sabato 21 dicembre 2024

Il giorno del solstizio

Ormai da qualche settimana la città e i negozi si sono riempiti di addobbi: si avvicina la fatidica festa di fine anno e ripesco con piacere nel bagaglio dei ricordi un aneddoto che vi racconto e che credo di non aver vissuto solo io, da insegnante.

Una volta, molti anni fa - consumavo le mie prime esperienze alla scuola dell'infanzia - chiesi ai bambini quale festa fosse più importante: Pasqua o Natale? Senza dubbio alcuno, essi risposero: il Natale. Io li guardai e ne chiesi il motivo. La risposta: perché le vacanze sono più lunghe! 

Devo aggiungere che apprezzo anch'io le vacanze natalizie per la loro lunghezza. Non ho addobbato ad hoc la casa ma ho accumulato una riserva di libri che conto di consumare in questi giorni di necessaria tranquillità. 

Confesso di aver accompagnato mia mamma a visitare il villaggio di Natale allestito presso il Dolomiti Garden, di cui riporto qualche scatto.

L'ambientazione ricorda molto i personaggi dello Schiaccianoci, la fiaba di E.T.A. Hoffmann che ha ispirato l'omonimo balletto di Tchaikovskij.

Vi ricordate la storia di Clara e del Principe Schiaccianoci che nella magia della notte di Natale prende vita e sconfigge il re dei topi?

Ancora...

... e ancora:


Non manca una concessione al Natale cristiano, con un ricco presepe.


Sono giorni, questi, che varie culture hanno caricato nel corso dei secoli di significati e di celebrazioni, di riti di rinascita e inni alla luce. Mentre scrivo, guardo l'orologio e mi accorgo che da poco è passato il solstizio d'inverno, previsto per il 21 dicembre 2024 alle 10:21. 

Io non voglio formulare auguri o prodigarmi in sermoni nichilisti o terzomondisti o che altro ne so. Al Natale ho smesso di credere da tempo e auguro a me stesso di non ricevere auguri che non desidero, non leggo, non pubblico e ai quali non risponderò. A chi passa in quest'angolino dimenticato del web, lascio il seguente messaggio (da un mio recente stato di whatsapp) ...

... e se proprio volete farmi un regalo, cogliete l'occasione per acquistare il mio libro, leggerlo ed offrirlo in dono, confezionato in un elegante pacchetto col nastro e il fiocchetto. Farete sicuramente felice l'autore e spero anche eventuali lettori. 

Intanto questa vecchia decorazione scandinava mi ispira, come ogni anno, una bella lezione di termodinamica...

domenica 15 dicembre 2024

Piccoli esperimenti su elementi, composti e reazioni

Il confronto con le conoscenze scientifiche richiederebbe non solo un approccio teorico, con le lezioni in aula, i libri di testo, gli articoli di approfondimento e i necessari momenti di verifica dell'apprendimento; esige anche una parte pratica, comprendente sia lo sviluppo della capacità di osservare la Natura di cui facciamo parte, di descriverne e classificarne i fenomeni, sia l'attività di laboratorio. 

Non sempre le nostre scuole dispongono di un locale adeguato a tale attività, ma credo che qualche piccola attività sia proponibile anche in una piccola aula di scienze, dotata degli strumenti più elementari e almeno di un lavandino e di un aspiratore.

Vi racconto qualche osservazione che ho svolto recentemente con i miei discenti: tralascio i primi due esperimenti sulle proprietà dell'acqua e riporto qualche osservazione su elementi, composti e reazioni.

Esperimento 3: osservazione di alcuni elementi.

  • Ferro: tipico elemento metallico, lucente, grigio, conduttore e lavorabile. Particolarità: mostra proprietà magnetiche (è attirato dalla calamita).
  • Mercurio: unico metallo liquido, lucente, grigio, conduttore. Particolarità: densità elevata: "pesa" 13,6 volte più dell'acqua.
  • Zolfo: tipico elemento non metallico, opaco, giallo, isolante, fragile. Particolarità: presenta un odore riconoscibile. I suoi composti puzzano alquanto... ne abbiamo detto QUI e altrove sul blog.

