martedì 30 gennaio 2024

Febbre alle porte di febbraio...

Oggi e domani sarò a casa, costretto in pigiama da una sindrome influenzale (o parainfluenzale?). Mali di stagione, direte voi. E io che non ho fatto il vaccino antinfluenzale non ne sono immune. 

Rifletto sulla probabile via di trasmissione del virus: non i droplets sospesi in aria, che noi comuni mortali abbiamo imparato a conoscere ai tempi del Covid, ma quelli ben spalmati sui fogli delle verifiche che ho somministrato la settimana scorsa.

Una volta gli scolari ammalati stavano a casa e se superavano i cinque giorni di assenza si ripresentavano a scuola con il certificato medico di riammissione. Oggi, no: bisogna temprare i fisici della gioventù e un raffreddore o un'influenza non possono di certo fermare i futuri lavoratori e soldati d'Italia (anzi d'Europa), che bravi e rudi starnutiscono sul foglio senza portarsi la mano davanti alla bocca, come vorrebbe il galateo (questo sconosciuto!) e come vorrebbe chi quei fogli dovrà raccoglierli e passarli in rassegna. 

Il risultato di cotanta buona educazione si risolve in un paio di giorni di malattia per lo scrivente: come ogni anno, alle porte di febbraio, in corrispondenza dell'incremento del numero di verifiche da correggere, arrivano la febbre, i dolori articolari, il naso chiuso e le notti insonni.

Febbraio... febbre... due termini che si assomigliano e che trovano nel culto della divinità romana Febris, dea della purificazione, la probabile origine linguistica. 

Dico probabile perché non essendo un linguista non faccio affermazioni che poi non sarei in grado di discutere e argomentare: però la ricerca è interessante e ci riporta alla conclusione del calendario romano, che iniziava a marzo e si concludeva con le cerimonie della purificazione in onore di Febris. 

La febbre era considerata dagli antichi archiatri una via di purificazione del corpo; "uno dei grandi mezzi di guarigione" per Ippocrate, al quale è attribuito l'aforisma "datemi la febbre e curerò ogni malattia". Trovate un bell'approfondimento QUI.

Farmacia, paracetamolo, tutto passa e spero presto. E poi libreria, lettura e passa anche il tempo... ma... cos'è quel foglio appeso in alto a destra, sulla porta? 

Oh, cielo! Qualcuno mi ricorda anche che venerdì 2 febbraio alle 18.00 dovrei presenziare alla presentazione di un libro... il mio ultimo libro, "Incoscienze naturali", che trovate a lato.

L'appuntamento è al Mondadori Bookstore di Belluno, più conosciuta come la Libreria degli Eddini. Se Manzoni aveva 25 lettori, io ne avrò 0.25 e sono ottimista: l'unico malcapitato che lo acquisterà, dopo aver letto una cinquantina di pagine (di oltre duecento), chiuderà il volume e lo dimenticherà su uno scaffale. 

Gli altri, si sperticheranno in ovvie critiche (servite con l'incenso, col friggione o col nero di seppia?) senza neanche guardarlo: l'importante è che mi concedano la libertà di non ascoltarli e ho ragioni per dubitare che arrivino a tanto, intrisi come sono di vecchie ideologie - bianche, rosse, nere, verdi, etc. - sempre e ostinatamente antiliberali

Se a Belùn è di moda la critica come secondo sport nazionale (il primo è sempre il giro delle ombre), nel resto del Veneto vale invece il detto: ciavarsene, ciavar e non farse ciavar.

sabato 27 gennaio 2024

Il destino sulla pagina bianca

"Mi sono laureato a Torino nel 1941, summa cum laude, - e, mentre lo dico, ho la precisa sensazione di non esser creduto, a dire il vero non ci credo io stesso, basta guardare le mie mani sporche e piagate, i pantaloni da forzato incrostati di fango. 

