sabato 28 novembre 2020

Volando sui Virunga...

I monti Virunga costituiscono una catena di vulcani attivi distribuiti lungo il confine tra Uganda, Rwanda e il territorio orientale della Repubblica democratica del Congo: ricchi di vegetazione e di una fauna variegata, costituiscono l'habitat del gorilla di montagna - animali resi celebri dagli studi della zoologa americana Dian Fossey, dal film a lei dedicato e forse da Congo, un romanzo di Michael Crichton che lessi in seconda media.

monti Virunga sono la sede del più antico parco naturale dell'Africa, fondato nel 1925 con il nome di Parco Alberto, al fine di preservare la fauna e le popolazioni locali - che furono tuttavia sfruttate anche nell'area protetta. 

Dopo l'indipendenza dello Zaire (1961), alla nazionalizzazione del parco seguirono dapprima lo sfruttamento dei territori per l'allevamento e successivamente la diffusione del bracconaggio. 

A partire dal 1969, l'area prese il nome di Parco dei Virunga e fu dotato di pattuglie antibracconaggio; l'area fu dichiarata patrimonio dell'Unesco nel 1979. L'area non fu tuttavia risparmiata dai sanguinosi conflitti degli anni Novanta. 

Dal 2010 è gestita dall'ong britannica African Conservation Fund. In quel periodo si rese necessario potenziare il pattugliamento antibracconaggio. La comunità internazionale si è poi opposta alle esplorazioni alla ricerca di giacimenti di petrolio e di minerali - di cui la zona sembra essere ricca.

Dal 2014 il Parco dei Virunga ha assunto come pilota il belga Anthony Caere. Il giovane si trovava in Congo per portare un aereo con tre giovani medici durante le riprese del programma Flying Doctors: quando ha incontrato il direttore del parco, il principe belga Emmanuel de Mérode, gli è stato offerto un lavoro come pilota per i pattugliamenti in volo. Di seguito, riporto alcune sottolineature di una intervista che rilasciata un paio di anni fa, la cui fonte è riportata in fondo al post.

Nell'aprile 2017, egli è stato vittima di un incidente: "Insieme a due passeggeri, siamo sopravvissuti [...]. Sono tornato a Virunga due mesi dopo. Con i necessari lavori di riparazione". Il pilota ha subito una serie di interventi chirurgici per ricostruire il volto deturpato dall'impatto.

L'aereo distrutto è stato sostituito nel settembre 2018 da un nuovo Cessna TU206G Turbo Stationary, acquistato con i proventi di una campagna di crowdfunding

Il Cessna TU206G Turbo Stationary è il velivolo ideale per svolgere attività di evacuazione medica e logistica nel parco. "In Alaska, siamo stati in grado di ottenere un Cessna identico [a quello distrutto] con poche ore di volo," Anthony introduce la nuova aggiunta. “Ci sono pochissimi Cessna 206 sul mercato che soddisfano le nostre esigenze, quindi la ricerca ci ha portato nella lontana Alaska. Abbiamo anche pensato che fosse un enorme vantaggio il fatto che l'aereo fosse un dispositivo float-on. L'intenzione sarebbe quella di utilizzare il dispositivo sia dalla terra che dall'acqua. Ad esempio, dovremmo installare molte meno piste di atterraggio intorno al lago Edoardo. La costruzione è una cosa, ma quelle piste devono anche essere mantenute e fornite di sicurezza. Quindi un idrovolante avrebbe offerto una soluzione al problema".

Continua il pilota: “Dopo il nostro entusiastico acquisto, è stato subito evidente che c'era un intoppo… Nessun idrovolante era mai stato registrato in Congo. Abbiamo fatto diversi tentativi ma si è scoperto che si trattava di un problema che non poteva essere risolto a breve termine. Quindi c'era solo una cosa da fare ed era posizionare il dispositivo su ruote e usarlo in quel modo".

Quando tutti i problemi di bilancio e amministrativi erano stati risolti, emerse anche un problema con la compressione dei cilindri. L'aereo non volava da un anno. Dopo aver cercato i soldi per risolvere questo problema, i tecnici hanno montato sei nuovi cilindri e hanno risolto alcuni piccoli guasti ".

