mercoledì 26 giugno 2024

Carnot e Kelvin

Oggi, un po' complice il caldo, voglio omaggiare due scienziati che hanno dato un contributo notevole allo sviluppo della termodinamica, dei quali ricorrono due bicentenari importanti: Carnot e Kelvin.


Sadi Carnot (1796-1832) manifestò il suo interesse per le scienze fisiche fin da quando era un gracile bambino. Studiò al politecnico; si interessò di arte, poesia e musica - da bravo figlio di un'eccellente pianista e di un docente di fisica e matematica. Il colera lo portò via troppo presto: tutti i suoi scritti furono bruciati, con altri effetti personali, per timore che fossero veicolo di contagio. 

La più importante opera che di lui è rimasta fu stampata nel 1824, due secoli fa: "Riflessioni sulla potenza motrice del fuoco". Alcuni punti importanti sono i seguenti:
  • Il calore è in grado di produrre lavoro.
  • Ciò è evidente sia in natura sia nelle macchine a vapore diffuse in Inghilterra.
  • Si ipotizza una macchine termica ideale il cui principio di funzionamento concerne la variazione di volume di un gas.
  • Un gas è un mezzo per trasferire calore: è il trasferimento di calore da una sorgente calda a una sorgente fredda a generare lavoro.
  • "Ogni volta che esiste una differenza di temperatura, la forza motrice (lavoro) può essere prodotta".
  • La forza motrice non dipende dalla sostanza utilizzata.
  • "Nei corpi impiegati per produrre la forza motrice del calore non deve esserci alcun cambiamento di temperatura che non sia legato a un cambiamento di volume".


Mentre Carnot presentava al pubblico parigino la sua opera, a Belfast nasceva William Thomson, del quale il 26 giugno ricorre il bicentenario della nascita. Fu docente all'università di Glasgow e per i suoi numerosi meriti scientifici fu nobilitato dalla Regina Vittoria con il nome di Lord Kelvin.

Cresciuto dal padre come figlio prediletto, da ragazzino era molto cagionevole di salute. Tra il 1839 e l'anno successivo studiò astronomia e si immerse nell'apprendimento delle lingue, viaggiando nell'Europa continentale. La lettura della "Teoria analitica del calore" di Fourier lo impressionò; nel 1841 scrisse "Sul moto uniforme del calore nei solidi omogenei e sua connessione con la teoria matematica dell'elettricità". Nello stesso anno iniziò gli studi a Cambridge, ove praticò sport quali atletica e canottaggio; si laureò nel 1845 per proseguire gli studi con Regnault a Parigi. L'anno successivo, a soli 22 anni, fu nominato professore di filosofia naturale a Glasgow.

Nel 1847 ad Oxford, ascoltò Joule affermare che il calore si trasforma in lavoro e il lavoro si trasforma in calore. Forte della lettura delle "Riflessioni..." di Carnot, egli era pienamente d'accordo sulla prima parte e inizialmente scettico sulla seconda. Si impegnò intanto in una serie di esperimenti dimostrando che la temperatura di fusione del ghiaccio diminuisce ad aumentare della pressione.

Nel 1848, mentre l'Europa era attraversata dallo spettro delle rivoluzioni e Marx pubblicava il suo "Manifesto...", il futuro Lord Kelvin propose la scala della temperatura assoluta, oggi detta scala Kelvin in suo onore, in cui una unità di calore che passa da un corpo A con una temperatura T a un corpo B con temperatura T-1 produce lo stesso lavoro qualunque sia il valore di T.
Premesso ciò, si evince che esiste un punto con T = 0 in cui il trasferimento di calore non è possibile: lo zero assoluto.
Si suppone che il trasferimento di calore sia abbastanza indipendente dalle proprietà fisiche di ogni specifica sostanza.

Nel 1851, egli affermò che "l'intera teoria della potenza motrice del calore è fondata su due proposizioni, dovute rispettivamente a Joule, Carnot e a Clausius".

Continuando: "è impossibile, per mezzo di un qualsivoglia agente immateriale inanimato, ricavare un effetto meccanico (lavoro) da una qualsiasi parte di materia inanimata raffreddandola al di sotto della temperatura del più freddo degli oggetti circostanti".

Tra il 1852 e il 1856 fu in contatto epistolare con Joule; tra il 1855 e il 1867 collaborò con Peter Guthrie Tait alla stesura di un "Trattato di filosofia naturale" che voleva unificare i campi della fisica sotto il principio comune dell'energia.

Si occupò anche di elettricità: inventò la bilancia delle correnti per specificare l'ampere come unità di misura e riconobbe l'intuizione di Tesla sulle correnti alternate affermando che l'ingegnere serbo "ha contribuito alla scienza elettrica più di ogni altro uomo fino a oggi" (1896). Fu scettico sull'utilità dei raggi X ma si fece fare una radiografia della mano; non credeva possibile lo sviluppo dell'aeroplano.