Esperimento 4: Miscuglio e combinazione. Sintesi di un composto binario.

  • Metto in una provetta una piccola quantità di ferro in polvere.
  • Aggiungo zolfo e mescolo, scuotendo la provetta. Si forma un miscuglio. Posso ancora separare il ferro dallo zolfo usando la calamita, che attrae il primo e non il secondo.
  • Scaldo la provetta contenente il miscuglio con una fiamma a gas: il miscuglio si arrossa, diventa incandescente. 
  • Sospendo il riscaldamento e lascio raffreddare: si è formato un solido grigio che non è attirato dalla calamita. Il ferro si è combinato con lo zolfo per formare solfuro di ferro, un composto che non ha le proprietà del ferro e le proprietà dello zolfo, ma nuove proprietà, diverse da quelle dei singoli elementi che lo formano.

Esperimento 5: Preparazione di una soluzione acquosa di solfato di rame.

  • Con una spatola in acciaio si preleva una piccola quantità di solfato di rame anidro e la si pone in una beuta. Osservando la sostanza, si presenta come una polvere bianca. 
  • Aggiungendo acqua, si forma una soluzione di colore blu, dovuta alla formazione dell'acquo-ione. La reazione è esotermica, come si avverte semplicemente toccando il vetro della beuta.
  • La soluzione è conservata per realizzare gli esperimenti successivi.

Esperimento 6: Precipitazione del carbonato basico di rame.

  • Ad un'aliquota di soluzione di solfato di rame è gocciolata una soluzione acquosa di carbonato di sodio. Avviene una reazione di doppio scambio, con formazione di solfato di sodio e di carbonato basico di rame - che, essendo insolubile, precipita sotto forma di polvere azzurra, successivamente separata dalla soluzione contenente solfato di sodio per filtrazione a gravità.

Esperimento 7: Precipitazione dell'idrossido di rame.

  • Aggiungendo goccia a goccia una soluzione di NaOH 1M a un'aliquota di soluzione di solfato di rame, precipita una massa gelatinosa di idrossido di rame, mentre rimane in soluzione il solfato di sodio
  • Riscaldando a bagnomaria la provetta contenente il precipitato, si forma un solido nero: l'idrossido si disidrata e diventa ossido rameico.

Osservate nella foto il confronto tra l'ossido rameico (nero) e l'ossido rameoso (arancione), ottenuto eseguendo il saggio di Fehling - Benedict per il riconoscimento del glucosio.

Queste attività le ho pensate ispirandomi al manuale di istruzioni del vecchio "Piccolo chimico", gioco oggi considerato da terroristi ma presente nell'infanzia di molti bambini che delle scienze hanno fatto una professione da adulti.


Si avvicinano grandi feste: pensate bene a che cosa regalare... e se avete dubbi, c'è sempre il mio libro: Incoscienze naturali, ed. La Bussola!

giovedì 12 dicembre 2024

12 + 12 = 24

La data di oggi mi fa pensare a Bach e a Das wohltemperierteklavier, opera in due libri, ciascuno dei quali contiene 12 preludi e fughe in tutte le tonalità maggiori e 12 preludi e fughe in tutte le tonalità minori, per un totale di 24 preludi e fughe per libro. Si tratta di 48 brani in tutto.

Il celebre primo preludio del primo libro ha ispirato a Gounod l'altrettanto celeberrima Ave Maria - e un pensiero mariano ci sta tutto, vista la ricorrenza della Guadalupana.


La seconda fuga, sempre dal primo libro, è stata cantata da Mina in un gustoso duetto con il flauto di Severino Gazzelloni.


Molti altri brani sono stati trascritti per vari organici da diversi autori: ricordo con piacere le trascrizioni di Mozart, per archi, ma non credo di proporre un altro video. Intanto, composizioni analoghe sono state scritte da molti compositori, dai 24 preludi di Chopin a Ludus tonalis di Hindemith.