Intorno al 20 aprile, l'aereo è partito da Anchorage, in Alaska, verso il Belgio, passando per varie fermate in Canada, Groenlandia, Islanda e Norvegia. Grazie ad un team di piloti di traghetti, l'aereo è arrivato sul suolo belga senza alcun problema”.

Presso l'aeroporto di Ostenda, sono proseguiti i lavori sull'aereo per prepararlo al servizio in Congo... 

Il mio amico Kevin l'ha ridipinto con i colori Virunga. Inoltre, anche la vernice per tutti gli altri aerei del Virunga è stata fornita gratuitamente da Bart Govaere, un altro amico. Tutto sommato, il costo del nuovo velivolo è ancora abbastanza vicino ai 300.000 euro".

"Questo Cessna è il sesto ad essere aggiunto alla flotta", afferma Anthony. Altri aerei li vedete nei filmati linkati a questo post. “Stiamo anche per aggiungere un elicottero. Ora sto anche seguendo un corso di addestramento per pilotare elicotteri".

"Il parco nazionale, e quindi io stesso, negli ultimi mesi abbiamo attraversato tempi tremendamente difficili", ricorda Anthony. “[...] Oggi abbiamo tutto sotto controllo e possiamo guardare al futuro. Virunga è il parco naturale più antico e più bello dell'Africa, dopotutto; una delle migliori destinazioni. Il turismo è diventato una delle risorse più importanti per far progredire la popolazione", conclude Anthony.


Fonte: QUI - dal sito hangarflying.eu

martedì 24 novembre 2020

Un vecchio video sugli enzimi...

 

Ho concluso la trattazione delle biomolecole mostrando questo video sugli enzimi, prodotto dalla Henkel. Nel video si ripercorre la storia della scoperta degli enzimi (accennata QUI), richiamando anche gli studi sulla digestione (QUI) per concludere con l'applicazione delle conoscenze sugli enzimi alla detergenza e alla formulazione dei prodotti commerciali.

Nel video, una cellula è paragonata a uno stabilimento industriale: il nucleo è l'ufficio direzionale, i mitocondri sono la centrale energetica, i ribosomi costituiscono i reparti produttivi, etc. Le riprese sfruttano un modellino della sede principale dell'azienda a Dusseldorf - sede che vedete nella realtà in fotografia qua sotto.

Ho invitato i discenti a scoprire quali marchi di successo siano ancora prodotti dalla Henkel dopo oltre 140 anni di storia: scopriranno tante cose interessanti che magari hanno spesso dato per scontate. Il detersivo, l'ammorbidente, la colla da mettere nell'astuccio: qualcuno li deve pur fabbricare, perché noi possiamo adoperarli. E intanto, tra un flacone e un fustino, si fa anche cultura, promuovendo la conoscenza con piccoli video come quello presentato in questo post. Evviva!

sabato 21 novembre 2020

Luna, pianeti e... influenza?

Credo che molti di noi abbiano avuto modo di ammirare, giovedì 19 novembre, la Luna, Giove e Saturno splendere in cielo. Ho provato a scattare una foto, pur nei limiti dei mezzi a mia disposizione. 


Lo stesso ho fatto venerdì sera, ammirando ancora Luna e Giove.


Gli antichi immaginavano che gli astri avessero una qualche influenza sulla vita degli uomini, sul loro destino, sui loro amori e anche sulla salute. I medici di un tempo lontano formulavano le diagnosi consultando gli oroscopi, oltre che esaminando le urine (QUI) e prescrivendo salassi.
Spesso associavano agli astri dei cieli invernali un'influenza negativa, la quale si manifestava con problemi di salute più o meno gravi: occhi arrossati, naso che cola, mal di gola, tosse, febbre... 
Questa influenza negativa degli astri sulla salute prese semplicemente il nome di influenza - e oggi sappiamo che ha tutt'altre cause, che nulla hanno a che vedere con stelle e pianeti.

Antichi o moderni, per gli uomini l'influenza non è mai stata "semplice": così ho risposto qualche tempo fa lapidariamente a chi cercava di stabilire delle correlazioni tra covid e varie forme influenzali.

Ricordiamo che l'influenza è una delle malattie contagiose che ha fatto più morti nel XX secolo; è causata da virus che mutano con una certa frequenza grazie a un passaggio continuo tra animali (suini, fauna avicola) e uomo. Può aprire le porte a sovra-infezioni batteriche (più raramente, anche micotiche, in pazienti immunodepressi) altrettanto serie. 

