lunedì 2 settembre 2019

La triste sorte di Cimarosa e di Rossini

Dedico questo post a due musicisti a me cari: Cimarosa e Rossini. Entrambi sono autori di opere che ho imparato a conoscere e ad amare in gioventù; entrambi hanno viaggiato in tutta Europa per diffondere la loro musica, entrambi hanno conosciuto l'invidia di Paisiello e la cattiveria dei suoi sostenitori, ed entrambi sono morti dello stesso male, di cui accennerò.


Domenico Cimarosa (1749-1801) nacque a Napoli, dove studiò musica sotto la guida di valenti maestri quali Sacchini e Fenaroli. Nella città natale mise in scena le prime opere, sia comiche sia serie. La sua fama si sparse prima a Roma e nel nord Italia e poi in tutta Europa. 

Giunse fino alla corte di Caterina di Russia a San Pietroburgo, città nella quale il musicista si trasferì nel 1787 per succedere a Giuseppe Sarti quale musicista di corte. A San Pietroburgo Cimarosa visse per tre anni, prima di intraprendere un lungo viaggio di ritorno verso la sua Napoli. 

Di passaggio a Vienna, compose la musica de "Il matrimonio segreto", la sua opera più famosa, messa in scena nel febbraio 1792 (nel video sopra, l'ouverture in una delle sue tante versioni). Alla sera della prima era presente l'imperatore Leopoldo II con la moglie: il sovrano, entusiasta della rappresentazione, offrì ai musicisti una cena e pretese in cambio l'immediata ripetizione dell'intero spettacolo. 

Tornato a Napoli, Cimarosa si compromise nei mesi della Repubblica partenopea; al ritorno dei Borboni, fu incarcerato e fu liberato dopo alcune settimane di detenzione per intercessione di alcuni amici altolocati.

La sua casa fu data alle fiamme: salvò il clavicembalo regalatogli dall'imperatrice Caterina e partì verso il nord. Si fermò a Venezia, dove prese alloggio a Palazzo Duodo, in campo Sant'Angelo, e dove assunse la direzione di un coro di un ospedaletto. Cominciò a comporre la musica per "L'Artemisia", un melodramma commissionatogli dal teatro La Fenice che resterà incompiuto.

Nei primi giorni del 1801 un forte dolore al basso ventre e perdite ematiche dall'ano manifestarono la malattia che lo portò alla morte, avvenuta qualche giorno dopo (11 gennaio). Subito qualcuno avanzò il sospetto di un avvelenamento, forse voluto dai Borboni. 

Fu tumulato in una chiesa che oggi non esiste più alle quattro del pomeriggio del giorno 12 gennaio. Il giorno 28 fu cantata, in suo onore, una solenne messa da requiem diretta da Bertoni, il maestro di cappella della Basilica di San Marco. Anche il cardinal Consalvi, suo amico, lo ricordò a Roma facendo eseguire il Requiem scritto da Cimarosa stesso. Nel video potete ascoltare il Lacrimosa


Il 5 aprile fu pubblicato il certificato di morte che fugò ogni dubbio sulla sua fine, dovuta non al veleno dei presunti sicari borbonici ma ad "un tumore che avea nel basso ventre, il quale dallo stato scirroso è passato allo stato canceroso". Così scrisse il medico Giovanni Piccioli, facendo eco al dottor Marco Franco, il quale ricordò che Cimarosa morì "dopo un decubito di otto giorni, attaccato da colica biliosa" (cfr. Archivio di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, necrologio n° 989).


Ironia della sorte, per lo stesso brutto male morì, sessantasette anni dopo, Gioacchino Rossini (1792-1868).
Dopo aver operato il celebre paziente per delle sospette emorroidi agli inizi del novembre 1868, il chirurgo Auguste Nelaton (1807-1873) notò invece la presenza di un grosso cancro, di cui rimosse una parte. Per affrontare l'intervento, Rossini fu anestetizzato con il cloroformio; tuttavia ciò non bastò a preservarlo da un'infezione. Questa si estese a livello generale causando la setticemia che lo condusse ad esalar l'ultimo respiro venerdì 13 novembre 1868 nella sua villa di Passy. Su Rossini e i suoi mali fisici trovate qualche informazione in più QUI.


Buon ascolto! mc

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