Eppure sono proprio io, il laureato di Torino, anzi, particolarmente in questo momento è impossibile dubitare della mia identità con lui, infatti il serbatoio dei ricordi di chimica organica, pur dopo la lunga inerzia, risponde alla richiesta con inaspettata docilità; e ancora, questa ebrietà lucida, questa esaltazione che mi sento calda per le vene, come la riconosco, è la febbre degli esami, la mia febbre dei miei esami, quella spontanea mobilitazione di tutte le facoltà logiche e di tutte le nozioni che i miei compagni di scuola tanto mi invidiavano.

L’esame sta andando bene. A mano a mano che me ne rendo conto, mi pare di crescere di statura. Ora mi chiede su quale argomento ho fatto la tesi di laurea. Devo fare uno sforzo violento per suscitare queste sequenze di ricordi così profondamente lontane: è come se cercassi di ricordare gli avvenimenti di una incarnazione anteriore. Qualcosa mi protegge. Le mie povere vecchie Misure di costanti dielettriche interessano particolarmente questo ariano biondo dalla esistenza sicura: mi chiede se so l’inglese, mi mostra il testo del Gattermann, e anche questo è assurdo e inverosimile, che quaggiù, dall’altra parte del filo spinato, esista un Gattermann in tutto identico a quello su cui studiavo in Italia, in quarto anno, a casa mia.

Adesso è finito: l’eccitazione che mi ha sostenuto lungo tutta la prova cede d’un tratto ed io contemplo istupidito e atono la mano di pelle bionda che, in segni incomprensibili, scrive il mio destino sulla pagina bianca."

(tratto da: P. Levi, Se questo è un uomo - cap. X: esame di chimica. Fonte: QUI)

giovedì 25 gennaio 2024

Tra cielo e terra, miti ed elementi

In questi ultimi e algidi giorni di gennaio, mi ritrovo da un lato ad elargire qualche nozione di astronomia e dall'altro qualche generosa informazione sugli elementi chimici. I lati sono quelli di un muro che divide due classi: una prima ed una terza.

I nomi di alcuni elementi derivano da quelli di oggetti celesti, a cominciare dall'elio, che in greco significa sole. Nel 1868, studiando lo spettro solare durante un'eclissi, il francese Janssen e il britannico Lockyer si accorsero di una riga di emissione che attribuirono ad un elemento sconosciuto e che Frankland ribattezzò con il nome attuale. 

Il nome greco della luna, Selene, ispirò a Berzelius il nome per l'elemento selenio di cui scrissi qualche cosa QUIRimanendo a cavallo tra XVIII e XIX secolo, voglio ricordare ora la scoperta del pianeta Urano (William Herschel, 13 marzo 1781) e qualche tempo dopo dell'elemento uranio (Klaproth, 1789); di Cerere (Piazzi, 1° gennaio 1801) da cui il nome del cerio (Berzelius, 1803); di Pallade (Olbers, 28 marzo 1802) da cui palladio (Wollaston, 1803).

Il palladio è un elemento raro, assai usato nella catalisi per reazioni di idrogenazione, deidrogenazione, cross coupling e carbonilazione: ho avuto modo di studiarlo un po' e di sperimentare con esso, durante i miei studi all'università - quindi in una lontana vita precedente.

In tempi più vicini a noi, anche il nome nettunio fu derivato da Nettuno, come plutonio da Plutone: ma l'anno di scoperta dei due elementi (1940) è assai più lontano rispetto agli anni in cui sono stati osservati per la prima volta i pianeti dai quali riprendono il nome (il primo nel 1846, il secondo nel 1930... ammiratelo in una recente foto). 

Titano è invece il nome, dato da John Herschel, di uno dei tanti satelliti di Saturno che richiama alla memoria, per chi ama gli studi classici, la Teogonia di Esiodo. 

"Per primo fu Chaos e poi Gea dall'ampio petto..."

Unendosi a Urano, Gea generò i titani (i cui nomi ritroviamo in quelli di molti altri oggetti celesti) e poi tutti gli altri dei in un crescendo di violenza che culmina nell'evirazione di Urano da parte di Crono.

