Ludwighafen am Rhein è oggi una delle più importanti città industriali del mondo, sede della BASF, nota multinazionale della chimica.
Questo insediamento urbano nacque nel 1843 per iniziativa di Ludwig I di Baviera - il sovrano al quale dobbiamo l'Oktoberfest, festeggiata per la prima volta in occasione delle sue nozze.
Il nome della città, che significa "porto di Ludwig", evidenzia da un lato l'importanza strategica (poi accresciuta con l'intensificarsi dei commerci lungo il Reno e con la realizzazione di una fitta rete di strade e ferrovie) e dall'altra ricorda il nome del fondatore - da non confondere con quello di Ludwig II, il costruttore dei fiabeschi castelli e del teatro di Bayreuth.
Nel 1848 la città fu devastata dai moti rivoluzionari e rimase un villaggio di pescatori fino al 1865, quando si insediò la BASF. Da allora il volto della città mutò. Sede dei più importanti complessi chimici della Germania (ove nacquero i primi impianti per la sintesi catalitica dell'acido solforico, dell'acido nitrico, dell'indaco, dell'ammoniaca, del metanolo, dello stirene, di molte materie plastiche, etc), fu bombardata durante la Prima Guerra Mondiale; nel 1921 il sobborgo di Oppau fu teatro di uno spaventoso incidente (l'esplosione di un deposito di nitrato di ammonio rase al suolo lo stabilimento e il botto fu udito a Monaco di Baviera).
Rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale, Ludwigshafen è stata ricostruita secondo gusti estetici in vigore negli anni Cinquanta e Sessanta. Anche gli stabilimenti industriali hanno conosciuto una modernizzazione: dalla lavorazione del carbone fossile si è passati alla raffinazione del petrolio, alla produzione di materie plastiche e di innumerevoli altri composti.
Una serie di cartoline d'epoca mostra la skyline con il Reno e le ciminiere dai neri fumi catramosi: non che la situazione "ambientale" sia ideale anche oggi... ma quei fumi avevano un fascino forse degno di un romanzo distopico di Verne (a me personalmente evoca certe descrizioni degne de "i 500 milioni della vecchia Begùm").
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