lunedì 16 settembre 2024

Il Paese della Stibnite

Alla fine dello scorso anno scolastico, ho suggerito ai miei discenti la lettura estiva di Zio Tungsteno di Oliver Sacks: - "... ma sono quattrocento pagine!" - mi ha fatto notare più di qualcuno. 

Beh, avrei potuto indicare altrimenti Guerra e Pace, I miserabili, I sette pilastri della saggezza oppure Alla ricerca del tempo perduto...

Tuttavia non insegno letteratura ma scienze naturali e quindi, tra le varie proposte, ho scelto questa: un bel modo di rileggere la chimica in una chiave diversa da quella didattica, propria dei libri di testo.

L'autore, tra gli innumerevoli ricordi della sua infanzia chimica e i personaggi (storici e non) che l'hanno costellata, evoca le visite a vari musei, tra i quali quello di geologia.

"Al piano superiore c’era una colossale massa di stibnite – prismi di solfuro di antimonio, simili a lance di un nero lucente. Avevo visto il solfuro di antimonio – un'insignificante polvere nera – nel laboratorio dello zio Dave, ma qui al museo era sotto forma di cristalli alti anche più di un metro e mezzo. Avevo una venerazione per quei prismi, ed essi divennero per me una sorta di totem o di feticcio. Stando a quanto recitava il cartellino, questi favolosi cristalli, i più grandi del genere esistenti al mondo, provenivano dalla miniera di Ichinokawa, sull’isola giapponese di Shikoku.

Da grande, pensavo, quando fossi stato in grado di viaggiare da solo, avrei visitato quell’isola per porgere i miei rispetti alla divinità. In seguito appresi che la stibnite si trova in molti altri luoghi, ma, nella mia mente, quella sua prima immagine si legò indissolubilmente al Giappone, al punto che anche in seguito esso rimase per me il Paese della Stibnite."

Ho visto il Giappone solamente in televisione, in qualche documentario o al telegiornale, specialmente quando si annunciano notizie su terremoti particolarmente gravi che colpiscono l'arcipelago con una certa frequenza. D'altronde, quelle isole emergono dalle acque laddove quattro placche tettoniche si scontrano, come si può facilmente evincere anche operando una sommaria ricerca di qualche immagine sul web.

Il commento lo lasciamo a chi si occupa di Tettonica per mestiere. Noi apprendiamo che terremoti e vulcani rivelano un'attività geologica importante; acque termali ristorano non solo gli uomini, ma anche gli animali selvatici, come i Macaca fuscata che si immergono nelle sorgenti calde di Jigokudani a Nagano, soprattutto nei mesi invernali.

L'immagine è stata da me catturata durante la trasmissione di un documentario in televisione, grazie alle belle trasmissioni condotte da Alberto Angela.

Non so se avrò mai occasione di compiere un viaggio nel Paese della Stibnite: da quindici anni a questa parte ogni scusa è buona per farmi saltare le ferie. Per fortuna che c'è la televisione e che, da qualche parte, qualche ormai ex-alunno si ricorda del suo sempre più vecchio insegnante e lo omaggia inviandogli qualche scatto, come quelli pubblicati QUI o come questo, da Enoshima.

Temo di peccare di presunzione, ma ogni tanto (solo ogni tanto!) vorrei mi fosse concesso di pensare di aver seminato bene. Almeno qualche volta...


... buona settimana a tutti! 

sabato 14 settembre 2024

J.M.W. Turner, schizzi di Belluno

QUI (clikkate!) è ampiamente raccontato e documentato l'ultimo viaggio del celebre pittore inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851) a Venezia, compiuto nel settembre del 1840; smetterà di viaggiare nel 1845, a settant'anni di età; e morirà di colera sei anni più tardi. 

Il suo lascito è custodito alla Tate Gallery, inclusi i taccuini dove annotava schizzi dei luoghi visitati. Molti sono stati digitalizzati e sono consultabili on line.

Scorrendo per curiosità alcuni di essi, ho ripercorso il tragitto da Rotterdam a Venezia, lungo il quale il pittore si è fermato a Pieve di Cadore, patria del suo amato Tiziano, per poi scendere lungo la valle del Piave e giungere a Belluno. Ecco il confronto tra foto di oggi e relativo disegno di Turner del passaggio per Fortogna e il profilo dello Spiz Gallina.

