazioni della biologia: ad esempio, dimostrando l'importanza di mantenere l'igiene e la qualità del cibo per l'allevamento del salmone.

Fu il padre di Georges Pouchet, biologo, specialista in anatomia comparata di pesci e cetacei.

Riferimenti:

https://it.frwiki.wiki/wiki/Félix_Archimède_Pouchet

https://journals.openedition.org/flaubert/2422

https://www.jstor.org/stable/44447542

https://www.pasteurbrewing.com/pasteur-pouchet-and-heterogenesis/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30386943/

mercoledì 28 dicembre 2022

Il bicentenario di Pasteur

Scrivere l'ennesima biografia di Louis Pasteur (1822-1895) per ricordarlo a duecento anni dalla nascita mi pare inutile: nel web si trova già tanto materiale, inclusa la versione digitale del libro che gli dedicò il maestro Alberto Manzi - che potete trovare comodamente e scaricare gratuitamente QUI.


A scuola ho ricordato ai miei alunni i suoi contributi in ordine alla nascita e agli sviluppi della microbiologia: il caso aiuta le menti preparate - disse ai presenti in occasione dell'inaugurazione dei corsi dell'Università di Lille, il giorno 8 dicembre 1854. Lui era certamente una mente preparata: per studi e per dedizione, ma anche per cultura e capacità di osservare. 

Renzo ed io ricordiamo Pasteur nella conferenza a Tambre, 28.12.21

Già altri avevano intuito l'esistenza dei microbi, prima di Pasteur: Varrone nel primo secolo prima di Cristo, Fracastoro nel sedicesimo dopo Cristo e i microscopisti del secolo successivo. 

Agostino Bassi, giurista italiano appassionato di Scienze Naturali, studiò il mal calcino che affliggeva i bachi da seta, ne individuò la causa in un micete e studiò la trasmissione da un baco all'altro. Alla pebrina, altro flagello degli allevamenti dovuto a un protozoo, dedicò le sue attenzioni anche Pasteur - trasferendosi per un periodo in Italia, ospite di Luigi Chiozza a Cervignano del Friuli.

La Pastorella, di J. F. Millet

Gli studi sperimentali sulla fermentazione, sul colera dei polli, sul carbonchio degli ovini e sulla rabbia sono pagine di storia della civiltà che collocano il suo autore tra i benefattori dell'umanità, anche se spesso e volentieri non sono del tutto originali: ma Pasteur ebbe il merito di operare una sintesi tra quanto era noto nella letteratura del tempo e le sue osservazioni sperimentali, condotte con rigore e umiltà.

Mentre il rigore scientifico non può che essere figlio di una severa educazione, l'umiltà in Pasteur è una virtù che trova le sue radici nella fede. Pasteur era un cattolico devoto in tempi in cui la cultura accademica trasudava positivismo in Francia, idealismo in Germania e nazionalismo in Inghilterra e anche in Italia - che in quegli anni stava conquistando l'unità territoriale, politica e amministrativa. 

Per la sua fede cattolica, gli dedico questa rara e splendida esecuzione del Requiem di Gounod, musicista suo contemporaneo e conterraneo: frequentarono entrambi il Lycee Saint Louis nel Quartiere Latino di Parigi.


Nemmeno Pasteur sarà alieno dai venti del nazionalismo, rifiutando - per amore della Francia - una cattedra a Milano e diventando bandiera della scuola francese di microbiologia, contrapposta a quella tedesca guidata da Koch. Quest'ultimo metteva in dubbio l'efficacia dei vaccini contro il carbonchio e contro il colera dei polli, preparati da Pasteur: efficacia che fu invece provata sperimentalmente anche davanti a una delegazione del governo prussiano.

Le scoperte di Pasteur portarono a un miglioramento delle tecniche di produzione e di conservazione degli alimenti, di allevamento di molti animali, alla produzione di vaccini e sieri: per quello antirabbico fu fondato l'Istituto Pasteur, che divenne una grande scuola di Microbiologia tuttora esistente e operativa a livello globale.

La teoria dei germi spiegava le osservazioni di Semmelweis sull'eziologia della febbre puerperale e ispirò Lister nella pratica dell'antisepsi (e poi dell'asepsi) in chirurgia per prevenire le febbri vulnerarie.

Meno note al grande pubblico sono le ricerche di chimica e di fisica sulle proprietà dei cristalli: si laureò con una tesi sul dimorfismo (capacità di una stessa sostanza di cristallizzare in due geometrie differenti) e approfondì poi quel fenomeno che va sotto il nome di isomeria otticaenantiomeria, scoperto da Biot alcuni anni prima, per il quale concluse che "l'universe est dissymetrique". 


