domenica 29 settembre 2024

Mato Grosso

Dopo aver trascorso la giornata di ieri a completare la burocrazia di inizio anno scolastico, oggi ho deciso di concedermi un pomeriggio intero di relax, steso sul divano in compagnia di Lotus - il gatto.


Ne ho approfittato per vedere sul canale 24 "Mato Grosso" (titolo originale: Medicine Man), un film del 1992 diretto da John McTiernan con Sean Connery, Lorraine Bracco, José Wilker.


Connery veste i panni di Robert Campbell, un medico ritiratosi dalla professione che nel cuore dell'Amazzonia ha scoperto un farmaco per la cura del cancro; una ricercatrice, soprannominata Bronx, lo contatta e cerca di convincerlo a commercializzare la sua scoperta. 


I due, dopo gli attriti iniziali, lavorano insieme tra la foresta e un laboratorio da campo: l'ambientazione ricorda più gli esploratori dell'epoca coloniale che i moderni luoghi della ricerca farmaceutica.


Personalmente, trovo la cosa molto suggestiva: essa tocca il mio sogno infranto di diventare farmacista in un ospedale missionario...


Le riprese nella foresta non reggono il confronto con quelle nella savana de "La mia Africa", ma ci ricordano ancora una volta che, più che ergerci a paladini dell'ambiente, dobbiamo riconoscere di essere parte di quella Natura che da troppo tempo stiamo deturpando. 


Mentre i bulldozer si avvicinano al villaggio, un cromatogramma evidenzia nel picco 37 quella sostanza prodigiosa capace di far regredire in fretta i noduli maligni nei bambini.


Campbell l'ha cercata per anni in una pianta che cresce sui rami più alti, a decine di metri dal suolo: "il fiore del cielo è solo la casa di un insetto" - gli dice lo stregone del villaggio. Ed è proprio il piccolo invertebrato, scovato nella zuccheriera, a produrre l'antitumorale.


Troppo tardi: i bulldozer sono arrivati e il villaggio è incendiato.


Come l'Iliade di Omero e Mission di Joffé, anche Mato Grosso termina in fiamme: ... solvet in favilla!


Alla fine, Campbell e Bronx seguono i nativi nella foresta: bisogna ritrovare l'insetto con la sua molecola prodigiosa. E nell'attesa del ritrovo, ascoltiamo il tema principale della colonna sonora, opera di Jerry Goldsmith: la musica non raggiunge le vette troppo alte di Barry e di Out of Africa, ma il timbro del flauto dà quel tocco elegiaco che merita cinque minuti di attenzione.


Buona settimana!

martedì 24 settembre 2024

Un'ouverture per l'Anno Accademico UAA

E' arrivato l'autunno anche qua, in Val Belluna. I cieli cominciano a tingersi di colori caldi, gialli e rossi, fin dal mattino e le foglie degli alberi cominciano a fare altrettanto e a cadere.

Ancora le rose resistono, con spine e boccioli, alle temperature che si sono notevolmente abbassate: non mi sono mai lamentato quest'anno per il caldo, ma il freddo comincio a non sopportarlo. Sarà l'età che avanza... con sempre più spine e sempre meno boccioli.

Mentre la natura si avvia al riposo, nelle comunità umane riprendono le attività, la scuola e l'università. Venerdì scorso, anche l'Università degli Adulti Anziani di Belluno ha ripreso la didattica con la presentazione dei programmi alla quale ho partecipato per introdurre l'area scientifica. Eccomi, in uno spezzone preso a tradimento, mentre illustro le lezioni sugli insetti tenute dall'entomologo Enzo Gatti, la prima delle quali ha aperto ieri l'anno accademico.

Che dire? Tra pochi giorni proporrò anch'io le mie, dedicate ad elementi e minerali, con una riflessione sulla Terra solida e sulla composizione della crosta terrestre, un omaggio al paleontologo veneto Giovanni Battista Brocchi (1772-1826), una descrizione di alcuni minerali di origine vulcanica e di altri, importanti fonti di terre rare.


