Ieri sera ho seguito con molto piacere la trasmissione integrale dell'opera La forza del destino, composta da Giuseppe Verdi nel 1862 e rappresentata quest'anno alla Scala per la Prima di Sant'Ambrogio.
Glisso volentieri sul letame, sui soliti manifestanti, sulla rassegna dei vestiti belli e dei vari scongiuri esibiti e visti in televisione - prima, durante e dopo lo spettacolo. Biasimo i fischi ad una grandissima Anna Netrebko, voce straordinaria, di raro cuore e profonda intelligenza, tra le poche oggi che possano permettersi di sostenere l'impegnativo ruolo di Leonora, eroina dell'opera.
I temi che attraversano i quattro atti sono molto attuali - oserei dire quasi eterni: il patriarcato, incarnato dal Marchese di Salamanca, ucciso accidentalmente all'inizio dell'opera; l'amore, ostacolato dalle differenze sociali ed etniche; il razzismo verso don Alvaro, di origine sudamericana, che deve fuggire dalla sete di vendetta insieme a Leonora; la violenza di Don Carlo, che non cede ai suoi propositi nemmeno in punto di morte. E la guerra, che di atto in atto attraversa i secoli per giungere fino ai nostri giorni: ad essa si contrappone il conforto della religione.
Della Sinfonia avevo già detto QUI: in essa sono ripresi i temi portanti dell'opera e contribuisce ad introdurre lo spettatore al clima drammatico dell'intera rappresentazione.
La dolce invocazione alla Vergine degli Angeli che chiude il secondo atto (sopra, in un video che ho ripreso con lo smartphone) e il toccante solo del clarinetto che introduce il terzo stridono con la crudezza delle ambientazioni, con quei reticolati che richiamano le trincee della Grande Guerra.
D'altronde, il librettista porta il nome di Francesco Maria Piave. Eccoci nell'impeto della battaglia, dove spagnoli e italiani sono alleati contro i tedeschi (e gli austriaci...):
E ancora...
Nel quarto atto, l'ambientazione si colloca in un'epoca più vicina a noi, con i soldati in mimetica e giubbotto antiproiettile.
E don Carlo giunge ad esigere soddisfazione da Don Alvaro, che nel frattempo ha indossato il saio assumendo il nome di Padre Raffaele.
Nel duello finale, Alvaro ferisce mortalmente Carlo. Giunge Leonora, invocando il dono della pace: quel dono che invochiamo tutti, nei nostri cuori, nelle nostre case e nel mondo intero.
Abbracciando il fratello ferito, Leonora viene da lui tradita e accoltellata. Ella muore tra le braccia di Alvaro, sotto lo sguardo orante del Padre Guardiano. Gli ultimi accordi, eseguiti dagli archi e dai legni nel registro acuto, affermano la tonalità di La bemolle maggiore: un raggio di luce dal paradiso fa germogliare la speranza di quella pace tanto desiderata. L'ultima parola: ... Dio!
Bellissimo post sia sotto il profilo musicale che umano! Sempre sublime La Vergine degli Angeli...
RispondiEliminaGrazie di cuore, Marco!