A lui è attribuita la predizione della fine della fisica, una volta dissipate le "nubi oscure sulla teoria dinamica del calore e della luce", riguardanti il problema del corpo nero e l'esperimento di Michelson - Morley. Al primo, risposero Planck con la teoria dei quanti ed Ehrenfest con il principio di equipartizione dell'energia; al secondo, Einstein con la Relatività.

Morì a Largs il 17 dicembre 1907 e fu sepolto a Westminster accanto a Newton.

venerdì 21 giugno 2024

Come le marasche...

Gli esami di maturità costituiscono una parte di quel complesso rito di passaggio, quasi di una sorta di iniziazione, di molti giovani italiani - ancora biologicamente adolescenti - verso l'età adulta. Tale iniziazione comprende l'acquisizione del diritto di voto, il conseguimento della patente di guida, le prime esperienze di lavoro retribuito e altri aspetti che variano a seconda della regione, del luogo e dell'estrazione sociale.

Vicino è il tempo di operare le grandi scelte per la propria vita: lavoro o università? Quale corso di laurea? Dove? Collegio o appartamento? Bah... sulla scorta della mia (non felicissima) esperienza, auguro ai giovani di far tesoro della libertà di poter scegliere e di avere la forza di fuggire dai predicatori di consuetudini con i loro mortiferi condizionamenti

In tempi recenti, ho avuto modo di vivere qualche volta l'esperienza degli esami stando al di qua della cattedra - esperienza che ho rinnovato anche quest'anno, a distanza di un quarto di secolo dalla medesima esperienza vissuta da studente di liceo. A suo tempo, avrei voluto fare un'altra scuola e operare tante altre scelte ben diverse da quelle che poi ho portato a termine per dimenticarle in un cassetto insieme ai sogni negati...

Scorro le tracce della prima prova, tra Ungaretti e Pirandello; mi rallegro leggendo il nome di Rita Levi Montalcini e mi soffermo sul passo tratto dall'Elogio dell'imperfezione, che riporto in parte: "credo di poter affermare che nella ricerca scientifica, né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell'una e nell'altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero".

Trovo questo suggerimento utilissimo non solo per la vita, specie per chi la dedica alla ricerca scientifica; anche per gli studenti stessi, nell'affrontare ad esempio gli scogli della seconda prova - che per i miei diletti discepoli era di matematica, come lo fu anche per me, un quarto di secolo fa. 

Ho scorso velocemente anche la traccia del secondo tema e mi sono divertito a provare ad abbozzare la soluzione di qualche quesito: ad esempio, dimostrare che l'equazione x^3 + x - cos(x) = 0 ha una sola soluzione per x > 0.

Il quesito non chiede di calcolare il valore di x, ma solo di dimostrare che esiste un solo valore di x positivo quale soluzione dell'equazione data.

Io avrei riscritto l'equazione: x^3 +  x = cos (x), ponendo poi y = x^3 + x e y = cos(x). Studiando le due funzioni separate così definite, si evince che la prima è una cubica, sempre crescente, mentre la seconda è una funzione periodica che oscilla tra -1 e 1; pertanto potranno incontrarsi in un solo punto e tale punto, da me chiamato A (0.60; 0.82), scaturisce dall'intersezione delle due curve e la situazione si rappresenta cartesianamente come segue:


Una spiegazione più approfondita e sicuramente corretta è data dal professor Pattaro nel seguente video - iscrivetevi al suo canale youtube, lo consiglio.

 
Certo, saper affrontare un esercizio di matematica rivela solo una piccola parte delle potenzialità che una giovane vita può esprimere di fronte alle sfide che il futuro le presenterà: tuttavia, attesta la capacità di astrazione, una virtù tanto preziosa quanto sempre più rara, al nostro tempo, soprattutto tra chi è abituato a delegare tutto a un intermediatore elettronico (magari high tech). 

Carta, penna e calamaio sopravvivono solo sulla scrivania di chi ha la barba bianca e ha imparato ad usare schermi, grandi o piccoli, come una possibilità tra le tante, senza sentire il bisogno di vedere lampeggiare il display di uno smartwatch o di sentire vibrare il telefono in tasca. Io mi dico fortunato ad avere la barba bianca, a saper dimenticare il cellulare da qualche parte e a spegnere il pc. Altri la pensano diversamente. A ciascuno il suo. Intanto le marasche stanno maturando. E non solo loro.


Buon weekend e buona estate!

sabato 15 giugno 2024

Due giorni di vera pausa...

 Dopo l'oboe, il flauto; dopo Marcello, ecco Mercadante, col suo Rondò dal Concerto in Mi minore.


