In questa forma, l'opera fu eseguita in prima assoluta il 23 febbraio 1854 e presentata come poema sinfonico: il termine fu introdotto proprio in relazione ad essa. Per la prima edizione a stampa, del 1856, la stessa contessa scrisse una presentazione, poi accorciata come segue:
Che cosa è la nostra vita se non una serie di preludi a quell'Inno sconosciuto, la cui prima e solenne nota è intonata dalla Morte? L'amore è l'alba splendente di tutta l'esistenza; ma qual è il destino in cui le prime delizie della felicità non sono interrotte da qualche tempesta, il cui soffio mortale dissipa le sue belle illusioni, il cui lampo fatale consuma il suo altare; e dov'è l'anima crudelmente ferita che, uscendo da una di queste tempeste, non si sforza di riposare il suo ricordo nella calma serenità della vita nei campi? Tuttavia l'uomo difficilmente si abbandona a lungo al godimento della benefica quiete che all'inizio ha condiviso nel seno della Natura, e quando "la tromba suona l'allarme", si affretta, al posto pericoloso, qualunque sia la guerra, che lo chiama nei suoi ranghi, per recuperare finalmente nel combattimento la piena coscienza di sé e l'intero possesso della sua energia.
La presentazione individua quattro momenti fondamentali, cui corrispondono altrettante sezioni nel brano:
- l'amore, alba splendente di tutta l'esistenza (da 0 a 6'30" circa);
- le tempesta della vita (da 6'30" a 8'30" circa);
- la quiete della campagna e della natura (da8'30" a 12'50" circa);
- la coscienza di sé (da 12'50" a 14'20") e l'energia della vita (da 14'20" alla fine).
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