giovedì 31 dicembre 2020

L'ultimo giorno del 2020


Il datario mostra che siamo giunti al 31 dicembre. Nelle chiese sta per risuonare il canto del Te Deum, l'inno attribuito a Sant'Ambrogio, come ringraziamento: per il bene ricevuto e per il male che ci lasciamo alle spalle. Ascoltiamolo nella versione musicale di Johann Joseph Fux (1660-1741).


Così, è arrivata la fine di questo 2020, un anno bisesto e per alcuni funesto. Io non posso lamentarmi e onestamente riconosco nella morte di mia nonna - ammalata da anni di una grave malattia  del fegato - l'unico evento triste. 

Per il resto, la pandemia (o sindemia, secondo The lancet) e il lockdown - una tragedia per moltissime persone - mi hanno offerto l'occasione di: 
  • reinventare una vita in casa (e non ho avuto difficoltà ad abituarmi, complice il fatto che vivo in campagna e ho un bel po' di prato attorno);
  • cercare di fare didattica in modo nuovo (anche se non so quanto efficace);
  • voler ancora più bene alle persone che - per forza di cose - sono rimaste lontane fisicamente ma che ho sentito più vicine negli affetti (anche grazie ai moderni mezzi di comunicazione, che benedico davvero e che in questo frangente ho potuto apprezzare di più).

Ora, gli ultimi giorni dell'anno si sono tinti di bianco: tuttavia, prima che la neve scendesse, fermo in macchina, mentre attendevo che il cancello di casa completasse il suo movimento, ho guardato sul colle, sotto il nespolo, intravedendo un merlo alla ricerca di cibo tra le foglie cadute (foto sopra).


Dopo la neve di questi giorni, sull'albero davanti alla porta di casa, ecco appese le retine con il grasso e le sementi per sfamare la piccola fauna avicola - che pur abbonda. Ovviamente il gatto ha capito subito che quell'albero potrebbe costituire una sua personale riserva di caccia: a parte qualche appostamento, non ha tuttavia mai catturato un passero. Almeno finora.


La fine di questo 2020 ha portato un primo vaccino per il Covid e, con esso, tanti commenti - a favore o contro - spesso espressi con toni esacerbati. 

Nel mio piccolo, credo che ognuno sia libero di compiere responsabilmente le proprie scelte, ricordando che la libertà individuale (pur sacrosanta e inviolabile) non contempla il diritto di andare in giro a contagiare gli altri.

Chi non vuole fare il vaccino, faccia a meno: ma non pretenda che gli altri facciano altrettanto, giustificando una scelta del tutto personale con numeri che non esistono, con fantabiologia, genetica "bionanomolecolarsubatomica", complotti, calcoli su cifre piovute da chissà dove - magari dalla NASA, dal Pentagono o da qualche cugino di quarto grado che lavora in un laboratorio di ricerca supersegreto di una imprecisata casa farmaceutica. 

Uno decide di non vaccinarsi e basta, ne ha il diritto e nessuno glielo deve togliere: augurandogli tutta la salute possibile, accetterà eventuali conseguenze della sua scelta.

Io stesso ho delle riserve, ma per una mia situazione personale che è solo mia e che altri non possono condividere e quindi ne taccio. Sciolta la riserva, con l'aiuto di persone competenti, sarò ben felice di sottopormi alla misura di profilassi, nell'interesse mio e di chi mi è vicino.

Chi non vuole vaccinarsi, faccia a meno, ma eviti di mitragliare corbellerie, che certamente non causano il Covid, ma un terribile mal di capo a chi legge argomentazioni inverosimili.

Dopo l'appunto sui vaccini, eccone un altro sul tremendo terremoto che ha martoriato la Croazia. L'evento, per alcuni commentatori, sarebbe da imputare al Fracking o alle trivellazioni - ipotesi lette sui social network in qualche appunto qua e là. Non mi esprimo in merito, ma biasimo chi si sente in dovere di commentare sempre tutto. 

Prendiamo atto delle disgrazie, che pur accadono; ma gioiamo del fatto di essere vivi, di aver salute, di avere del cibo, un riparo e qualcuno da amare. Per il resto, possiamo sperare in un 2021 migliore, adoperandoci per costruirlo bello come lo desideriamo. Ognuno nel suo orticello, direbbe il Candido di volteriana memoria.

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