Non che Mercadante sia tra i miei autori preferiti: ogni tanto sento qualche pezzettino dalla facile vena melodica e dai colori orchestrali più ricercati anche se lontani da quelli del grande sinfonismo ottocentesco d'Oltralpe.


Due giorni di pausa: e poi si comincia con la maturità. Se son rose, fioriranno: altrimenti resteranno solo le spine. Staremo a vedere...

mercoledì 12 giugno 2024

L'oboe al tramonto...

Le armonie veneziane di uno dei più bei adagi mai scritti - quello del Concerto in Re minore per oboe di Alessandro Marcello - accompagnano nel video seguente un susseguirsi di immagini che catturano il tramonto e il scendere della sera, imago della fatal quiete. Oggi vi lascio così, sotto la pioggia, con pensieri cupi e tanto lavoro da sbrigare.

lunedì 10 giugno 2024

Slecanc'...


Slecanc' è il termine bellunese (della zona dove abito, poi ci sono varianti dialettali) che sta ad indicare le limacce, molluschi gasteropodi di terra privi di conchiglia. Sebbene questi esserini abbiano un'utilità per la fertilità del suolo, arrecano notevole disturbo in orto soprattutto in primavera e autunno, divorando da sera a mattina centinaia di nuovi germogli, com'è accaduto a molte delle mie giovani piantine che dal tramonto all'alba sono state ridotte a stuzzicadenti.


L'anno scorso, tale sorte è toccata anche alle piante di Digitalis purpurea: ma come? Se le mangio io muoio (la digitale contiene glicosidi cardioattivi), se le mangia la limaccia vive. Da questa osservazione è partita una (mia) ricerca bibliografica sulla circolazione e sull'escrezione in questi animali: l'occasione per imparare qualcosa di nuovo.

Per rimuovere le limacce in modo naturale, un sicuro rimedio è rappresentato dalle anatre, da sguinzagliare tra le nostre piante per ripristinare un poco di equilibrio nella distruzione vegetale da slecanc': le anatre ne vanno ghiotte.

Dal momento che non tutti possono condividere il giardino con questi predatori, rilancio qualche consiglio da mettere in pratica per difendere l'orto, piluccato qua e là tra libri, web (consultate pure i siti dedicati al giardinaggio) e sapienza popolare:

  • circondare le piantine con segatura o cenere di legna, entrambe poco gradite da questi gasteropodi.
  • La birra, con il suo forte odore di lievito attrae molto le lumache, basterà sacrificarne un po' riempendo dei contenitori aperti, in modo che ci entrino dentro: difficilmente riusciranno ad uscirne poi.
  • I fondi di caffè infastidiscono le lumache: si possono creare dei bordi intorno alle piante, oppure si può preparare un'infusione di caffè concentrato da spruzzare sulle foglie come repellente.
  • Unico rimedio a prova di pioggia sono le barriere permanenti in lamiera con forma a L. Alte pochi centimetri e conficcate sulla terra lungo l’aiuola diventano invalicabili. Questi molluschi striscianti non sono capaci di fare un giro a 360 gradi su un supporto con questa forma.
  • Vecchie tavole di legno o cartoni offrono alle lumache una piacevole ospitalità: è un modo per attirarle e raccoglierle più velocemente.

Traduco grossolanamente un consiglio per gli amanti del giardinaggio che ho trovato QUI. Uno dei tanti  modi per sconfiggere le lumache è piantare cose che non gli piacciono. Ciò includerebbe piante che probabilmente irriterebbero i loro piccoli corpi viscidi - come piante con superfici pelose o ruvide, fibre, linfa; o piante che sono molto aromatiche o hanno foglie spesse e coriacee. 

Gli autori hanno raccolto questo elenco da libri, siti Web ed esperienza. Se avete la vostra esperienza con lumache e piante particolari, i curatori del sito di origine accolgono con favore il vostro feedback. Scrivete a: info@daytonnursery.com

Tra queste ci sono:

  • molte piante perenni, erbe e felci;
  • piante annuali, come lobelia, nicotiana, i papaveri, il rosmarino, le bocche di leone;
  • bulbacee come agapanthus o giglio africano, le piante del genere allium, l'hemerocallis o giglio di San Giovanni, etc;
  • arbusti e viti resistenti: rhododendron o azalea, camellia, agrifoglio, le hydrangeae e il viburno.

Altri consigli potete leggerli QUI.

sabato 8 giugno 2024

La bontà in trionfo ossia... la Restaurazione?

Oh, finalmente la scuola è finita e io torno a godermi un poco di tempo libero. M'illudo, la prossima settimana si comincia a parlare d'esami...