Prendiamo un limone e un'arancia: entrambi agrumi, hanno un aroma differente. Quello del limone è dovuto principalmente a una molecola chiamata limonene, quello dell'arancia all'esperidene

Quale differenza sussiste tra le due molecole? Esse sono formate dagli stessi atomi, legati tra loro a formare gli stessi gruppi funzionali: cambia tuttavia la disposizione spaziale di atomi, legami e gruppi, allo stesso modo in cui le dita di una mano sono disposte in modo diverso a seconda che siano della mano destra o della mano sinistra. Mano in greco antico si dice cheir e alla diversa disposizione spaziale degli atomi si dà il nome di chiralità. In natura la chiralità è una proprietà che riconosciamo in moltissime molecole: zuccheri, amminoacidi, terpeni, etc. 

Anche molte molecole di interesse farmaceutico devono essere prodotte rispettando la chiralità dei recettori con i quali dovranno interagire e in quest'ambito molte sono le linee di ricerca: i lusinghieri risultati di alcune sono stati premiate anche con il Nobel per la Chimica. Nell'insieme, l'ambito della ricerca volto alla sintesi di molecole chirali va sotto il nome di catalisi asimmetrica, di cui accennai QUI. Potremmo considerare Pasteur un lontano apripista anche di questo.

Infine, il nome del nostro scienziato è ricordato in uno degli strumenti più umili e comuni che troviamo nei nostri laboratori: la pipetta Pasteur - quella che chiamiamo volgarmente contagocce. Ricordiamocene ogni volta che apriamo un cartone di latte pastorizzato o stappiamo una bottiglia di birra. Oppure di spumante, visto che il capodanno è ormai prossimo.

domenica 25 dicembre 2022

Buon... quello che volete! Grazie!

25 dicembre. Meteo magnifico, anche se freddo. Mi sono svegliato presto stamattina. Colazione e poi foto del monte Dolada che emerge dalla nebbia del fondovalle - non troppo dissimile, nelle forme, alle cime andine che ho ammirato in fotografia ieri pomeriggio, studiando un vecchio libro di Tony Morrison.

Ecco invece la copertina del vecchio libro che mi ha tenuto compagnia ieri...

Ovviamente, concentriamo l'attenzione su quelle emissioni di colore bianco e diciamo che non di nebbia si tratta, in questo caso, ma di gas vulcanici: come ben sappiamo ricordando le lezioni di geografia della quinta elementare, le Ande concentrano moltissimi vulcani a strato, che eruttano lave per raffreddamento delle quali si formano pomici, ignimbriti e andesiti - rocce magmatiche effusive ricche di silicio, associate a eruzioni esplosive. 

Il libro non parla solo di vulcani, ma di diversi ambienti e paesaggi, dalla Puna ai Salar, dalla Sierra Nevada de Sancta Marta all'Aconcagua, per terminare sui ghiacciai della Patagonia e della Terra del fuego, con numerose concessioni alla botanica e alla zoologia che solleticano - e non poco - la mia curiosità. 

Il pranzo: è stato semplice e normale, eccezion fatta per un antipasto a base di salmone e per il tiramisù finale delle occasioni importanti. Che dire? Il naufragar m'è proprio dolce in... questa teglia!

Felice e sazio, avrei voluto dire "grazie": per il cibo sulla tavola, per la casa, per il lavoro, per l'amicizia di molte persone vicine e lontane... 

Credo che un "grazie" vada detto più spesso. Un "ti voglio bene" (se sincero) anche. Oggi siamo qua e possiamo dirlo, domani non si sa. Non voglio fare discorsi da vecchio menagramo, ma penso a un mio coetaneo che è mancato solamente pochissimi giorni fa: eravamo stati compagni di classe in tempi lontani (e per me non proprio felici, ma non importa). Il suo tempo è finito e mi ricorda che nessuno di noi conosce la propria data di scadenza. Quindi, a tutti coloro ai quali voglio bene: grazie! - e un breve pensiero di R. W. Emerson.

Sul piano più strettamente religioso: ecco la partitura del canto natalizio più bello che si possa ascoltare, mentre condivido - sine glossa - un'altra massima, udita in un'omelia: soltanto l'Amore può stupire la Storia.

