venerdì 3 maggio 2019

La gita a Venezia...

Oggi, 3 maggio 2019, sono stato a Venezia per lavoro: un viaggio di istruzione al Guggenheim - un'occasione per rivedere l'amata città, teatro di uno dei periodi più felici dei miei primi quarant'anni.


Già: sono venuto al mondo nel 1979, anno in cui Peggy Guggenheim moriva e si faceva seppellire nel giardino della sua casa - museo, accanto ai resti dei suoi amati cani. E delle opere d'arte che collezionava. Sopra, Pollock. Qui sotto, Klee.


E ancora: Picasso.


E molti altri, da Picabia a Kandinsky, da Braque a Tancredi Parmeggiani.


Al di là di questo, ho amato respirare il profumo dell'aria di mare, mixato all'odore dello sporco che contraddistingue inevitabilmente calli e campi.
Ho rivisto con profonda nostalgia Campo Santa Margherita, dove in una trattoria ho anche pranzato con sarde in saòr e spaghetti al nero di seppia.


E ho volentieri rivisto il canale della Giudecca, sul quale incombeva un cielo minaccioso. 


Quei nuvoloni neri sembravano uscire dalle ciminiere di quel che resta del Petrolchimico di Marghera, riconoscibile dal caratteristico ponte ad arco e dalle alte ciminiere che si intravedono sullo sfondo e meglio nel dettaglio sottostante.


Rinunciato alla passeggiata alle Zattere, visto il forte vento, ho ripiegato verso l'interno, con immancabile tappa da Lele.


Campi, chiese e ponti non mancano, a Venezia: e si scorge tra essi un'insolita costruzione in legno, la cui architettura un poco rustica ricorda quella di un tabià di montagna. Si tratta invece dell'antico "squero di San Trovaso", un'officina per la costruzione e la riparazione delle gondole, ben visibile percorrendo la calle sulla destra della fotografia. A San Trovaso è dedicata la chiesa che si intravede subito dietro.


E quest'altro scorcio invece mi è particolarmente caro e assai familiare: ai tempi della tesi, uscendo da Santa Marta, alla sera, dopo le ore di laboratorio, passando il ponte da cui è preso lo scatto, arrivavo a uno dei bacari più famosi di Venezia, per un cicchetto e un'ombra di rosso, prima di andare in stazione e prendere il treno per rincasare.


Ovviamente, manco a dirlo, ho onorato la tradizione anche stavolta… in attesa della prossima.

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