Le vicende proseguono poi con il dominio dei titani sul cosmo e terminano con la loro sconfitta finale da parte di Zeus e degli altri dei dell'Olimpo: Poseidone, dio del mare, e Ade, dio dell'oltretomba.

Dai titani (e in particolare dal dodicesimo figlio di Urano e di Gea) prende il nome quell'elemento con Z = 22, scoperto dall'inglese William Gregor nel 1791 nel minerale ilmenite (sotto) e ribattezzato titanio da Klaproth nel 1795, che lo ottenne dal rutilo.

Ricordo di aver studiato a suo tempo questo elemento e i suoi composti seguendo le lezioni dedicate ai pigmenti (il diossido di titanio è il pigmento bianco più prodotto al mondo), all'epossidazione di Sharpless (il catalizzatore è un complesso titanio-tartrato), all'ossidazione dei solfuri organici a solfossidi chirali (reazione studiata tra gli altri dal professor Modena) e agli acidi di Lewis (come il tetracloruro di titanio), senza dimenticare le titanio-silicaliti.

Non ricordo di aver mai fatto un esperimento utilizzandolo, sia all'università sia poi. Poco importa. Ogni tanto discuto con qualche alunno appassionato di ciclismo sul fatto che abbiano usato il metallo per costruire il telaio delle biciclette e della difficoltà di saldarlo. La sua biocompatibilità ne fa il materiale protesico per eccellenza. Personalmente, da qualche settimana ho cominciato ad apprezzarlo anche come materiale per la costruzione di orologi da polso.

domenica 21 gennaio 2024

La buona TV

In queste giornate fredde, anche i nostri animali tendono a voler stare più in casa che all'aperto. Le cimici entrano aggrappate ai ciocchi di legna da ardere e manifestano la loro presenza spargendo il caratteristico e non troppo gradevole (almeno al nostro olfatto) odore. I gatti saltano sul davanzale auspicando che qualcuno apra loro la finestra.


Il buon Rodio - che non ama troppo essere fotografato - si accomoda con me sul divano e passiamo il tempo a guardare documentari e programmi di approfondimento.

Rai uno. Linea bianca. Nel corso della puntata di sabato, il conduttore Ossini intervista un volto a me noto: il dottor Jacopo Gabrieli, glaciologo bellunese e ricercatore del CNR.

Dai ghiacciai passiamo al cuore della montagna, sotto il Gran Sasso d'Italia, ove si trovano i laboratori dell'INFN, con gli apparecchi per le delicate misure necessarie agli studi di astrofisica.


La descrizione degli stessi è lasciata ai ricercatori che vi lavorano.


Ecco l'acceleratore di protoni...


... ed ecco un dettaglio dei sofisticati strumenti con cui si ricercano i neutrini di Majorana.


Che cosa siano i neutrini di Majorana, lo ha accennato il direttore del progetto di ricerca in una breve intervista.


Dal cuore alla cima della montagna, dall'astrofisica all'astronomia, per ammirare le stelle con un telescopio ottico costruito lontano dall'inquinamento luminoso delle città.


Qualche immagine "stellare" la recupero dalla puntata di Geo di venerdì...


... chiudendo con la Nebulosa a testa di cavallo, nella costellazione di Orione, di cui racconterò alcune informazioni ai miei alunni il prossimo martedì.


Linea bianca si è invece conclusa con una concessione alla paleontologia: ecco un'immagine dello schermo della tv sul quale compare un dettaglio dello scheletro di Mammuthus meridionalis, noto come mammut aquilano, conservato nel bastione orientale del Forte Spagnolo a L'Aquila.

Tutto questo per dire che: una buona divulgazione scientifica, in televisione, esiste sia sulla tv di stato, sia sulle reti private. E questo alla faccia di quanti affermano che la televisione è un'invenzione del demonio per dividere le famiglie e per corrompere i costumi morali della gioventù. Un prodotto della tecnica non è in sé ne buono ne cattivo. Dipende dall'uso che se ne fa. E la scelta in merito all'uso compete a chi ha in mano il telecomando, non a quello che lo ha inventato.