Infine, da bravo docente di Chimica (scrivo ciò con molta autoironia e con la consapevolezza di far venire l'ulcera a più di qualcuno e ne godo pure, perché a Natale siamo tutti più buoni tranne Capponi), ci sono anche i compiti per le vacanze

Ecco l'esercizio che ho scherzosamente e pubblicamente assegnato ieri: 

Scrivere nell'ordine indicato i simboli dei seguenti elementi: 

Boro, Uranio, Ossigeno, Neon, Ferro, Zolfo, Tellurio. 

Nel giro di qualche decina di minuti arriva la prima risposta:


Dieci senza lode: l'esecuzione è corretta ma il numero atomico dell'ossigeno è otto e i valori (non richiesti) vanno riportati in basso. Comunque devo dire molto bene, per un laureando in Scienze Politiche che si ricorda del suo ex-insegnante con benevolenza - come tanti altri ex-alunni si sono ricordati e mi hanno scritto in questi giorni: grazie di tutto cuore anche a loro.


Buon proseguimento!

giovedì 22 dicembre 2022

Auguri... anche no!


Nel video possiamo seguire la partitura e ascoltare un'esecuzione molto curata di un bellissimo brano di Beethoven, reso celebre da una vecchia pubblicità, che ne abbinava la musica alle immagini di un camino acceso con qualche amico intento a brindare con un bicchierino di liquore... passione vera!

Da domani pomeriggio sarò chiuso in casa, al calduccio (che bello!) ma non troppo: bisogna risparmiare, e mi risparmierò anche la pena di rispondere ai soliti messaggi di auguri con il refrain di rito: - a te e famiglia. Per cui evitate di mandarmi messaggi di auguri. Detesto le feste e quelle natalizie in particolare.

Riemergerò dalla mia clausura il 9 gennaio: mi aspettano libri da leggere (finalmente), da scrivere, compiti da correggere e la cucina per cimentarmi nella preparazione di piatti che non ho mai fatto. 

Si, dai. Tempo e passione non mi mancano, qualche soldo in più farebbe sempre comodo (soprattutto per pensare a un viaggio) ma per ora mi basta non avere seccature e seccatori tra i piedi. Non mi sembra di chiedere poi molto, no?


PS: godiamoci la bellezza dei cieli invernali, specie le costellazioni!

domenica 18 dicembre 2022

Miserere mei...


Il solenne (e molto barocco!) "Miserere mei, Deus" di Jean Baptiste Lully (1632-1687) accompagna musicalmente questa mia domenica, l'ultima prima delle vacanze e del Natale. 

Ho sempre la famosa bozza da correggere che mi sta aspettando, ho sempre numerose "bozze" di vino da svuotare (in occasione di qualche cena con gli amici che organizzerò dopo il capodanno) e ho un'incaxxatura da sbollire per motivi sui quali non mi dilungo. Pure il buon Rodio fugge nascondendosi sotto il copridivano!


Miserere mei, Deus!- è proprio l'invocazione giusta in queste ore di amarezza che qualcuno mi suggeriva di stemperare con un calice di Amarone. Ho optato invece per un eccellente Franciacorta, venerdì sera. Come diceva Goethe: la vita è troppo breve per bere vini mediocri!


Prosit!

venerdì 16 dicembre 2022

Di Kane in Kane...

In questi giorni, commentando l'uscita della squadra inglese dal mondiale arabo, è al centro della scena Harry Kane, il calciatore che ha sbagliato il calcio di penalty, agevolando la squadra francese nella vittoria.

Vabbé, non di questo voglio parlare: il discorso del post presente si sposta brevemente su Aldo Kane (sopra) - già cecchino della Royal Marine, medico ed esploratore - che è protagonista, insieme al naturalista ed avventuriero Steve Backshall (sotto, di spalle), di interessanti documentari trasmessi in versione italiana su Focus.

I due girano il mondo in luoghi non facilmente accessibili: ghiacciai, deserti, intricate foreste equatoriali. Essi sottolineano come, sulla superficie del nostro pianeta, esistano monti che nessuno ha mai scalato, cascate ancora vergini da violare in kayak, grotte in cui scendere e scoprire tracce ivi lasciate da uomini migliaia di anni fa e poi dimenticate. E poi animali rari a vedersi, anche sui testi specialistici.

Che cosa sta osservando Kane, chinando il capo? Ah già, meno rare sono le sanguisughe, anche se dal vivo io le ho viste solamente esposte sotto formalina in qualche museo di storia naturale...

