Venerdì mattina ho proposto una breve lezione sulla struttura dell'atmosfera, di cui ho già detto qua e là nel blog e della quale avrei in animo di raccontare qualcosa in una prossima pubblicazione cartacea, senza cedere alla tentazione di parlare di clima e argomenti affini - che lascio volentieri agli esperti. Magari potrei parlare di meteo, visto che ho spesso la testa tra le nuvole: QUI. Anche no!
Ho insistito particolarmente sul fatto che la "ionosfera" sia stata scoperta in seguito all'invenzione delle trasmissioni radio: ne avevamo parlato ricordando la nascita di Guglielmo Marconi, QUI.
Nella ionosfera avvengono quei fenomeni noti come aurore polari: boreali se a N, australi se a S. Il nome di aurore fu dato da Galileo e un primo tentativo di spiegazione si deve a Kristian Birkeland, nel 1867, che tuttavia non poteva provarlo sperimentalmente. Le aurore coinvolgono il vento solare, un flusso di particelle elettricamente cariche alle quali fa scudo il campo magnetico terrestre.
Poi sabato mattina scorro brevemente le notizie e leggo quanto riporto sotto in un paio di screenshot.
Mi dico particolarmente felice perché, chi mi ha ascoltato, ha avuto modo di riscontrare a breve giro di posta la bellezza di un fenomeno raro a vedersi, alle nostre latitudini.
Spesso si ricorda la grande aurora boreale del 25 gennaio 1938, che tra le valli dolomitiche (e non solo) fu percepita dai contadini come un immenso incendio e che - si dice - impressionò Hitler, il quale vide riflesso nel colore rosso del cielo quello del sangue che sarebbe stato versato negli anni successivi.
Era la vigilia della Seconda Guerra mondiale, predetta (per chi crede in queste cose) a Fatima: "quando il cielo sarà illuminato da una luce sconosciuta, è il grande segno che il mondo sarà castigato da guerra, fame e persecuzioni...".
In effetti, nel 1938, la spiegazione scientifica del fenomeno dell'aurora era sconosciuta anche ai dotti: l'esistenza della ionosfera era appena stata confermata, gli studi sui raggi cosmici erano sul punto di portare a grandi scoperte (muone, pione), e le fasce di Van Allen saranno evidenziate alla fine degli anni Cinquanta.
Solo negli anni Sessanta del secolo scorso, quindi, si provò compiutamente che Birkeland aveva visto giusto: un flusso di particelle provenienti dal nostro sole, accelerato per effetto del campo magnetico terrestre, ionizza le molecole dei gas rarefatti ad alta quota. Semplificando ulteriormente, se il gas è ossigeno, il cielo si colora in verde; se è azoto, in rosso.
In realtà, quello avvistato lo scorso weekend è un SAR, un fenomeno simile, ma dalla spiegazione più complessa e il rosso è dovuto al passaggio di elettroni dell'ossigeno da tripletto a singoletto e viceversa, indotto dall'interazione elettromagnetica del vento solare con le fasce di Van Allen.
A proposito di rosso: vorrei leggere domattina non che il cielo notturno si sia tinto di nuovo, ma che la terra abbia smesso di colorarsi del sangue versato da troppe persone che ancora sono calpestate dalla follia della guerra.
NO ALLA GUERRA!
Quanto hai ragione!!! BASTA GUERRE!!!
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