Le prime nevicate sulle montagne annunciano l'avvicinarsi del solstizio d'inverno, di Hanukkah, del Natale, del sole invitto o di quale altra festa vi aggradi. Intanto in tv cominciano le pubblicità con renne, babbi natale, famigliole felici e quant'altro. Mi arrivano inviti a concerti e a vedere presepi, ai quali non rispondo - se non un grazie collettivo, hic et nunc - e non corrispondo. 

Natale è per me sempre una ricorrenza triste, come per me sono tristi i mesi di dicembre e di luglio di ogni anno. Vorrei che diventassero giorni utili per rivedere gli amici lontani e invece sono lunghi momenti vuoti che la solita ipocrisia moralista borghese di stampo un po' cattolicheggiante vorrebbe riempire di famiglia, di auguri, di bei gesti di facciata, di bambinelli, di zampogne e di tanta altra zavorra indigeribile - come i cenoni vari - alla quale voglio poter rinunciare. 

Libri: quelli mi aspettano, per fortuna. Tanti da leggere e un paio da finir di scrivere. E il cellulare? Lo guarderò un paio di volte al dì. Non di più. Non mandatemi auguri, non risponderò. Troviamoci per un'ombra, se vi va: un brulé o una cioccolata e due chiacchiere in compagnia. Ma "a te e famiglia" ... me e ve lo risparmio volentieri. 

E intanto il capodanno segnerà l'inizio della fine di un incubo: nel 2025 compirò infatti la bellezza di 46 anni, in cui tuttavia non ho realizzato nessuno dei miei progetti e mi sono logorato per non realizzare quelli che altri avevano deciso per me. Al di là degli astrologi che profetizzano l'anno del cambiamento, io non credo che cambierà poi molto per me e se qualcosa cambierà sarà sicuramente in peggio. Forse tornerò a credere in qualcosa o in qualcuno solo il giorno in cui diventerò farmacista in qualche ospedale missionario. Forse.

domenica 8 dicembre 2024

L'ultima parola...

Ieri sera ho seguito con molto piacere la trasmissione integrale dell'opera La forza del destino, composta da Giuseppe Verdi nel 1862 e rappresentata quest'anno alla Scala per la Prima di Sant'Ambrogio

Glisso volentieri sul letame, sui soliti manifestanti, sulla rassegna dei vestiti belli e dei vari scongiuri esibiti e visti in televisione - prima, durante e dopo lo spettacolo. Biasimo i fischi ad una grandissima Anna Netrebko, voce straordinaria, di raro cuore e profonda intelligenza, tra le poche oggi che possano permettersi di sostenere l'impegnativo ruolo di Leonora, eroina dell'opera.

I temi che attraversano i quattro atti sono molto attuali - oserei dire quasi eterni: il patriarcato, incarnato dal Marchese di Salamanca, ucciso accidentalmente all'inizio dell'opera; l'amore, ostacolato dalle differenze sociali ed etniche; il razzismo verso don Alvaro, di origine sudamericana, che deve fuggire dalla sete di vendetta insieme a Leonora; la violenza di Don Carlo, che non cede ai suoi propositi nemmeno in punto di morte. E la guerra, che di atto in atto attraversa i secoli per giungere fino ai nostri giorni: ad essa si contrappone il conforto della religione.

Della Sinfonia avevo già detto QUI: in essa sono ripresi i temi portanti dell'opera e contribuisce ad introdurre lo spettatore al clima drammatico dell'intera rappresentazione.

La dolce invocazione alla Vergine degli Angeli che chiude il secondo atto (sopra, in un video che ho ripreso con lo smartphone) e il toccante solo del clarinetto che introduce il terzo stridono con la crudezza delle ambientazioni, con quei reticolati che richiamano le trincee della Grande Guerra.

D'altronde, il librettista porta il nome di Francesco Maria Piave. Eccoci nell'impeto della battaglia, dove spagnoli e italiani sono alleati contro i tedeschi (e gli austriaci...): 

E ancora...