Si legge che alcuni studiosi asseriscano come anche questo nuovo virus "assomigli" per alcune caratteristiche a quelli influenzali (secondo me è forse peggiore perché prende anche i visceri, oltre alle vie respiratorie, cosa che sembra abbiano fatto in passato anche alcuni virus influenzali...). 

Troppe persone tuttavia continuano a morire di tubercolosi, di malaria e di quelle che il dottor Carlo Urbani chiamava "Le malattie dimenticate" - questo il titolo di un suo ormai introvabile libro. Di ciò il professor Barbazza ed io abbiamo parlato in "Vita e morte nell'invisibile", il testo che abbiamo dato alle stampe quest'estate (clikkate sul titolo oppure QUI per essere rinviati alla pagina relativa). 

Troppe persone continuano ad ammalarsi e a morire anche di altre malattie, non infettive: in queste settimane, tuttavia, si fa un gran parlare solamente del Covid...

L'influenza non è mai "semplice": per questo è meglio vaccinarsi, soprattutto se si appartiene a categorie a rischio. I miei genitori, over 65enni, si sono vaccinati ancora un mese fa; io, se avessi continuato a far scuola in presenza, mi sarei sottoposto senza dubbio a vaccinazione, anche se non contraggo la malattia ormai da diversi anni.

La vaccinazione di massa per l'influenza è stata introdotta dopo la pandemia degli anni 1957-60, la così detta "Asiatica", che si stima sia stata responsabile di circa due milioni di morti. Il virus si è ripresentato anche negli anni successivi, fino a mutare verso la fine degli anni Sessanta, per dare origine al virus dell'Influenza di Hong Kong (1968-1969). Così ne parlava un cinegiornale dell'epoca... quando Mao starnuta il mondo si ammala... occorre fermare il virus prima... ma come? Col vaccino! ... prevenire, insomma. Non soltanto reprimere!

A riguardo del vaccino per il covid: aspettiamo che passino i soliti e ormai immancabili polveroni mediatici e i dibattiti tra entusiasti, prudenti, scettici e complottisti-negazionisti-piazzaioli. Da un punto di vista eminentemente tecnico, lodevolissima appare l'intuizione che ha portato alla sua preparazione: bisognerà vedere tuttavia se funzionerà o se presenterà qualche inconveniente che per ora non possiamo conoscere. Continuiamo ad informarci su fonti sicure! E non dimentichiamo di lavarci le mani, portare la mascherina e mantenere le distanze sociali, osservando le norme.

mercoledì 18 novembre 2020

La giornata del pancreas

«It cuddles the left kidney, tickles the spleen, hugs the duodenum, cradles the aorta, opposes the inferior vena cava, dallies with the right renal pedicle, hides behind the posterior parietal peritoneum of the lesser sac, and wraps itself around superior mesenteric vessels.»

Tratto da: H. Derman, Anatomic and physiologic considerations pertinent to pancreatic function; in F.W. Sunderman e F.E. Sunderman, Measurements of Exocrine and Endocrine Function of the Pancreas, Lippincott, Philadelphia, 1961, p. 4; citato in Oscar Bodansky e C.P. Stewart, Advances in Clinical Chemistry, Academic Press, 1970, vol. 13, p. 114

Il pancreas abbraccia teneramente il rene sinistro, con la sua coda fa il solletico alla milza, stringe fra le sue braccia il duodeno, fa da culla all'aorta, fa opposizione alla vena cava, giocherella con il peduncolo renale di destra, si nasconde dietro il peritoneo parietale posteriore, e si avvolge tutto intorno ai vasi mesenterici superiori.

Bella presentazione, essenziale ma completa. Erofilo di Calcedonia (335-280), medico della scuola alessandrina, individuò il pancreas come organo e Rufo di Efeso gli diede questo nome perché notò che in esso non vi erano parti cartilaginee e ossee, ma solo "carne": "pan-kreas" significa letteralmente "tutto (pan) di carne (kreas)". 

