martedì 26 novembre 2019

Aneddoti elettrizzanti...

Ho concluso la lunga e appagante giornata lavorativa di oggi raccontando qualche aneddoto sulla storia dell'elettricità.

Ho cominciato ricordando Talete, il celeberrimo protofilosofo e matematico greco, che nella tradizione è il primo a descrivere come, dopo aver strofinato un pezzo di ambra con un panno di lana, essa acquisti la capacità di attirare a sé i peli della barba, i capelli o piccoli pezzetti di carta. Ambra si diceva elektron, da cui il termine elettricità.

Compiendo un ampio balzo temporale, ho ripreso la narrazione ricordando gli esperimenti compiuti dai cultori della filosofia naturale nel XVIII secolo, i quali ponendo a contatto due pezzi di ambra precedentemente strofinati, notavano che essi si respingevano; lo stesso facevano due bacchette di vetro, mentre un pezzo di vetro e uno di ambra, dopo esser stati strofinati, se posti a contatto si attiravano. Essi conclusero le loro osservazioni postulando l'esistenza di due fluidi elettrici, uno vetroso e l'altro resinoso, termini sostituiti nel 1747 da Benjamin Franklin (1706-1790) con quelli attuali, positivo e negativo.

Franklin era in contatto epistolare con molti filosofi del Settecento: il reverendo Priestley, l'abate Beccaria e altri autori diedero importanti contributi ideando apparecchi per lo studio dell'elettricità, nei quali lo strofinio era realizzato mediante rotazione di sfere o di dischi di vetro azionati da ruote. L'elettricità divenne un passatempo da salotto, per dame e nobili, che si dilettavano nell'usare queste macchine per imbastire galanti scherzi.

(Da: Sguario Eusebio, Dell'elettricismo, Napoli, 1747)

In contatto epistolare con Beccaria fu anche Alessandro Volta (1745-1827), al quale è attribuita l'invenzione del pendolino elettrostatico, dell'elettroscopio a foglie d'oro e di altri strumenti, oggi visibili al museo a lui dedicato nella natia Como, che ho riprodotto QUI usando materiali da riciclo.

Al fisico francese Charles Augustine De Coulomb (1736-1806) dobbiamo molte leggi della fisica (ad esempio, importanti sono in contributi sullo studio dell'attrito statico e dell'attrito dinamico) e i sostanziali contributi nel campo dell'elettrostatica sono stati da lui pubblicati tra il 1785 e il 1791. Il suo nome è oggi legato all'unità di misura della carica elettrica e alla nota legge che esprime la forza esercitata tra due cariche poste a una certa distanza l'una dall'altra.

Nel frattempo, nella lontana Bologna, il professor Luigi Galvani (1737-1798) compiva le sue celebri osservazioni sulle rane, intuendo l'esistenza di un "elettricismo animale". Da questa intuizione si fa discendere la moderna elettrofisiologia. L'impulso nervoso, la contrazione di un muscolo, il battito cardiaco sono fenomeni che manifestano forze di tipo elettrico, anche se la comprensione di essi giungerà solo nel XX secolo.

Volta era in disaccordo con la spiegazione data da Galvani in merito ai fenomeni osservati e descritti ed esplorò il contatto tra due metalli diversi come possibile causa della contrazione dei muscoli della rana morta e spellata. Da queste osservazioni e da altre successive conclusioni giunse all'idea della celebre pila, un dispositivo che cambiò la storia degli studi sull'elettricità e non solo: grazie all'impiego di questo generatore di corrente continua fu possibile isolare i metalli alcalini per elettrolisi dei sali fusi (Davy), furono possibili le osservazioni di Romagnosi e di Oersted che portarono Ampere a formulare le leggi dell'elettromagnetismo, etc.


La vignetta rappresenta Volta nell'atto di presentare la sua invenzione a Napoleone. Da notare che dietro l'Empereur, a sinistra, ci sono pure io da giovane, quando avevo ancora la barba corta...

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