Va beh. Mi ritaglio il tempo per leggere qualcosa e per ascoltare un po' di musica. La scelta cade sulla "Cenerentola", forse la più bella opera comica scritta da Rossini, che celebra "la bontà in trionfo". 

Meditavo, ma non troppo, su un possibile (ma assai poco probabile) quanto vago significato politico dell'opera, scritta nel 1817, all'indomani della fine del Congresso di Vienna... che sia proprio questa la vera bontà in trionfo?

Sembra quasi che il personaggio di Don Magnifico, barone di Montefiascone, nobile spiantato e decaduto, porti sulla scena la caricatura di qualche governatore dell'epoca napoleonica, che "in splenitudine d'autorità" dà ordini sconclusionati (aria con coro: "Conciossiacosaché...", sotto, nell'interpretazione di Paolo Montarsolo diretto da Abbado) da friggere... affliggere... affiggere per la città e pregusta, grazie al matrimonio di una delle figlie, stuoli di ruffiani e di adulatori che lo riempiono di doppie e di piastre d'argento e di doni di ogni sorta in cambio di favori. 

Nel libretto di Jacopo Ferretti, egli è il padre di Clorinda e di Tisbe nonché patrigno di Angelina - detta comunemente Cenerentola - della quale aveva sposato la ricca madre. Alla morte di quest'ultima, incamera a vantaggio proprio e delle due figlie il patrimonio di Cenerentola, ignara della cosa. 

Sperperando quelle ricchezze non solo provvede al suo sostentamento ma soprattutto soddisfa la vanità delle due stupide figlie avute dalla donna, alle quali ad un certo punto dice chiaramente: "per abbigliarvi, al verde l'ho ridotta...". 

Sogna di uscire dalla voragine di debiti in cui si trova accasando una delle sue ragazze al Principe: per l'insipienza propria e dei suoi "rampolli femminini" farà ben altra fine, anche se la bontà di Cenerentola alla fine lo salverà comunque dal peggio. Un po' come il Congresso di Vienna sembrò salvare la Francia e l'Europa dopo le scorribande napoleoniche... la bontà in trionfo, ossia la restaurazione... (?)

Nell'aria "Sia qualunque delle figlie", Don Magnifico canta e decanta il suo arrivismo: dopo essere stato nominato "gran presidente, intendente del bicchier, cantinier di sua maestà", ora ambisce a diventare suocero del monarca (come Napoleone divenne genero dell'imperatore d'Austria sposandone la figlia Maria Luisa) e si immagina già nella posizione di poter pretendere denaro in cambio di favori da elargire. 

Ascoltate la magistrale interpretazione di Alfonso Antoniozzi (video sotto), seguite attentamente il testo (che scorre in calce nel video, ma lo trovate pure QUI) e scoprirete che i favori non son tanto diversi da quelli che un buon amministratore corrotto potrebbe concedere oggi a suon di euro. Una cattedra, ad esempio. Un affare. Un appalto. Una licenza...


Buon weekend :)

giovedì 6 giugno 2024

Contro la guerra... sempre!

Oggi, 6 giugno 2024, nell'ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, nel rinnovare il mio rifiuto alla guerra, pubblico un paio di pensieri di Gino Strada (1948-2021).

"Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra. 

Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. 

Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi."

Gino Strada

sabato 1 giugno 2024

Giugno...

"Maggio sarà un mese tragico" - profetizzava padre Pio molti anni fa. Francamente non so a cosa si riferisse il santo da Pietralcina - non di certo alla mia salute e al meteo inclemente che ogni giorno ha pianto pioggia su pioggia, in Val Belluna come altrove (anzi peggio: almeno qua non ci sono stati gravi danni da maltempo, finora).


L'altro giorno pubblicavo sul mio stato di whatsapp la foto sopra e commentavo: sarebbe ora passata che tutta quest'acqua smettesse di cadere.


E invece, il sole si nasconde dietro le nubi che si abbracciano e anche oggi, primo giugno: pic... pic... pic... - che non sono solo i pizzicati nei temporali disseminati qua e là nelle opere del caro Rossini, contrappuntati da qualche tremolo a evocare il brontolio del tuono


Vorrei un po' di sole, giusto per metter a dimora le nuove piantine in giardino, raccogliere le fragole già mature e le ciliegie, ormai marcescenti, cadute ai piedi dell'albero. Poco male: non avrei potuto mangiarle in obbedienza alle iatriche direttive e di far marmellata non ne avevo molta voglia. Merli, cornacchie e topi campagnoli mi ringrazieranno.


Suvvia, dedichiamoci all'ultima burocrazia e speriamo che l'estate arrivi, nonostante questa primavera bagnata. Voglio leggere nelle luci di questo tramonto un po' di speranza e rileggere, prima di accomiatarmi qualche verso del Vate... 


... tratto da "La sera fiesolana".