Questi due poveri ragazzi lo hanno imparato a loro spese - ammesso che la notizia passata sui media in queste ore sia vera e non ho motivo per dubitarne. Evviva la libertà!

giovedì 18 gennaio 2024

Stradivari a Rio...


Abbiamo smesso di ascoltare le canzoncine natalizie da un paio di settimane e allora deliziamoci con nuovi ascolti musicali che ci consolano un po' di questo freddo umido, tortura di ossa e di articolazioni. 

Nel video sopra,  Viktoria Mullova, violinista, esegue il celebre brano composto da Zequinha de Abreu: Tico Tico. Viktoria è accompagnata da Matthew Barley (violoncello), Joao Luis Nogueira Pinto (chitarra) e Paul Clarvis (percussioni). Stradivari è sbarcato anche a Rio, a quanto pare... 


Si, questo non scatto non proviene da Rio ma dal cortile di casa mia, alle sette del mattino, il giorno successivo alla prima neve (non rimasta). Mi consolerò con una cioccolata? No. Ancora piango. A ritmo di samba

lunedì 15 gennaio 2024

VI: non disturbare...

Per iniziare la settimana, mentre contempliamo i cristalli di ghiaccio disegnare frattali sul vetro della finestra a settentrione, rileggiamo anche il seguente passo che San Paolo indirizza ai Corinti (1Cor 6,13-15.17-20), esaltando il corpo come tempio dello Spirito e deprecando chi lo insudicia peccando d'impurità.

Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.

Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Ora, non voglio fare commento alcuno, sia relativo alla pericope paolina sia al tema che in essa è trattato. Sorrido come il termine impurità sia stato ridotto da una certa predicazione quasi esclusivamente a sinonimo di autoerotismo, quando lo stesso Apostolo dei gentili in un'altra sua lettera parlava di "ogni sorta di dissolutezza" (Ef 4,19), attribuendola ai pagani, estranei alla vita divina. Ogni sorta, non solo quella che fa comodo a certi predicatori per non disturbare. E non ritengo sia attribuibile solo ai pagani...

QUI, un dotto sacerdote cattolico spiega perché il sesto comandamento, da "non commettere adulterio" sia stato generalizzato in "non commettere atti impuri". 

Nel web, diverse persone competenti (sessuologi, psicologi, psicoterapeuti) argomentano a favore del "no fap" portando studi sulle basi biologiche dei benefici ottenibili, che coinvolgerebbero in qualche modo la dopamina


Lascio agli esperti (io non lo sono in modo alcuno e quindi mi avvio a concludere) disquisire di queste cose, ma sorrido di fronte a certe immagini usate per far passare i concetti, come quella sopra stante, trovata nel web: non capisco se quella catena sia un invito a liberarsi da una schiavitù o un rimedio per evitare di cadervi... 

Al solito, da liberale qual vorrei essere, lascio ai predicatori annunciare quel che credono e al resto dell'uditorio scegliere se ascoltare o meno questa o quella voce. Con o senza vincoli, ognuno decida per sé.

sabato 13 gennaio 2024

Urbi et Orbi...

Dunque... come iniziare questo post? Semplicemente annunciando Urbi et Orbi che è giunto il momento di presentare al mondo "Incoscienze naturali", il libro uscito a Roma il 1° marzo  2023 grazie all'editore La Bussola

Trovate il link alla pagina dedicata al mio libro clikkando sulla copertina del libro nell'immagine alla vostra destra. 

Nell'immagine sotto trovate invece i dati relativi alla presentazione.

 

Io sto invece cercando - ma non trovo - i dati relativi all'esatta posologia dell'ansiolitico che mi ha prescritto il medico per i miei attacchi di panico... dieci gocce alla bisogna... ma l'ansia cresce, come nel finale primo del Barbiere rossiniano

In effetti le parole del libretto di Cesare Sterbini descrivono bene il mio stato d'animo...