Nel quarto atto, l'ambientazione si colloca in un'epoca più vicina a noi, con i soldati in mimetica e giubbotto antiproiettile.

E don Carlo giunge ad esigere soddisfazione da Don Alvaro, che nel frattempo ha indossato il saio assumendo il nome di Padre Raffaele.

Nel duello finale, Alvaro ferisce mortalmente Carlo. Giunge Leonora, invocando il dono della pace: quel dono che invochiamo tutti, nei nostri cuori, nelle nostre case e nel mondo intero.

Abbracciando il fratello ferito, Leonora viene da lui tradita e accoltellata. Ella muore tra le braccia di Alvaro, sotto lo sguardo orante del Padre Guardiano. Gli ultimi accordi, eseguiti dagli archi e dai legni nel registro acuto, affermano la tonalità di La bemolle maggiore: un raggio di luce dal paradiso fa germogliare la speranza di quella pace tanto desiderata. L'ultima parola: ... Dio!

lunedì 2 dicembre 2024

Un documentario per ricordare...

28 novembre 2024: settantesimo anniversario della morte di Enrico Fermi (1901-1954), celebrato in televisione da un documentario che ne ha ripercorso la vita e le scoperte principali: dagli studi di spettroscopia alla radioattività, dalla teoria del decadimento beta agli esperimenti con i neutroni lenti (sotto, il cannone a neutroni), dalla pila atomica agli studi sui raggi cosmici.

In mezzo ci sono la laurea a 21 anni alla Normale di Pisa, l'affiliazione alla Massoneria (omessa in molte biografie, tranne che nel capitolo dedicatogli nell'interessante volume "Massoni da Nobel", curato da Iacovino-Greco e pubblicato per i tipi di Mimesis Edizioni nel 2021), la prima cattedra di fisica teorica a Roma, il matrimonio con Laura Capon, il gruppo dei ragazzi di via Panisperna, i finanziamenti negati, il premio Nobel nel 1938, la fuga negli USA, la partecipazione al progetto Manhattan, fino alla diagnosi di cancro allo stomaco.

Il 2 dicembre 1942, a Chicago, cominciava l'Era atomica: sotto le gradinate dello stadio entrava in funzione il primo reattore, che per poco meno di mezz'ora ha liberato energia dalla fissione dei nuclei dell'uranio.

Gli esperimenti che portarono a questo risultato iniziarono a Roma, nel 1934, sulla scorta della scoperta del neutrone da parte di Chadwick e delle osservazioni dei coniugi Joliot-Curie a Parigi intorno alla possibilità di ottenere artificialmente elementi radioattivi. Come sia andata finire, è cosa nota...

L'ultimo pensiero, in questo post, è per Nihon Hidankyo, la confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della bomba atomica e delle bombe all'idrogeno, alla quale è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2024 per l'impegno a favore di un mondo libero dalle armi nucleari.

venerdì 29 novembre 2024

Verona...

Verona, magnifica città veneta sulle rive dell'Adige, è stata il luogo ove recentemente ho vissuto una giornata diversa dal solito.

Verona, la città dove Shakespeare ha ambientato Romeo and Juliet: e la targa su un portone ricorda la triste vicenda dei due innamorati.

Nel cortile interno, ecco quello che vorrebbe essere stato il balcone di Giulietta...

...almeno secondo le intenzioni di chi accontenta sogni e desideri di coppie di innamorati che non mancano di lasciar traccia del loro passaggio.

L'impronta medievale della città si nota in molti dettagli architettonici e urbanistici, come i muri di cinta merlettati...


... o certi strumenti che parrebbero vecchi mezzi per amministrare la giustizia pubblica. In effetti, la Berlina di piazza delle Erbe è servita anche a questo, ma in realtà la catena con l'anello in ferro è uno strumento di misura atto a determinare la fassina (fascio di legname).


Sulle colonne sono scolpite come scanalature altre unità di lunghezza: la pertega (abbreviata in per), il bras (braccio) e il passus (passo). Anche sul basamento si osservano le unità del copo (tegola) e del quarel (mattone).