Leonardo e Vesalio lo "omettono" nei loro pur dettagliati disegni anatomici, anche se Vesalio lo immagina come una sorta di cuscino sul quale appoggia lo stomaco. Lo si ritrova ben disegnato nelle tavole di Bartolomeo Eustachio


Virsung a Padova scoprirà il dotto pancreatico principale nel 1642; Regnier Der Graaf scriverà la tesi di laurea in medicina "De succo pancreatico"; il veneziano Giandomenico Santorini scoprirà il dotto pancreatico secondario agli inizi del Settecento. 


Fu tuttavia solo a metà XIX sec. che - grazie agli studi di Claude Bernard - si comprenderà il ruolo del pancreas esocrino nella digestione. E poi arriveranno Langerhans, Minkowski e Von Bering, Banting e Best, Sanger, De Duve e altri che cominceranno a far luce sulla funzione endocrina - ancora non del tutto compresa. 

Oggi il pancreas è sempre più considerato come sede di importanti patologie e di forme tumorali tra le più aggressive e subdole, cui è dedicata la giornata del 19 novembre 2020 - con il nastro viola come simbolo.

Che il pancreas potesse essere sede di tumori era noto già ai medici del XIX secolo: cito Armand Trousseau, che descrisse il segno di malignità che porta il suo nome e che gli permise di diagnosticare a sé stesso la patologia che lo ha portato alla morte.

Tra i primi chirurghi a tentare un'operazione sulla testa del pancreas figurano Alessandro Codivilla, che il 9 febbraio 1898 a Imola operò un contadino di 46 anni; seguirono gli interventi di Halsted (1899), Franke (1900), Kausch (1909), Hirschel (1914), Tenani (1918) fino a Allen Whipple, che perfezionò ulteriormente la procedura, poi ripresa da autori successivi.


Il 14 novembre scorso era invece la giornata mondiale del diabete, patologia connessa o con la mancata (o insufficiente) produzione di insulina (QUI) da parte delle insulae di Langerhans (diabete di tipo 1) oppure con l'incapacità (o la ridotta capacità) delle cellule di esprimere il recettore che permette all'insulina di svolgere la sua azione (diabete di tipo 2).


Nel dipinto sono ritratti Banting e Best, che vinsero il premio Nobel per la scoperta dell'insulina: osservate la provetta nel bagnomaria. E' quella che contiene la soluzione di Fehling-Benedict, utilizzata (un tempo) per determinare il glucosio nei liquidi biologici. Se ci fosse stato il glucosio, lo ione rameico blu sarebbe stato ridotto a ione rameoso arancione: ricordate? Rinfrescate la memoria QUI.


Nota conclusiva: la giornata del diabete cade il 14 novembre perché in questa data ricorre il genetliaco di Banting. Egli nacque infatti il 14 novembre 1891 a Alliston, nell'Ontario (Canada). Dopo il diploma si iscrisse all'università di Toronto, prima a teologia (che abbandonò) e quindi a medicina. Si laureò nel 1916, partecipò alla Grande Guerra e tornò in patria nel 1919. 
Si interessò del diabete: l'11 gennaio 1922 somministrò per la prima volta l'insulina a un ragazzino, Leonard Thomson. La notizia fece il giro del mondo e guadagnò fama e onori a Banting e collaboratori. Il medico canadese morì il 21 febbraio 1941 a Terranova in un incidente aereo.

sabato 14 novembre 2020

Auguste Laurent, un "eretico" che aveva ragione

Auguste Laurent (La Folie, 14 novembre 1807 – Parigi, 15 aprile 1853) è stato un chimico francese.


Allievo di Jean-Baptiste Dumas, professore di chimica a Bordeaux (dal 1838), lavorò con Charles Frédéric Gerhardt e diede importanti contributi al progresso della Chimica Organica, a cominciare da una nomenclatura basata sui "tipi" che sarà ripresa e ampliata dallo stesso Gerhardt. 

