venerdì 27 dicembre 2019

L'ALAMBICCO DI VANNOCCIO BIRINGUCCIO

Nei giorni scorsi ho ricevuto diversi messaggi di auguri, soprattutto di persone che non vedo e non sento spesso: mi hanno scritto da Madrid, da Astrakhan, dalla Sardegna e da altre località delle quali evito l'elenco.

Ho apprezzato il ricordo e gli auguri di tutti, ma in questo post riprendo brevemente la mia risposta al messaggio di PA, il curatore del bellissimo blog Chimica Sperimentale che vi consiglio di visitare e di leggere attentamente.

Focalizzando l'attenzione sul mio post dedicato a Bassano del Grappa, ove fui il 3 dicembre scorso per lavoro, PA si è soffermato sulle foto di alcuni apparecchi esposti presso il Museo Poli, dedicato all'arte della distillazione e della fabbricazione dell'acquavite.

In particolare, nella prima stanza del Museo Poli sono ricostruiti una serie di alambicchi di epoca alchimistica/rinascimentale: si tratta di rifacimenti di apparecchi rappresentati nelle opere dei maestri dell'alchimia.


Quello in foto è rappresentato nel De Pirotechnia di Vannoccio Biringuccio (1480-1539), volume stampato a Venezia nel 1540: lo stesso PA aveva parlato di questo autore nel suo blog, QUI e in successivi post. Ecco invece l'immagine dell'alambicco così come è riportata nel libro.


Secondo la didascalia posta accanto all'apparecchio ricostruito, Vannoccio descrisse il primo alambicco che distillava e rettificava contemporaneamente. Lo scopo era eliminare le flemme: ed esso era raggiunto empiricamente facendo passare i vapori di alcool per canali stretti, lunghi e tortuosi, tentando di fermare i vapori nei rigonfiamenti e nelle anse.

Ora, bisognerebbe accedere alla fonte e leggere cosa dice il Vannoccio: intanto fantastichiamo un poco e supponiamo che, se per le operazioni egli partiva da una testa di distillazione, lo scopo potrebbe essere stato quello di separare il metanolo dall'etanolo e quindi il prodotto buono dovrebbe ricadere nella cucurbita lasciando liberi i vapori di metanolo fino sulla sommità.
Oppure l'apparecchio potrebbe essere stato costruito per cercare di arricchire in etanolo uno miscela etanolo/acqua.
Badate bene che i termini metanolo ed etanolo sono usati dai chimici moderni; l'alchimista Vannoccio parlava di acquavite, di spirito del vino e di altre cose.

La testa sulla sommità conserva l'innovazione introdotta in letteratura da Andrea Mattioli. 

Come dicevo poc'anzi, i dettagli costruttivi potrebbero essere commentati meglio accedendo alla fonte e vedendo con quale simbologia (è pur sempre un alchimista) egli abbia pensato l'apparecchio. Ecco allora tre pagine dal libro di Vannoccio, quelle sul modo di fare l'acquavite, ove descrive l'apparecchio ricostruito e l'alternativa più semplice.



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