domenica 14 marzo 2021

Darwin racconta Darwin...

L'Autobiografia di Charles Darwin (1809-1882) è diventata, in questi ultimi mesi, uno dei miei testi prediletti: l'ho letta nella versione curata da Nora Barlow, tradotta da Luciana Fratini e pubblicata da Einaudi.  

Darwin scrisse questi testi autobiografici per i suoi figli, senza la consapevolezza che sarebbero stati un giorno pubblicati. Essi rivelano un uomo modesto, dalla salute piuttosto malferma (e alla fine del volume si ipotizzano le cause del suo malessere, alle quali oggi alcuni studiosi aggiungono il morbo di Chagas). Egli preferiva la compagnia dei famigliari a quella degli eminenti scienziati che lo circondavano e con i quali scambiava tuttavia campioni, reperti e lettere. 

L'edizione completa dell'Autobiografia di Darwin comprende numerosi passi, censurati in altre edizioni, e alcuni importanti documenti inediti che consentono di far avvicinare i lettori all'amabile figura di questo scienziato, così familiare con la sua lunga barba e lo sguardo perso nelle sue riflessioni.

Un paio di sottolineature riguardano il suo rapporto con la poesia (che amava leggere da giovane: cita alcuni romantici, come Coleridge e Wordsworth, (op. cit. - p. 66) e mostri sacri della Letteratura inglese, come Shakespeare e Milton), con la musica (che si dilettava ad ascoltare in gioventù, ma per la quale perse ogni interesse in età adulta: cosa in cui mi riconosco e che mi consola, facendomi sentire meno eccezione e anche meno "mostro" di quel che mi si fa passare per la mia scelta di chiudere le orecchie all'arte dei suoni...) e con il disegno (per il quale egli si dichiarò negato, specie quando si trattò di disegnare l'anatomia degli animali e delle piante che studiò durante il suo viaggio attorno al mondo, raccontato in un altro libro).

Infine, alcune considerazioni sulla religione (op.cit. - pp. 67 e segg.), verso la quale mutò atteggiamento nell'arco della vita: figlio di padre ateo e di madre unitariana, realizzò come la storia del mondo raccontata dal "vecchio testamento" fosse falsa - scientificamente parlando - e concluse come l'avverarsi della speranza cristiana avrebbe condannato al fuoco eterno suo nonno, suo padre, suo fratello e molti suoi amici.

In merito all'origine del cosmo, scrisse invece che "il mistero del principio dell'universo è insolubile per noi e perciò, per quel che mi riguarda, mi limito a dichiararmi agnostico" (op. cit. - p. 76).

Dalla lettura di queste pagine, emerge il ritratto di un uomo umile, equilibrato, razionale, ardentemente desideroso di dare più un contributo al progresso delle Scienze Naturali che uno scossone alle istituzioni religiose.

Nota: le foto che accompagnano il post sono miei scatti di questa mattina, scattate durante un'uscita di buon ora. E a proposito di musica: godetevi uno spezzone del bel concerto che la Natura sa offrire, in attesa che mi decida a montare un breve cortometraggio sulla Natura che mi circonda...

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