Non preoccupatevi: come al solito, agli esami non boccerò nessuno. Intanto, ascoltiamo l'Ouverture accademica op. 80 di Brahms... mi pare indicata, non trovate? Con gli echi del Gaudeamus nel finale, specialmente. Buono studio a tutti!

domenica 22 settembre 2024

San Gennaro, tra martirio e prodigio

L'altro giorno è stata celebrata la memoria del martirio di San Gennaro, venerato dalla Chiesa cattolica come patrono di Napoli.

Nato a Benevento intorno al 272 (qualche agiografo dice il 21 aprile), Gennaro divenne vescovo della sua città ancora giovane. A fine estate del 302, egli era andato a Miseno – non lontano da Napoli – in visita al diacono Sossio, che era stato da poco imprigionato e condannato a morte per la sua fede cristiana. Riconosciuto come cristiano, fu dunque arrestato e condotto insieme ad alcuni compagni presso l'attuale Solfatara di Pozzuoli. Qui subì la decapitazione. 

Il suo martirio avvenne sulla scia delle persecuzioni volute da Diocleziano: Gennaro, che rifiutò di abiurare, fu condannato a morte assieme ad altri esponenti di fede cattolica. Quasi tutti i pittori del secolo d'oro della pittura napoletana si sono esibiti nel ritrarre la decapitazione di San Gennaro.

Secondo una delle tante leggende legate al santo, il suo sangue fu raccolto e conservato in un'ampolla in vetro. Tre volte l'anno, è celebrato il prodigio della sua liquefazione: la prima volta agli inizi di maggio; la seconda, forse la più conosciuta, il 19 settembre, giorno di ricorrenza della decapitazione; la terza, il 16 dicembre, per ricordare che in quella data, per intercessione del santo, nel 1631 la lava eruttata dal Vesuvio si arrestò prima di recar danno alla città di Napoli.


QUI possiamo leggere come colui che dubita, a rigor di ragione, non creda che quanto contenuto nell'ampolla sia sangue e propenda piuttosto per ricercare la composizione di una miscela dalle proprietà tissotropiche, probabilmente contenente cloruro di sodio, cloruro ferrico e carbonato di calcio: il primo è il comune sale da cucina, il secondo è presente nell'area vulcanica partenopea come molisite e l'ultimo si ottiene macinando finemente i gusci delle uova o le conchiglie oppure rocce quali calcare e marmo.

La tissotropia (in alcuni testi: tixotropia) è la proprietà di alcuni fluidi pseudo-plastici di variare la loro viscosità quando vengono sottoposti a sollecitazioni meccaniche. L'esempio più noto è dato dal ketchup: tutti sanno che bisogna agitare per bene il barattolo prima di spremerlo sulle patatine fritte! 

Secondo alcuni ricercatori, il misterioso contenuto dell'ampolla sarebbe una miscela con proprietà simili al ketchup: solida a riposo, fluida se opportunamente sollecitata dai movimenti rituali del celebrante.

Nel mentre in cui il mistero è indagato da chi ha gli strumenti e le competenze per farlo, deliziamo l'udito e ascoltiamo un'aria da una Cantata per la Traslazione del Sangue di San Gennaro, opera del compositore Pasquale Cafaro (1715-1787), qui interpretata dalla soprano Rosanna Savoia.


... buona domenica!
MC

giovedì 19 settembre 2024

Il bicentenario di Raimondi

Il 19 settembre 2024 ricorre il bicentenario della nascita di Antonio Raimondi, nato a Milano nel 1824 (non nel 1826, come si pensava fino a qualche tempo fa) e morto a San Pedro de Lloc il 27 ottobre 1890. 

Appassionato di scienze naturali sin da bambino, da giovane fu attratto dagli ideali rivoluzionari, che lo indussero a partecipare attivamente ai moti del 1848 nella sua città natale. Il ritorno del governo austriaco lo costrinse a cercare un rifugio lontano, per evitare l'arresto, il carcere e forse la condanna a morte.


"Il deludente esito delle Cinque Giornate di Milano e della Repubblica Romana hanno privato l’Italia di un patriota ma regalato uno scienziato al Perù.

Antonio Raimondi, milanese doc, frustrato per i propri ideali caduti, lascia per sempre l’Italia nel 1850 alla volta del Perù. Nella nuova patria può soddisfare la sua curiosità di naturalista e lo spirito di esploratore. Ma è anche un progressista: indirizza la sua indole patriottica verso l’emancipazione del Paese che l’ha accolto e delle popolazioni indigene. 

