Ogni tanto mi capita di sdraiarmi sul divano per passare un po' di tempo a guardare video su youtube: improbabili mete fuori porta, piccoli esperimenti, documentari utili per qualche lezione e, ultimamente anche giochi e passatempi. Tra i soggetti che preferisco, ci sono le gare con le biglie lungo piste fantasiose in plastica o in legno, ricche di scivoli, curve, imbuti, elevatori che spesso diventano veri e propri capolavori di arte dinamica.
Il video seguente potrebbe rivelarsi utile per spiegare l'idea di "occlusione intestinale"... guardatelo e capirete il perché, al di là del finale che viola palesemente il secondo principio della termodinamica.
Vorrei pensare che dietro a questi video ci siano dei ragazzini; in realtà finirei per lo scoprire che ragazzini lo sono solo nell'animo e non all'anagrafe. Poco importa. Vedendo quelle biglie scorrere, emergono ricordi d'infanzia, quando disegnavo - sui mucchi di sabbia appena scaricata - le piste per le biglie di plastica (quelle con i ciclisti, ve le ricordate?), con le gallerie che crollavano sempre. Dopo un paio di giorni, mia mamma mi proibiva saggiamente di giocarci; primo, perché il mucchio diventava la toilette privilegiata dei gatti; secondo perché quella sabbia serviva a mio nonno per preparare la malta necessaria a costruire i muretti del giardino e mio nonno era molto geloso delle cose che riteneva esclusivamente sue, fosse stato anche un mucchio di sabbia misto a deiezioni feline.
Per far correre le biglie di vetro usavo invece qualche vecchio tubo: ricordo di averne avuto uno in metallo, dal diametro di un paio di centimetri e lungo forse mezzo metro. Era la fine dell'estate (del 1982 o del 1983... mio fratello non era ancora nato): l'ho cercato per giorni quel tubo e non sapevo dove l'avessi lasciato. Mio nonno, dopo aver falciato l'erba in giardino, mi ha chiamato: "Marco, guarda qua il tuo tubo".
Tutto contento, sono andato a raccoglierlo e ho inserito una biglia in un'estremità. Ho inclinato il tubo ma la biglia non usciva. "Perché non esce?" - mi sono chiesto. Ho preso il tubo, l'ho portato in alto e ho guardato al suo interno dal lato attraverso il quale sarebbe dovuta uscire la biglia: ho visto due occhietti che mi fissavano. Mi sono spaventato, ho gridato e ho lanciato il tubo che, dopo aver roteato in aria è ricaduto rumorosamente al suolo. Dal tubo è uscita la biglia, preceduta da un biacco che un po' intontito si è affrettato a scappare per la strada. "Nonno, la biscia!" - ho esclamato prima di raccontargli altri dettagli del piccolo episodio.
Conservo ancora qualcuna di quelle biglie in un vaso di vetro: potrebbero rivelarsi utili per fare qualche misura con il calibro, con la bilancia; o magari per farle correre su un piano inclinato e spiegare come l'energia potenziale gravitazionale diventi energia cinetica. O potrebbero semplicemente restare là, a suscitare piacevoli ricordi di quei giochi infantili che trovano nel Sogno di Schumann la colonna sonora migliore.
Che bello questo tuo ricordo, Marco! Le biglie di quando si era bambini...Ci ho giocato anch' io quando da piccola andavo al mare!
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