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Caravaggio, Assunzione della Vergine, part. |
Oggi dovrebbe essere un giorno di festa. E per me, ovviamente, non lo è, come sempre, da quando qualcuno ha deciso che il mio destino deve contemplare quel maledetto anello al dito che non voglio mettere e in nome del quale è stato lecito sacrificare qualsiasi progetto avessi per la mia esistenza.
Non sapevo quello che volevo perché non volevo quello che altri avevano già deciso per me. Mi sono sentito dare dello "stronzo" anche stamattina per aver ribadito ancora una volta il mio rifiuto. La giornata è iniziata presto con una solenne litigata in casa e la giornata mi vedrà chiuso nel mio studio a preparare lezioni, invece che uscire per godere della bella giornata di sole.
"Matrimonio... matrimonio... matrimonio... matrimonio... matrimonio..." è un'emetica litania che tentano di ripetermi da trent'anni, senza sortire l'effetto sperato. E mentre porto il padreterno a fare un giro per la fattoria, quella famigerata parola risuona nelle orecchie e aumenta solo la nausea di fronte a una scelta di vita che non mi appartiene.
Quando si parla di litania, viene in mente una forma di preghiera formata da una serie di invocazioni intonate da chi guida la preghiera a cui tutta l'assemblea risponde con una frase sempre uguale: ora pro nobis - prega per noi.
Qualcuno usa il termine in modo spregiativo per indicare una cosa ripetuta fino alla noia e oltre: nel mio caso, una scelta di vita che risuona come un dovere - un must inglese, un mussen tedesco - nei confronti della famiglia e della comunità.
In realtà, la ripetizione sempre uguale di una formula è una caratteristica di molte forme di preghiera, non solo cristiane: pensiamo ai mantra delle religioni orientali. Di certo, le mie imprecazioni, a cui qualcun altro risponde: matrimonio, non sono esattamente quello che si intende per forme di preghiera.
Si legge, anche sul web, che la pratica di forme di meditazione mantra abbia effetti benefici a livello psicologico e anche fisico, conducendo la mente e il corpo a uno stato di quiete e di serenità interiore.
La preghiera litanica, con la sua ripetizione insistente e sempre uguale, fa perdere al fedele la scansione del tempo e apre alla dimensione dell'Eterno: anche in questo è certamente l'opposto dell'ossessione, che fa perdere la pazienza, provoca disagio e ha per scopo la possessione da parte di chi l'impone.
La preghiera litanica è invece liberante e rasserenante.
Le Litanie lauretane risalgono agli inizi del 1500 e sono state diffuse dal Santuario di Loreto. L'abbinamento alla preghiera del Rosario (anche questa composta da più serie di Ave Maria ripetute a gruppi di dieci) si deve a San Pio V, all'indomani della Battaglia di Lepanto (1571). Le invocazioni furono approvate da Sisto V (1587), corredate da indulgenze e arricchite successivamente per volontà di altri pontefici.
Come tutti i testi liturgici, hanno ispirato nel corso del tempo molti compositori. L'interpretazione musicale che propongo oggi, in questa Solennità dell'Assunzione di Maria, è opera di Mozart quindicenne, appena ritornato a Salisburgo dopo il suo primo viaggio in Italia.
La pagina, composta per voci, archi e basso continuo, è ispirata all'estetica del tempo, che forse sacrifica la dimensione mistagogica alla ricerca del gusto estetico e dell'equilibrio formale. Per carità: "la bellezza salverà il mondo", andava ripetendo San Giovanni Paolo II riprendendo Dostoevskij.
Grazie di cuore di questo Mozart luminoso e - spero anche per te - rasserenante!
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