Dal 1851 al 1869 percorre 45.000 km con 19 memorabili spedizioni, dalle Ande al Rio delle Amazzoni. Le sue osservazioni spaziano dalla botanica alla zoologia alla mineralogia all’archeologia. 

Raccoglie nel suo erbario più di 20.000 specie, individua innumerevoli specie medicinali descritte nel primo manuale didattico ad esse dedicato, scopre con il chimico Bignon il principio attivo della coca e si imbatte nell’endemica pianta che porterà il suo nome, la Puya raimondii


Intuisce per primo l’esistenza di civiltà pre-incaiche. Documenta i giacimenti di carbone di Piura, di salnitro di Tarapacá, esplora le remote province aurifere di Carabaya y Sandia. Scopre la genesi dei giacimenti di guano.

Diventa un consulente preziosissimo del Governo Peruviano. I dati raccolti confluiscono nella prima cartografia del Perù, considerata mappa ufficiale fino agli anni ’30. Il suo immenso lavoro ha dato un impulso fondamentale allo sviluppo scientifico, economico e politico del Perù: per questo è onorato come Padre della Nazione" peruviana.


FONTE: 


BIBLIOGRAFIA:

M. Valle, Viaggiatori straordinari, Neri Pozza ed. - 2024

lunedì 16 settembre 2024

Il Paese della Stibnite

Alla fine dello scorso anno scolastico, ho suggerito ai miei discenti la lettura estiva di Zio Tungsteno di Oliver Sacks: - "... ma sono quattrocento pagine!" - mi ha fatto notare più di qualcuno. 

Beh, avrei potuto indicare altrimenti Guerra e Pace, I miserabili, I sette pilastri della saggezza oppure Alla ricerca del tempo perduto...

Tuttavia non insegno letteratura ma scienze naturali e quindi, tra le varie proposte, ho scelto questa: un bel modo di rileggere la chimica in una chiave diversa da quella didattica, propria dei libri di testo.

L'autore, tra gli innumerevoli ricordi della sua infanzia chimica e i personaggi (storici e non) che l'hanno costellata, evoca le visite a vari musei, tra i quali quello di geologia.

"Al piano superiore c’era una colossale massa di stibnite – prismi di solfuro di antimonio, simili a lance di un nero lucente. Avevo visto il solfuro di antimonio – un'insignificante polvere nera – nel laboratorio dello zio Dave, ma qui al museo era sotto forma di cristalli alti anche più di un metro e mezzo. Avevo una venerazione per quei prismi, ed essi divennero per me una sorta di totem o di feticcio. Stando a quanto recitava il cartellino, questi favolosi cristalli, i più grandi del genere esistenti al mondo, provenivano dalla miniera di Ichinokawa, sull’isola giapponese di Shikoku.

Da grande, pensavo, quando fossi stato in grado di viaggiare da solo, avrei visitato quell’isola per porgere i miei rispetti alla divinità. In seguito appresi che la stibnite si trova in molti altri luoghi, ma, nella mia mente, quella sua prima immagine si legò indissolubilmente al Giappone, al punto che anche in seguito esso rimase per me il Paese della Stibnite."

Ho visto il Giappone solamente in televisione, in qualche documentario o al telegiornale, specialmente quando si annunciano notizie su terremoti particolarmente gravi che colpiscono l'arcipelago con una certa frequenza. D'altronde, quelle isole emergono dalle acque laddove quattro placche tettoniche si scontrano, come si può facilmente evincere anche operando una sommaria ricerca di qualche immagine sul web.

Il commento lo lasciamo a chi si occupa di Tettonica per mestiere. Noi apprendiamo che terremoti e vulcani rivelano un'attività geologica importante; acque termali ristorano non solo gli uomini, ma anche gli animali selvatici, come i Macaca fuscata che si immergono nelle sorgenti calde di Jigokudani a Nagano, soprattutto nei mesi invernali.

L'immagine è stata da me catturata durante la trasmissione di un documentario in televisione, grazie alle belle trasmissioni condotte da Alberto Angela.

