lunedì 20 gennaio 2020

KI

Lo ioduro di potassio, KI, è il composto che lo iodio, un alogeno, forma con il potassio, un metallo alcalino. Alle condizioni ambientali si presenta come un solido bianco, cristallino, inodore, solubile in acqua.


Trova impiego in medicina: si somministra in caso di fughe radioattive per contrastare l'accumulo nella tiroide dell'isotopo radioattivo dello iodio, con massa atomica 131 uma.


Si usa(va) anche nel trattamento di alcune micosi - infezioni dovute a funghi parassiti, come ad esempio la sporotricosi cutanea.


Con lo iodio, in soluzione acquosa, lo ioduro di potassio è usato per preparare il reattivo di Lugol (nella provetta a destra, considerando la foto sopra), usato come colorante in microscopia e come reattivo per l'amido, al fine di effettuare il saggio di Stromeyer (positivo quando compare il caratteristico colore blu).


Sempre con lo iodio in soluzione idroalcolica, lo ioduro di potassio forma la tintura di iodio, usata per trattare le ferite della cute.

Sia la soluzione acquosa sia la soluzione idroalcolica contengono lo ione triioduro, il più semplice esempio di anione poli-ioduro. 

KI, da buon riducente (e per questo usato un tempo in fotografia), è particolarmente soggetto ad ossidazione all'aria. Per saggiare la bontà del reagente basta mettere una punta di spatola del composto in una provetta e provare a solubilizzarlo in acqua:
  • se si forma una soluzione incolore è utilizzabile;
  • se si forma una soluzione giallina o marroncina, il prodotto si è ossidato e non va utilizzato ma correttamente smaltito.
Un secondo test fattibile è altrettanto semplice: alla soluzione acquosa incolore si aggiungono alcune gocce di acqua ossigenata (basta al 3%). La soluzione si colora in giallino per ossidazione. Magari non subito, dipende dalle concentrazioni: bisogna aspettare qualche minuto. Questo conferma che lo ioduro è ioduro e non si è ossidato a ipoiodito (primo test) o a iodato (secondo test).

Altro impiego del KI è come catalizzatore nella decomposizione di soluzioni concentrate di acqua ossigenata, soprattutto per realizzare il noto dentifricio dell'elefante.
Si prepara una soluzione acquosa contenente KI e un tensioattivo (es. comune detersivo per piatti); a questa si aggiunge acqua ossigenata (al 30%) e l'effetto… è d'effetto!!!


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