Il cervello ... non ragiona, si confonde, si riduce ad impazzar! E a proposito di Barbiere, sono passato a trovare il mio per dar corso a un tentativo di risistemazione del look, anche se non specificatamente in vista dell'evento di cui sopra.


Buon weekend a tutti!

martedì 9 gennaio 2024

Stacchetto musicale

In attesa di nuove ispirazioni, vi lascio con Luigi Boccherini  (1743-1805) e il suo quintetto per archi e chitarra. Come dicevo rispondendo a un commento di Annamaria sul post precedente, la chitarra è uno strumento che ha un suo repertorio da conoscere e apprezzare. 

Il suo uso nella musica cameristica raggiunge sorprendenti possibilità espressive da scoprire, come nell'ascolto che vi propongo, ma anche in altre innumerevoli pagine che lascio agli esperti del settore enumerarvi.


Non esistono solo le canzoncine e il fuocherello sulla spiaggia - che vanno anche bene in qualche momento di svago. Abbiamo bisogno di ben altro per saziare lo spirito.

domenica 7 gennaio 2024

Le Ande: segreti e tesori - Ulisse (2006)


Durante le vacanze, oltre ai documentari ricordati un paio di post fa, ho seguito pure le splendide trasmissioni di Alberto Angela. Sopra trovate il documentario dedicato alla Cordigliera delle Ande, luogo infinito che prima di diventare troppo vecchio vorrei visitare anch'io.


Da Piero ad Alberto, lasciatemi dire che la televisione di stato in questi 70 anni ha davvero valorizzato due conduttori e divulgatori scientifici di prim'ordine che continuano a scrivere la storia dell'etere nazionale, soprattutto quando si tratta di raccontare natura, scienza e tecnologia - ma anche arte e cultura nel senso più ampio del termine. 


I due Angela non hanno bisogno di altre presentazioni e commenti. Lasciatemi dire anche che, per un appassionato di orologi come lo scrivente, Alberto potrebbe essere eletto a testimonial della linea di orologi Protrek, quelli con tutte le funzioni dedicate al trekking (che ora ritroviamo anche in molti G-Shock): altimetro, barometro, profondimetro, termometro...


Quello sopra assomiglia a un PRG 240; quello sotto, sempre indossato dal conduttore, sembra un PRW 61.


Questo secondo modello, solare, radio-contrallato, è realizzato in eco-materiali (resine di derivazione vegetale): è oltretutto un pezzo non facile da reperire.


Più unico che raro, direbbe qualcuno con una frase fatta: ma ad essere uniche, per bellezza, completezza e profondità dei contenuti sono le trasmissioni di Alberto, che spero di poter apprezzare ancora e a breve, oltre il Passaggio a Nord-Ovest del sabato pomeriggio. 


Eh si... quella sfocatura in primo piano rivela che, sull'esempio del conduttore, ho finalmente ceduto anch'io alla tentazione di acquistare un Protrek, sebbene di secondo polso: eccovi il PRW 3500 T.


In attesa di qualche attività più consona alla sua concezione originale, per ora dovrà assolvere ad un arduo e doloroso compito: segnare l'ora del ritorno. Domani...

sabato 6 gennaio 2024

Un'opinione...

In un tempo ormai lontano, quando ancora frequentavo parrocchie e luoghi affini (ora me ne guardo bene), mi capitò di assistere a una funzione (non specifico dove e quando, non ha importanza) alla quale erano presenti molti bambini in età scolare, frequentanti il catechismo parrocchiale. Buoni selvaggi, li avrebbe definiti Rousseau. 

Essi erano coinvolti nei vari momenti della celebrazione: canti, letture, preghiere dei fedeli, processione offertoriale - come credo avvenga in molte comunità, almeno in Europa. Tutto bello, per carità. 

