domenica 2 maggio 2021

Imidazolo e suoi derivati

L'imidazolo è un composto eterociclico aromatico di formula C3H4N2, un tempo chiamato gliossalina e oggi detto più propriamente 1,3-diazolo

L'imidazolo fu segnalato per la prima volta nel 1858 dal chimico tedesco Heinrich Debus, sebbene vari derivati ​​dell'imidazolo fossero stati scoperti già nel 1840. È stato dimostrato che gliossale, formaldeide e ammoniaca si condensano per formare imidazolo: per il fatto che tra i reagenti c'è il gliossale, il composto ottenuto fu ribattezzato gliossalina, come già ricordato.

Si presenta come un solido giallognolo, dall'odore di ammina, che in acqua si solubilizza formando soluzioni leggermente alcaline. L'anello imidazolico accetta infatti idrogenioni per formare il catione imidazolio. Alcuni sali di imidazolio sono stati studiati come esempi di primi liquidi ionici.

L'imidazolo si comporta anche come acido e il protone donato è quello che legato all'azoto N-H.

L'aromaticità dell'imidazolo si descrive come un sistema di sei elettroni pi greco delocalizzati su cinque centri. Si tratta di un anello attivo alla sostituzione elettrofila aromatica: ad esempio, tale anello reagisce con il diazoderivato dell'acido solfanilico in modo analogo al naftolo, con formazione di un azoderivato dal colore rosso-arancio. 

La reazione è sfruttata nel test di Pauly per riconoscere gli amminoacidi aromatici. L'anello imidazolico costituisce infatti la catena laterale dell'amminoacido istidina, da cui deriva per decarbossilazione l'istamina.

L'anello imidazolico è condensato con un anello pirimidinico per formare la struttura biciclica che è alla base della purina, in relazione alla quale si descrivono molecole di interesse biologico come l'acido urico, la caffeina, la teobromina, la teofillina, l'adenina e la guanina.


Il benzoimidazolo si descrive immaginando l'anello imidazolico condensato con un anello benzenico. Dal benzoimidazolo derivano molti principi di interesse farmaceutico, alcuni usati come inibitori di pompa protonica (omeoprazolo, lansoprazolo, etc.) e altri come antielmintici (albendazolo, mebendazolo).

Ketoconazolo, tiaconazolo e altre molecole simili nell'insieme mostrano un'azione antimicotica (e per questo sono usati nella formulazione di shampoo antiforfora) e talvolta antiparassitaria, rivolta contro protozoi come Trichomonas vaginalis, tripanosomi e plasmodi.

I nitroimidazoli costituiscono un gruppo di agenti antimicrobici di sintesi attivi su microrganismi anaerobi e microaerofili, in particolare su Trichomonas spp e amebe. Questi microrganismi sono in grado infatti di ridurre la parte finale del nitrogruppo che caratterizza i derivati nitroimidazolici, dando origine a un intermedio metabolico che interagisce con la sintesi del DNA. 

Costituiscono un raggruppamento di farmaci indicati come antiamebici misti. Agiscono sia a livello del lume intestinale che sulla parete intestinale e a livello di altri tessuti. Vengono rapidamente assorbiti dal tratto gastrointestinale, per questo sono meno efficaci verso i parassiti del lume. A questa classe appartengono: metronidazolo, 2-nitroimidazolo (azomicina), carnidazolo, ornidazolo, nimorazolo, tinidazolo, benznidazolo.

Fonti consultate:

- B. Katzung, Farmacologia generale e clinica, Piccin, Padova, 7^ ed.

- D. Sica, F. Zollo, Chimica dei composti eterociclici farmacologicamente attivi, Piccin, Padova, 7^ed.

- G.A. Pagani, A. Abbotto, Chimica eterociclica, Piccin, Padova.

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