lunedì 14 aprile 2025

Chiedere e chiudere...

La liturgia romana della Domenica delle Palme inizia con una celebrazione sul sagrato della chiesa, con la benedizione degli ulivi, seguita da una processione in cui si canta(va) "Benedictus qui venit in nomine Domini" o altro canto adatto.

Ho seguito la messa in televisione e, nonostante ormai mi professi agnostico, ne ho sentito davvero il bisogno, dopo aver passato il fine settimana ad abusare della pazienza del Padreterno a causa di uno dei suoi tanti emuli che è troppo convinto di essere tale - e in quanto tale si arroga prerogative che non ha.

P. Lorenzetti, Entrata a Gerusalemme, part.

Ascoltando il brano del Vangelo di Luca che racconta l'entrata di Cristo in Gerusalemme a dorso di mulo, ripensavo all'omelia di un sacerdote, tanto dotto quanto animato da profonda carità, che commentava la pericope con un pensiero sul suo ministero: "il prete deve essere come quel mulo, che porta Cristo alle folle e intanto di lui, povera bestia da soma, non si cura nessuno". 

Un'immagine che percepisco ben lontana da quei banditori di pezzi di metallo al dito con cui mi sono trovato a che fare troppo spesso e che hanno stretto alleanza con la volontà di certi parenti che mi desideravano - a loro dire - sistemato. 

Tanto i banditori quanto i parenti hanno contribuito - e non poco - a rovinarmi la vita, a stracciare i miei progetti e a cancellare i miei sogni. E tutto nel nome del matrimonio e della famiglia, un ergastolo a cui sono condannato con una sentenza che attualmente è sospesa e ben lungi dal diventare esecutiva: volevo ben altro per la mia vita, ma non importa.

Dio ha abbandonato suo figlio sulla croce - perché? si è chiesto il salmista - e altrettanto ha fatto con il sottoscritto e chissà quante altre persone, ieri, oggi e sempre, qui e in ogni dove. Forse perché non esiste; o se esiste, perché ha di meglio da fare, come preparare l'inferno per chi fa domande del genere.

Ritengo che simili pensieri abbiano attraversato la mente di Beethoven ad Heiligenstadt. Beethoven: un uomo a cui Dio ha concesso il privilegio di saper scrivere la musica togliendogli il piacere di ascoltarla. Nonostante questo, il maestro di Bonn, negli ultimi anni della sua vita, ha elevato a quello stesso Dio un solenne canto di lode, così grande da ritenerlo la sua opera più bella.


Il video propone il Sanctus e il Benedictus della Missa Solemnis op. 123 nell'interpretazione di Sir John Eliot Gardiner. I solisti intonano l'invocazione iniziale, introducendo al mistero, e poi si liberano in un giubilante: pleni sunt coeli et terra...

Poi la musica si fa più raccolta: nella liturgia è il momento dell'Elevazione. Come un raggio di luce da un rosone illumina l'altare, così lo Spirito scende sulle specie eucaristiche e il solo del violino plana dalle dimore celesti per dialogare con le voci: Benedictus... Benedictus...

Cattedrale di Bari, solstizio d'estate

Tra emuli e muli, banditori e parenti, la mia settimana non sarà troppo santa, come ho già detto al post precedente. Il prete, all'omelia, chiedeva di non condannare Dio al silenzio, chiudendo la Bibbia, e di non chiudere il cuore ai bisogni degli altri. 

Nel mio piccolo, io, a certi preti, chiederei di chiudere la bocca e di smetterla di infastidire uomini e donne con proposte di vita che nel terzo millennio devono essere per tutti scelte libere, ponderate e consapevoli. 

E chiederei anche il rispetto di chi opta per prospettive diverse da quelle stabilite dai confini della loro ridotta weltanschauung: non esistono solo parrocchia e famiglia, a questo mondo. 

E non esistono solo cattolici, solo cristiani, solo credenti. Esistono i dubbiosi, gli agnostici, gli atei: e tutti hanno diritto di cittadinanza in questo mondo. Nell'altro forse no. 

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