Dopo la comunione, prima della benedizione, è accaduta una cosa che mi ha lasciato basito e che è all'origine di un'espressione che uso spesso in modo critico, talvolta canzonatorio. Guidati da una suora con una certa esperienza - l'anagrafe non mente - i più piccoli hanno lasciato i loro banchi, hanno formato un cerchio attorno all'altare e si sono messi a gridare: uattanciù! Poi una serie di sillabe senza senso e ancora: uattanciù! E accompagnavano questa esibizione con gesti, come di una danza pagana; al termine, un fragoroso applauso del resto dell'assemblea liturgica ha condotto al momento di una veloce - direi sbrigativa - benedizione finale. Ite missa est.

Ora, non voglio apparire come un vecchio bigotto arroccato in difesa di una tradizione che non mi appartiene e a cui non appartengo più per mia volontà: tuttavia, ricordo dai miei vecchissimi studi che la Liturgia come disciplina dello spirito e dell'intelletto insegna a chiamare le cose con il loro nome e ad assegnare a ciascuna una collocazione nel tempo e nello spazio. Lex orandi, lex credendi

Riporto un passo illuminante, opera del sacerdote partenopeo don Dolindo Ruotolo: 

La resurrezione spirituale delle anime non sta nelle esteriorità, nelle associazioni, nelle parate pompose, ossia in tutte quelle forme dell’attività umana, più superficiali che profonde. La resurrezione sta nel culto di Dio, tributato a Lui secondo le leggi che Egli stesso ha date, ossia sta principalmente nella sacra Liturgia. La Chiesa di Gesù Cristo è spuntata dal suo Sangue, dalla sua divina preghiera, dal suo Sacrificio eucaristico, e non prospera in altro modo. Tutte le forme di propaganda sono inefficaci se non si bada alla vita liturgica dei fedeli.

La Liturgia è la vita delle anime, è il nostro congiungimento a Dio. La pietà particolare, fondata su iniziative private superstiziose, ci lascia isolati nel deserto del mondo; è un po’ di belletto che tinge, non è la solida pietra che resiste allo scrosciare delle piogge. Nella santa Liturgia l’anima rinnega sé stessa, perché non agisce a modo suo; prende la sua croce, perché, mettendo da parte ogni sua iniziativa, s’immola. Il dover obbedire ad una Legge in tutti i movimenti più minuti, in tutte le parole, in tutti i gesti, è profonda disciplina dell’anima. Il parlare a Dio con le parole ispirate, fecondate da Gesù Cristo, rese più sonore, per così dire, dalla fede comune di tutti, è un mezzo per essere soprannaturalmente vivificati. L’anima deve incorporarsi a Gesù Cristo per vivere; ora, quando vive la vita liturgica, è naturalmente incorporata a Lui e vive di Lui.

Non c'è niente di male a coinvolgere i bambini in balletti, bans, canti profani, danze o in altre espressioni di arte varia: ma per farli esibire, esistono il campo scuola, l'oratorio, il teatro, la piazza, il campetto

Non serve profanare la solennità di una qualsivoglia celebrazione eucaristica: ma oggi va così, ai preti va bene e alla fine, da non cristiano, non mi interessa poi un granché. Mi chiedo tuttavia dove sia finito quel Genio del Cristianesimo esaltato dal visconte Chateaubriand in quella sua opera monumentale che tanto del bene fece a suo tempo.

Io non sarei in grado di prodigarmi nella stesura di pagine così vibranti di entusiasmo e di amore per una fede che evidentemente non ho, e mi limito a chiudere il post proponendo un'ironica filastrocca che ho scritto qualche giorno fa ripensando all'episodio narrato sopra. E chi mi conosce sa che quando scrivo filastrocche lo faccio sempre con l'intento di regalare un sorriso unito all'occasione per un pensiero.

Nel natale uattanciù 

non c'è spazio per Gesù

per Giuseppe, per Maria 

per la sacra liturgia.


Il fedele uattanciù 

preferisce Belzebù.

Le preghiere getta via 

tra gli applausi e l'allegria.


Viva i canti uattanciù

battimani ed allelù!

Chitarrina e melodia

priva di polifonia.


Capodanno uattanciù

e la pace non c'è più.

Presto arriva, Epifania

che le feste porti via!

giovedì 4 gennaio 2024

Vacanze, libri, tv, giardini e miniere...