Laurent notò che nelle reazioni organiche alcune parti delle molecole (che chiamò "nuclei") si conservavano mentre altre subivano la trasformazione: oggi diciamo che le reazioni avvengono sui "gruppi funzionali", ma al suo tempo le idee che maturò lo posero in contrasto con il mondo accademico - e soprattutto con il vecchio Berzelius, con Liebig e con il suo maestro Dumas. Così si espresse Laurent, a proposito delle diatribe che lo coinvolsero: 

Ero un impostore, il degno socio di un brigante, ecc. 
E tutto questo per un atomo di cloro 
messo al posto di un atomo di idrogeno, 
per la semplice correzione di una formula chimica! (AL)

Il riferimento è ai suoi studi sul naftalene, del quale preparò i derivati clorurati, sostituendo uno ad uno tutti gli atomi di H con Cl e conservandone tuttavia il "nucleo" definito dagli atomi di carbonio.
Compiendo questi esperimenti, Laurent fu il primo a rendersi conto che nei "nuclei" derivati, il cloro svolge la parte dell'idrogeno, poiché le proprietà chimiche del composto sostituito sono poco diverse dall'originale e il cloro così combinato non è reattivo. Il cloro elettronegativo che svolgeva le funzioni dell'idrogeno elettropositivo era tuttavia vietato severamente dalla "teoria elettrochimica delle reazioni organiche" difesa da Berzelius, da Liebig e da Dumas e in seguito rivelatasi errata - anche grazie agli studi di Laurent.

Scoprì l'antracene, l'acido ftalico e identificò il fenolo. Studiando i saponi e gli acidi grassi, egli maturò il concetto di "serie omologa". 

Si presume che, ancor prima di August Kekulé, avesse già scoperto la struttura ciclica esagonale del benzene: a pagina 408 del Methode dé Chemie, il volume che raccoglie i suoi scritti pubblicato postumo nel 1854, egli ipotizzava infatti una struttura ciclica per il cloruro di benzoile. Già il blogger Popinga lo ricordava in questo post QUI ormai qualche anno fa.

venerdì 13 novembre 2020

Rossini! Rossini! - Trailer e cloroformio (?!)


Venerdì 13 novembre 1868 morì, nella sua villa alle porte di Parigi, il compositore Gioacchino Rossini. Operato dal chirurgo August Nelaton (1907-1873) per un tumore al retto, Rossini incorse in un'infezione che si estese a tutto l'organismo nel giro di pochi giorni, conducendolo a morte.

Per l'operazione fu utilizzato come anestetico il cloroformio, scoperto nel 1831 da Liebig (e, sembra contemporaneamente, da Samuel Guthrie).  

(Grafica di G. Uliu)

Il nome tradizionale fu assegnato al composto da Jean Baptiste Dumas nel 1834: oggi la IUPAC ci insegna a chiamarlo triclorometano.

Già dal 1847 fu usato come anestetico, almeno in Europa, a partire dal chirurgo Simpson che operava a Edimburgo. Solo agli inizi del XX secolo fu sostituito con l'etere (già diffuso negli USA), vista la tossicità del composto. Come molti composti organici clorurati, il cloroformio causa danni al fegato e ai reni; sembra sia corresponsabile dell'insorgenza di aritmie cardiache e di manifestazioni allergiche.

Il cloroformio reagisce con basi come NaOH e KOH per dare il diclorocarbene, una specie molto reattiva che si lega ad anelli aromatici attivati alla sostituzione elettrofila aromatica per condurre alla formazione dell'aldeide aromatica (formilazione di Reimer - Tienmann). In questo modo è possibile produrre, ad esempio, l'aldeide salicilica dal fenolo.


Sull'anello del pirrolo, il diclorocarbene agisce causando l'espansione dell'anello (da 5 a 6 termini) con la formazione dell'anello piridinico.


Sul doppio legame C=C, il diclorocarbene si addiziona formando il diclorociclopropano corrispondente.

Con le ammine primarie, il diclorocarbene reagisce per formare la carbilammina corrispondente, di odore sgradevole: la cosa era sfruttata in un saggio analitico qualitativo per ricercare la presenza di ammine (che già puzzano di loro: l'isonitrile formantesi è vomitevole a dir poco - io lo feci a suo tempo sull'anilina, secondo una procedura nota come sintesi di Hofmann degli isonitrili). 
Secondo Ugi, proprio l'odore nauseabondo degli isonitrili ha ritardato gli studi su questa classe di composti, che rivelano un certo interesse anche per la chimica di coordinazione.

