mercoledì 29 gennaio 2020

Mercurio, arsenico, plasmodi e antibiotici.

QUI avevo raccontato come il mercurio fosse un tempo usato per trattare i malati di sifilide: leggete la fine del post per ripercorrere brevemente i trattamenti del "male altrui", da Falloppio a Campailla, con le sue celebri botti.


Una notte con Venere, una vita con mercurio: ancora fatico a capire se il declino mentale dei sifilitici, descritto dai clinici, fosse dovuto alla malattia o alla terapia.

Il progresso della Chimica, nella seconda metà del XIX secolo, portò alla scoperta dei coloranti di sintesi; alcuni di essi, usati per colorare le cellule da osservare al microscopio, mostravano proprietà antibatteriche, sia battericide (uccidevano i batteri) sia batteriostatiche (impedivano loro di riprodursi).

Le ricerche in questa direzione condussero Paul Ehrlich (1854-1915) a sviluppare il Salvarsan, una molecola aromatica contenente arsenico, efficace contro il treponema pallidum (la spirocheta della sifilide) e contro il tripanosoma brucei (che causa la malattia del sonno). 

Tale effetto fu notato da un allievo di Ehrlich (e di Kitasato), il giapponese Hata; il tedesco poi proseguì studi ed esperimenti fino ad annunciare al mondo la scoperta che gli valse il premio Nobel per la Medicina nel 1908, ex-aequo con Ilia Mecnikov (il biologo russo che descrisse compiutamente il meccanismo della fagocitosi, già intuito da Bizzozero).

La sua formula minima è C6H6AsNO; la formula di struttura è complessa ed è stata chiarita solo recentemente (nel 2005: QUI il link all'articolo), come equilibrio tra un trimero e un pentamero.


Nel 1912 il Salvarsan fu sostituito con il Neosalvarsan, una molecola più efficace e meno tossica. Il Salvarsan mantiene tuttora il suo posto di diritto nella storia della Medicina, essendo stato il primo chemioterapico utilizzato nella pratica clinica. 


La sua importanza ha ispirato anche numerosi letterati, tra i quali Ernesto Ragazzoni (Omaggio al 606, riportato sopra: mi sono divertito a cantare quegli ottonari usando la melodia gregoriana dello Stabat Mater...), Hemingway (Addio alle armi), Bulgakov (I racconti di un giovane medico), Sacks (L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello).

Durante la Prima Guerra mondiale, con il dilagare della sifilide tra i soldati, e l'interruzione delle importazioni del farmaco dalla Germania, gli italiani si ingegnarono per produrselo. A condurre l'impresa fu il chimico Angelo Contardi (1877-1951), che nel 1917 perfezionò un metodo per la sintesi degli acidi amminofenilarsonici scoprendo una molecola assai più efficace e di sintesi più semplice rispetto a quella di Ehrlich. 

Nel 1927, il premio Nobel fu accordato per un'altra terapia ideata e sperimentata da Julius Wagner Jauregg (1857-1940), psichiatra austriaco, antisemita e filonazista, che inoculava il plasmodio della malaria nei pazienti allo scopo di indurre la febbre e praticare la cosiddetta piretoterapia.

Per suggellare la storia, dobbiamo dire che oggi le penicilline hanno ormai preso il posto dei derivati arsenicali nella terapia della sifilide: è interessante osservare come la sperimentazione clinica in tal senso fu praticata dagli alleati negli anni Quaranta, proprio in quella Napoli dove il morbo fece la sua prima comparsa in Europa 450 anni prima.

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