Mentre scrivo questo, sono seduto al computer, mi aspettano un pomeriggio impegnativo e un weekend chiuso in casa con una bozza da correggere e da mandare in stampa - sono in ritardo di molti giorni. 

Guardando fuori dalla finestra, mentre scende la pioggia, fredda e incessante, penso a come vorrei essere ai tropici a studiare e conoscere cose nuove (e non) intorno alla natura di luoghi per me sconosciuti - se non attraverso documentari, resoconti di viaggio e libri altrui.

Peccato non avere l'età, il fisico, la salute e soprattutto il denaro (che sarà vile quanto volete, ma necessario) per viaggiare; e forse anche il coraggio di lasciare tutto e di reinventare una vita altrove. 

Aspettate, il buon Luigi mi sta chiedendo qualcosa... come sarebbe a dire "Luigi chi?" - Luigi Pirandello, ovviamente!

Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere... vivere una nuova vita solo tua... vivere davvero... ci hai mai pensato? 

- Si, Luigi. Ci ho pensato. Ma il tuo Mattia Pascal mi ha insegnato che è bene non farlo: chi lascia la vecchia via per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. Così recita un vecchio proverbio: ho già lasciato musica, religione, attività giornalistica... che altro?

E poi, nell'epoca dei social network, chi lascia può solo illudersi di lasciare: sarebbe trovato subito, in un modo o nell'altro. Non è più l'epoca di Majorana e la vecchia Merica (sic!) dello zio Toni ha conosciuto, degli europei, civiltà e inciviltà. 

Infine, gli angoli reconditi e incontaminati di questo meraviglioso pianeta non sono certo habitat ideali per un uomo che - da solo - vuol ritrovare sé stesso: potrebbero esserlo per per l'appassionato studioso che desidera aggiungere al libro di scienze naturali una o due righe in più.


PS: scorgete il merlo sullo spoglio ramo del noce?

martedì 13 dicembre 2022

Un museo per l'arte della distillazione

Come ricordavo qualche giorno fa, anche quest'anno sono ritornato a Bassano del Grappa, ridente cittadina veneta in provincia di Vicenza.

Dopo la visita al Museo degli alpini e prima della breve pausa pranzo, la mattinata si è conclusa con una puntata al Museo Poli, dedicato all'antica arte della distillazione e alla fabbricazione della grappa.

Il termine distillazione deriva dal latino stilla = goccia; esso è impiegato per designare una tecnica, assai antica, utilizzata per separare i componenti di una miscela sfruttando i diversi punti di ebollizione di ciascuno. 

Semplificando un po' il discorso, somministrando calore alla miscela contenuta in un recipiente, chiamato cucurbita, il componente che bolle a temperatura più bassa passa allo stato di vapore. 

I vapori che si formano sono raccolti sulla sommità della cucurbita da uno speciale coperchio, detto elmo, che li convoglia attraverso un tubo nel quale condensano e si raccolgono, goccia a goccia, in un apposito recipiente.

La pratica della distillazione si perde nella notte dei tempi: era sicuramente nota ai cinesi, agli indiani, probabilmente anche agli egiziani. 

Gli arabi (su tutti i nomi di Rhazes e Geber) furono i primi a distillare il petrolio e a ottenere il cherosene; oppure ad adoperare questa tecnica per preparare l'alcool e gli acidi minerali

Alcool deriva da un termine arabo che si potrebbe tradurre in italiano con "il leggero", "lo spirito"; e spiriti erano chiamati dagli alchimisti molti preparati ottenuti per distillazione. Così l'acido solforico, spirito del vetriolo; l'acido cloridrico, spirito del sale marino; l'acido nitrico, spirito del nitro; il metanolo, spirito del legno; l'etanolo, spirito del vino; etc.

Al nostro etanolo - in miscela con acqua e aromi a circa il 40% in volume - era dato anche il nome di aqua vitae, acqua di vita, da cui il termine acquavite, prodotta in terra veneta già nel XV secolo. Così un medico del tempo ne decantava le virtù:

Per rettificare questi spiriti, gli alchimisti avevano escogitato il modo di farne passare i vapori attraverso percorsi tortuosi che assumevano le forme di anse e di serpentine, sempre più strette e intricate, come abbiamo visto parlando dell'alambicco del Biringuccio, ricostruito all'interno del museo, di cui dissi QUI. Quell'alambicco lo si ritrova anche al centro della scena nel celebre dipinto di Stradano, La bottega dell'alchimista, del 1570.