Al di là di questa digressione sul cloroformio e sulla sua chimica (evviva l'organica!), guardate il trailer del film dedicato a Rossini, per la regia di Mario Monicelli, con Sergio Castellitto nella parte del compositore e Giorgio Gaber nella parte dell'impresario teatrale e biscazziere Domenico Barbaja

Quanta fame mi fa venire quel piatto di spaghetti consumato in carrozza, mentre all'Argentina si consumava il fiasco programmato ad arte per la prima esecuzione del Barbiere di Siviglia... guardatevi il video di apertura. E poi questo... 


("L'assedio di Corinto" come sottofondo musicale)

giovedì 12 novembre 2020

Chiacchierando...

Ho letto anche in questi ultimi tempi l'appello a diffidare di una Scienza che, di fronte al Mondo e alla Storia, ha la pretesa di sostituirsi a Dio. L'allarme è lanciato e amplificato da persone di diversa formazione culturale e di diversa estrazione professionale (giuristi, filosofi, teologi, professionisti della comunicazione, etc.), ma li reputo abbastanza affini - politicamente parlando.

Premetto che dovremmo discutere sul significato dei termini in maiuscolo: non lo faccio per un'esigenza di brevità ma suppongo che con la parola Dio sia da intendersi colui il quale era chiamato dallo scienziato e filosofo giansenista Pascal: "il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti... il Dio di Gesù Cristo" (lunedì 23 novembre 1654).

Personalmente ritengo che non ci sia nulla da temere se non il rischio di confondere "scienza" con "scienze" e queste con la "tecnica". E soprattutto temo si rischi invece di fare un minestrone di "scienziati", di "tecnici" e di "tecnocrati" che cercano il loro quarto d'ora di celebrità mediatica. 

La "scienza" non si può sostituire a Dio, non ha come scopo la salvezza dell'anima e nemmeno la felicità eterna nell'Aldilà (o preti! Ricordateci che "meta della nostra fede è la salvezza delle anime", 1Pt 1,9: capisco che dal 2013 a oggi vi piacciano di più la demografia e le politiche internazionali, ma siete stati formati per occuparvi di anime, non di masse e di geografia economica...). 

Ciascuna scienza si occupa di aspetti particolari dell'aldiquà: la botanica delle piante, la mineralogia dei minerali, la zoologia degli animali, la micologia dei funghi, etc. 

Ciascuna scienza matura un patrimonio di conoscenze sempre nuove che, per sua natura, appartiene alla comunità scientifica (non ci sono scienziati più scienziati di altri, se non per ragioni politiche, partitiche e di carriera) e che prelude al progresso frutto di studi successivi. Ma da qui a sostituirsi al Creatore (per chi creda in un Creatore, chiunque egli sia: JHWH, Brahma, Pangu, Amaterasu, etc.) è lunga: anche un non credente, da buon seguace di Cartesio e del suo dubbio metodico, farebbe fatica ad accordare cieca fiducia alla "scienza" e ai suoi laici "sacerdoti". Chi lo facesse, incorrerebbe nel pericolo di assumere, oltretutto, un atteggiamento antiscientifico: quanto duro è stato il cammino che ha portato il libero pensiero a sottrarsi all'autorità degli antichi e quanto triste sarebbe se tale cammino terminasse nel rinunciare alla libertà conquistata per sottomettersi all'autorità dei moderni e dei contemporanei. Rileggiamo Freeman Dyson, QUI.

Nel caos di questa pandemia - caos alimentato dai media e dagli opinionisti - abbiamo visto "virologi", "epidemiologi", "infettivologi" e quant'altro sfilare per televisione, abbiamo sentito le opinioni (anche contrastanti tra loro) di tutti e non abbiamo capito che le uniche misure adottabili (e adottate di fatto) sono quelle che si attuano in questi casi, almeno da quando Girolamo Fracastoro (medico veronese del XVI secolo) ha enunciato la dottrina del contagio

"De contagione et de contagiosis morbis" fu pubblicato a Venezia nel 1546: vaiolo, morbillo, tubercolosi, sifilide, antrace e peste si aggiravano per l'Europa funestando campagne e città - come il professor Barbazza e io abbiamo raccontato di recente in una pubblicazione che trovate QUI

Immancabile, a questo punto, un pensiero a Manzoni e al suo racconto della Peste di Milano, oggetto di continui studi non solo letterari ma anche scientifici, come potrete apprendere vedendo il breve video che merita cinque minuti del nostro tempo.


