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venerdì 28 settembre 2018

Piccola cronistoria delle teorie sul Legame chimico

QUI avevo raccolto alcuni schemi (pubblicati in rete oppure preparati da me) sul legame chimico, ad uso degli studenti della scuola secondaria. 

In questo post cerco di ripercorrere la cronologia delle teorie in merito ad esso, a cominciare dall'ipotesi atomica di Dalton (1803), il quale sosteneva che gli atomi degli elementi fossero mantenuti in contatto nei composti di cui facevano parte da una forte affinità.



Berzelius (1812), dopo aver osservato quanto accadeva nell'elettrolisi dei sali in soluzione acquosa, ipotizzava che nei corpi composti gli atomi degli elementi fossero attratti da forze di natura elettrostatica, distinguendo una parte positiva (rappresentata come ossido del metallo) e una parte negativa (rappresentata come anidride). Questa intuizione, alla base della teoria dualistica, si rivelò essere un'approssimazione che non poteva essere applicata alla totalità dei composti, a cominciare da quelli del carbonio (oggetto di studio della nascente chimica organica).

Frankland (1849) introdusse il concetto di valenza per esprimere la capacità di formare legami, e tale capacità era espressa da un numero: 1 per idrogeno e cloro, 2 per ossigeno e zolfo, 3 per azoto e boro e così via. Qualche esempio:
  • H-Cl è l'acido cloridrico;
  • H-O-H è l'acqua;
  • H-O-O-H è l'acqua ossigenata;
  • H-O-O-S-O-O-H è l'acido solforico.
Possiamo essere (parzialmente) d'accordo sulle prime tre rappresentazioni, un po' meno sulla quarta...


Kekulé ipotizzò la struttura del benzene basandosi sull'idea che il carbonio sia tetravalente (ossia che C formi sempre quattro legami); autori successivi (Le Bel, Paternò, Van't Hoff) hanno sviluppato l'idea del carbonio tetraedrico nel quale ciascuna delle quattro valenze è direzionata ai vertici di un tetraedro.


Lewis (1902) cominciò a immaginare gli atomi degli elementi come cubi (A) che si univano tra loro condividendo un vertice (B), uno spigolo (C) o una faccia.


I lavori di Abegg (1904) sulla valenza; di Rutherford (1911), di Bohr (1913) e di altri permisero a Kossel (1916) di sviluppare la teoria dell'elettrovalenza, indicando la stabilità degli strati atomici esterni di otto elettroni e dando così un'interpretazione dell'affinità chimica. Negli stessi mesi, Gilbert Newton Lewis rimodellò la sua teoria sulla concezione atomica offerta dal modello di Bohr.


Fu tuttavia necessario attendere il lavoro di De Broglie (1923) e l'avvento della meccanica ondulatoria perché apparisse una teoria esplicativa del legame chimico. Questa fu sviluppata dapprima per la molecola biatomica di idrogeno prima da Heitler e London (1927), quindi da Mulliken e Hund (1928). In seguito, questi approcci sono stati generalizzati dando risultati concordanti con i dati sperimentali, ottenuti da misure spettroscopiche o da diffrattometria ai raggi X.

Nel 1939, Linus Pauling pubblicò "The nature of chemical bond". Nella sua recensione al testo di Pauling, Ingold scrisse che il libro avrebbe avuto un posto tutto suo nella storia della chimica moderna. Anche se Pauling avrebbe dovuto attendere altri quindici anni prima di essere insignito del premio Nobel per la chimica proprio "per le sue ricerche sulla natura del legame chimico", la previsione di Ingold non può essere considerata né casuale né fortunata. 

L'approccio di Pauling alla meccanica quantistica, pur se pensato in continuità con il lavoro di Lewis, si distacca fortemente dalle proposte della fisica quantistica dei primi del Novecento, operando alla ricerca di connessioni tra l'idea del legame chimico come generatasi nello sviluppo storico della chimica dell'Ottocento e la sua rappresentazione quanto-meccanica.


L'osservazione che alcune proprietà attribuite agli atomi e ai gruppi funzionali sono trasferibili da una molecola all'altra ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo della chimica. Questa osservazione fornisce una base per schemi di additività di gruppo ed è esemplificata dalla costanza dei contributi di gruppo alle proprietà termodinamiche e spettroscopiche. Ma qual è la base elettronica di questa trasferibilità empirica? 

La teoria quantistica degli atomi nelle molecole (QTAIM), sviluppata dal professor Richard Bader e dai suoi colleghi alla fine del XX secolo (il trattato "Atoms in molecules, a Quantum Theory" è del 1991), si basa su osservabili quantistici come la densità elettronica e le densità di energia per rispondere a tale domanda. 



