lunedì 29 ottobre 2018

ACCADUEO' - un romanzo di Ezio Franceschini

Qualche giorno fa ho acquistato e letto tutto d'un fiato il romanzo "Accadueò" di Ezio Franceschini, giornalista veneziano trapiantato in Alpago, collaboratore del Corriere delle Alpi (lo sono stato anch'io molti anni fa) e docente di Comunicazione.


La vicenda è ambientata nel Bellunese, un territorio che l'autore immagina essere preda di uno sfruttamento idroelettrico senza scrupoli: ogni salto utile una centralina, un torrente imbrigliato, un'opera di presa. In effetti, il bacino della vecchia Piave è davvero uno dei più artificializzati d'Europa e dopo 55 anni è ancora aperta la tremenda ferita del Vajont, con i suoi 2000 morti.


Marcello, collaboratore di uno dei quotidiani locali, indaga su alcuni episodi di sabotaggio alle centraline e accompagna una collega di città giunta appositamente per un servizio sulla realtà montana  - devastata da un'industrializzazione selvaggia, dettata dal profitto e dai soldi facili degli incentivi a sostegno delle fonti rinnovabili.

"L'acqua è la vita che ci resta… 
quando se ne saranno impossessati, 
poi toccherà all'aria che respiriamo".

Oltre ai sabotatori, il giornalista conosce anche un gruppo di pacifici manifestanti, i "custodi dell'acqua", che della difesa delle acque libere ha fatto la sua bandiera - e forse un progetto di vita che vagamente mi ha riportato a Thoreau e alla sua vita nei boschi, ove la Natura diventa il termine ultimo di ogni ricerca filosofica: "andai nei boschi per vivere con saggezza… suggendo il midollo della vita… per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto". Questa citazione di qualche (celebre) frammento tratto da Thoreau è una mia associazione, non la trovate nel libro: piuttosto trovate descritte le speranze, anche ingenue, di qualche adolescente sognatore che cerca di tornare… into the wild.


Non dico altro, sia sulla trama sia sui personaggi, ma vi dico solo che la Natura, nelle ultime pagine del romanzo (che anche qua non è poi troppo distante dalla realtà), presenta il conto, in un finale che oserei definire un po' distopico (e in ciò risiede forse il tratto più originale dell'intera narrazione, accanto a un certo trasporto nel restituire la vita di redazione, che Ezio mostra di conoscere bene, in un affresco dai colori piuttosto vivaci).

"Qualche decina di metri più in là si intravedeva il bordo della voragine di marne e arenaria che aveva inghiottito mezza collina. Le redazioni dei due quotidiani erano finite entrambe in fondo alla scarpata, travolte, spinte dalla frana quasi sulla riva del fiume. […] La voragine però aveva inghiottito anche il suo lavoro...". 

E che cosa farà, allora, il nostro Marcello? Per scoprirlo, leggete il libro: Accadueò, di Ezio Franceschini - LFA Publisher, aprile 2018, pp. 152.


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