Apro il post proponendo l'ascolto di un celebre brano di Claude Debussy, Chiaro di luna, tratto dalla Suite Bergamasca, qui restituito in una dolcissima versione orchestrale per accompagnare il tenero e romantico rientro a casa in bicicletta di due ragazzi.
Voglio immaginare che siano fidanzati e che si vogliano bene, senza tutto quell'eroismo sbandierato ai quattro venti dai miei nonni o quella smania di correre in chiesa a mettere pezzi di metallo al dito, che i soliti reverendi propinano senza stancarsi, troppo spesso stancando gli altri.
Nonostante famiglia e religione, voglio pensare che... l'amore è una cosa meravigliosa, riprendendo il titolo di un film uscito settant'anni fa, che racconta della tragica relazione tra un giornalista americano e una dottoressa cinese.
Io ne sono stato privato dall'ossessione per il matrimonio che la mia famiglia ha cercato di inculcarmi da trentaquattro anni a questa parte, senza per altro riuscirvi, con la complice ottusità del contesto sociale in cui purtroppo ho vissuto gli anni della mia giovinezza, sfiorita troppo presto, insieme a qualche benedizione di cui avrei fatto volentieri a meno.
In effetti, vado a dormire ancora nel paesello dove ho trascorso la mia infanzia, ma ormai il centro di quel che resta della mia vita di relazione è spostato altrove - e di questo me ne rallegro assai, anche se - come ho scritto nel mio ultimo libro Incoscienze Naturali - nell'amore umano non credo da tempo e anche in quello divino ho smesso di sperare, in quanto ridotto a un'accozzaglia di farisaici precettini che trasformano la Pasqua di Cristo in un'anonima e ipocrita pratica del buon vivere (che non funziona). Non ho bisogno dell'uno e dell'altro, ma solo di illudermi ancora di poter realizzare un giorno il mio unico sogno rimasto: diventare farmacista in un ospedale missionario.
Del resto, non mi importa nulla; ma ricordo volentieri che oggi, 18 febbraio, come cent'anni fa, Giovanni Treccani fondava l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, il quale - tra il 1929 e il 1937 - pubblicherà la prima grande enciclopedia biografica italiana: quella "Treccani" che da ragazzino dovevo andare a consultare in lunghe sessioni in biblioteca e che oggi vedo buttata in un angolo dal rigattiere ad ammuffire.
E trent'anni fa, proprio come oggi, il mitico Presidente Moratti acquistò una delle poche cose che ancora mi fa battere forte il cuore (rischiando un collasso ogni volta): l'Inter... amala! Pazza Inter, amala!
Molto delicata quella versione orchestrale del Clair de lune!
RispondiEliminaGrazie, Marco!