domenica 14 luglio 2024

Kleiber e Beethoven, il tema del destino

Oggi ci regaliamo l'ascolto integrale della Quinta Sinfonia di Beethoven, diretta da Carlos Kleiber (1930-2004), grande direttore d'orchestra di cui ieri, 13 luglio, è ricorso il ventennale della scomparsa.

Con il padre Erich, anche egli musicista di fama internazionale, Carlos aveva un rapporto assai difficile: il genitore lo destinò agli studi di chimica presso il politecnico di Zurigo nonostante già da bambino egli mostrasse una spiccata attitudine per l'arte dei suoni. Volontà del giovane e destino si sono incontrati ed ecco il maestro sul podio per dirigere uno dei brani più significativi della storia della musica occidentale.


Nella celebre lettera del 29 giugno 1801, indirizzata al medico Franz Wegeler (1764-1848) di Bonn, Beethoven - alle prese con i primi significativi fastidi all'udito - scrisse:

Plutarco mi ha consolato e mi ha ispirato la rassegnazione. Sono fermamente risoluto a contrapporre alle avversità del destino un'anima forte, anche se vi sono dei momenti in cui io sono la creatura più disgraziata del mondo. 

Nel 1804, mentre terminava la partitura dell'Eroica, cominciava a raccogliere idee e a mettere su carta i primi appunti della sua Sinfonia in do minore, completata ed eseguita per la prima volta nel 1808.

L'incipit acefalo, con tre crome e una minima coronata, è un banco di prova per ogni direttore. Per il profano è quel famoso "ta-ta-ta-taaaa" che prelude all'entrata in scena di qualcosa di inaspettato. "Così il destino bussa alla porta", avrebbe risposto Beethoven a chi gli chiedesse il significato di questa idea musicale che anima tutti e quattro i movimenti della sinfonia.

Il primo movimento è costruito in forma sonata, giocata sul contrasto tra due temi: il primo incisivo e drammatico, il secondo più disteso. Tesi e antitesi, direbbe Hegel. E la sintesi si ha, dopo una fase centrale di sviluppo dove i contrasti si accendono, nella ripresa finale, conclusa da una lunga coda dove il destino che bussa alla porta fa sentire ancora tutta la sua forza drammatica. Approfondiamo un po' il discorso con qualche nota...


La seconda parte a cui si riferisce il testo è l'elaborazione o sviluppo, cui segue la ripresa finale: ascoltate come il secondo tema esca stanco e ansimante, spezzato tra archi e fiati; e come il primo tema incalzi nella coda e l'armonia generale concorra a imporre prepotentemente la cupa tonalità d'impianto. Do minore.

Il secondo movimento è costituito da un tema con variazioni, nella tonalità di La bemolle maggiore: ascoltate con attenzione, qua e là, pianissimo, tra i legni e gli archi in pizzicato, riecheggiano "tre note corte e una lunga", eco del primo movimento.

Il terzo movimento, lo scherzo, dopo un'introduzione misteriosa e sommessa, riprende negli squilli dei corni il motto "tre corte e una lunga", interrotti nella parte centrale da un rozzo fugato. Sul finire del movimento, l'introduzione e il motto sono ripresi, non più in fortissimo ma sottovoce, tra legni ed archi in pizzicato. Una coda prepara l'ascoltatore al radioso modo maggiore con cui inizia trionfalmente il quarto movimento, anch'esso costruito in forma sonata, con l'esposizione dei due temi e il loro sviluppo. Prima della ripresa conclusiva, Beethoven richiama il misterioso finale dello scherzo: in questo viaggio musicale nel dolore dell'esistenza, dal dramma iniziale alla radiosa vittoria finale, uno spazio per l'ombra del dubbio rimane.


Buona domenica!

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