L'Oceano Indiano appare come il meno presente nelle descrizioni offerte dai libri scolastici di storia e di geografia: forse perché cominciamo a raccontare Fenici, Greci e le altre civiltà del Mediterraneo; poi passiamo ai Romani e al Medioevo, con un fugace accenno ad Arabi e Normanni; poi la peste nera, l'Umanesimo e quindi i viaggi di Colombo e la tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico, per ritornare sul continente europeo con le riforme religiose, la Guerra dei Trent'anni e tutto il resto fino alla Seconda Guerra mondiale, quando il Giappone si allea con le potenze dell'asse e quindi ecco comparire sul libro la carta del Pacifico.
Se dedicassimo maggior spazio a raccontare le esplorazioni geografiche aggiungendo qualche nota sui luoghi toccati dai naviganti, potremo scoprire davvero non tanto un nuovo mondo, quanto qualcosa di nuovo su questo mondo, vecchio 4.6 miliardi di anni: ad esempio, qualche pianta singolare, come la nepente, diffusa soprattutto nel Sud Est Asiatico, ma anche nello Sri Lanka e in Madagascar.
Vari nomi le furono attribuiti, ma quello attuale le fu dato da Linneo che chiamò questo genere botanico prendendo a prestito dal greco antico un'espressione che significa senza dolore, immaginando che un botanico del suo tempo, dopo aver perigliato per settimane tra i viaggi in mare e i pericoli della foresta, una volta imbattutosi in questo esemplare sarebbe stato ripagato da tutte le fatiche.
Il genere comprende oltre 180 specie e tutte hanno una struttura simile, con lo stelo centrale e le foglie dalle quali pendono gli ascidi. Ogni ascidio è chiuso da un opercolo che ha la funzione di non far entrare l'acqua piovana, la quale diluirebbe la soluzione di enzimi. Tale soluzione fu descritta dal botanico Hooker nel 1874 e serve alla pianta per digerire gli insetti di cui si nutre: le prede sono attratte con secrezioni zuccherine e quindi dissolte da fermenti digestivi.
Le dimensioni della pianta e degli ascidi cambiano in base alla specie. Se coltiviamo un esemplare in vaso come pianta d'appartamento, esso rimane di dimensioni contenute ma può rivelarsi essere molto longevo. Una volta formati, gli ascidi durano fino a otto mesi, a patto di nebulizzarli spesso con acqua: la pianta è tipica di climi molto umidi. Ella non avrà bisogno di catturare gli insetti se gli forniremo la giusta concimazione, ma in questa stagione lascio che faccia volentieri scorpacciata di mosche e di zanzare.
Le nepente vive nella penombra delle foreste equatoriali - immaginate di essere nel Borneo, aiutandovi con il video sopra - e ha bisogno di una temperatura compresa tra 20 e 25°C, comunque non inferiore a 15°C; non ama la luce solare diretta ma opportunamente filtrata, come in natura.
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