In piazza dei Signori troneggia la statua di Dante (e su di lui un immancabile piccione), che a Verona fu ospite di Cangrande della Scala, condottiero al quale il Poeta dedicò il Paradiso.


Dietro a Dante, sopra un arco, troneggia la statua di Girolamo Fracastoro, il medico veronese che per primo capì che le malattie infettive sono causate da germi da lui chiamati seminaria morborum, trasmissibili da un individuo infetto a un individuo suscettibile. 
Diede il nome alla sifilide scrivendo un poemetto in versi latini dedicato a Sifilo, condannato da Apollo a morire ricoperto di pustole e di piaghe.


Immancabile una visita all'Arena, tempio della lirica e dei grandi spettacoli.


Nessun dorma... un omaggio scaligero a Puccini, in questo giorno che ne ricorda il centenario dalla morte, mi pare d'obbligo. 


Stasera è in onda su Rai 5. Intanto arrivano il freddo, la neve e anche il Natale. E la vita scorre, come l'acqua dell'Adige o come un calice di Amarone: ogni sorso, un verso di una poesia fatta vino. E che vino! Che poesia!


Buon fine settimana!

domenica 24 novembre 2024

Fine novembre

L'altro giorno, Belluno è stata toccata dalla prima fugace nevicata...

Io non amo la neve e non amo il freddo. Preferisco l'estate e il caldo, anche se questo comporta zecche e zanzare, insieme allo sbocciare dei miei amati fiori e ai frutti che maturano sugli alberi. Purtroppo vivo in un posto dove il caldo dura poco ed è interrotto dalle piogge; e l'inverno è umido e fastidioso, anche se porta con sé tramonti dai colori bellissimi.

Le montagne si tingono di rosa e il fenomeno, chiamato più a nord "enrosadira", ha una spiegazione complessa che abbraccia l'interazione di certe lunghezze d'onda della radiazione solare con i cristalli dei minerali carbonatici che compongono le rocce sedimentarie di quelle montagne.

La sera, dopo il lavoro e i momenti culturali, si trascorre un po' di tempo al tavolino di un bar, chiacchierando del più e del meno davanti a un decaffeinato o a un calice - dipende dalla compagnia.

Recentemente, condividendo un caffè con un paio di persone che frequentano l'Università degli Anziani, il discorso è caduto sui ricordi di scuola, sugli svarioni - simpatici! - in una traduzione dal latino e sulle follie di una docente di greco di molti decenni fa, che alla prima lezione annunciava ai suoi discenti come la notte non fosse fatta per dormire, ma per studiare.

Ascoltando questi ricordi, mi sono interrogato su che cosa lascerò io ai miei discenti, immaginando che fra mezzo secolo parleranno di me non per ricordare la chimica o la biologia, ma la nota, il rimprovero o certe espressioni caratteristiche... Qualcuno ha annotato sul banco i miei intercalari, facendone la statistica!

E a proposito di notte insonne, quando James Clerk Maxwell, allora diciannovenne, arrivò all'università di Cambridge gli fu detto che vi sarebbe stata una funzione religiosa obbligatoria alle sei del mattino.

"Bene - rispose Maxwell - credo di poter rimanere alzato fino a quell'ora".

E intanto è giunta per me l'ora di pranzare... 


... non dopo aver letto una notizia - tra le tante di oggi - che mi ha rattristato, pensando ai miei sogni negati.

domenica 17 novembre 2024

Una dolorosa lettura

Ecco un libro che mi ha fatto male. Tanto male. Non perché mi sia caduto su un piede o perché qualcuno me lo abbia tirato in testa: ma perché - forse - se mi fossi realizzato come desideravo,  avrei potuto essere autore di una lettera come quelle che ho letto, raccolte in esso. Lettere di giovani costruttori di pace, lettere di uomini e di donne che servono la vita e prima ancora ne hanno rispetto, lettere di donne e di uomini che testimoniano che la vera ricchezza è imparare a fare a meno di ciò che si ha per scoprire giorno per giorno ciò che si è: fragili canne mosse dal vento e qualche volta spezzate.