Così i giorni di vacanza trascorrono troppo velocemente. Cucina di qua, spese di là; intanto correggi verifiche, prepara lezioni; leggi un articolo, poi un altro e un altro ancora... e arriva il momento di mettersi sul divano, accendere la tv e guardare i bei documentari che trasmettono sui canali culturali.

E così vedo per la prima volta il volto del naturalista dottor Andrea Bonifazi, del quale ho letto molti scritti sui social, qui intervistato da Emanuele Biggi su Geo&Geo mentre presenta il suo libro, Ventimila specie (o quasi) sotto il mare (Sperling&Kupfer ed.), un viaggio nella biodiversità del Mediterraneo, tra dune, abissi e alieni (come il granchio blu, salito alla ribalta delle cronache negli ultimi mesi).

Sempre su Geo&Geo ha presentato il suo libro l'ingegnere ambientale Ettore Selli, dedicato ai Labirinti italiani, tra i quali l'autore ricorda quello di Villa Gaggia alle porte di Belluno, con la sua forma trapezoidale e il tempietto al centro.

Dopo cena, si cambia canale per seguire Michael Portillo in una lunga camminata lungo le coste della Cornovaglia. Dov'è la Cornovaglia? Guardate la cartina, in basso a sinistra...

Al di là degli splendidi paesaggi naturali, presso il paesello di Pentewan si trova il Giardino di Heligan, sviluppato durante l'Età Vittoriana e abbandonato dopo la Grande Guerra, quando la villa fu utilizzata come ospedale per le truppe americane e poi lasciata cadere in rovina. Fu riscoperta e restaurata con tutto il parco a partire dal 1990.

Vi prosperano splendide varietà di camelie e di rododendri - tanto amati anche dalla mia genitrice.

A proposito di camelie: saprete sicuramente che il nome del genere botanico deriva da quello del missionario slovacco Georg Joseph Kamel (1661-1706), gesuita e autore di un trattato sulle piante medicinali delle Filippine, nel quale descrisse per la prima volta la fava di Sant'Ignazio (appartenente al genere Strychnos). Al genere Camelia appartiene anche la C. sinensis, la pianta del té: leggete la sua storia scientifica sul blog dedicato ai nomi delle piante.


Come piccolo stacco musicale prima del finale non potevo non mettere a questo punto la danza del té, dallo Schiaccianoci di Tchaikovskij... 


... si, ricordate bene: quella che fa ballare i funghetti in Fantasia di Walt Disney. Ma qua si parla di piante; come insegnano i naturalisti da sessant'anni a questa parte, i funghi costituiscono un altro regno.


Per chiudere il post, un omaggio alla Bolivia, con qualche immagine ripresa domenica pomeriggio fotografando lo schermo durante la trasmissione del Kilimangiaro su Rai 3 e post-producendo gli scatti. Tra la foresta equatoriale a est e il grande Salar tra le Ande, si trova la città di Potosì (sopra), sede di un'importante attività mineraria. 


Dalle viscere della terra si estraevano minerali d'argento, come quello che vedete sotto in fotografia, utilizzati per ottenere il prezioso metallo al fine di coniare monete, attività alla quale è dedicato un museo monotematico in città.


L'attività estrattiva è condotta ancora con mezzi tradizionali, non tanto più evoluti rispetto a quelli descritti da Giorgio Agricola nel De re metallica: buche, pozzi, gallerie, carrellini, binari... 


Prima di entrare in galleria, i minatori offrono una sigaretta accesa in omaggio al demone locale affinché li risparmi dagli incidenti e dalla morte mentre sono chiusi nelle viscere della crosta terrestre.


Non credo che i vecchi minatori europei arrivassero a tanto con Santa Barbara. E per ritornare al tema che per me ha segnato l'apertura di questo 2024, la cattedrale di Potosì è dedicata a Nostra Signora della Pace. Che valga la pena un pellegrinaggio fin laggiù per ottenerla presto in tutto il mondo?


Buon proseguimento, nel tempo e nello spazio!