Seguendo una breve lezione sulla storia della grappa, ha catturato la mia attenzione il nome di un alchimista (o forse proto-chimico), operante tra Roma e Parigi nella seconda metà del XVII secolo: Martino Poli.
Nato a Lucca il 21 gennaio 1662, Martino era il maggiore di tre fratelli.
Uno dei suoi zii, interessato alla chimica, incoraggiò la passione
del giovane per questa scienza, aiutandolo a stabilirsi a Roma per
istruirsi. Cominciò la sua formazione studiando i metalli e grazie
al perfezionamento di nuove operazioni ottenne una certa reputazione.
Nel
1691 ottenne dal cardinale camerlengo Altieri l'autorizzazione ad
aprire un laboratorio di chimica pubblica.
Nel 1700 ottenne la laurea
in farmacia. Per migliorare le sue conoscenze, viaggiò in Italia;
nel 1701, si recò in Francia per vendere un segreto militare che il
re che si rifiutò di usare. Luigi XIV concesse comunque una pensione
a Poli e anche il titolo di ingegnere soprannumerario nel 1702 e
quindi titolare dal 10 maggio 1704 , in sostituzione di Vincenzo
Viviani, morto l’anno precedente.
Ritornò
in Italia nel 1704. Le sue conoscenze in chimica, fisica e medicina
lo portarono a pubblicare nel 1706 Il trionfo degli acidi. Nel testo si legge che
"lo scopo di tutto il libro è mostrare che gli acidi sono
accusati ingiustamente di essere la causa di un'infinità di
malattie, che al contrario sono il suo rimedio sovrano, ed è in
questo che consiste il loro trionfo".
Indica
che gli acidi sono necessari per tutte le fermentazioni o digestioni
che avvengono nello stomaco. Afferma che gli acidi non penetrano mai
nel sangue, ma si precipitano nell'intestino.
Si interessò alla
fermentazione che Sylvius considerava centrale nella trasformazione
del cibo nello stomaco.
Si disse contrario al principio di analogia
con le macchine, caro a Cartesio o Ecquet. Rifiutò la spiegazione
meccanicistica, in particolare per quanto riguarda il processo della
digestione. Il passaggio dei principi alimentari attraverso le vene
può essere compreso, secondo Poli, solo da fenomeni chimici di
fermentazione o dissoluzione e altre operazioni simili, che vengono
eseguite nel corpo dell'animale, come nel laboratorio di un chimico.
Nel
1708, il papa lo nominò primo ingegnere nelle sue truppe contro
l'imperatore. Quindi, finita la campagna militare, Poli andò a Venezia. Il
principe Cybo, duca di Massa, lo chiamò nel 1712 per esaminare le
miniere che aveva nei suoi territori. Dimostrò che i giacimenti
erano ricchi di rame, vetriolo verde (solfato ferroso) e di vetriolo bianco (solfato di zinco).
Ritornò
in Francia nel 1713. Membro della Reale Accademia delle Scienze,
partecipò a varie riunioni; il re gli concedette un aumento della
metà della sua pensione e ulteriori onori. I suoi rimedi iniziarono
ad essere riconosciuti a Parigi, così decise di trasferirsi
definitivamente in quella città, portando con sé la famiglia.
Tuttavia, quando arrivò a Parigi, si sentì male e morì il 30
luglio 1714, a cinquantadue anni di età.
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