Da giovane, terminato un liceo che mi dispiace aver frequentato, dopo aver preso il coraggio di mettermi di fronte allo specchio e scoprire che brancolavo nelle tenebre sull'orlo di un baratro, avevo finito per proiettarmi in una vita di servizio... così. Dovevo tuttavia prima finire quello che avevo cominciato. E l'ho fatto, consapevole che con un certo percorso avrei chiuso conseguendo il titolo per cui stavo studiando.

Realizzato che non sarei stato un buon medico, mi sono pensato più come farmacista. Per una serie di tristi circostanze non lo sono diventato, non lo diventerò e la cosa non mi lascia indifferente. Mi fa male. Ma per me era già stato deciso altro. Le tessere - del babbo, la discendenza - del nonno, la famiglia - della nonna, il matrimonio - di persone che non voglio neanche nominare, con la benedizione di quei preti che ho smesso di frequentare troppo tardi, che vedono solo nozze e famiglia, registri parrocchiali, schitarrate e uattanciu'...

Alla fine, mi trovo con dei pezzi di carta svuotati del loro valore dalla mancanza di passione; con una casa in un luogo dal quale me ne sarei volentieri andato anni fa; con una salute sempre più malferma e logorata dai progetti affondati, dai sogni in cocci, dalle delusioni di ogni giorno e dalla merda di sempre: padri, patriarchi, padriterni e patrie. 

Sto smettendo di credere e di sperare. Forse anche di amare: perché per qualcuno devo solo amare una ragazza che deve diventare fidanzata, moglie, madre e padrona della mia casa e di quel che resta della mia esistenza. E per questo qualcuno io non posso che amare così. Avrei amato volentieri in altro modo, nel servizio e nella dedizione agli altri. Ma qualcuno ha deciso che non potevo. Eh... le tessere... la casa... il matrimonio... gli eredi...

Eleggere a modelli grandi anime come Schweitzer, Burkitt, Canova era troppo. C'era la famiglia: quello era il mio destino. Così la sentenza, ben lungi dall'essere esecutiva. Mi restano solo la rassegnazione di attendere la mia data di scadenza e l'immediato timore che tra un po' arriverà ancora una volta la solennità dell'ipocrisia. Essa porterà, sulla slitta trainata dalle renne, la sfilata degli impiccioni, con sorrisi sornioni, auguri doppi e domande inopportune. Potrò, per una volta, rispondere a sonori bestemmioni? 

venerdì 8 novembre 2024

San Martino...

Ultimo giorno in città per questa settimana, gratificata da un weekend lungo, comprendente la Solennità di San Martino, patrono di Belluno.

Sfrecciando in Smart lungo la Sinistra Piave, trovo l'istante per scattare una foto alle montagne che sono un po' il simbolo della città, il Serva e il gruppo della S'ciara, mentre la nebbia emerge da fondo valle. A ponente, invece, Belluno è abbracciata dai Monti del Sole.

Uscendo dal lavoro, ammiro i monti che circondano l'Alpago.


Non mi capita molto spesso di contemplare da Lambioi, quasi in riva al fiume, il tramontare del sole.


Risalgo in città e vado in via Mezzaterra, cedendo alla tentazione di acquistare qualche libro dagli Eddini e di bere un calice. San Martino: senza castagne, ben venga un bicchiere di vino...


Poi, prendo la strada di casa e alzando lo sguardo mi pare di intravedere da una finestra un profilo familiare...


... non è la Regina Elisabetta, quella? Che ci fa a Belluno?


Tornato a casa, ieri, dopo una cena frugale, mi sarebbe piaciuto guardare la televisione. Avrebbero passato bei film sul piccolo schermo: Pompei, Turner, Sherlock Holmes... ma niente da fare. La stanchezza mi ha condotto sotto le coperte.


Ah già... sotto le coperte si è infilato anche Rodio, con un'espressione un po'... così!


Buon fine settimana... e ricordate di segnarvi in agenda l'appuntamento con il tradizionale Concerto di San Martino!