C'è poco da fare (per noi comuni mortali): distanza sociale, mascherina, igiene personale. Lavatevi le mani, ammoniva Semmelweis. Niente di tanto diverso dalle abluzioni e da certe altre prescrizioni che velatamente leggiamo in modo non troppo dissimile, ad esempio, anche nella Legge mosaica (in Levitico, Numeri e Deuteronomio). 

Se poi il politico ha il suo scienziato di fiducia (vorrei dire: di corte) e lo investe di un'aura sacerdotale, questo è un altro paio di maniche che con la scienza - e le scienze - non ha nulla a che vedere.

Per concludere, ad essere sincero e onesto fino in fondo, non mi preoccupa tanto che si faccia della Scienza una religione (avrebbe pochi adepti e non durerebbe troppo nel tempo): temo di più che si trasformi la Religione in una (pseudo)scienza - umanistica, economica, ecologica, demografica, filantropica, etc. Io non ne sento il bisogno, ma a questo punto mi fermo: ognuno pensi in merito quello che vuole. Purché pensi. Grazie per essere arrivati alla fine.  

mercoledì 11 novembre 2020

San Martino e l'anidride solforosa

Solo quel geniaccio di Alberto Cavaliere poteva associare San Martino all'anidride solforosa nel componimento ad essa dedicato e inserito nella celeberrima "Chimica in versi", scritta per memorizzare in modo agevole elementi, composti e reazioni al fine di superare un esame di chimica.

S'ha con un semplice noto processo, 

all'aria libera o, fa lo stesso,

nel gas ossigeno bruciando il solfo.

E in altri metodi più non m'ingolfo.

Molto solubile, gas incoloro,

irrespirabile peggio del cloro,

in modo agevole si liquefà

e un mobilissimo liquido dà,

che, svaporandosi dopo, procura

una bassissima temperatura:

per cui, con metodo sul quale taccio,

l'usan le fabbriche per fare il ghiaccio.

E' incombustibile e incomburente,

decomponibile difficilmente.

Oltre che energico decolorante,

distrugge i microbi, ond'è importante

questo biossido - ch'è l'SO2 -

per le notevoli proprietà sue.

Molto s'adopera per imbiancare

la lana, i vimini, le piume, e pare

che a lui gratissimo sia San Martino,

perché dall'acido preserva il vino.


Buon San Martino!

martedì 3 novembre 2020

Giallo verdognolo, d'odor non grato...

E così, dopo lo zolfo, è giunto il momento di dire qualche cosa sul cloro e sui sugli usi principali dei suoi composti, riassunti nella scheda sottostante.

Probabilmente accennerò anche agli aggressivi chimici, usati durante la Grande Guerra ( e mi pare cosa buona, giusta e doverosa, alla vigilia del 4 novembre...) e anche dopo, in contesti extraeuropei. Una particolare sottolineatura è meritata dal fosgene (dicloruro di carbonile) e soprattutto dall'iprite (bis-cloroetil-solfuro), dalla quale - paradossalmente - nascerà la moderna chemioterapia.

Mi piacerebbe accennare anche ad HCl, composto che:

  • in natura si trova in alcune emissioni vulcaniche e nello stomaco di molti animali;
  • era prodotto da Geber e dagli alchimisti riscaldando in una storta una miscela di sale marino (cloruro di sodio) e di vetriolo verde (solfato ferroso);
  • fu preparato da J.R. Glauber riscaldando olio di vetriolo (acido solforico) e sale marino;
  • fu raccolto da Joseph Priestley in un bagno a mercurio e fu da lui chiamato "aria acida del sal marino";
  • fu sintetizzato da Davy anche per reazione tra idrogeno e cloro (miscela tonante di cloro);
  • oggi si ottiene, nell'industria, come coprodotto nelle reazioni di clorurazione del metano e di altri idrocarburi; è diluito opportunamente per essere commerciato in soluzione acquosa al 5-15% con il nome di "acido muriatico" (nome attribuitogli da Lavoisier, dal latino "murium" = salamoia). 
  • L'acido concentrato commerciale è venduto in soluzione al 37% (circa 12 M).