Oltre Capo di Ponte (sotto), l'attuale Ponte nelle Alpi, il maestro ha proseguito per Belluno lungo la Sinistra Piave che segue la linea attuale almeno fino a Levego

La strada percorsa da Turner attraversava poi la campagna di Modolo per giungere a Castion e scendere verso il capoluogo da ovest, con una magnifica vista della curva del Piave, della S'ciara e del Serva.

Turner cattura nei suoi schizzi alcuni dettagli architettonici di Belluno, tra cui il profilo di Porta Rugo (nell'immagine sotto) e di Porta Feltre (demolita nel 1926).

Credo che a questo punto il dettaglio di Porta Feltre sia irrinunciabile, anche se il confronto è con il dettaglio di una foto d'epoca: ci fa capire che Turner non solo è passato per Belluno, ma ha anche avuto modo di girare un po' in città.

Sulla destra dello schizzo turneriano si intravedono i profili del campanile e dell'abside della Cattedrale di San Martino. Infine, ecco piazzetta Santo Stefano e l'attuale via Roma: oggi ci sono la camera di commercio, una macelleria, un bar, vari esercizi e le assicurazioni. 

Al tempo della visita di Turner, ormai da qualche anno era stato dismesso il vecchio cimitero, un tempo vicino alla chiesa dei Servi di Maria, ove oggi trovano posto un parco e una fontana.

Chissà che si possa nutrire in qualche modo la speranza di vedere un giorno anche a Belluno una mostra dedicata a Turner: non dico l'anno prossimo, in occasione dei 250 anni della nascita; magari nel 2040, nel bicentenario della sua visita in città... chissà...

Riferimenti:

https://www.tate.org.uk/visit/tate-britain/display/jmw-turner

mercoledì 11 settembre 2024

... è l'ora della campanella!

Non molto tempo fa, ho visto un documentario incentrato sul modo con il quale gli alunni raggiungono la scuola in alcuni paesi: Filippine, Vietnam, Indonesia, isole del Pacifico, Ande
Non ci sono treni o autobus; i ragazzi devono percorrere da soli lunghi tratti a piedi, per sentieri che attraversano foreste o si inerpicano per pareti impervie; oppure devono attraversare ponti di corde o salire su canoe per guadare fiumi o paludi. 
Genitori e nonni non li accompagnano: devono arrangiarsi. I più grandi, di solito, si prendono cura dei più piccoli: un gesto che accresce il senso di comunità e di responsabilità.


Il ragazzino nella foto si chiama Juan; è colombiano. Vive con i nonni e sogna di diventare ingegnere. Nello zaino, oltre al materiale per le lezioni, ci sono il pranzo e la divisa scolastica che indosserà prima di entrare in classe. Maglietta e pantaloncini Adidas sono gli stessi che potrebbero essere indossati da un qualsiasi ragazzo italiano. 

Al polso, noto un orologio G-Shock - e non uno smartwatch con cui copiare durante le verifiche, il cui uso in ambiente scolastico un qualsivoglia ministro di buona volontà e larghe vedute dovrebbe vietare per legge, laddove un istituto non lo vieti per regolamento interno. Per carità: non vi piace l'opzione G-Shock? Indossate un Rolex, un Breitling, un Tissot, un Patek-Philippe, un Tag Heuer... ma non smartwatch, grazie.


Sette e mezza. Venti minuti ancora e suonerà la prima campanella. Quaderno e penna, alla prima ora c'è fisica: le vacanze sono finite, è ora di cominciare con un bel ripasso di geometria...


... buona scuola a tutti, alunni, docenti e personale ata!

domenica 8 settembre 2024

Pochi giorni ancora...

Pochi giorni ancora e si riprende a tempo pieno il solito tran-tran. Non ho fatto ferie: sono stato a casa, come da troppi anni a questa parte. Almeno stavolta non avevo esami da preparare, tesi da scrivere o, peggio, l'ingratitudine dei vecchi da dover mandar giù, insieme alle solite prediche sul matrimonio e sulla famiglia in nome dei quali era per loro lecito distruggere sogni e cancellare altre scelte di vita.

Questa estate mi ha regalato una presenza nuova: quella di un ramarro, che per qualche giorno è entrato in casa e poi è stato invitato a tornare in giardino, per la gioia della mia adorata genitrice.

Eccolo, mentre sbircia dal vetro della porta-finestra e si lascia catturare dall'obiettivo della fotocamera.

Oltre a lui, hanno riempito le mie giornate osservazioni di minerali, fiori, artropodi e qualche gatto che veniva a bisticciare con Rodio e con Lotus. Guardate il pelosone mentre ammira la pioggia, asciutto e comodo sul bancone della cucina...

