L'altra sera ho rinunciato a leggere, scrivere, correggere... e mi sono concesso un film, trasmesso in televisione. Il titolo non ha deluso l'aspettativa: "Il concerto", diretto dal regista Radu Mihaileanu e risalente al 2009.
La trama è toccante: un teatro di Parigi invita a suonare l'orchestra del Bolshioi, ma il fax viene intercettato dal vecchio direttore, destituito trent'anni prima e ridotto a fattorino per aver disobbedito agli ordini del partito. E' l'occasione per raccogliere i vecchi professori, riscattare l'onore perduto e ricordare la solista, morta di stenti in un campo di rieducazione in Siberia, ove era stata internata per aver rilasciato un'intervista non autorizzata ad una radio occidentale. In programma il Concerto in Re maggiore per violino e orchestra op. 35, composto da Tchaikovskij, che non ascoltavo da almeno trent'anni.
Eccolo nel video sopra riportato, nell'esecuzione di Perlman, con la direzione di Bohm. Più tardi andrò a cercare il cd, chiuso insieme agli altri in un armadio che non apro da tempo: un armadio che conserva la storia di una passione - quella per la musica - coltivata a spizzichi e bocconi con la complicità di mia mamma che mi comperava le registrazioni economiche in edicola e le nascondeva in quanto qualche altro/a parente disapprovava queste distrazioni culturali.
Non si trattava tanto di distrazioni dallo studio scolastico; anzi, per queste "persone" se mi fossi accontentato della licenza media e avessi accettato di fare lavori manuali sarebbe stato anche meglio.
No, le distrazioni mi portavano lontano dall'ideale del matrimonio, un ergastolo al quale ero stato condannato dalla volontà della famiglia paterna e che è tuttora ben lungi dal diventare esecutivo, per buona pace di consanguinei scassacazzi, di pretonzoli della malora e di tutti gli altri predicatori di consuetudini che si ostinano a vomitare la loro nauseabonda morale escremenziale nella vita di chi - come il sottoscritto - aveva altri progetti, rimasti sogni irrealizzati o - per dirla con Balzac - illusioni perdute.
In questi giorni sto insegnando che la nascita e lo sviluppo della microbiologia e delle sue applicazioni in medicina, la vaccinazione, la scoperta degli antibiotici e di altri farmaci hanno permesso di sconfiggere malattie un tempo mortali, prolungando la vita media - almeno nei paesi occidentali. Un progresso, sulla carta. Ma tra me e me sono portato a pensare che concedere a taluni individui di raggiungere la soglia dei novant'anni e più e di restare qui a calpestare il futuro dei giovani in nome del matrimonio, della famiglia o di mortifere ideologie che tanti danni hanno fatto nel secolo appena passato, con la loro scia di sangue e di morte: non è un progresso. Proprio no. Regalare giorni di vita a chi li usa per calpestare quella degli altri è un delitto. Un delitto gravissimo che merita una punizione tremenda. Si, una punizione eterna...
... o meglio, forse, abbisogna di uno sguardo di autentica misericordia e tanta penitenza.
Anch'io ho rivisto "Il concerto". È un film così toccante che gli avevo dedicato un post anni fa. Ogni volta che lo rivedo non riesco a non commuovermi nella sequenza finale, quando la violinista inizia a suonare e gli orchestrali, davanti alla bellezza di quella esecuzione, ritrovano se stessi e il fuoco dell'antico spirito.
RispondiEliminaBuona serata, Marco!