Non so se avrò mai occasione di compiere un viaggio nel Paese della Stibnite: da quindici anni a questa parte ogni scusa è buona per farmi saltare le ferie. Per fortuna che c'è la televisione e che, da qualche parte, qualche ormai ex-alunno si ricorda del suo sempre più vecchio insegnante e lo omaggia inviandogli qualche scatto, come quelli pubblicati QUI o come questo, da Enoshima.

Temo di peccare di presunzione, ma ogni tanto (solo ogni tanto!) vorrei mi fosse concesso di pensare di aver seminato bene. Almeno qualche volta...


... buona settimana a tutti! 

sabato 14 settembre 2024

J.M.W. Turner, schizzi di Belluno

QUI (clikkate!) è ampiamente raccontato e documentato l'ultimo viaggio del celebre pittore inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851) a Venezia, compiuto nel settembre del 1840; smetterà di viaggiare nel 1845, a settant'anni di età; e morirà di colera sei anni più tardi. 

Il suo lascito è custodito alla Tate Gallery, inclusi i taccuini dove annotava schizzi dei luoghi visitati. Molti sono stati digitalizzati e sono consultabili on line.

Scorrendo per curiosità alcuni di essi, ho ripercorso il tragitto da Rotterdam a Venezia, lungo il quale il pittore si è fermato a Pieve di Cadore, patria del suo amato Tiziano, per poi scendere lungo la valle del Piave e giungere a Belluno. Ecco il confronto tra foto di oggi e relativo disegno di Turner del passaggio per Fortogna e il profilo dello Spiz Gallina.

Oltre Capo di Ponte (sotto), l'attuale Ponte nelle Alpi, il maestro ha proseguito per Belluno lungo la Sinistra Piave che segue la linea attuale almeno fino a Levego

La strada percorsa da Turner attraversava poi la campagna di Modolo per giungere a Castion e scendere verso il capoluogo da ovest, con una magnifica vista della curva del Piave, della S'ciara e del Serva.

Turner cattura nei suoi schizzi alcuni dettagli architettonici di Belluno, tra cui il profilo di Porta Rugo (nell'immagine sotto) e di Porta Feltre (demolita nel 1926).

Credo che a questo punto il dettaglio di Porta Feltre sia irrinunciabile, anche se il confronto è con il dettaglio di una foto d'epoca: ci fa capire che Turner non solo è passato per Belluno, ma ha anche avuto modo di girare un po' in città.

Sulla destra dello schizzo turneriano si intravedono i profili del campanile e dell'abside della Cattedrale di San Martino. Infine, ecco piazzetta Santo Stefano e l'attuale via Roma: oggi ci sono la camera di commercio, una macelleria, un bar, vari esercizi e le assicurazioni. 

Al tempo della visita di Turner, ormai da qualche anno era stato dismesso il vecchio cimitero, un tempo vicino alla chiesa dei Servi di Maria, ove oggi trovano posto un parco e una fontana.

Chissà che si possa nutrire in qualche modo la speranza di vedere un giorno anche a Belluno una mostra dedicata a Turner: non dico l'anno prossimo, in occasione dei 250 anni della nascita; magari nel 2040, nel bicentenario della sua visita in città... chissà...

Riferimenti:

https://www.tate.org.uk/visit/tate-britain/display/jmw-turner

mercoledì 11 settembre 2024

... è l'ora della campanella!

Non molto tempo fa, ho visto un documentario incentrato sul modo con il quale gli alunni raggiungono la scuola in alcuni paesi: Filippine, Vietnam, Indonesia, isole del Pacifico, Ande
Non ci sono treni o autobus; i ragazzi devono percorrere da soli lunghi tratti a piedi, per sentieri che attraversano foreste o si inerpicano per pareti impervie; oppure devono attraversare ponti di corde o salire su canoe per guadare fiumi o paludi. 
Genitori e nonni non li accompagnano: devono arrangiarsi. I più grandi, di solito, si prendono cura dei più piccoli: un gesto che accresce il senso di comunità e di responsabilità.


