Domanda da compito in classe (somministrato, come un catartico, nei giorni scorsi): che cosa accadrà il 23 settembre alle ore 8:50?
Risposta: l'equinozio d'autunno. Già. I raggi solari sono caduti perpendicolarmente all'equatore e da poco è iniziata la stagione delle foglie colorate, dei grappoli maturi, dei funghi chiodini, del mosto e del vino che ne verrà.
Mentre sorseggio un calice di Teroldego alla faccia di quelli che vogliono proibirmi ogni piacere della vita in nome della salute e del dovere, penso che ormai non realizzerò più niente di quanto avevo in animo di fare, grazie ai sacerdoti delle consuetudini e al loro vomitevole conformismo contro i quali ho lottato per una vita intera e continuerò a lottare. Padri, padrieterni e patrie di ogni sorta, di cui faccio volentieri a meno.
Poiché da costoro mi è stato negato il futuro, mi godo il presente; altrimenti detto, poiché ho una vita "escremenziale" (vabbé, ammetto che per molti aspetti potrebbe essere anche peggiore: almeno ho una casa e un lavoro onesto che mi soddisfa e di questi tempi non è poca cosa), me ne guardo bene dall'allungarmela e cedo ad ogni tentazione che il buon cibo e il buon vino mi presentano, allargando il giro-vita.
Mi fu negato Bach, quand'ero giovane e volevo studiare musica in modo più strutturato di quanto poi abbia fatto, e ben venga Bacco adesso che sono adulto.
Come ho già detto altrove, a cominciare dal mio ultimo libro (lo vedete al centro della foto in libreria e in alto a destra), Euterpe non rallegra più i miei giorni da tanto tempo e la cosa poi non mi dispiace più di tanto: le ho preferito la compagnia di Darwin e di Lavoisier - e qualcuno vorrebbe negarmi pure questa.
Questo qualcuno lavora evidentemente troppo poco se ha così tanto tempo libero di intrigarsi nella mia vita e nei miei progetti. O magari è andato in pensione troppo presto e se la godrà ancora per tanto tempo rovinando la vita a chi gli è troppo vicino fisicamente ma non troppo affettivamente.
Per chiudere il post e celebrare la stagione da poco arrivata, accanto a Bacco convoco le muse e queste riportano nella mia memoria "Le stagioni", un grande oratorio di Franz Joseph Haydn (1732-1809), composto nel 1801 e pubblicato l'anno successivo.
Il coro "Juhe, der Wein ist da" è un solenne inno al vino e contiene la cosiddetta "fuga ubriaca", descritta da Humphreys come "un tumultuoso coro fugale in cui le voci abbandonano il soggetto a metà (come in uno stupore da ubriaco) mentre gli strumenti di accompagnamento sono lasciati a completarlo."
Buon ascolto e... prosit!
F.J. Haydn, Le stagioni - n. 28, coro.
Splendide le "Stagioni" di Haydn: mi hanno accompagnato per un tratto della mia vita, tanti anni fa. Interessante il brano che hai riportato.
RispondiEliminaMille grazie Marco, e buon pomeriggio!!!