Eviterò di concludere con "Cloro" cantata da Max Pezzali - la cui musica normalmente adoro, ma che in versione ecofriendly personalmente mi convince poco: tuttavia se volete ascoltare la canzone, clikkate QUI

domenica 1 novembre 2020

L'elemento dell'amicizia

Quando saranno trascorsi i mille anni, satana sarà liberato dalla sua prigione, e andrà a convincere Gog e Magòg e tutti i popoli del mondo numerosi come la sabbia del mare, e li radunerà per la guerra. 

Eccoli, dilagano su tutta la terra e assediano il campo di quelli che appartengono al Signore, la città che egli ama. Ma giù dal cielo venne un fuoco che li divorò, e il diavolo che li ingannava fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove c'erano già il mostro e il falso profeta. (Ap XX, 7-10)

Cristalli di zolfo dalla Sicilia (Agrigento)

La tradizione, forte di passi come quello sopra riportato, ci ha abituati ad associare lo zolfo al diavolo e all'inferno. L'odore sgradevole dell'elemento e talvolta ripugnante di alcuni suoi composti ha certamente contribuito a consolidare la sua fama assai negativa, rafforzata dai racconti sulle condizioni di lavoro di chi operava nelle miniere dalle quali si estraeva un tempo. Oggi si ricava invece dalla desolforazione dei tagli petroliferi: ne dissi QUI e anche QUI.

Zolfo di raffineria destinato alla fabbricazione di ac. solforico

In un documentario trasmesso su Rai Tre, nella trasmissione Sapiens del 31 ottobre scorso, abbiamo visto le attuali condizioni di lavoro dei minatori che estraggono lo zolfo nel cratere del Vulcano Kawa Jien, sull'isola di Giava: lo zolfo si trova spesso vicino ai vulcani. 

Per restare in zona, ecco un campione di zolfo proveniente dal Vulcano Bromo, sempre sull'isola di Giava, souvenir di Nicola P. - mio compagno di studi, Chimico, fotografo e giramondo.

Riflettendo un poco, ho concluso che per me lo zolfo è l'elemento dell'amicizia: dico questo perché campioni di zolfo mi sono stati regalati in diverse occasioni dagli amici più cari. 

Lo zolfo è diventato un presente a me gradito, tanto che ormai ho una bella collezione di campioni di varie provenienze, ed ora mi offre un pretesto per ringraziare ancora una volta gli amici citati in questa pagina, insieme a tutti gli altri. 

I seguenti due campioni sono un omaggio di Mattia G. - a sinistra osservate lo zolfo di raffineria (da Priolo), a destra osservate lo zolfo Frasch (dalla Polonia).

Inaspettatamente, in questi giorni ho ricevuto un graditissimo regalo: campioni di zolfo puro impiegato per produrre acido solforico, che - come sapete - è il composto più importante dello zolfo. In uno stabilimento per produrlo lavora, come Chimico, un altro mio compagno di studi a Venezia, Giovanni M. - sua la mano nella foto sotto.

I metodi per la produzione dell'acido solforico hanno una loro storia, che ho raccontato in un capitolo del mio libro "Uno sguardo sulla catalisi".

La via attualmente seguita segue schematicamente le seguenti tappe:

  • lo zolfo è bruciato per ottenere anidride solforosa;
  • l'anidride solforosa è purificata, essiccata ed ossidata ad anidride solforica;
  • l'anidride solforica è assorbita in acido solforico per ottenere oleum;
  • la diluizione dell'oleum con acqua dà acido solforico

Le operazioni avvengono in massicci reattori, come quello mostrato nella foto sotto, un tempo attivo alla Sincat di Priolo. La reazione di ossidazione dell'anidride solforosa ad anidride solforica si realizza in presenza di un catalizzatore di cui ho detto nel mio libro.

Reattori per l'ossidazione del diossido di zolfo a triossido.

Uno stabilimento, oltre all'impianto per produrre l'acido, comprende i magazzini per lo zolfo (sotto, nella foto) e i serbatoi per l'acido prodotto. 

Spesso sono presenti anche le unità dove l'acido è utilizzato direttamente: per produrre fertilizzanti (superfosfato minerale, solfato di potassio e altri) o per le solfonazioni necessarie alla sintesi dei tensioattivi anionici (usati poi nella formulazione dei detergenti).