In una sala del museo dove erano conservati apparecchi più moderni, due grandi tavole murali celebravano i distillati da tutto il mondo: solo la grappa, tuttavia, è realizzata a partire da una materia prima solida, le vinacce. Distillando direttamente il vino, si prepara invece il brandy - e il cognac, in certe regioni della Nuova Aquitania - Francia occidentale.

Nel 1618, all'inizio della Guerra dei Trent'anni, con il blocco del commercio del vino nei paesi protestanti, cominciò in questi territori la distillazione dei cereali.

Il genever o jenever è un distillato di malto, segale e mais aromatizzato al ginepro; ha origine nelle Fiandre ed è considerato l'antenato del gin inglese.

Per distillazione delle melasse fermentate, ai Caraibi si otteneva il rum (o rhum o ron): i francesi preparavano il Martinique nell'omonima isola.

Oltre alla distillazione semplice, descritta finora, esistono altre tecniche che perfezionano il principio del catturare i vapori generati per ebollizione e condensarli per restituirli allo stato liquido. Tra queste:

  • distillazione frazionata, adottata ad esempio per separare i vari idrocarburi che costituiscono i petroli;
  • distillazione in corrente di vapore, usata nella moderna distillazione industriale della grappa o nella preparazione di oli essenziali;
  • distillazione azeotropica, impiegata per separare un azeotropo (es. miscela acqua-etanolo, benzene-toluene), aggiungendo un terzo componente che smista i due;
  • distillazione estrattiva, attuata aggiungendo un solvente inerte e poco volatile che modifica la volatilità dei componenti da separare, con successivo riciclo del solvente;
  • distillazione distruttiva, praticata ad esempio sul legno o sul carbone fossile per ottenere coke, catrame e materiali volatili - gas di cokeria, idrocarburi aromatici, etc.

venerdì 9 dicembre 2022

L'enigmatico Haber

Fritz Haber (1868-1934) è stato un chimico e accademico tedesco, oggi ricordato soprattutto per tre invenzioni:

- sintesi dell'ammoniaca, da cui si ricavano concimi ed esplosivi;

- guerra chimica col cloro e i suoi derivati;

- Zyklon B.

Meriterebbe di essere ricordato anche per altre cose, come certi studi di elettrochimica applicata e il tentativo di ricavare oro dalle acque del mare per aiutare la Germania a pagare i debiti di guerra. 

Sui libri di storia e di chimica sono invece soprattutto i primi due punti a confliggere. Da una parte, il "Brot aus luft", il pane dall'aria, l'azoto atmosferico trasformato in nutrimento per le piante e quindi per l'uomo. Dall'altra, il cloro e i suoi composti usati come aggressivi chimici durante la Grande Guerra: fosgene, cloropicrina, lewisite, iprite, etc. Ad Haber fu assegnato il Nobel per la chimica riconoscendo l'importanza della prima scoperta, non senza polemiche per essere stato uno dei protagonisti più attivi della seconda.

Negli anni Venti sviluppò lo Zyklon B, come fumigante a base di acido cianidrico. HCN era stato scoperto da Scheele - fu l'ultima cosa su cui lavorò. La possibilità di ottenerlo in grandi quantità facendo reagire ammoniaca e metano su catalizzatori di platino-rodio fu intuita e studiata dall'ingegnere tedesco (nato a Riga) Leonid Andrussow (1896-1988).

Haber studiò la possibilità di far assorbire questo gas su una matrice porosa - come polpa di legno oppure terra di diatomee - e di conservare il materiale ottenuto in confezioni sigillate, da aprire al momento dell'uso.


Lo Zyklon B era stato concepito per essere utilizzato nella lotta ai parassiti che infestavano i magazzini di derrate alimentari. Era prodotto in vari stabilimenti, tra cui lo zuccherificio di Dessau (nella foto sopra), per conto della Società tedesca per il controllo dei parassiti (Degesch). 


I nazisti utilizzarono lo Zyklon B nei campi di sterminio, prima per uccidere i pidocchi che infestavano i prigionieri e trasmettevano loro il tifo esantematico; poi per uccidere i prigionieri stessi nelle camere a gas dei campi di sterminio, dal 1941 al 1945. Ebrei, sinti e rom, prigionieri di guerra sovietici, politici e altri perseguitati dal regime nazista: anche i parenti di Haber, juden come lui - che con l'ascesa di Hitler al potere dovette lasciare il suo incarico a Berlino e morì a Basilea, mentre era in viaggio per raggiungere Gerusalemme.


