mercoledì 17 luglio 2024

17 + 7 = 24


"I preludi" è il titolo di un lavoro orchestrale di Liszt composto tra il 1845 e il 1854. Inizialmente, il brano fu concepito come ouverture a un'opera sinfonico-corale ispirata a "I quattro elementi" del poeta Joseph Autran e successivamente completato e presentato da solo, con un riferimento letterario alla produzione del più famoso Alphonse de Lamartine su suggerimento dell'amata contessa Caroline von Wittgenstein

In questa forma, l'opera fu eseguita in prima assoluta il 23 febbraio 1854 e presentata come poema sinfonico: il termine fu introdotto proprio in relazione ad essa. Per la prima edizione a stampa, del 1856, la stessa contessa scrisse una presentazione, poi accorciata come segue:

Che cosa è la nostra vita se non una serie di preludi a quell'Inno sconosciuto, la cui prima e solenne nota è intonata dalla Morte? L'amore è l'alba splendente di tutta l'esistenza; ma qual è il destino in cui le prime delizie della felicità non sono interrotte da qualche tempesta, il cui soffio mortale dissipa le sue belle illusioni, il cui lampo fatale consuma il suo altare; e dov'è l'anima crudelmente ferita che, uscendo da una di queste tempeste, non si sforza di riposare il suo ricordo nella calma serenità della vita nei campi? Tuttavia l'uomo difficilmente si abbandona a lungo al godimento della benefica quiete che all'inizio ha condiviso nel seno della Natura, e quando "la tromba suona l'allarme", si affretta, al posto pericoloso, qualunque sia la guerra, che lo chiama nei suoi ranghi, per recuperare finalmente nel combattimento la piena coscienza di sé e l'intero possesso della sua energia.

La presentazione individua quattro momenti fondamentali, cui corrispondono altrettante sezioni nel brano:

  • l'amore, alba splendente di tutta l'esistenza (da 0 a 6'30" circa);
  • le tempesta della vita (da 6'30" a 8'30" circa);
  • la quiete della campagna e della natura (da8'30" a 12'50" circa);
  • la coscienza di sé (da 12'50" a 14'20") e l'energia della vita (da 14'20" alla fine). 
Ecco i temi musicali, esposti nella prima parte (l'amore), sviluppati nella seconda parte (la tempesta) e ripresi e variati nella terza e nella quarta:


La cadenza plagale conclusiva sembra quasi un poderoso e corale Amen al termine di un solenne canto liturgico.

Dopo Beethoven, Liszt e Verdi, per completare la tetralogia del destino in musica dovrei dedicare un post (ma non lo farò) a Tchaikovskij e alla sua Sinfonia "Patetica", con il drammatico e lungo primo movimento, il valzer nell'insolito tempo in 5/4, la marcia militare in 12/8 a sostituire lo scherzo e il tragico Adagio lamentoso conclusivo, che va a spegnersi in pianissimo nel tetro pizzicare dei violoncelli e dei contrabbassi: ben altra atmosfera rispetto al tripudio e al giubilo del poema di Liszt o del finale della Quinta beethoveniana. Manco a dirlo, lo percepisco più sincero e più affine al mio sentire.

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