lunedì 1 febbraio 2021

Back to the future... at school !?

E così oggi ritorniamo in classe, dopo quasi altri tre mesi di DAD - i quali si aggiungono a quelli della scorsa primavera, che ci hanno portato a concludere l'anno scolastico in modo nuovo. Se ci ricordiamo, circa un anno fa sono circolate le prime notizie in merito a un nuovo virus e a metà febbraio abbiamo cominciato a stare chiusi in casa. Da allora, per chi vive nel mondo della scuola, l'acronimo DAD è diventato familiare. Pane quotidiano.

DAD: Didattica A Distanza. Chi l'ha chiamata così, sapeva bene di cosa si trattava: si parla di "Didattica", non di "Scuola a distanza" (anche perché l'acronimo SAD è già triste di suo...). Su di essa è stato scritto di tutto e il contrario di tutto - e molto è stato scritto non sempre in modo pertinente, almeno per il mio modo di vedere - e soprattutto di vivere - quella che personalmente ritengo un'opportunità di imparare e di porsi dinnanzi all'inusuale.

La didattica a distanza si può fare, la scuola a distanza no. La didattica è solo una parte della scuola: una parte importante, ma non esclusiva. Scuola è didattica, ma anche esperienze, convivenza, regole da conoscere e da infrangere, rimproveri da comminare o da condonare, file per andare al bagno al cambio dell'ora, cartacce sotto il banco, esperimenti in laboratorio, provette rotte, uscite nei boschi, spettacoli a teatro, un primo amore, un bacio dopo l'altro, la mononucleosi, un successo che illude o un fallimento che delude, un incoraggiamento che stimola a dare il meglio. 

Io alla scuola (per come l'ho vissuta da discente, a suo tempo, e per come la ricordo oggi, non certamente per come la vivo da docente) rimprovero solo una cosa: la pretesa di essere un momento esclusivo nelle scelte esistenziali di un/una giovane. Non è così. 

E il "guaio" è che lo dico da insegnante: non dirò mai a un mio alunno di non iscriversi a medicina o a giurisprudenza o di andare a lavorare, ma mi limito a dare, della mia materia, la panoramica più ampia possibile per mettere il/la giovane nelle condizioni di scegliere quello che desidera per il suo futuro.

Come docente di Scienze naturali posso spaziare dalla geologia alla biologia, dalla genetica alla zoologia, dalla botanica alla microbiologia, dall'astronomia alla fisiologia umana. Quest'anno, forte del mio percorso formativo, ho ceduto alla tentazione e mi sono concesso una digressione sulla Green Chemistry e sulla chimica sostenibile.

Sotto a tutto questo stanno la chimica, con tutte le sue sfaccettature, la fisica e la matematica. Ce n'è abbastanza per vedere che il mondo della Scienza ha veramente le porte spalancate per tutti coloro che vogliono inserirsi, impegnandosi in studi "duri" ma appaganti. Poi un ragazzo può non appassionarsi a nessuna delle discipline precedenti e quindi decide di fare altro: giurisprudenza, lettere, sociologia, lingue... altri mondi affascinanti.

L'importante è dare gli strumenti per affacciarsi al mondo universitario (o a opzioni di altro tipo, sempre nobili se frutto di adesioni libere e consapevoli), ma mi ripeto sempre che la scelta del futuro dei miei studenti non compete a me: e mi ripeto ciò ricordando di come a suo tempo abbia subito troppo i condizionamenti di un certo contesto (non solo scolastico, ma anche geografico e familiare) del quale porto un pessimo ricordo.

Da ragazzino ero curioso e anche voglioso di studiare: ma studiavo altro, non quello che dovevo. Ore e ore passate in biblioteca a sfogliare libri su libri. E sono felice di averlo fatto. Non avrei tempo, oggi di leggere cose bellissime che ho letto e approfondito allora e che mi sono rimaste: dalle saghe mitologiche nordiche ai drammi di Ibsen, a pagine e pagine di filosofia ai maestri della spiritualità orientale. E anche la Storia della chimica curata da Antonio Di Meo (nell'edizione ENI, che ho trovato anni dopo in una bancarella e che ho acquistato) o certi scritti di Segré.

Da adolescente mi interessavano assai meno il DNA ricombinante, i trasposoni o improbabili teorie sulla mente o ancora indigeribili polpettoni di fisica quantistica e biologia (pseudo)evoluzionista. Non amavo molto neanche i motorini; preferivo spendere qualche soldo in musica: dischi, partiture, lezioni - anche se poi ho preso altre strade (e forse nessuna di esse era poi quella giusta, ma non importa).

E - questo lo scrivo per solidarietà con ... - in quanto ad "assenteismo", ero sempre al limite delle ore, ma mia mamma tollerava (mio padre molto meno), altrimenti somatizzavo in coliche, vomito e diarrea (qualche volta sanguinolenta): mali di cui soffro tuttora e che sono iniziati troppi anni fa: però l'aver sofferto allora mi aiuta oggi a capire adesso le sofferenze altrui, anche se passo per essere un docente abbastanza "rigido" e "severo". E mi sforzo di esserlo da un lato per l'amore alla mia materia e ai suoi contenuti e dall'altro per lo spirito di servizio che mi anima nell'esercizio della mia professione.

Confesso che l'unica cosa che mi riesce davvero difficile (ed è passato ormai un quarto di secolo) è accordare un briciolo di "compassione" - non posso certo dire: "stima", "riconoscenza", "gratitudine" - per certe persone che hanno sfogato le loro suppuranti "ferite esistenziali" seminando tanta amarezza in noi - adolescenti di allora e docenti e professionisti di oggi. La prima cosa che ho imparato dall'incontro forzato con costoro è che bisogna guarire da ciò che ci ha ferito per non sanguinare addosso a persone che non ci hanno tagliato.

Come ho ripetuto più volte in questo blog e altrove, la seconda cosa che ho imparato è a non essere come loro: ed è certo questo un grande tesoro, del quale spero beneficino prima di tutto quelle intelligenze alla crescita delle quali oggi ho l'onore di poter contribuire, cercando di lasciare in esse un'impronta con l'accortezza di non calpestare nessuno.

Per concludere il post e condividere uno spunto di riflessione, ecco una testimonianza autorevole, quella di Tomas Lindahl (n. 1938), chimico svedese e premio Nobel per la Chimica nel 2015 (accordatogli per i suoi studi sui meccanismi di riparazione del DNA).

"At school I had a teacher that didn't like me and I didn't like him. At the end of the year he decided to fail me. The ironic thing is that the topic was chemistry. I have the distinction of being the only Chemistry Laureate who failed the topic in high school!".

1 commento:

  1. Io penso che tu sia un ottimo insegnante, appassionato alla sua materia e alla ricerca! Nel mio passato di liceale - che è molto più lontano del tuo - ho vissuto una scuola che pretendeva proprio di "essere momento esclusivo" delle scelte di un giovane. Ma nonostante questo, ho avuto insegnanti per i quali nutro ancora gratitudine.
    Mi spiace che la tua esperienza sia stata diversa, ma ne hai tratto comunque conclusioni esistenziali molto belle. Affiora dalle tue parole una bellissima idea di scuola, fatta di spirito di servizio, discrezione, consapevolezza del valore dell'esperienza educativa che potrei sintetizzare nella tua frase "...lasciando un'impronta con l'accortezza di non calpestare nessuno".
    Grazie e scusa la lunghezza!

    RispondiElimina