giovedì 25 aprile 2019

Plastiche qua, plastiche là...

Qualche giorno fa ho assistito ad un'esercitazione, nella quale alcuni ragazzi esponevano i risultati di un piccolo lavoro di ricerca a conclusione di un certo percorso formativo. I temi di queste ricerche personali erano svariati: dai mezzi agricoli ai social network, dalla musica eurodance alla comicità, fino alla BMX...

Tra i lavori più originali e meglio confezionati, uno era dedicato alla "plastica", il materiale che ha plasmato il secolo appena trascorso e che pone più di qualche problema per chi vivrà in quello appena iniziato.


Intanto, una prima critica: non di "plastica", parliamo di "plastiche". Qualcuno suggerirebbe anche altri termini, come "resine", "elastomeri" (se mostrano proprietà elastiche), "polimeri" (con riferimento alla loro struttura, formata da unità, dette monomeri, che si concatenano tra loro a dare vita a strutture in cui si riconosce una ripetitività, alla stregua di perle in una collana).

La storia delle plastiche è stata ripercorsa da Eleonora Polo in un volume di piacevole lettura dal titolo "C'era una volta un polimero" (ed. Apogeo) e non ha senso ripeterla in questo poco spazio.

Prima della dottoressa Polo, altri autori si sono cimentati nel raccontare la storia di un particolare materiale: già ho ricordato QUI Italo Calvino che, con l'aiuto di Primo Levi, ha tradotto in italiano i versi dedicati da Raymond Queneau al polistirene.

Più volte ho menzionato poi il polipropilene isotattico e accennato alla sua scoperta, raccontata in numerosi documentari (e anche su Topolino...).


11 marzo 1954, giorno di Sant'Eraclio: Giulio Natta annota nel suo diario "fatto il polipropilene". Tutta la storia è stata raccontata QUI e molto più dettagliatamente altrove.


Il nuovo materiale, prodotto dalla Montecatini e commerciato con il nome di Moplen, è stato protagonista del boom economico: da un lato perché ha cambiato il modo di vivere degli italiani di allora (travolti da oggetti in PP per ogni momento della giornata e ogni fase della vita) e dall'altro perché la sua produzione ha richiesto la costruzione di imponenti stabilimenti per ottenere, a partire dal petrolio, la nafta vergine; da questa il propilene e quindi il polipropilene isotattico.


Cinque anni dopo la scoperta di Natta nel laboratorio al Politecnico di Milano, in una pianura a sud di Brindisi fu posata la prima pietra nel cantiere per costruire l'imponente impianto petrolchimico. Era l'8 marzo 1959: QUI avevo raccontato qualche cosa, aiutandomi con video e immagini d'epoca linkati da youtube.


Intanto, per televisione, durante il "Carosello", Gino Bramieri reclamizzava il nuovo prodotto con il marchio Montecatini: riguardando quelle vecchie pubblicità, ho scoperto che quell'oggetto usato da mia madre come vaschetta per il bucato è stato concepito originariamente come bagnetto per i bambini.


L'immensa diffusione delle materie plastiche, soprattutto come imballaggi e contenitori monouso, ha comportato l'insorgenza di nuovi problemi, concernenti lo smaltimento di materiali non più utilizzabili, ovvero il riciclo a nuova vita di alcuni di essi o, ancora, la sostituzione con polimeri completamente biodegradabili (come il polilattato che ha sostituito il vecchio polietilene nella fabbricazione delle sportine per la spesa: personalmente ho trovato più comodo riscoprire la vecchia borsa in stoffa o in vimini).

Prima di scegliere se abbandonarci a nostalgie dei bei tempi andati o a facili considerazioni da ecoterroristi, ricordiamo che le plastiche sono state protagoniste di tanti altri piccoli cambiamenti ai quali non si pensa più di tanto, dando tutto per scontato. Ad esempio, chi di voi non ha mai partecipato a una serata Tupperware? Sapete come è nato questo modo di far commercio a domicilio? Proprio grazie a una materia plastica, il polietilene ad alta densità, con la quale sono fatti gli utilissimi oggetti proposti dai rappresentanti… QUI.


E le calze in nylon? E la fotografia? E il cinema? E la diffusione della pratica sportiva? Senza "plastica" non sarebbero stati possibili. E nemmeno sarebbero state possibili molte modalità di intervento oggi attuate nella pratica medica quotidiana, ordinaria o straordinaria che sia, la quale fa uso di molti oggetti in "plastica" (da cannule a siringhe, da cerotti a valvole cardiache...). Pensiamoci bene, prima di desiderare un "mondo senza plastica": lavoriamo invece per ottimizzarne l'uso e favorirne il recupero.

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