domenica 23 settembre 2018

La Chimica a Brindisi: qualche filmato d'epoca...



Il filmato, per la regia di Giovanni Cecchinato, racconta la nascita del petrolchimico di Brindisi, grande quattro volte la città. Sono mostrati gli scorci dei 29 impianti (nel 1964) costruiti per produrre materie plastiche a partire dal petrolio, trasportato via mare e scaricato, presso il porto industriale, dalle navi cisterna ai serbatoi dell'imponente complesso petrolchimico.


Un gruppo di ragazzi si vede portar via il terreno da loro usato come campetto di calcio: le ruspe sgombrano sassi e sterpaglie e gli operai scacciano i giovanotti, mentre colonne e tubature s'innalzano maestose e la torcia di sicurezza arde ininterrottamente spandendo nell'aria un fumo nero.


Che fare? Forse è arrivato il momento di diventare grandi, lasciare il pallone al pomeriggio della domenica e cominciare a pensare all'avvenire.

Ecco allora che alla fine del video essi si presentano ai cancelli dello stabilimento per chiedere lavoro, indossano la tuta e vanno in aula per imparare il mestiere di operaio del petrolchimico, "la città d'oro, di benessere e lavoro" cantata dalla colonna sonora.


Il tema è ripreso anche in questa prima parte del documentario realizzato dalla RAI, che celebra come la Montecatini abbia investito qualche chilometro a sud di Brindisi rivoluzionando l'economia della città allo sbocco della via Appia.
Interessanti sono le interviste ai giovani, strappati al bracciantato agricolo o all'emigrazione verso l'Alta Italia o verso l'estero: la fabbrica garantisce "una sistemazione per mettere su famiglia".
Mi fa particolarmente sorridere il ragazzo che, abbandonata l'idea di diventare un marinaio, entra in fabbrica ma deve aspettare dieci anni per sposarsi perché non guadagna ancora abbastanza.


Tutto sembra andare per il meglio, almeno fino all'8 dicembre 1877, "la tragica notte del P2T" raccontata nel video qua sotto: una tubatura cede e il propilene, un gas infiammabile usato per produrre materie plastiche, raggiunge la zona dei forni, s'incendia e colora il cielo di arancione con altissime fiamme che distruggono gli impianti e rubano la vita a tre operai.


Quindici anni dopo, un nuovo impianto parte e torna a produrre ancora etilene, propilene e materie plastiche: ma la paura rimane e la diffidenza verso nuove lavorazioni è inevitabile. Il "no al rigassificatore" risuonato più volte qualche anno fa ha le sue più che comprensibili ragioni. 


Resta da chiedersi, se tutti dicono "no" (non solo al rigassificatore, ma anche alla Chimica, alle industrie, al "progresso"...) quali saranno le alternative. Io posi questo interrogativo nel 2015 ai miei allievi all'Università degli Adulti-Anziani di Belluno: "in nome della tutela dell'ambiente, sareste disposti a rinunciare a quanto avete ottenuto, nella seconda metà del secolo scorso, in termini di miglioramento della qualità della vita materiale per tornare a come vivevate al tempo della vostra infanzia?".

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