Metto la foto piccola e in sordina: non voglio disturbare gli appassionati seguaci dell'omino bianco che anche di recente ha predicato sul far figli e sulle case tristi nelle quali tuttavia non mancano mai cani e gatti. La mia casa sarà allora vuota e triste, ma almeno c'è silenzio e c'è pace: quello che davvero cerco, dopo che mi è stata negata più volte la possibilità di realizzarmi come avrei voluto. Nel nome della famiglia, dei lari e del paesello natio, stuprare l'anima di una persona è sempre lecito. 

Mi chiedo allora che cosa dirà mai allora l'omino bianco di queste suore domenicane che nel loro convento in Messico curano con tanta dedizione gli esemplari di axolotl, un anfibio urodelo che a suo tempo ebbi modo di ammirare dal vivo negli acquari delle Grotte di Oliero. Mah, un altro quesito senza risposta nonostante il quale dormirò comunque sonni tranquilli. Buon fine settimana!

giovedì 5 settembre 2024

L'estate sta finendo...


L'estate sta finendo... cantavano i Righeira nel 1985: il testo tratteggia uno scenario malinconico in quanto il giovane protagonista è stato lasciato dalla propria compagna. Una fotografia è tutto quel che gli rimane di un amore ormai perduto.


Anche la mia estate sta finendo: tuttavia, niente spiaggia, niente ombrelloni, niente gabbiani che arrivano in città. Piante e tramonti, ciascuno dei quali toglie un giorno alla distanza che mi separa dall'eternità.


Sopra, la Magnolia alba, messa a dimora di recente; e sotto il fico, carico di frutti che con la loro dolcezza attireranno nugoli di calabroni.


E l'olivo? A sorpresa, ecco un paio di olive, che non aspettavo certo di vedere a queste latitudini e in questo contesto geografico poco mediterraneo.


Infine, immancabili, le rose...


... come la vita, sbocciano sulla sommità di un gambo irto di spine. Il guaio è che non ci è dato di sapere quanto lungo debba essere il gambo e quante spine dobbiamo contare prima di vedere il bocciolo fiorire.


... buon weekend!

lunedì 2 settembre 2024

Il due settembre

Il 2 settembre 1945, la resa finale ed ufficiale dell'Impero giapponese, presentata da una delegazione guidata da Mamoru Shigemitsu, viene accettata dal generale Douglas MacArthur e dall'ammiraglio Chester Nimitz a bordo della nave da guerra USS Missouri (BB-63) nella Baia di Tokyo, ponendo fine alla Seconda Guerra mondiale. 

In Giappone, comunque, il 15 agosto è la data riconosciuta come finale della guerra del Pacifico, nove giorni dopo Hiroshima e sei giorni dopo il bombardamento di Nagasaki.

Dopo aver riletto il testo di Paolo Nagai, Le campane di Nagasaki, mi sono chiesto quale aspetto avesse la città prima dell'olocausto nucleare. Cercando qualche informazione on-line, ho collezionato delle idee che seleziono e riunisco nell'immagine sottostante.

A destra, dall'alto verso il basso, possiamo vedere Urakami prima del bombardamento, dopo il bombardamento e al nostro tempo. In basso, vediamo la foto aerea del caratteristico fungo atomico e a fianco il momento dell'esplosione, ripreso a terra da un fotografo locale.


Mi sono chiesto anche quali siano i prodotti di fissione del plutonio (Z=94): tra questi, xenon (Z=54) e zirconio (Z=40), ma anche altri isotopi.

Nonostante l'orrore, la ricerca sugli armamenti atomici è continuata nei decenni successivi. Un altro libro, Il lungo freddo di Miriam Mafai, racconta di Bruno Pontecorvo, il fisico italiano, allievo di Fermi che scelse l'URSS. Da rileggere, per riflettere sulle scelte di vita dettate dalla passione politica collocata nell'esistenza del singolo e della comunità in posizione centrale. 

A Dubna, Pontecorvo si occupò di raggi cosmici, particelle ed alte energie. Morì disilluso: metà delle sue ceneri sono tumulate a Dubna e l'altra metà a Roma, nel cimitero acattolico


Ecco intanto le immagini dei primi esperimenti atomici dei sovietici, effettuati a partire dal 1949 tra il Kazakistan e altre luoghi eletti a poligoni nucleari nell'immenso territorio abbracciato dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

... che restino solo ricordi di esperimenti.