Il ragazzino nella foto si chiama Juan; è colombiano. Vive con i nonni e sogna di diventare ingegnere. Nello zaino, oltre al materiale per le lezioni, ci sono il pranzo e la divisa scolastica che indosserà prima di entrare in classe. Maglietta e pantaloncini Adidas sono gli stessi che potrebbero essere indossati da un qualsiasi ragazzo italiano. 

Al polso, noto un orologio G-Shock - e non uno smartwatch con cui copiare durante le verifiche, il cui uso in ambiente scolastico un qualsivoglia ministro di buona volontà e larghe vedute dovrebbe vietare per legge, laddove un istituto non lo vieti per regolamento interno. Per carità: non vi piace l'opzione G-Shock? Indossate un Rolex, un Breitling, un Tissot, un Patek-Philippe, un Tag Heuer... ma non smartwatch, grazie.


Sette e mezza. Venti minuti ancora e suonerà la prima campanella. Quaderno e penna, alla prima ora c'è fisica: le vacanze sono finite, è ora di cominciare con un bel ripasso di geometria...


... buona scuola a tutti, alunni, docenti e personale ata!

domenica 8 settembre 2024

Pochi giorni ancora...

Pochi giorni ancora e si riprende a tempo pieno il solito tran-tran. Non ho fatto ferie: sono stato a casa, come da troppi anni a questa parte. Almeno stavolta non avevo esami da preparare, tesi da scrivere o, peggio, l'ingratitudine dei vecchi da dover mandar giù, insieme alle solite prediche sul matrimonio e sulla famiglia in nome dei quali era per loro lecito distruggere sogni e cancellare altre scelte di vita.

Questa estate mi ha regalato una presenza nuova: quella di un ramarro, che per qualche giorno è entrato in casa e poi è stato invitato a tornare in giardino, per la gioia della mia adorata genitrice.

Eccolo, mentre sbircia dal vetro della porta-finestra e si lascia catturare dall'obiettivo della fotocamera.

Oltre a lui, hanno riempito le mie giornate osservazioni di minerali, fiori, artropodi e qualche gatto che veniva a bisticciare con Rodio e con Lotus. Guardate il pelosone mentre ammira la pioggia, asciutto e comodo sul bancone della cucina...

Metto la foto piccola e in sordina: non voglio disturbare gli appassionati seguaci dell'omino bianco che anche di recente ha predicato sul far figli e sulle case tristi nelle quali tuttavia non mancano mai cani e gatti. La mia casa sarà allora vuota e triste, ma almeno c'è silenzio e c'è pace: quello che davvero cerco, dopo che mi è stata negata più volte la possibilità di realizzarmi come avrei voluto. Nel nome della famiglia, dei lari e del paesello natio, stuprare l'anima di una persona è sempre lecito. 

Mi chiedo allora che cosa dirà mai allora l'omino bianco di queste suore domenicane che nel loro convento in Messico curano con tanta dedizione gli esemplari di axolotl, un anfibio urodelo che a suo tempo ebbi modo di ammirare dal vivo negli acquari delle Grotte di Oliero. Mah, un altro quesito senza risposta nonostante il quale dormirò comunque sonni tranquilli. Buon fine settimana!

giovedì 5 settembre 2024

L'estate sta finendo...


L'estate sta finendo... cantavano i Righeira nel 1985: il testo tratteggia uno scenario malinconico in quanto il giovane protagonista è stato lasciato dalla propria compagna. Una fotografia è tutto quel che gli rimane di un amore ormai perduto.


Anche la mia estate sta finendo: tuttavia, niente spiaggia, niente ombrelloni, niente gabbiani che arrivano in città. Piante e tramonti, ciascuno dei quali toglie un giorno alla distanza che mi separa dall'eternità.


Sopra, la Magnolia alba, messa a dimora di recente; e sotto il fico, carico di frutti che con la loro dolcezza attireranno nugoli di calabroni.


E l'olivo? A sorpresa, ecco un paio di olive, che non aspettavo certo di vedere a queste latitudini e in questo contesto geografico poco mediterraneo.


Infine, immancabili, le rose...


... come la vita, sbocciano sulla sommità di un gambo irto di spine. Il guaio è che non ci è dato di sapere quanto lungo debba essere il gambo e quante spine dobbiamo contare prima di vedere il bocciolo fiorire.


... buon weekend!