L'altra sera ho scambiato brevemente alcuni messaggi con un giovane collega e lui, ad un certo punto del discorso, mi dice di ripensare spesso a quel che gli raccontavo a riguardo di quello che avrei voluto fare io, nella vita, e non ho fatto.
E io gli ho risposto che è il motivo per cui non mi piace fare il commissario alla maturità, contesto nel quale devo sentire giovani che sognano il loro futuro e ripensare a mio padre che venticinque anni fa mi ha negato tutto il giorno dopo che ho finito il mio esame di stato con un 98 a coronare un percorso scolastico che non ho amato - anzi, in cui ho sofferto tanto. Qualcuno mi dice che le rose più belle sbocciano sulla sommità di un gambo irto di spine...
Lui aveva bisogno di manovalanza a basso costo nella sede provinciale dell'associazione di cui era (ed è tuttora) presidente e i miei sogni sono stati sacrificati sull'altare pagano di un redivivo Moloch affamato di tessere. Fottute, maledette tessere.
Alla fine, pur tra mille peripezie, qualcosa ho anche combinato: abbandonata l'idea di darmi alla musica, mi son dedicato prima alla filosofia e alla religione e poi alle scienze e alla chimica, anche se per un progetto personale in vista di un orizzonte professionale mi interessava molto di più la farmacia.
"La vita non è facile per nessuno di noi", diceva Marie Curie (1867-1934). "E allora? Noi dobbiamo perseverare e soprattutto avere fiducia in noi stessi. Dobbiamo credere che siamo dotati per qualcosa e che questa cosa debba essere raggiunta".
Marie Curie: oggi, 4 luglio, ricorre il novantesimo anniversario della sua morte, a causa di un'anemia aplastica dovuta ai materiali radioattivi che manipolò nell'arco di una vita dedicata alla ricerca. A lei sono stati dedicati libri, documentari, film, tra i quali il recente "Radioactive". Ecco, nella finzione cinematografica, il colore blu del radio, come descritto da Marie nei suoi quaderni di laboratorio:
E mentre il marito Pierre Curie pronuncia la sua Nobel Lecture, augurandosi che il campo di studi aperto da lui e dalla moglie porti pace e benessere al genere umano, le immagini raccontano tutt'altro...
A Marie Curie dedico alcune lezioni, in quinta, sottolineandone non solo i meriti scientifici ma anche l'attenzione per i temi civili: la libertà della donna, l'emancipazione attraverso lo studio, il servizio al fronte durante la Grande Guerra e pure il fatto che sia stata la prima donna a guidare un camion, per condurre nei pressi delle trincee i radiografi da campo.
Molti alunni, purtroppo, insistono in sede d'esame più su questi aspetti, pertinenti agli insegnamenti di Educazione Civica, per dribblare malamente i collegamenti con contenuti più approfonditi di Scienze e di Fisica, materie che notevolmente spaventano gli studenti per la loro complessità. A loro, Marie Curie direbbe che "niente nella vita va temuto: deve essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno". E a proposito della bellezza della Scienza, ella racconterebbe agli stessi che "lo scienziato nel suo laboratorio non è solo un tecnico: è anche un bambino posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un libro di fiabe".
Purtroppo, il mondo produttivo odierno ha bisogno di tecnici, non di bambini e di fiabe. Io, che non sono un tecnico ma un bambino con la barba bianca e un 110 e lode in chimica, ho rifiutato una serie di proposte di impiego che non mi interessavano e che spero di non ricevere più: non sono un chimico se non di formazione, vado ripetendo spesso. Mi ritengo essere invece un farmacista mancato che di lavoro fa per sua scelta l'insegnante in una scuola paritaria. Credo fermamente sia questo il servizio più bello che possa offrire con i titoli che ho conseguito, nonostante il presidente-padre desiderasse altro.
"Se posso essere sincero, se posso essere una voce esterna, lei come professore per me nella vita ha vinto tutto": così mi messaggiava un (ormai ex) alunno l'altra sera. Una conferma alla mia intuizione? Voglio pensare di si. Lasciatemi illudere che sia così.
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