Altre importanti (e correlate) domande indirizzate da QTAIM includono: 
  • Cos'è un atomo in una molecola o un cristallo? 
  • Come può un atomo o un gruppo di atomi essere trasferibili a volte in potenziali esteriori molto diversi? 
  • Si può definire un legame nelle molecole in modo non ambiguo, specialmente nei casi limite?
Bibliografia essenziale
  • AA.VV. Dizionario di Chimica, Garzanti, voce "Legame chimico"
  • AA.VV. Grande enciclopedia Peruzzo-Larousse, voce "Legame chimico"
  • AA.VV. Storia della Chimica, ed. ENI, 1989 (contributi di E. Torracca e di G. Del Re)
  • G. Masini, Gli architetti delle molecole, Giunti, Firenze, 1972
  • L. Pauling, La natura del legame chimico, Franco Angeli editore, 2011
  • (PDF) An Introduction to the Quantum Theory of Atoms in Molecules. Disponibile al seguente link: https://www.researchgate.net/publication/248696035_An_Introduction_to_the_Quantum_Theory_of_Atoms_in_Molecules [consultato il 28 settembre 2018].

venerdì 1 aprile 2016

Una traccia per lo studio di qualche elemento e dei composti...

La valenza esprime la capacità di un elemento di combinarsi con altri elementi (uno o più elementi diversi) per formare composti (binari, ternari, quaternari, etc. a seconda del numero di elementi coinvolti):
  • Idrogeno, fluoro e cloro hanno valenza = 1.
  • Ossigeno e zolfo hanno valenza = 2.
  • L'azoto ha valenza = 3.
  • Il carbonio ha valenza = 4.

Immagine dal web... ingrandite con un click su di essa!

Tenuto conto di queste semplici regole (un po' approssimate, ma per i nostri scopi va bene così, inutile complicare le cose), è possibile tentare ora la descrizione di alcuni composti di importanza pratica. Ad esempio, combinandosi tra loro, idrogeno (H) e ossigeno (O) formano:
  • acqua, H2O, indispensabile per ogni forma di vita;
  • acqua ossigenata, H2O2: tossica per gli organismi, ossidante, usata come sbiancante. 
  • L'acqua ossigenata si decompone in acqua e ossigeno e la decomposizione è accelerata da opportuni catalizzatori, quali ossidi metallici, ioduro di potassio, enzimi, alcali, etc.
  • Per descrivere questo fenomeno, il chimico svedese Berzelius introdusse, nel 1836, il termine catalisi - poi esteso a un campo di studio estremamente vasto e di notevole importanza scientifica, tecnologica ed economica.
  • Per rallentare la reazione, le soluzioni commerciali di H2O2 sono stabilizzate con inibitori
  • Riassumendo:
    • un catalizzatore accelera una reazione chimica; 
    • un inibitore rallenta una reazione chimica.
Classi di composti inorganici - dal mio libro di Chimica del Liceo...
Lo zolfo (S) si combina con l’ossigeno per dare:
  • anidride solforosa, SO2  acido solforoso H2SO3 e solfiti;
  • anidride solforica, SO3 acido solforico H2SO4 e solfati.
  • L’acido solforico si impiega, in particolare, per preparare tensioattivi anionici, usati come detergenti.
Il carbonio (C) si combina con l’ossigeno per dare:
  • monossido di carbonio, CO, tossico (morti per malfunzionamento delle stufe) e di uso industriale (sintesi del metanolo, dell'acido acetico, delle aldeidi da olefine, etc.);
  • anidride carbonica, CO2  acido carbonico H2CO3 e carbonati

L’azoto (N) si combina con l’ossigeno per formare vari ossidi di azoto (N2O, NO, NO2); combinato con l’idrogeno in grandi impianti industriali forma invece l’ammoniaca.

Petrolchimico di Ferrara, impianto per la sintesi dell'ammoniaca.

L’ammoniaca, NH3, si comporta da base: reagisce con gli acidi per dare sali di ammonio (catione NH4+), usati principalmente come fertilizzanti:
  • solfato di ammonio, (NH4)2SO4, oggetto di un esperimento descritto nell'immagine sottostante (di A. Trevisan);
  • nitrato di ammonio, NH4NO3.

Altro importante composto che l'azoto forma combinandosi con idrogeno e ossigeno è l'acido nitrico, HNO3. Tra i suoi sali, detti nitrati, ricordiamo: nitrato di potassio, KNO3, e nitrato di sodio, NaNO3.


Fluoro (F) e cloro (Cl) si combinano con l’idrogeno per formare rispettivamente:
  • acido fluoridrico, HF;
  • acido cloridrico, HCl.
  • I sali dell’acido fluoridrico sono detti fluoruri.
  • I sali dell’acido cloridrico sono detti cloruri.
  • Il cloruro di sodio, NaCl, costituisce il comune sale da cucina e da esso si ricavano:
    •  il cloro elementare, Cl2;
    • l’idrossido di sodio, NaOH, o soda caustica, usata nella fabbricazione dei saponi;
    • il carbonato di sodio, Na2CO3, o soda solvay, che trova impiego nella fabbricazione dei detergenti;
    • l’ipoclorito di sodio, NaClO, commerciato in soluzioni al 5% con il nome di candeggina o varecchina.


(continua)