Un libro di Hans Hunger, pubblicato nel 2007, descrive lo sviluppo del prodotto Zyklon B, la sua fabbricazione nella raffineria di zucchero di Dessau, la sua distribuzione e il modo in cui è diventato uno strumento di sterminio di massa. Una descrizione dell'ambiente nazista a Dessau negli anni Trenta è seguita dalla domanda: che cosa sapeva la popolazione di Dessau?

NOTE

Klaus Weissermel - Hans Jurgen Arpe, Industrial Organic Chemistry, Wiley

https://ldr-network.bo.cnr.it/Bologna/video-lezioni/Fritz_Haber.pdf

https://www.bbc.com/news/world-13015210


giovedì 8 dicembre 2022

Impressioni dal Monte Grappa

In questo post vi racconto che anche quest'anno sono ritornato a Bassano del Grappa, per l'immancabile viaggio d'istruzione dedicato ad approfondire alcuni aspetti della Grande Guerra: per questo al mattino abbiamo visitato il Museo degli Alpini, nei pressi dello storico ponte, e al pomeriggio siamo saliti sul Monte Grappa, ove sorge il maestoso Sacrario militare.

Qualche scatto non poteva mancare, specie dalla cima del Grappa, con la neve. Qualche impressione potete coglierla anche nel seguente video: un invito a riflettere, accompagnati dalle meste note del Preludio in Mi minore, op. 28 n. 4, di Chopin, sulle indicibili sofferenze che ogni guerra reca con sè. 

Nel video, al pianoforte siede la collega di diritto, professoressa (e avvocato) Ilenia Bavasso. Eccoci insieme nella foto sotto, mentre sostiamo di fronte alla collezione di grappe e di liquori, presso il Museo Poli, dedicato alla storia della distillazione, sul quale ritornerò in un prossimo post.

Dalla cima, abbiamo ammirato il tramonto: la neve sui monti a est si è tinta di rosa, mentre la luna si levava in cielo.

Infine, il sole è scomparso a ponente.


Qualche nuvola ne rifletteva però le ultime luci...


La strada per tornare a casa, attraverso le incontaminate Valli di Seren, era ancora lunga (oltre che stretta, ma per fortuna non innevata): e la sera, mentre guardavo in tv Steve Backshall scendere in kayak i fiumi dell'intricata foresta pluviale nel Suriname, l'ultimo pensiero della giornata è stato proprio per quella natura, a tratti ancora selvaggia, che separa il Grappa dal Feltrino.

domenica 4 dicembre 2022

Una patrona, una fidanzata e una birra...

Il 4 dicembre 1863, il chimico tedesco Adolf von Baeyer (premio Nobel nel 1905) sintetizzò l'acido barbiturico a partire dall'urea e dall'acido malonico

Il nome del composto, secondo una leggenda che termina in una birreria, si deve alla santa festeggiata in quel giorno, patrona degli artiglieri (un drappello dei quali festeggiava brindando allegramente nella medesima birreria) ed alla fidanzata di von Baeyer che pure si chiamava Barbara e - guarda caso - lavorava proprio in quella birreria. 

Al di là della leggenda, il nome del composto potrebbe esser più probabilmente derivato dal termine tedesco usato per indicare la barbabietola, fonte naturale di acido malonico, al quale si aggiunse il suffisso che ricordava la reazione con l'urea

Nel 1903 Emil Hermann Fischer e Joseph von Mering prepararono il barbital, il primo vero e proprio barbiturico con azione farmacologica (sulla quale non mi dilungo), che fu commercializzato con il nome di Veronal

Chi non ricorda Svevo, quando racconta di Zeno nel disquisire con il cognato Guido a proposito dell'effetto del Veronal puro rispetto al Veronal sodico? E udire Zeno affermare che il sodio era l'oggetto dell'unica lezione di chimica a cui assistette e che bastò per guadagnare l'accreditamento come "chimico" agli occhi del cognato.

Nel 1912 fu introdotto nel mercato un nuovo barbiturico ad attività sedativo-ipnotico, il fenobarbital, con il nome commerciale di Luminal

Tra il 1950 e il 1960 fu dimostrato che i barbiturici causano dipendenza. Il fenobarbital, il secobarbital, l'amobarbital e il butalbital erano i barbiturici più commercializzati. Alcuni, come il fenobarbital, sono usati come antiepilettici, altri sono caduti in disuso, sostituiti da farmaci più sicuri e meno gravati da effetti collaterali.