Gli alchimisti: è il titolo di questo dipinto di Pietro Longhi (1702-1785), risalente al 1757 e conservato a Ca' Rezzonico (Venezia).
Le figure sono tre: un gesuita, un francescano, un nobiluomo - riconoscibili dagli abiti. Il gesuita, dal caratteristico abito nero, è chino sul forno. Il francescano, dall'abito bruno regge un volume che raccoglie le opere di R. Lullo (Raimondo Lullo, alchimista del XIII secolo, del quale il 29 giugno ricorreranno i settecento anni della morte) mentre in basso a sinistra, ai piedi del nobile dall'abito chiaro, il libro aperto mostra le doti del ricercatore: intelligenza, virtù, sapienza, pazienza, frequenza, tempo.
Nero, bruno (rosso) e chiaro (bianco): nigrédo, rubédo, albedo. Le tre fasi dell'opera alchemica sembrano essere richiamate nei colori dei personaggi.
Il laboratorio presenta vari strumenti disposti in modo abbastanza ordinato (rispetto alle rappresentazioni di Stradano e di Brueghel, di due secoli prima): le bottiglie sui ripiani, il camino (oggi parliamo di "cappa aspirante"), il forno con l'athanor (a destra), la storta per le distillazioni.
Evidentemente, la pratica della chimica a Venezia ha origini più antiche di quanto si possa pensare: l'arte del vetro, le botteghe di tintori e pittori, etc. hanno permesso per secoli la manipolazione di molte sostanze provenienti da luoghi lontani e condotte a Venezia attraverso le rotte commerciali.
Oggi, dalla vecchia città, hanno "sfrattato" pure gli studi scientifici, trasferiti a Mestre, in un nuovo edificio dal quale, volgendosi a sud, si gode la vista di quel che rimane della raffineria e del vecchio petrolchimico di Marghera. A nord, invece, si ammirano le (mie) montagne - tra le quali Paracelso diceva trovarsi il luogo migliore per condurre gli esperimenti e realizzare l'opera alchemica.
In effetti, a Valdenogher, è stata riscoperta quella che sembra essere stata la casa di un alchimista (QUI il link al sito), presentata in questo video.
BUONA VISIONE !!!
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